Liguria (ed oltre). La 'ndrangheta non si ferma, nuove strade per i suoi affari

Liguria (ed oltre). La 'ndrangheta non si ferma, nuove strade per i suoi affari

Lunedì 09 Dicembre 2013 12:51 Ufficio di Presidenza
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La 'ndrangheta come (e con) le altre mafie non si ferma con gli arresti, i rinvii a giudizio o le condanne. Si possono fermare solo se all'azione repressiva si affianca il disprezzo sociale per i mafiosi. Isolarli e rigettare le loro offerte è compito di ciascun cittadino. Denunciarli è possibile e necessario, se non si vuole cadere chini, schiavi a vita.

In Liguria (come altrove), attraverso le attività del nostro Osservatorio, avevamo già denunciato pubblicamente il meccanismo con cui le mafie ripuliscono i soldi con le Videolottery, ora andiamo avanti e si indicano due nuove strade usate dalle organizzazioni mafiose per perseguire i propri affari e per riciclare. Fermarle è possibile, ma dipende prima di tutto dalla volontà dei cittadini di segnalare e denunciare, sottraendosi all'abbraccio mortale e rompendo l'omertà su ciò di cui si è involontari testimoni...


Una delle nuove strade corre, ancora, su quella terra di confine che è Ventimiglia... C'è la crisi e gli uomini a servizio della mafia si fanno avanti... Devono reclutare nuovi soggetti disposti a servire il sodalizio mafioso. Ed allora ecco che i frontalieri vengono avvicinati. I lavoratori frontalieri pagano le tasse e qualcuno si offre di pagarle per loro queste tasse (con il denaro sporco). Nessun interesse d'usura ma in cambio devono mettersi "solo" a disposizione per fare i "favori" che gli verranno chiesti per l'organizzazione. Vogliano individuare nuovi “corrieri” piuttosto che nuovi “prestanome” o altra natura di servigi, non è elemento “chiave” ora, per attivarsi, subito, al fine di stroncare la ricerca di “contatto” e “disponibilità” che questi perseguono.
Ed allora qui il primo appello. Un appello rivolto ai frontalieri perché non accettino il patto con la feccia. Quel braccio teso è un abbraccio mortale, li ridurrà ad essere schiavi dei mafiosi. Ricattati a vita. Costretti per paura, una volta divenuti complici, al compiere quanto di criminale gli verrà richiesto di fare.
E' quel denaro sporco che uccide l'economia ed il mercato, che devasta le casse dello Stato. E' quell'organizzazione mafiosa che vizia il voto e condiziona gli esiti elettorali, piegando quindi a proprio vantaggio la gestione della cosa pubblica, per speculazioni come per succhiare soldi pubblici. Non abbiano dubbi i frontalieri, li si può colpire e spogliare dei beni questi “benefattori” che gli tendono la mano per ridurli a loro servi. Denuncino chi li avvicina... Facciano la loro parte, difendendo la propria dignità e la comunità tutta.

La seconda – e da più tempo percorsa – strada è quella che passa dalla terra. No, in questo caso non è il “movimento terra”. E' l'uso della terra. Siamo nel settore della floricoltura e dell'agricoltura. Qui, oltre ad usare anche alcuni carichi di “fiori” per i traffici di stupefacenti, c'è uno dei più semplici canali di riciclaggio. Funziona così: paghi esclusivamente l'Iva agevolata (4% per il settore dell'orticoltura e 10% per quello della floricoltura), la tassa sulla rendita del terreno (rendita variabile a seconda di ciò che si produce), e nulla d'altro. Quindi un'autostrada per promuovere operazioni inesistenti e ripulire il denaro sporco, senza rischio di contestazione di frode fiscale e quindi lontano dalla possibilità di incappare nei controlli della Finanza. Le aziende agricole infatti non pagano tasse sulla base della produzione, ovvero del reddito, pagano solo l'Iva agevolata sulle operazioni eseguite durante l'anno. Se uno ha da ripulire del denaro sporco gli basta usare qualche azienda agricola o di floricoltura, fare fatture false, pagare puntualmente l'Iva, ed il gioco sporco è fatto. Ed è così che la 'ndrangheta (come altre mafie) promuove l'apertura di aziende e cooperative nel settore della floricoltura e dell'agricoltura. Oppure (ed inoltre) la 'ndrangheta (così come altri sodalizi mafiosi) acquisiscono il controllo di aziende agricole e della floricultura che sono cadute in difficoltà, magari con un “prestito” in cambio dell'esecuzione, a richiesta, di fatturazioni su operazioni inesistenti o, anche, con l'acquisizione dei terreni su cui operano le aziende della floricole ed agricole, magari con il solito prestanome ed intestazione fittizia. In questo ultimo caso l'azienda diventa “prigioniera” dell'acquirente del terreno. Senza quel terreno muore l'impresa. Piegandosi si va avanti diventando “lavatrice” del denaro sporco e quindi complici.
Ed allora ecco il secondo appello. E' rivolto a chi opera nella floricoltura come nell'agricoltura, e viene avvicinato da chi gli tende la mano per “aiutarlo”, in cambio di trasformarsi in “lavatrice” funzionale al riciclaggio del denaro sporco. Non si accetti quella mano teso. Quella mano è intrisa di sangue e devastazione. Quella mano tesa è anticamera di un abbraccio mortale da cui non ci si libererà mai e che condizionerà l'esistenza di chi accetta quel “patto” (e quella della propria famiglia) per sempre. Ma anche chi opera in questi settori e non viene avvicinato spesso è a conoscenza di aziende e cooperative agricole e della floricoltura che sono divenute (se non già nate) strumento di puro riciclaggio. Ed allora anche chi è testimone di questo può fare molto. Sia chi è stato avvicinato, sia chi è caduto "prigioniero", sia anche chi è solo testimone di questa pratica, può segnalarlo e denunciarlo, permettendo di avviare ed approfondire indagini mirate ed efficaci per stroncare anche questo sporco affare che devasta l'economia, a partire dalle imprese e cooperative sane ed oneste.
Inoltre, spesso ma non sempre, le imprese di mafia che gestiscono terreni agricoli, per produrre fiori o prodotti alimentari, usano quegli stessi terreni per interrare rifiuti tossico-nocivi (è un fatto ormai noto, al sud come al nord). Usano contadini e floricoltori perché interrino quei rifiuti nei propri terreni, pagando o facendo leva sul ricatto, sull'intimidazione. Se si è stretto il patto con l'organizzazione mafiosa si è diventati complici e si è piegati anche ad inquinare la propria terra, i "frutti" del proprio lavoro. Ecco perché è necessario rifiutare quel patto da subito o sottrarsi a questo senza troppe remore, denunciando e uscendo dal ricatto.