Vallecrosia: teatro pieno contro la 'ndrangheta

Vallecrosia: teatro pieno contro la 'ndrangheta

Domenica 16 Febbraio 2014 21:36 Casa della Legalità - Ass. Culturale "Il Ponte"
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La 'ndrangheta è alla sbarra non solo in Tribunale. Sono state circa 200 le persone al Teatro Don Bosco di Vallecrosia per l'iniziativa organizzata dall'Associazione Culturale “Il Ponte” con il patrocinio della nuova Amministrazione comunale di Vallecrosia, quella eletta dopo le dimissioni dell'ex sindaco Armando Biasi che dall'indagine “La Svolta” emergeva essere stato presentato come enfant prodige a Claudio Scajola direttamente da Marcianò Giuseppe detto “Peppino”, capo-locale della 'ndrangheta di Ventimiglia.

Nella terra che gli 'ndranghetisti consideravano “cosa loro” la comunità ha risposto, con la nutrita presenza, che la mafia non la vogliono e non tollerano più le ingerenze sulla vita economica ed amministrativa della città...

Coordinati dal giornalista e scrittore Claudio Porchia hanno parlato Mario Molinari giornalista e coordinatore del sito di informazione ed inchiesta “NININ – Nuova Informazione Indipendente” (), Christian Abbondanza presidente della Casa della Legalità (www.casadellalegalita.info), Marco Ballestra apicoltore e blogger di AlzaLaTesta () e la senatrice Donatella Albano componente della Commissione Parlamentare Antimafia.

Mario Molinari ha sottolineato il fondamentale ruolo dell'informazione nell'azione di denuncia e contrasto dell'illegalità e dei condizionamenti mafiosi, presentando il nuovo sito “Ninin” che darà spazio a diverse puntate sull'inchiesta “La Svolta”, di cui la prima già online e relativa alle “mele marce” tra le Forze dell'Ordine nell'estremo ponente ligure, scovate dai Carabinieri del Nucleo Informativo di Imperia.

Christian Abbondanza ha ripercorso le tappe dell'inchiesta “La Svolta”, dalla richiesta che aveva presentato come Casa della Legalità per la Commissione di Accesso e quindi per lo scioglimento dell'amministrazione per infiltrazione mafiosa, sui Comuni di Ventimiglia come di Vallecrosia, nell'agosto 2010. Ha raccontato del dibattimento in corso a Imperia e delle minacce giunte a lui, al Pm ed al collaboratore di giustizia, così come anche del tentativo di fermare il processo con i “malori” del Marcianò Giuseppe, a cui ha augurato lunga vita così che possa essere prima condannato e poi rinchiuso in carcere per lunghi anni. Ha raccontato dei rapporti con i politici, da Armando Biasi di Vallecrosia a Gaetano Scullino di Ventimiglia, passando per Marco Prestileo ma anche per Marco Bertaina di Camporosso che da un lato promuove il “progetto legalità” e dall'altro, da persona considerata “gradita” al Marcianò Giuseppe, formava una lista per le elezioni provinciali con esponenti legati proprio alla 'ndrangheta, come Vincenzo Moio o, ad esempio, Ettore Castellana. Abbondanza ha ricordato che se le condanne indeboliscono la 'ndrangheta è il disprezzo sociale che le annienta, facendo venire meno il consenso sociale che gli garantisce omertà e complicità.

Donatella Albano ha invece raccontato del lavoro che viene portato avanti in Commissione Parlamentare Antimafia, delle audizioni che stanno svolgendo con magistrati, prefetti, reparti investigativi. Ha ricordato la necessità di contrastare socialmente le organizzazioni mafiose con determinazione e non, come purtroppo avviene, con “un braccio legato dietro la schiena” o con contraddizioni pesantissime come nel caso delle slot e videolottery, per cui se esistono vincoli - anche se ancora troppo pochi - questi vengono nella realtà sistematicamente ignorati.

Marco Ballestra ha invece ripercorso la sua esperienza, partita con le denunce sul blog contro la centrale a biomasse, passando per quella contro gli abusi edilizia a Latte, ed alla gestione condizionata dalla 'ndrangheta nel Comune di Ventimiglia, sia tra i politici, sia tra i funzionari dirigenti. Un lavoro che se da un lato a portato stimolo alle indagini dei Carabinieri dall'altro gli è costato una ventina di querele.

Da oggi Vallecrosia è una città che ha dimostrato non solo di aver voltato pagina con la nuova Amministrazione Comunale, ma che non vuole più tornare indietro e che anzi vuole compiere quel passo avanti, determinante: negare il consenso sociale alla 'ndrangheta, a partire dagli uomini che da decenni si consideravano i “padroni”, come “Zio Peppino”, ovvero Giuseppe Marcianò.