Il multifunzionale PASQUALE Luciano, da Savona, non sa cosa e' la mafia oppure e' negazionista

Il multifunzionale PASQUALE Luciano, da Savona, non sa cosa e' la mafia oppure e' negazionista

Domenica 07 Ottobre 2012 19:17 Ufficio di Presidenza
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PASQUALE LUCIANO a Savona è "il Presidente"E' presidente della CARISA, ovvero la Cassa di Risparmio di Savona; è presidente della Camera di Commercio di Savona e dell'UNIONCAMERE Liguria; è presidente dell'Unione Industriale di Savona, alias della CONFINDUSTRIA locale, ma di mafia non ci capisce nulla, viste le dichiarazioni che enuncia. Oppure, conosce il fenomeno ma preferisce aderire a quella corrente di pensiero ed azione, meglio conosciuta come “negazionismo”, che ormai si è evidenziato essere stata la precondizione migliore per quella “mimetizzazione” propedeutica alla (ormai compiuta) colonizzazione dalla 'Ndrangheta (e non solo), di questo territorio.
Luciano Pasquale afferma, infatti, che un pericolo mafia per le imprese savonesi non c'è. Testuale: “Le imprese della nostra provincia ad oggi sono estranee dal fenomeno delle infiltrazioni mafiose” [vedi articolo de Il Secolo XIX di oggi dal o qui in coda].

Una dichiarazione, quella del multifunzionale PASQUALE, che non sta in piedi e che nega in modo irresponsabile la realtà di un territorio e tessuto fortemente colonizzato dalle cosche (e finanze) 'ndranghetiste (ma anche di soggetti emanazione di Cosa Nostra).

Se già il PASQUALE è una sintesi suprema di conflitto di interessi, per le funzioni che ricopre, con una concentrazione di cariche che consegna ad una sola persona un “potere” senza pari nel savonese (e quindi anche una responsabilità "politica" e di condizionamento senza pari), tale uscita è senza margini di dubbio inquietante ed estremamente pericolosa.
Come nostra abitudine, proviamo a dimostrargli il perché... e, se ci tiene a Savona, all'economia savonese, faccia un bel passo indietro e rassegni le dimissioni dalle cariche che ricopre, perché uno che non vede quello che ha sotto gli occhi (perché non vuole vederlo o perché non sa vederlo, non ci interessa), in quei posti, è un pericolo pubblico...


La mafia, e soprattutto la 'Ndrangheta, è ormai divenuta, direttamente (con propri uomini) o indirettamente (comprandosi i migliori professionisti disposti ad asservirsi per buone parcelle) la maggior esperta di finanza e diritto societario. E' soprattutto “impresa” che fa affari. E' un'“impresa” che soffoca il mercato della libera concorrenza. E' un'“impresa” che, acquisendo potere di controllo di pacchetti di voti (anche attraverso il consenso sociale determinato dal loro “distribuire lavoro”) e corrompendo, condiziona le Pubbliche Amministrazioni, accaparrandosi appalti che non le spetterebbero e deviando fondi e concessioni pubbliche (a partire dall'ambito edilizio ed urbanistico). E' un'“impresa” che è “cancerogena” e che devasta, con le proprie metastasi, la stessa tenuta democratica di un territorio. Questa è la 'Ndrangheta... ed a Savona non c'è eccezione di sorta. Anzi, Savona è stata una delle prime storiche “colonie” dove politica e imprese hanno accettato il “patto” scellerato con le cosche mafiose.

Due esempi: l'associazione a delinquere di Alberto Teardo e la Rifiuti Connection ligure. Esempi di come politica e imprese si siano servite dei servigi a basso costo offerti dagli uomini della 'Ndrangheta. Nel primo caso, dai MARCIANO' per comprare pacchetti di voti. Nel secondo caso, alla cosca di GULLACE-RASO-ALBANESE, con i FAZZARI, per smaltire in modo illecito (devastando salute ed ambiente) rifiuti speciali tossico-nocivi.

Due esempi, questi, di fatti storici. Fatti accertati, al di là delle responsabilità penali, che sono stati (colpevolmente) ignorati (e, a quanto pare, che si confermano ignorati a tutt'oggi) da chi ricopre cariche nel mondo economico, finanziario e politico.


A Savona, esempi di “imprenditori” di natura 'ndranghetista ve ne sono a bizzeffe, così come esistono casi eclatanti di uomini connessi all'emanazione ligure di Cosa Nostra. Forse è il caso che il Luciano Pasquale, tra i tanti impegni di potere che ricopre, trovi qualche momento per approfondire! Noi gli forniamo qualche esempio eclatante... Anzi no, se li vada a leggere perché c'è tutto online e siamo stufi di ripetere le stesse cose. Quindi: speciale su FAMELI, speciale sui GULLACE-FAZZARI, speciale sui FOTIA. Poi, potrebbe anche approfondire alcuni casi “eclatanti” di faccendieri mascherati da imprenditori come Andrea NUCERA (vedi qui) o di Comuni che piegano la gestione degli enti ad interessi difformi, particolari e contrastanti, rispetto a quelli del pubblico, con procedure irregolari dietro alle quali si mascherano, a volte, faccendieri (come il Pietro PESCE ed il riciclaggio del FIORANI) o ditte di mafia (come nel caso della CO.FOR)... A questo proposito, si legga lo speciale su Celle Ligure, che è molto istruttivo... o spulci gli altri speciali sui Comuni e sui fatti nel savonese (vedi qui) e troverà Andora, Albenga, Ceriale e via discorrendo. Oppure si giuardi studi un attimino la grande speculazione "made in LIGRESTI" del Porticciolo di Loano, "terra" del FAMELI, dove oltre che con lo stesso Salvatore Ligresti, l'allora sindaco di Loano, Angelo VACCAREZZA (lo stesso che ora, da Presidente della Provincia, davanti ad un ricorso dei FOTIA al TAR, tra Ministero dell'Interno ed i FOTIA sceglie non opporsi ai FOTIA - vedi qui) si faceva immortalare in compagnia di un noto pregiudicato come Walter NEGRO!


Se il Pasquale vuole, di materiale da approfondire per capire la castroneria (inquietante e pericolosa) che ha detto, ne trova quanto ne desidera. Tutto documentato... L'unica cosa che dovrebbe evitare è  farsi condizionare nella valutazione da terzi, che seguono interessi particolari. Nemmeno dal Presidente della Fondazione della CARISA, l'avvocato ROMANI Roberto, che, risultando già difensore dei FOTIA, così come di amministrazioni come quella di CELLE LIGURE (e già del sindaco Renato ZUNINO), nonché persona vicina al PD, un cui esponente è stato arrestato proprio insieme a Pietro FOTIA, potrebbe, ovviamente, avere una visuale parziale, derivante dal tutelare gli interessi dei suoi clienti.

Detto questo, visto che siamo stanchi di ripetere sempre le stesse cose, si faccia fare un bel rapportino dal suo e dagli altri istituti bancari, perché scoprirebbe delle cose straordinarie nel savonese! Davvero straordinarie come un'impresa che ottiene un prestito di 2 milioni di euro a fronte di una palazzina posta a garanzia del valore (a bilancio!) di 1 milione di euro... oppure dove “l'autista” di un operaio di cava ottiene un prestito di circa 10 milioni di euro sulla base di “garanzie personali”. Niente male no? O vogliamo parlare dei crediti fatti al NUCERA Andrea? Crediti che hanno alimentato "un castello di sabbia" retto da "piedi di argilla" e che sono finiti nell'enorme buco lasciato dal gruppo GEO? Oppure delle operazioni di spostamento all'estero di capitali tra banche svizzere, spagnole ed in centro e sud america, da parte di note famiglie 'ndranghetiste con base nella piana di Albenga?

Di cose da raccontare ce ne sarebbero a non finire... proprio sul savonese. Cose che, chi ricopre cariche, come quelle di Pasquale, dovrebbe sapere, conoscere ed affrontare. Cose che raccontano di un rapporto costante, ad esempio, delle imprese del gruppo DELLE PIANE, colosso dell'Unione Industriale savonese, con le imprese dei MAMONE (legati ed imparentati ai GULLACE-RASO-ALBANESE ed affini) e con quelle dei FOTIA (legati e imparentati ai MORABITO-PALAMARA-BRUZZANITI ed affini). O ancora cose che dicono quanto siano fondamentali le assegnazioni di incarichi pubblici da un lato, e dei mutui dall'altro, per determinate ditte che devono riciclare i soldi... proprio perché è attraverso quelle entrate che possono movimentare fondi puliti, ripulendovi insieme quelli sporchi... Senza incarichi pubblici e senza mutui, il riciclaggio, il grande riciclaggio, che vede la Provincia di Savona come terra sicura, anche grazie a legami e poteri massonici “paralleli” mai scissi, nemmeno dopo lo scandalo Teardo, non vi potrebbe essere.


Quindi, il pericolo mafia a Savona e nel savonese c'è da decenni. Continuare a chiudere gli occhi, o far finta di pensare che la mafia sia "coppola e lupara", è il miglior regalo che si possa fare alle cosche.
E non è che questa sia una nostra opinione. E' un elemento oggettivo che chi ricopre determinati incarichi, come quelli di Pasquale Luciano, non possa permettersi di affermare castronerie come quella da lui esternata e che è lì, pesante come un macigno, stampata su Il Secolo XIX. Ed è chiaro ed oggettivo che uno che la pensa come Pasquale Luciano non possa ricoprire tali incarichi. E' palese, perché chi nega o minimizza non attua quella “prevenzione” fondamentale nell'azione di contrasto alla criminalità organizzata. Visto che non è "coppola e lupara", ma "giacca e cravatta", serve infatti attuare monitoraggi seri, come, ad esempio, ha insegnato ad operare la Camera di Commercio di Reggio Emilia. Serve una costante azione di segnalazione dei movimenti bancari sospetti. Serve verificare, non una, ma dieci volte, una richiesta di finanziamento, anche in ambito bancario, e non solo pubblico (anche perché alle imprese oneste, senza fondi neri o sporchi, che sono tenute "con l'acqua alla gola" dalle banche, le stesse banche che elargiscono mutui e prestiti alle “imprese” di mafiosi, non elargiscono neppure piccoli fidi). Ma se si nega l'esistenza stessa del problema, presente, concreto, da decenni, nel savonese, ovviamente tale verifiche, tali controlli e monitoraggi non li si compie!
Ed ancora: mettiamoci una volta per tutte in testa che la 'ndrangheta, così come le altre organizzazioni mafiose, non le si sconfigge con le Sentenze della Magistratura o con gli arresti... per sradicarle e schiacciarle serve che, chi ha responsabilità di potere, sia politico, economico e finanziario, rigetti contatti con quanti le risultanze investigative dicono essere soggetto “mafioso”... Serve un atteggiamento di chiusura netta, senza se e senza ma, perché è indecente accettare anche una sola stretta di mano, un semplice caffè o altro da chi è indicato per la sua mafiosità in atti Ufficiali, Pubblici, dello Stato.


Quindi, davvero, non è tollerabile il negazionismo del Pasquale... ed anche se siamo stufi di dover rispondere a certi atteggiamenti devastanti, forniamo ancora un dato che dimostra, una volta di più, l'inadeguatezza per impreparazione del Pasquale alle cariche che ricopre.

L'economia nera, criminale e mafiosa è arrivata in Italia, stando agli ultimi dati, alla soglia del 50% della ricchezza nazionale (e qui sta il motivo per cui le casse pubbliche sono vuote). Ora, davanti a questo dato, il Pasquale vorrebbe farci credere che Savona è un'isola felice indenne da ciò. Nemmeno il più inesperto conoscitore del fenomeni mafioso e di riciclaggio oserebbe affermare ciò, cioè che, davanti a tale dato, esiste una città, soprattutto nel centro-nord, esente dal problema. Pasquale, visto quanto ha dichiarato, non conosce nemmeno questo dato o non lo sa leggere, oppure pensa che Savona sia un'"isoletta felice"? Comunque sia, colga l'occasione di risolvere, una volta per tutte, il conflitto di interessi che lo vede protagonista, che è altro segnale tangibile delle problematiche di un viziato potere “economico-finanziario” e “imprenditoriale” (e quindi anche “politico”), e lasci spazio a chi certi negazionismi anacronistici e smentiti da Atti e fatti non li vuole perpetuare. E' nell'interesse esclusivo di un risanamento e rilancio effettivo di Savona e dell'intera provincia!

P.S.
Noi l'allarme sul savonese, sulla base di dati ufficiali, non di opinioni o bazzecole, lo lanciammo anni or sono...
Qui un nostro articolo pubblicato da Il Secolo XIX online, correva l'anno 2010: "Ma il fulcro della mafia ligure è nel Savonese" -
Il procuratore Granero ha anche attivato un pool di polizia giudiziaria inferforze per affrontare il problema e con la Prefettura sono stati compiuti passi avanti nell'azione di contrasto e prevenzione, soprattutto per recuperare quel tempo perso - grazie proprio al "negazionismo" - che per decenni ha garantito impunità e libertà di azione alle cosche ed ai loro sporchi affari, sempre più mascherati da "imprese" apparentemente legali. La strada da percorrere è ancora lunga, ed atteggiamenti "negazionisti", o volti a minimizzare il problema, certamente non aiutano ad andare avanti!



IL SECOLO XIX - 07 ottobre 2012
Secolo XIX del 7 ottobre 2012

SAVONA. «Le imprese della nostra provincia ad oggi sono estranee dal fenomeno delle infiltrazioni mafiose». Lo ha detto ieri durante un convegno organizzato dal circolo degli Inquieti il direttore dell’unione Industriali Luciano Pasquale, che dal suo osservato- rio privilegiato (è anche presidente della Camera di Commercio e della banca Carisa) si può considerare il savonese più addentro al mondo economico e dell’impresa.
Parole rassicuranti che però cozzano con quelle opposte di Stefano Padovano, criminologo e responsabile dell’Osservatorio per la sicurezza della Regione Liguria, che, interpellato ieri dal Secolo XIX per un parere, ha detto cose nient’affatto rassicuranti:

«Anche nel savonese abbiamo assistito a tentativi, più o meno occulti, di infiltrazioni mafiose nel tessuto imprenditoriale. Non direi quindi che la situazione si può considerare tranquilla. Purtroppo – prosegue – le mafie stanno tentando di inserirsi nel tessuto “sano” della Liguria proprio per la bassa soglia di guardia che scaturisce da un atteggiamento di assoluta sicurezza tra gli industriali sul loro sistema. Quello delle criminalità organizzate è un mondo occulto dove l’attenzione non è mai sufficiente proprio perché non sono i segni eclatanti, come in Meridione, a far suonare i campanelli d’allarme, ma movimenti economici su cui è doveroso vigilare».
Prima di tutto, però, converrebbe capirsi sul “momento”.
Sì, perché durante la conferenza di ieri all’Unione Industriali il direttore Pasquale ha appunto rassicurato i presenti sulla situazione savonese gettando acqua sul fuoco sul rischio mafia. «Esiste un codice etico dell’unione Industriale che prevede l’immediata espulsione per quelle aziende che pagano il pizzo - ha detto Pasquale - ma le imprese della nostra provincia ad oggi sono estranee da questo pericolo».
Acqua sul fuoco, appunto, che il responsabile dell’Osservatorio per la sicurezza ligure però rispedisce al mittente. «Si dice che la soglia di attenzione sia alta? – dice Padovano. – Non proprio.
Porto un esempio molto semplice: di recente ho svolto un’indagine in un Comune della Riviera savonese legata ai passaggi di licenza dei locali di ristorazione. Ho posto diversi quesiti alla Polizia municipale che era impegnatissima nel far rispettare i vincoli territoriali, cioè che un’insegna non sporgesse oltre il limite stabilito, ma mai aveva monitorato i passaggi di licenza».
Un grave errore secondo Padovano, poiché proprio qui si può individuare un tentativo o una già effettiva infiltrazione. «Nei passaggi delle titolarità piuttosto rapide – dice il crimi- nologo - si può nascondere un tentativo di riciclaggio di denaro sporco, frutto di proventi illeciti». Che ben si inseriscono in un mercato in crisi dove le chiusure si susseguono.
Il meccanismo è doppio: o si apre un esercizio commerciale con fondi neri o si rilevano realtà già esistenti trasfor- mandole in sponda strumentale allo spaccio droga. In questo caso il fatturato interessa poco e il negozio resta semivuoto tutto il giorno, per mesi e mesi.
Non solo il commercio, ma la cantieristica e le imprese edili sono settori strategici per le infiltrazioni. «Le imprese savonesi – continua Padovano – non sono vittime del pizzo o dell’estorsione, ma è importante sorvegliare sul controllo degli appalti. Pensiamo alla costruzione della piattaforma Maersk: per evitare pesanti rischi è importante istituire una cordata di controllo oltre a un contatto diretto con i comitati di ordine pubblico della Prefettura. Una prima preoccupazione del sindaco sarà di certo stata questa, al fine di monitorare appalti, subappalti, manodopera. Ricordiamoci che la criminalità organizzata non si inserisce nei settori alti, ad esempio, nella logistica, ma nella bassa professionalità».
Serve, inoltre, una forte responsabilità da parte dei politici. «Desta preoccupazione – dice ancora – che di recente un amministratore pubblico del ter- ritorio savonese abbia inviato una let- tera di solidarietà a un imprenditore inquisito, in attesa di processo. Che messaggio trasmettiamo ai cittadini?». No agli allarmismi, secondo Padovano, ma che nulla venga dato per scontato. E se il direttore degli Industriali parla di azioni di prevenzione da potenziare e di una necessità di semplificazione delle normative che favoriscono la criminalità, Padovano risponde: «Nei settori dove girano i soldi – conclude il criminologo – le mafie si avvicinano e l’economia ligure presta il fianco».

Il Secolo XIX - Silvia Campese