Il loro obiettivo è DESTABILIZZAZIONE ed EVERSIONE. Fermarli è un dovere.

Il loro obiettivo è DESTABILIZZAZIONE ed EVERSIONE. Fermarli è un dovere.

Venerdì 13 Dicembre 2013 15:21 Ufficio di Presidenza
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Ci risiamo. Usare i problemi della gente, di chi non arriva a fine mese, di chi è entrato nelle file dei nuovi poveri, di chi è senza una casa o lavoro, di chi è massacrato da Equitalia, non per dare una soluzione, non per pretenderla, come è giusto, ma per imporre una svolta autoritaria al Paese.

La DESTABILIZZAZIONE è in atto da tempo. Fonti riservate (che mai riveleremo) ci hanno confermato, dall'interno, che il progetto, partito anni addietro, dalla Sicilia, con il nome di “FORCONI”, non era altro che un'ennesimo tentativo di una parte degli Apparati dello Stato deviati (i soliti pezzi dei Servizi) di produrre un sovvertimento delle Istituzioni democratiche. Ancora una volta stringendo patti scellerati con i poteri criminali.

Noi non siamo mai stati complottisti (e mai lo saremo) e non parliamo mai se non abbiamo avuto certezza di riscontro da fonti certe. Ora parliamo e mettiamo in fila i tasselli di un mosaico che è conferma a quanto denunciamo...


Dobbiamo partire dal più recente progetto eversivo che si è sviluppato nel passaggio tra la cosiddetta Prima e Seconda Repubblica. Un progetto con regia e protagonisti ben definiti. Con parole d'ordine ben precise. Gli stessi gruppi protagonisti, la stessa regia, le stesse identiche parole d'ordine di oggi.

In allora erano pezzi deviati dei Servizi, ambiente Massonico, gruppi eversivi di estrema destra, mafie e personaggi in cerca d'autore. E' tutto scritto, documentato. Purtroppo archiviato dal punto di vista giudiziario dalla Procura di Palermo, che ha preferito inseguire “teoremi” alimentati da quegli stessi protagonisti, come i Ciancimino e coloro che questi rappresentavano e rappresentano. E' l'indagine dettagliata della DIA che prende il nome di “SISTEMI CRIMINALI” e racconta del tentativo di eversivo pianificato nei primi anni Novanta e poi abbandonato per un cambio dell'assetto politico e l'ascesa dei “nuovi” referenti politici delle mafie e della peggior massoneria. (E' tutto documentato e pubblicato in questo articolo e nel documento integrale che abbiamo pubblicato).

Ora stiamo assistendo alla fase intermedia del nuovo progetto eversivo. Partito da pezzi deviati dei Servizi e della Massoneria e sviluppato attraverso l'ampia rete sul territorio di soggetti (mano d'opera delle cosche, come dei gruppi dell'estrema destra eversiva) che hanno fomentato ed oggi usano le mobilitazioni di piazza per arrivare alla conclusione, a Roma, con l'assalto alle Istituzioni della Repubblica, nelle prossime settimane. 

Abili nella strumentalizzazione delle sofferenze e problematiche delle persone e dei più deboli, oggi come nei primi anni Novanta, tentano di usare la buona fede e disperazione delle persone, a partire dai più giovani, per assestare un colpo non alla “classe politica” ma alle Istituzioni della Repubblica, cioè allo Stato di Diritto, all'ordinamento costituzionale. Dietro allo slogan "TUTTI A CASA" c'è l'uso della giusta indignazione verso politici (non tutti) corrotti e incapaci di agire per dare risposte concrete alle esigenze del Paese, per arrivare alla spallata non a quei politici ma una spallata alla Repubblica, alle Istituzioni della Repubblica, che sono ben altra cosa da chi le occupa.

In questo quadro non sono secondari gli episodi a cui si è assistito in questi giorni. Gruppi di pregiudicati con contiguità agli ambienti della criminalità organizzata che, con piccoli gruppi a loro facenti capo, giravano per minacciare e, in alcuni casi, aggredire chi, come commercianti e non, non si aggregava alla “loro” mobilitazione. Ciò lo si è visto, ad esempio, a Torino, a Imperia come a Ventimiglia, a Savona come altrove.

Non sono secondarie le e-mail che vengono inviate da gruppi facenti capo ai “FORCONI” contro personale delle Agenzie delle Entrate e di altre strutture, indicati come nemici del popolo, condannati senza appello. Non sono secondari i piani di andare a Roma per assaltare i “palazzi” e “arrestare i politici” che vengono diffusi all'interno della “rete” dei FORCONI e coordinamenti da questi gestiti (e che fortunatamente qualcuno non condivide).

Non sono secondi gli atteggiamenti di una parte delle Forze dell'Ordine che si sono mostrate effettivamente in atteggiamente volti ad assecondare questo tipo di “mobilitazione” di natura eversiva. A Torino come altrove - ci è stato segnalato da chi ha visto - venivano identificati coloro che, esterni alla “mobilitazione”, fotografavano i manifestanti, così come coloro che protestavano contro i blocchi stradali. A Savona si è visto da un lato un non intervento quando venivano compiuti, sotto gli occhi, durante i cortei, atti di violenza privata, come il prendere a calci autovetture parcheggiate e vetrine, così come addirittura si è visto (c'è un video) un poliziotto in servizio che dona delle brioche ai “forconi”.

Atteggiamento, questo, di alcuni esponenti delle Forze dell'Ordine che non stupisce visto uno strano legame dei “FORCONI” con un Sindacato di Polizia, il “PNFD”, o i comunicati di quasi solidarietà ai manifestanti da parte del SIULP.

Sulla piattaforma della protesta, così come nelle parole di uno dei capi-forcone, il CALVANI Danilo, si trova chiaramente l'obiettivo reale di questa “mobilitazione”: decadenza del Parlamento, del Presidente della Repubblica e del Governo, per instaurare – ovviamente sospendendo la Costituzione – un GOVERNO A GUIDA DI MILITARI.

 

Non dimentichiamo la spinta di movimenti che potevano essere usati per destabilizzare il Parlamento, cuore della nostra Repubblica. Non dimentichiamo quell'attentato del PREITI, in Piazza Colonna, che mai ci ha convinto di essere un caso isolato. Non dimentichiamo le parole d'ordine di quest'ultimo anno, volte a screditare e delegittimare non tanto i "politici" quanto le Istituzioni, dal Parlamento alla Corte Costituzionale, dal Quirinale alla Magistratura. Non dimentichiamo gli inviti alle Forze dell'Ordine perché si uniscano alla protesta non ostacolando l'assalto al Palazzo. Cerchiamo di usare uno sguardo che sia capace di cogliere tutti i tasselli, le sfumature che compongono la visione d'insieme.

 

Davanti a questo occorre reagire. Subito. Occorre informare chi è nelle piazze e crede di partecipare ad una mobilitazione pacifica e democratica, quando invece quelle piazze, quelle mobilitazioni, sono finalizzare non ad un cambiamento democratico, non ad ottenere soluzione ai problemi reali delle persone, dei più deboli e colpiti dalla crisi, ma solo e soltanto ad un rovesciamento dell'Ordinamento dello Stato, guidato, ancora una volta da SISTEMI CRIMINALI che trovano uniti frange eversive dell'estremismo di destra, mafie e pezzi deviati di Massoneria e Apparati dello Stato.

Si aprano gli occhi. Si guardi alla realtà. A Ventimiglia ad attuare i blocchi sono prevalentemente pregiudicati calabresi contigui alle cosche che hanno dominato (ed ancora in parte dominano) per decenni quel territorio. Così a Imperia, sempre lo stesso ambiente criminale sfila e minaccia chi non chiude e non si aggrega. A Savona uno dei più noti pregiudicati della città, la cui famiglia è storicamente legata ai traffici di droga e riciclaggio, è alla testa dei cortei. A Torino si consumano minacce ed aggressioni, dallo stesso ambiente, ai danni di commercianti che sono terrorizzati e non denunciano. Emblematiche le parole di quelli che si presentano come “IL POPOLO” a Nichelino, alle porte di Torino, e che affermano “SIAMO A FAVORE DELLA VERA MAFIA”.

Apriamo gli occhi, prima che sia troppo tardi. Non è un gioco, non è uno scherzo. E' ciò che sta accadendo nelle nostre città, nella nostra Nazione. Al nostro STATO. Difendiamolo ora, prima che sia tardi. In questi anni c'è stata l'inflazione dell'urlo al GOLPE... ora il rischio, invece, si è fatto concreto, possibile, auspicato nella testa di alcuni folli, stando agli elementi di cui si è detto. Meglio agire prima che quando potrebbe essere tardi. Li si può isolare prima, lo si faccia e si eviti ogni possibile degenerazione.

Qualcuno, appare palpabile, ha voluto testare il terreno, in queste giornate, nelle città? Capire come reagiva la popolazione. Verificare l'organizzazione per bloccare le città. Un testare per andare oltre. Questa è la sensazione che in tanti hanno avuto, che abbiamo avuto. Il tessuto democratico ora deve rispondere, senza tentennamenti.