Emilia Romagna
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Il libro "TRA LA VIA EMIILIA E IL CLAN"

Sabato 19 Maggio 2012 17:02 Ufficio di Presidenza
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Tra la via Emilia e il Clan

Il 27 febbraio 2010 è uscito il primo I-BOOK della collana "Quaderni dell'Attenzione"
promossa dalla Casa della Legalità e da Led.it.

Il primo volume, che sarà distribuito in formato .pdf direttamente in rete a chi sottoscrive 10 euro alla Casa della Legalità, ed alle iniziative pubbliche su cd, si intitola: "TRA LA VIA EMILIA E IL CLAN" e racconta di quella politica ed economia spregiudicate e di quelle mafie che si hanno in casa ma che non si vuole vedere.

Fatti e protagonisti, nomi e cognomi per un informazione a 360° gradi...

63 “famiglie"
Camorra, 'Ndrangheta e Cosa Nostra,
l'arrivo e l'alleanza delle mafie dell'est...
si mimetizzano, delinquono, riciclano
insieme alla criminalità finanziaria,
alla spregiudicatezza di taluni “imprenditori”
e le complicità dei colletti bianchi...soffocano economia, libertà, dignità e ambiente.
Non solo il braccio “armato” delle mafie,
ma il contesto di collusioni, complicità,
contiguità e convivenze del “sistema emiliano”...
dal vecchio Raul alle Coop sino all’arrivo dei Pizzimbone, gli amici di Dell’Utri

Nel volume anche due ampi capitoli che legano l'Emilia Romagna alla Campania e ci raccontano di collusioni e di affari sporchi, dalla vicenda di Nicola Cosentino a quella di Vincenzo De Luca.

Il libro è curato da Christian Abbondanza e Antonio Amorosi, con prefazione di Ferruccio Sansa.

Questa non è un antologia sulle mafie. Non è nemmeno un manuale o un romanzo. Sono frammenti di realtà, di fatti... nomi e cognomi, società, storie e dati. E' un filo di Arianna che lega contesti, episodi, società e persone.

L'Emilia Romagna è terra di mafia. Lo è da decenni. Non è una realtà ove le mafie hanno un controllo "militare" del territorio, bensì dove le mafie fanno i loro affari, quelli illeciti e quelli nell'ambito della cosiddetta 'economia legale'.
Parte della classe politica e imprenditoriale, centrata per lungo tempo su un monopolio impenetrabile e spregiudicato, ha garantito quel terreno fertile per permettere alle cosche di trovare uno spazio sicuro per i propri affari.

Ci distraggono, fanno puntare la nostra attenzione su fatti importanti ma marginali rispetto alla realtà odierna, e così, mentre si fanno parole, trasmissioni e libri sui soliti noti, un esercito di mafiosi, corrotti e collusi devasta il Paese, la nostra terra. Occorre conoscere i fatti, puntare i riflettori su questa realtà, sul network della più grande azienda e fabbrica di voti del Paese, la Holding della Mafia spa.


PER RICEVERE UNA COPIA DEL LIBRO IN PDF

basta sottoscrivere 10,00 euro alla Casa della Legalità
ed indicare un indirizzo e-mail ove sarà inoltrato il file




Di seguito il sommario del libro...


Premessa ai “Quaderni dell'Attenzione”
della Casa della Legalità e Led.it

Prefazione
di Ferruccio Sansa

Introduzione
di C.Abbondanza e A.Amorosi


I° PARTE – LE COSCHE IN TERRA D'EMILIA

Capitolo 1
UNA PRESENZA CONCLAMATE NELLE PROVINCE EMILIANE
1.1 - 'Ndrangheta, Cosa Nostra, Camorra, Scu, mafie straniere
1.2 - Per conoscerle meglio...
1.3 - Anche il Parlamento è consapevole...

Capitolo 2
QUALCHE DATO IN PIU' SULLE COSCHE E LA LORO STORIA
2.1 - I “soggiorni” emiliani
2.2 - Gli 'ndranghetisti
2.3 - Casalesi, Nuvoletta e Cosa Nostra, vocazione “affari”
2.4 - Lungo l'asse gelese tra Caltanissetta, Genova e Milano


II° PARTE – ECONOMIA SPREGIUDICATA, CONNIVENTE E COMPLICE

Capitolo 3
GLI “AFFARI” ED I PATTI SCELLERATI
3.1 - Il “sistema” Emiliano
3.2 - Raul il “nostrano”
3.3 - Parmalat che distribuzione...
3.4 - Storie di “compromissione” di un tessuto padano
Le cooperative emiliane e le camorre nel post terremoto
La ICLA tra gli appalti bolognesi e la Tav del sud
Un Aeroporto da “onorata società”
3.5 - Pizzarotti altri emiliani doc, come Lunardi il “convivente”
3.6 - Il 'cartello' dei Mamone e gli affari emiliani tra Liguria e Toscana
3.7 – Cresciuti con Bologna, arrivati Pizzimbone


III° PARTE – MAFIE E PROFESSIONISTI, DALLE ARMI AGLI AFFARI
TRA CERTE PAGINE... MEGLIO NON LEGGERE

Capitolo 4
RICICLAGGIO ED AZZARDO... IL DIROMPENTE GIOCO DELLE MAFIE

Capitolo 5
EMILIA, TERRA DI 'NDRINE, ESTORSIONI, ARMI, DROGA

Capitolo 6
TRA I BARBARO DI BUCCINASCO ED I BELLOCCO DA ROSARNO


IV° PARTE – I POLITICI DEL SUD E GLI AFFARI EMILIANI

Capitolo 7
COSENTINO, L'ONOREVOLE CHE NON SI PUO' ARRESTARE
5.1 - 7 novembre 2009 – arrestate l'onorevole della Camorra
5.2 - La storia con protagonisti e fatti del patto Cosentino-Camorra
5.3 - Ed a IMOLA in terra d'Emilia...
5.4 - Qualcuno non dimentica gli “amici”... ma la Procura indaga

Capitolo 8
LOTTIZZAZIONI (IM)PERFETTE TRA GLI EMILIANI ED IL DE LUCA
6.1 - In un Comune che andava sciolto per mafie, ma...
6.2 - Quanti emiliani pronti a fare affari facendosi clan
6.3 - La truffa quasi perfetta tra Modena e Salerno, passando per Roma...
6.4 - Ed intanto... con il De Luca spunta la banda che fa “luce”
6.5 - Procedete su De Luca & C... e spunta anche un camorrista


V° PARTE – TASSELLI DI UN CONTESTO...

Capitolo 9
STALINGRADO... DOVE SI PERDE IL CONFINE DELLA LEGALITA'
7.1 - Quella rete illegale di società di Partito
7.2 - Don Gigi ed il sogno degli scalatori con il compagno Consorte
7.3 - I simboli dello smarrimento e i più deboli da aiutare

Capitolo 10
ANOMALIE DI GIUSTIZIA E QUESTIONE DI OPPORTUNITA'


VI° – IN CONCLUSIONE

Capitolo 11
EPPURE SI POSSONO SCONFIGGERE E DISTRUGGERE

 

E' la svolta decisiva contro le mafie ed i capitali illeciti in Emilia Romagna

Domenica 25 Dicembre 2011 14:51 Ufficio di Presidenza
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IN CODA ANCHE IL VIDEO INTEGRALE DELL'INCONTRO DEL 16.12.2011 A BOLOGNA


Presto una sede della DIA a Bologna per l'Emilia-Romagna In molti ci chiesero perché il primo libro che abbiamo scritto come Casa della Legalità fosse sull'Emilia-Romagna e non sulla Liguria (che invece uscirà a breve). La risposta era semplice: in Emilia-Romagna si era un passo indietro e bisognava recuperare in fretta. Il passo indietro era il fatto che in Emilia-Romagna si viveva come se nulla fosse, come se il drammatico intreccio tra interessi mafiosi e criminali con la spregiudicatezza di imprese, cooperative e politica non ci fosse. Si parlava di mafia al nord, ma nessuno osava andare ad indicare la regione "rossa" per eccellenza, quella dove vi è stato lo "sdoganamento" definitivo delle mafie all'assalto del nord, ovvero, appunto, l'Emilia-Romagna, quando sulla scena vi era il primo grande socio occulto di Cosa Nostra, ovvero Raul Gardini, quando in cambio delle commesse in Sicilia e Campania le grandi cooperative strinsero il patto con le cosche e aprirono le porte alle imprese mafiose dei Cavalieri dell'Apocalisse ed ai camorristi... Una storia di decenni, perché era prima, ancora prima di Tangentopoli...

 

Il 16 dicembre 2011 a Bologna, STOP MAFIA SPA

Venerdì 16 Dicembre 2011 03:04 Casa della Legalità - M5S Bologna
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16122011-bologna

 

'Ndrangheta, ultima fermata a Nord - Liguria - Sky Tg24

Sabato 05 Marzo 2011 23:43 Ufficio di Presidenza
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5 e 12 marzo 2011 - Su Sky Tg24 è andata in onda lo speciale "'Ndrangheta, ultima fermata a Nord" riguardante la Liguria (la prima parte) ed Emilia-Romagna e Piemonte (la seconda parte)... terre che qualcuno si ostina ancora a credere esenti dal problema mafia. Per chi non avesse visto le puntate eccole qui con i video integrali:



 

Mafia in Emilia-Romagna, aggiornamenti e nuove iniziative

Lunedì 29 Novembre 2010 02:16 Ufficio di Presidenza
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  Lotta alle mafie, nuovi appuntamentiin Emilia-Romagna

Il Prefetto di Reggio Emilia, Antonella De Miro non ignora il problema e lo affronta. Nelle ultime settimane ha proceduto ad applicare in modo rigoroso quanto previsto dalla normativa sulla certificazione antimafia, ritirando una decina di piccole società e consorzi di imprese e lo stop ad una sala giochi...

 

Emilia Romagna, considerazioni e proposte su legislazione e normativa antimafia

Giovedì 11 Novembre 2010 21:09 Casa della Legalita' - Led.it
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Per un'efficace azione antimafia e antiriclaggio in Emilia-RomagnaLed.it - democrazialegalita.it e la Casa della Legalità - Onlus, con Elio Veltri e Christian Abbondanza, hanno presentato con una questa mattina, sabato 13 novembre 2010, alle ore 12, presso il Circolo Mazzini (via Emilia Levante 6) a Bologna, il documento "Considerazioni e proposte su attività legislativa e normativa della Regione Emilia-Romagna volte al contrasto di fenomeni mafiosi e di riciclaggio" che parte dalla proposta di legge 336/2010 della Giunta regionale. Il documento integrale, distribuito in tale occasione agli organi di stampa e di informazione, sarà inviato a tutti i componenti dell'Assemblea Legislativa e della Giunta della Regione Emilia-Romagna.


IL DOCUMENTO INTEGRALE
"Considerazioni e proposte su attività legislativa
e normativa della Regione Emilia-Romagna
volte al contrasto di fenomeni mafiosi e di riciclaggio"

(in formato .pdf)

Il testo della proposta di legge della Giunta Regionale (in formato .pdf)

Intanto il blog ha raccolto alcuni pareri sulla proposta di legge della Regione, eccoli:
- Ivan Cicconi - per ascoltare
- Elio Veltri - per ascoltare
- Christian Abbondanza - per ascoltare
- Enrico Bini - per ascoltare

E, di seguito, il testo integrale del lancio dell'Agenzia DIRE...
 

Reggio Emilia - per la scuola e l'università pubblica

Sabato 09 Ottobre 2010 01:00 Casa della Legalità di Reggio Emilia e Bologna
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partecipazione
ed intervento alla
manifestazione
del 9.10.2010
a Reggio Emilia

per la Scuola e
l'Università
pubblica
A Reggio Emilia per la Scuola e l'Università pubblica
 

Tra cooperative e 'ndrine... la Genova high tech!

Venerdì 13 Agosto 2010 01:00 Ufficio di Presidenza
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Ne avevamo accennato il 22 luglio e per fortuna Il Secolo XIX immediatamente riprese la questione. Immediatamente il Prefetto di Genova rilasciò una nuova chiara intervista in cui affermava che da un lato i tanto famosi "certificati antimafia" non servono a nulla, visto che basta avere qualche prestanome "lindo" per i sodalizi mafiosi e tutto fila liscio (mentre nel Consiglio Comunale di Genova i neo "paladini" dell'antimafia, un pochettino in ritardo, chiedevano i certificati antimafia), ma anche che, ad esempio, in Liguria vi sono troppi enti appaltanti, visto che qui, oltre a Comuni, Province e Regione, vi è una galassia di scatole cinesi di società pubbliche e partecipate a cui, gli Enti pubblici, hanno "delegato" gestione di fondi, aree ed appalti così da sottrarli - di fatto - al controllo istituzionale e dei cittadini, oltre che rendere tortuoso, se non impossibile, anche il controllo dei reparti investigativi dello Stato. Ed è così che il Prefetto Musolino ha dichiarato che serve - non servirebbe, ma "serve" - una centrale unica appaltante, così da garantire un controllo rigoroso e soprattutto preventivo che eviti che qui "in troppi hanno titolo per distribuire denaro pubblico. Se mettiamo insieme i comuni, le aziende sanitarie, le società pubblico private o le 'partecipate' della varie amministrazioni raggiungiamo una cifra spropositata"...
 

L'Eco-Ge nel modenese e vicino-vicino una discarica in mezzo ai campi...

Giovedì 22 Luglio 2010 21:42 Ufficio di Presidenza
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I mezzi cingolati e camion dell'Eco-Ge accanto alla discarica...

Dall'uscita del libro "Tra la via Emilia e il Clan" sono molteplici le segnalazioni che ci stanno giungendo dall'Emilia Romagna sulla società dei Mamone che, dopo l'esplodere delle inchieste della Procura di Genova su di loro (dopo anni ed anni in cui abbiamo puntato l'indice e l'attenzione su questa famiglia dal 2002 indicata dalla DIA come della 'Ndrangheta e certamente legata ai GULLACE-RASO-ALBANESE), hanno spostato molto del loro lavoro proprio in Emilia Romagna...

 

Mafia e Affari - I colossi di Legacoop vogliono il silenzio...

Domenica 16 Maggio 2010 11:24 Ufficio di Presidenza
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I colossi di Legacoop vogliono il silenzio...


Il quotidiano "l'Informazione" di Reggio Emilia ha in cui si riprende, dal libro "Tra la via Emilia e il Clan", la questione degli incarichi costanti dati dalle grandi cooperative emiliane - Coopsette ed Unieco - a società di famiglie che la Direzione Investigativa Antimafia, la Procura Nazionale Antimafia e la Commissione Antimafia indica da anni ed anni come famiglia di mafia - Fotia e Mamone -. Ricorda che esiste un attività giudiziaria su queste famiglie e le attività delle loro società, come anche permane costante un'attenzione investigativa. Quindi non fa altro che fotografare una realtà dei fatti. Una realtà documentata da lungo tempo, ad esempio, sul sito internet della Casa della Legalità - www.casadellalegalita.org -.
è stata quella della minaccia di querela e quant'altro per "tutelarsi". Cioè non nega tali rapporti, ritiene diffamatorio e offensivo che questi rapporti vengano indicati, come se fosse responsabilità di chi li indica ed elenca il fatto che pur sapendo (ormai non possono dire che non lo sanno) chi siano quegli "imprenditori", i Mamone ed i Fotia, le due grandi cooperative continuano ad incaricarli di movimenti terra, demolizione e scavi...

 

La Presidente della Provincia di Reggio Emilia prima nega poi schizza sulla mafia

Sabato 15 Maggio 2010 19:39 Ufficio di Presidenza
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Sonia Masini, presidente Provincia Reggio Emilia, aggredisce chi ricordano che lei negava...
[A SEGUITO LE ALTRE IMMAGINI ED I LINK AI VIDEO]


Lo avevamo detto il rischio alla manifestazione a Reggio Emilia contro le mafie di oggi pomeriggio rischiava di essere non la "sveglia" ma l'occasione dell'ipocrisia antimafia, ormai dilagante tra politica e cosiddetta "società civile".

La presidente della Provincia di Reggio Emilia, Sonia Masini, era sino a qualche settimane fa nella fitta schiera di coloro che, colpevolmente, dichiaravano che la mafia a Reggio Emilia non c'era. La signora dichiarava che non esistono dati che dicano che a Reggio Emilia vi si collusione, omertà e mafia.

Oggi era in prima fila al corteo "antimafia" ed è stata preda di una crisi isterica quando ha visto un cartello dei ragazzi del Meetup di Reggio Emilia che ricordava il suo "nagazionismo". E' andata su tutte le furie ed ha stracciato il cartello...

 

Mafie a Reggio Emilia, suona la sveglia o la solita ipocrisia?

Venerdì 14 Maggio 2010 01:00 Ufficio di Presidenza
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A Reggio Emilia le Istituzioni si svegliano?
 CON GLI ARTICOLI IN CODA SULLA MOBILITAZIONE DI QUESTI GIORNI
DA L'INFORMAZIONE DI REGGIO EMILIA DEL 13, 14 e 15 MAGGIO 2010
Fino alle scorse settimane chi diceva che c'era la mafia in questo territorio lo tacciavano di essere un pazzo, o, quando erano più gentili, lo ignoravano e cercavano di isolarlo quasi che potesse contagiare altri. E' successo a noi, è successo al Consigliere Comunale della lista civica "5 Stelle", Matteo Olivieri, ed al Meetup di Reggio Emilia, così come è successo a chi in Camera di Commercio propone da tempo l'attivazione di un'attività di prevenzione coordinata con i reparti dello Stato.
Ora qualcuno ha denunciato ed a qualcuno è stata fatta saltare l'auto, ed allora ci si accorge che a Reggio Emilia si ha la mafia in casa! Ed allora si parla, si fanno i proclami, si scende in piazza... si dice che "no alla 'ndrangheta". Il Comune, il mondo economico e la cosiddetta "società civile", tutti insieme a sfilare e proclamare...
 

Attivo tra la via Emilia e il west, arrestato latitante a Crotone

Martedì 16 Marzo 2010 19:01 Ufficio di Presidenza
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Manfredi Pasquale, beccato!Non hanno scampo i mafiosi, uno dopo l'altro finiscono dentro, lo sappiano e ci pensino... ma soprattutto ci pensino anche quei "professionisti" che curano gli interessi dei mafiosi, al sud come al nord, e ci pensino i cittadini che possono, collaborando con i reparti dello Stato, far spazzare via una volta per tutte la holding mafiosa.
Oggi è stata la volta di Pasquale MANFREDI, 33enne, tra i cento latitanti più pericolosi d'Italia. Quando scattò l'Operazione PANDORA riuscì a sottrarsi all'arresto, ma nelle prime ore di questo 16 marzo 2010, a Crotone, in Via Kennedy, l'esponente di spicco della cosca NICOSCIA-MANFREDI di Isola Capo Rizzuto, è stato arrestato dalla squadra mobile di Crotone e dallo SCO. Il MANFREDI, killer della 'ndrangheta, responsabile anche degli omicidi di Carmine ARENA e Pasquale TRIPODI, ha tentato di fuggire anche questa volta, dal tetto, ma è finito dove doveva finire: in carcere! Adesso il suo nick su Facebook, "Scarface", non gli servirà più per tenere i contatti con i suoi sodali. Finisce così anche questo signore degno, come gli altri mafiosi, del peggior disprezzo sociale. Fine corsa quindi a Crotone, ma attivo, con la cosca, tra la via Emilia e il west, dove hanno trovato terreno fertile, visto il radicamento in terra emiliana e di Lombardia, a Pavia, dove avevano allestito anche una scuola di guerra.
Del Pasquale MANFREDI si parla ampiamente nel libro "Tra la via Emilia e il Clan". In particolare nel quinto capitolo "Emilia, terra di 'ndrine, estorsioni, armi e droga" che approfondisce, grazie alle risultanze delle attività investigative e giudiziarie, le attività criminali e di inquinamento ed infiltrazione nell'economia delle famiglie mafiose degli ARENA e NICOSCIA, e che parte così: "E' il 20 novembre 2009 quando il Gip di Catanzaro fa scattare l'Operazione contro le cosche della 'ndrangheta degli ARENA e NICOSCIA, da lungo tempo radicate nel nord Italia...".
Pubblichiamo qui di seguito alcuni brevi estratti di questo lungo capitolo del libro (disponibile nella sezione dei legalitabooks)...

 

Bologna, frammenti dalla presentazione "Tra la via Emilia e il Clan"

Sabato 06 Marzo 2010 12:53 Ufficio di Presidenza
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"Tra la via Emilia e il Clan", perché questo libro e la questione Hera
27 febbraio 2010 - Bologna
dagli interventi di Abbondanza, Amorosi, Cicconi



"Tra la via Emilia e il Clan", economia e politica
27 febbraio 2010 - Bologna
dagli interventi di Abbondanza, Amorosi, Cicconi


 

Esce il primo i-book, "Tra la via Emilia e il Clan"

Sabato 27 Febbraio 2010 10:22 Ufficio di Presidenza
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Il 27 febbraio 2010 esce il primo I-BOOK della collana "Quaderni dell'Attenzione" promossa dalla Casa della Legalità e da Led.it.
Il primo volume, che sarà distribuito in formato .pdf direttamente in rete a chi sottoscrive 10 euro alla Casa della Legalità, ed alle iniziative pubbliche su cd, si intitola:
"TRA LA VIA EMILIA E IL CLAN"e racconta di quella politica ed economia spregiudicate e di quelle mafie che si hanno in casa ma che non si vuole vedere.
Fatti e protagonisti, nomi e cognomi per un informazione a 360° gradi...

63 “famiglie"
Camorra, 'Ndrangheta e Cosa Nostra,
l'arrivo e l'alleanza delle mafie dell'est...
si mimetizzano, delinquono, riciclano
insieme alla criminalità finanziaria,
alla spregiudicatezza di taluni “imprenditori”
e le complicità dei colletti bianchi...soffocano economia, libertà, dignità e ambiente.
Non solo il braccio “armato” delle mafie,
ma il contesto di collusioni, complicità,
contiguità e convivenze del “sistema emiliano”...
dal vecchio Raul alle Coop sino all’arrivo dei Pizzimbone, gli amici di Dell’Utri

Nel volume anche due ampi capitoli che legano l'Emilia Romagna alla Campania e ci raccontano di collusioni e di affari sporchi, dalla vicenda di Nicola Cosentino a quella di Vincenzo De Luca.

Il libro è curato da Christian Abbondanza e Antonio Amorosi, con prefazione di Ferruccio Sansa.

La presentazione si tiene a Bologna, sabato 27 febbraio 2010, alle ore 21, presso la Sala Conferenza di Via dello Scalo 21 a Bologna.
Interverranno i due autori del libro: Christian Abbondanza, Presidente Casa della Legalità e della Cultura - Onlus, Antonio Amorosi, Assessore alla casa e alle politiche abitative del Comune di Bologna dal 2004 al 2006 e con la partecipazione di: Ivan Cicconi
esperto in infrastrutture e lavori pubblici e autore di numerosi saggi in tema di corruzione e gare d'appalto tra cui si ricorda "Le grandi opere del Cavaliere" [ all'evento su Facebook]

Leggi l'indice del libro e le info per averlo...

 

O.C.C. Op. VENTO DEL NORD

Sabato 16 Gennaio 2010 13:59 Ufficio di Presidenza
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il testo integrale (formato .pdf)

 

Ndrangheta: Gdf Bologna sequestra beni per due milioni a detenuti per omicidio legati a clan

Lunedì 26 Gennaio 2009 01:00 Ansa
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BOLOGNA - La GdF di Bologna ha sequestrato beni per oltre due mln riconducibili a due detenuti per associazione a delinquere di stampo mafioso.I due, che gestivano bische clandestine, sono legati al clan crotonese 'Vrenna-Pompeo'. I provvedimenti sono stati firmati dal presidente della Sezione penale del Tribunale di Rimini. Nel mirino immobili a Riccione, Rimini e Misano, un terreno, nove auto e quote di due societa'.

 

A Bologna, la nomenklatura di destra e sinistra si sente in Unione Sovietica...

Mercoledì 19 Novembre 2008 22:10 Ufficio di Presidenza
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A Bologna lo stalinismo è vivo, vegeto e trasversale [in coda gli articoli di Unità e Corriere di Bologna]
Va bene che a Bologna una delle vie più conosciute è via Stalingrado ma questi, destra e sinistra, sono convinti di vivere in Unione Sovietica e non si sono ancora accorti che il muro è caduto. Si il muro che copriva le porcate che fanno nelle Pubbliche Amministrazioni, nascondendo le carte per dire che tutto va bene. Non c'è niente da dire: abbiamo colpito nel segno. Il Dossier sulle assegnazioni della case popolari a Bologna da parte della Commissione del Consiglio Comunale (composta da politici e non tecnici, quindi illegale) ha scoperchiato il pentolone. Con tale pubblicazione i cittadini possono valutare l'azione di gestione delle case popolari attuata dal 1986 al 2004 dal Comune di Bologna. Oggi le dichiarazioni "era tutto in regola" dei vari consiglieri, assessori e sindaci succedutisi, di destra e sinistra, non reggono più...
 

Come hanno tentato di fermare l'inchiesta sulle case popolari di Bologna

Martedì 18 Novembre 2008 02:55 C.Abbondanza
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Come previsto è stato pesante l'effetto del dossier sulle "Case Popolari" di Bologna. Mettere in fila i documenti sui fatti, le responsabilità, significa fugare ogni dubbio e mettere i cittadini, tutti i cittadini, nelle condizioni di valutare l'azione della Pubblica Amministrazione...

 

il dossier sull'inchiesta sull'illegalità nell'assegnazione delle case popolari a Bologna

Mercoledì 12 Novembre 2008 20:07 Casa della Legalità Bologna e Ufficio di Presidenza
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"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale
e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione
di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche,
di condizioni personali e sociali.
E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli
di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto
la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno
sviluppo della persona umana..."
[art. 3 Costituzione della Repubblica]
 

Inchiesta - Bologna, Case agli amici degli amici

Mercoledì 12 Novembre 2008 11:30 La Stampa
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Bologna - Per Affittopoli, "il tempo passa la prescrizione avanza"

Martedì 11 Novembre 2008 19:30 Agenzia DIRE
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Torna l'ombra di "Affittopoli" su Bologna. Questa volta per mano degli Amici di Beppe Grillo che rispolverano l'affaire che porto' alle dimissioni dell'assessore comunale alla Casa di allora Antonio Amorosi, il grande accusatore dei clientelismi. Promettono che domani sera proietteranno tutta la documentazione raccolta in un incontro a cui sono invitati il sindaco Sergio Cofferati, l'ex sindaco Giorgio Guazzaloca (entrambi non hanno ancora risposto), Amorosi e il presidente dell'Acer bolognese Enrico Rizzo (che invece ha gia' declinato l'invito). Ma chiederanno anche conto alla Procura di Bologna del procedere "lento" dell'indagine (a giugno 2009 i reati ipotizzati d'abuso d'ufficio andranno in prescrizione), con una richiesta di ispezione e verifica al Consiglio superiore della magistratura (Csm). Al tempo stesso denunciano un conflitto d'interesse del presidente Rizzo...
 

"Illegalità a Bologna... il caso delle case popolari" ad Art. 21

Lunedì 10 Novembre 2008 01:00 Ufficio di Presidenza
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Le Case popolari a Bologna e l'illegalità della Casta

Sabato 08 Novembre 2008 05:28 Ufficio di Presidenza
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12 novembre 2008 - illegalità a Bologna, la Casta e le Case
La presentazione, il video, la rassegna stampa ed il dossier completo con tutti i documenti...
 

Tra Genova e Bologna... pubblicità, partito e soldi pubblici

Lunedì 13 Ottobre 2008 18:13 Ufficio di Presidenza
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Genova e Bologna sono crocevia delle finanze rosse. Lungo questo asse le casse del PDS-DS (ora PD o quale Fondazione?) incassano soldi, tanti soldi. Molti di questi, guarda caso, dalle società che hanno incarichi, diretti o per appalto, dalle amministrazioni pubbliche (Enti o Società Partecipate). Non servono grandi indagini per svelare tutto questo. Basta partire da un Programma della festa de l'unità, ops dell'unitàdemocratica, vedere qualche delibera e fare qualche visura camerale.
Ma andiamo con ordine...

 

Sulle grandi opere le mani di tre coop - Cruciale il ruolo della Fillea

Mercoledì 28 Maggio 2008 01:00 Il Sole 24 ore
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Dossier su grandi e piccole opere... ecco Pizzarotti

Lunedì 12 Marzo 2007 01:00 C.Abbondanza - S.Castiglion
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12.03.2007 - DOSSIER SU GRANDI E PICCOLE OPERE

Io pago, ha detto Pizzarotti, pensando al Carcere (1992)
poi da Parma alla Sicilia, con gli amici degli amici…
ora il Carcere, lo costruisce a Savona!

a cura di C.Abbondanza e S.Castiglion


Ebbene sì, questo pover uomo che tanto bene vuole al Paese ed ai suoi alleati è Paolo Pizzarotti della Pizzarotti & C spa. Dedito al sacrifizio, tutto per gli amici e gli amici degli amici, un uomo come pochi, uno come tanti in questa nostra Italia. Da una delle regioni rosse (che più rosse non si può), dalla città medesima del Callisto (l’amico della balena bianca), pensava a tutti e quindi pagava tutti, dalla DC al PCI-PDS. Un uomo della provvidenza, umanitaria. Tutte le basi militari USA e NATO hanno visto il suo sacrificio. Da Sigonella alla Ederle di Vicenza, da Comiso, passando per il nucleare, arriva anche a Livorno con Camp Darby e passa dalla Maddalena a Napoli.
Ma la tradizione ha radici antiche, puntate dritte alla adorata ”innovazione”, al “sistema paese” alle grandi alleanze per lo sviluppo e le grandi opere.


Vediamo un po’ con ordine partendo dalla grande opera dell’aeroporto di Milano Malpensa, iniziato con il Pentapartito e finito con l’Ulivo.

“Nel raggruppamento erano presenti tre imprese, ciascuna delle quali si impegnava a ringraziare il sistema dei partiti nei modi che riteneva più opportuni, e cioè: Pizzarotti provvedeva alla DC; Bonifati al PSI; Donigaglia al PCI. Personalmente ho provveduto a versare il denaro alla DC nelle mani del Senatore Severino Citaristi per un importo complessivo di circa 1 miliardo, 1 miliardo 300 milioni. Non conosco le modalità con cui Bonifati e Donigaglia hanno adempiuto ai loro impegni (…). Sapevo, e d’altronde Donigaglia me l’aveva confermato, che egli aveva rapporti diretti con il segretario amministrativo del PCI Stefanini. Non ho mai approfondito ulteriormente l’argomento con Donigaglia, perché è notoria nel nostro ambiente l’estrema riservatezza con cui rappresentanti collegati al PCI prima e al PDS poi operano e tengono rapporti con esponenti del loro partito”. E proprio Pizzarotti Paolo ha confessare su Malpensa 2000” (tratto da “Mani Pulite la vera storia”, M.Travaglio – P.Gomez – G.Barbacetto, Editori Riuniti – 2002, pag. 123 “ La Quercia decapitata”).

“Pizzarotti, per quanto riguardava le quote di contribuzione di spettanza del PCI, aveva definito direttamente con la segreteria amministrativa nazionale di Roma e quindi con Stefanini (…) Invece di versare una somma di denaro tout court al PDS, la direzione nazionale aveva richiesto di inserire nel raggruppamento di imprese la Cooperativa Argenta con una quota del 15%. Questa circostanza sembrò a me, e ancora più a Cappellini, penalizzante rispetto a quanto noi riuscivamo di regola a incassare dagli imprenditori milanesi, dove ad esempio per la Metropolitana Milanese la quota di denaro di pertinenza del PCI-PDS era del 25%. Cappellini disse allora che avrebbe chiesto spiegazioni a Roma parlandone con Stefanini. E infatti successivamente mi confermò che vi era stato un chiarimento fra di loro, nel senso che si è raggiunto il seguente accordo: a partire dal 1991 avanzato, era intervenuta una codificazione della spartizione delle contribuzioni, nel senso che la dove i finanziamenti per le opere provenivano dal sistema nazionale, ovvero trattatasi di opere di rilevanza nazionale, sarebbe stata direttamente la Direzione amministrativa nazionale del PDS ha trattare le relative contribuzioni con il sistema delle imprese, ovvero le imprese cooperative che di volta in volta avrebbero dovuto essere inserite nei raggruppamenti di impresa. Viceversa, nel caso di opere o manufatti aventi rilevanza regionale, le relative contribuzioni sarebbero state di spettanza delle strutture politiche regionali del PDS. Infine, per quanto riguardava le opere o i manufatti da realizzare in sede cittadina, le relative contribuzioni (sarebbero andate) alle sezioni cittadine e provinciali del partito.” Qui ha parlare è Luigi MijnoCarnevale, cassiere rosso della Metrolitana, che conferma quanto confessato da Pizzarotti su Donigaglia e la ripartizione. (idem).


Ma la Pizzarotti è richiamata a tutte le latitudini del Paese, chi si comporta bene è sempre premiato dalla Politica italiana e figuriamoci se non poteva essere anche protagonista del grande progetto per il “nostro bene” della TAV.

“Come nel caso della CMC di Ravenna, l’altra grande azienda-cooperativa impegnata nei lavori di ampliamento e potenziamento della base di Sigonella, l’impresa Giuseppe Maltauro Spa è tra le protagoniste del grande affare dell’Alta Velocità ferroviaria. Essa partecipa al consorzio CEPAV DUE a guida ENI, assegnatario della tratta ferroviaria Milano-Verona. Del consorzio, guarda caso, fa pure parte la Pizzarotti & C. di Parma, società a cui sono stati affidati i lavori per la realizzazione del residence Usa di Belpasso e che è contestualmente proprietaria del complesso di Mineo, anch’esso preso in leasing dal comando navale di Sigonella. La Pizzarotti ha anche concorso ai lavori di ampliamento delle Stazioni aeronavali della base siciliana e ad una parte dei lavori di realizzazione della ex base nucleare di Comiso. Più recentemente, la società di Parma ha realizzato nella base dell’US Army di Camp Ederle (Vicenza) due edifici per alloggiare 300 marines più alcuni campi da basket ed altre attrezzature sportive. Pizzarotti e Maltauro compaiono in alcune delle inchieste della breve stagione di Mani Pulite. In particolare la società di Vicenza fu indagata per presunte dazioni di tangenti a politici e funzionari per l’aggiudicazione della gara d’appalto per la realizzazione (fine anni ’80) del 1° e 3° lotto dei capannoni della zona artigianale di Villafranca (Messina), insieme alla “Cosimo D’Andrea” di Messina. La Maltauro fu pure indagata a Venezia nell’inchiesta su un presunto giro di tangenti a favore degli ex ministri Bernini e De Michelis per i lavori del raccordo autostradale con l’aeroporto Marco Polo di Venezia e dell’ampliamento della terza corsia della Venezia-Padova. Nello specifico Enrico e Giuseppe Maltauro avrebbero versato il 2% dell’ammontare dell’asta (820 milioni).” (tratto da Girodivite – )


Quello con gli “alleati” è un rapporto proficuo e antico, proprio come quello con i partiti, nella tradizione degli “appalti rossi”, le stesse opere su cui sino al suo omicidio (1982) anche Pio La Torre scavò e si ritrovò isolato nella sua Sicilia tra funzionari di partito e compagni di cooperative legati a Cosa Nostra.

“La contestata Pizzarotti di Parma, la stessa che nell'83 aveva vinto la gara per l'installazione dei missili Cruise a Comiso e che da 25 anni costruisce anche a Sigonella”. (tratto da PeaceLink – )


Ma l’amore per il sud fa investire tanto la Pizzarotti.

La Pizzarotti di Parma, a sua volta, concludeva nel 2004 la costruzione del “Residence Mineo”, 404 alloggi familiari destinati anch’essi al personale Usa di Sigonella. Lavori per 5,2 milioni di euro venivano subappaltati all’associazione d’imprese Demoter-Itaca. La Demoter è la società del geometra Carlo Borrella, presidente dei Costruttori edili di Messina e titolare della Ingegneria e Finanza Srl, società partner del Comune di Messina nel controverso progetto di “riqualificazione urbana” del quartiere Tirone. Della società mista fa parte pure la Garboli-Conicons , importante azienda di costruzioni con sede a Mondovì (Cuneo), acquisita lo scorso anno proprio dalla Pizzarotti Parma.” (tratto da Girodivite – )

E l’occhio sugli amici degli amici della Pizzarotti cade anche da parte dell’Osservatorio sul Ponte sullo Stretto, quella grande opera amata dal Ministro Lunari “convivente”, dalle Cooperative Rosse, ma soprattutto voluta da Cosa Nostra ed ‘Ndrangheta. E intanto si tiene in esercizio costruendo un po’ di viadotti e autostrade.

Alla Pizzarotti S.p.A. di Parma, partner Astaldi e società leader nella realizzazione di aeroporti, basi e complessi USA e Nato, l’ANAS ha attribuito invece lo status di general contractor per i lavori della nuova autostrada Catania-Siracusa, una commessa di 473,6 milioni di euro.
Ci sono poi coloro che stanno stringendo le opportune alleanze con i probabili soggetti locali che si aggiudicheranno i lavori di supporto alla realizzazione del Ponte sullo Stretto. La C.C .C. Consorzio Cooperative Costruzioni di Bologna, il colosso della Lega delle Cooperative, in cordata Ponte con Astaldi e Pizzarotti, dal prossimo mese condividerà al 50% i lavori per 37 milioni di euro della variante Castelnuovo-Garfagnana (Provincia di Lucca) con l’azienda tutta messinese della Demoter. Nata come società di movimentazione terra, la Demoter del geometra Carlo Borrella è divenuta un’azienda leader nel settore dei lavori pubblici e privati, ottenendo importanti appalti in Trentino, Toscana, Calabria e Sicilia. La Demoter è stata la subappaltatrice del consorzio Ferrofir (Astaldi-Di Penta-Impregilo) nella realizzazione della lunga galleria dei Peloritani tra Villafranca e Messina, predisposta appunto in vista del costruendo passante ferroviario per il Ponte sullo Stretto. Alla Di Penta, poi Astaldi, la Demoter di Carlo Borrella è subentrata nella realizzazione dello Stadio San Filippo di Messina inaugurato in fretta e furia per ospitare gli incontri casalinghi del Football Club Messina neopromosso in serie A.
Ad un’associazione temporanea composta dalla Demoter e dalla Itaca S.r.l. del gruppo Mancuso di Brolo (società di costruzioni che ha realizzato a Messina buona parte dei complessi abitativi della locale Lega delle Cooperative), la Pizzarotti di Parma ha assegnato lavori per 5,2 milioni di euro per la costruzione del cosiddetto “Residence Mineo” destinato ad ospitare 400 alloggi familiari per il personale americano in forza alla base nucleare di Sigonella. Un filo rosso quello dello scalo militare aeronavale alle porte di Catania, segnato a fine anni ’90 dall’appalto assegnato dal Pentagono alla C.M.C. di Ravenna a danno di Impregilo che pure aveva offerto due miliardi di vecchie lire in meno della cooperativa della Lega. Oggi per il Ponte le “alleanze” appaiono invertite: la Cooperativa Muratori & Cementisti-C.M.C. è partner del colosso di casa Fiat e chissà per quale strano gioco del destino si trova a gareggiare proprio contro la C.C .C. di Bologna, di cui la cooperativa ravennate è una delle 240 associate e certamente tra la più importanti.
Un filo rosso, pertanto, che parte dalla militarizzazione dell’isola e che arriva oggi proprio sullo Stretto. Rosso e non solo però. Anche per il Ponte, come lo è stato per il business dei rifiuti e dei termovalorizzatori in Sicilia, si è creata infatti una virtuosa alleanza trasversale che accomuna sinistra, centro ed estrema destra. La “Demoter demolizioni terra” e la “Ingegneria e Finanza” del geometra Borrella, sono infatti partner a Messina della società mista di trasformazione urbana “Il Tirone S.p.A”, che vede una quota del capitale nelle mani della Garbali-Conicons S.p.A., azienda con sede a Mondovì che ha fatto il pienone dei lavori per la realizzazione delle infrastrutture per le Olimpiadi invernali di Torino 2006 e che tra i membri del proprio C.d.a. vede il dottore Paolo Sabatini, consigliere della Gemina ed amministratore delegato della Promozione e Sviluppo S.p.A. del gruppo Impregilo.
La società mista “Il Tirone” è una creatura dell’amministrazione comunale (decaduta) di centrodestra, la quale detiene direttamente il 30% del capitale azionario e sembra non temere la “vicinanza” del geometra Borrella con le cooperative “rosse”. Le giunte degli ex sindaci Salvatore Leonardi (oggi presidente della Provincia di Messina) e Giuseppe Buzzanca (coordinatore provinciale di An) hanno assegnato un gran numero di lavori di somma urgenza alle società del gruppo Borrella. Il geometra Carlo è poi socio - attraverso la “Iniziative Immobiliari S.r.l.” - della società contenitore “Opera prima”, insieme alla Gest-Comm (amministrata da Andrea Lo Castro, legale di fiducia del dottore Buzzanca e degli uomini guida di An) e alla Zilch Finanziaria, una co-società a responsabilità limitata che appartiene per un 25% alla Fi.Pe. S.p.A. della famiglia Franza, a capo della navigazione dello Stretto e di un impero finanziario che ha nell’F.C. Messina Calcio la sua migliore vetrina.
Il nome del geometra Borrella compare pure nel C.d.a. della società “Due Torri”, che secondo il quotidiano “Repubblica” starebbe dietro il tentativo di acquisizione a Capo Peloro di terreni che potrebbero essere oggetto di espropriazione in vista della costruzione del Ponte sullo Stretto. Un ulteriore possibile affare per le famiglie della borghesia imprenditrice messinese che vedrebbe accanto al titolare della Demoter, Vincenzo Cambria, il figlio di quel Francesco che fu socio di maggioranza delle esattorie siciliane dei cugini mafiosi Nino e Ignazio Salvo, e il commercialista Salvatore Cacace, massone del Grande Oriente d’Italia e membro del collegio sindacale della Società Editrice S.E.S. e della Gazzetta del Sud-Calabria S.p.A..” (tratto da Terrelibere – )


Da qui conosciamo anche meglio uno degli amici della Pizzarotti, uno dei soci prediletti negli “affari” dell’impresa parmigiana. Il geometra Carlo Borrella.

“E due amici, per la pelle. Si tratta di Sergio La Cava e Carlo Borrella. Due nomi, però, scomodi. Vediamo perché. Il primo è il braccio destro - e operativo - della famiglia Franza, al vertice di una sigla strategica nell’arcipelago imprenditoriale della dinasty messinese, la Navigazioni Generale Italiana, che gestisce il trasporto via traghetti per le isole Eolie. Uno che di destra se ne intende, La Cava , vicepresidente  dell’amministrazione provinciale, fedelissimo del senatore Domenico Nania, plenipotenziario di Alleanza Nazionale in Sicilia, e non solo.  Arrestato un paio di mesi fa e poi rimesso in libertà, La Cava è implicato nella maxi inchiesta “Ecomafia”, che vede sotto i riflettori la MessinAmbiente , per un decennio leader incontrastata nel business della raccolta dei rifiuti.
Una società pubblico-privata, MessinAmbiente, con la partecipazione, nell’azionariato, di Altacoen, il cui patron Francesco Gulino è ugualmente finito nella rete degli investigatori (e per un breve periodo dietro le sbarre, così come un altro vertice della sigla mista, Antonino Conti, ex amministratore delegato). Per tutti, una pesante accusa, quella di concorso esterno in associazione mafiosa. Sponsor di una squadra di pallamano che milita in A1, mister Gulino è il tipico esemplare “consociativo” che vede in campo un parte del centro sinistra e il centro destra. Gulino, infatti, è di area diessina, degli ex “miglioristi”, il cui uomo forte in zona  è Vladimiro Crisafulli. Da sempre favorevole al ponte sullo stretto, Crisafulli è ora in minoranza fra i Ds locali, capeggiati dal suo rivale, Claudio Fava, europarlamentare e figlio del direttore dei Siciliani, Pippo Fava, finito sotto il fuoco della mafia.
Passiamo al secondo, ingombrante “amico” dei Franza, il geometra Carlo Borrella, ovviamente legatissimo a La Cava. Un triangolo perfetto. « Carlo Borrella - racconta Antonio Mazzeo, autore di una serie di dossier al vetriolo sugli affari del Ponte - è da anni il re del movimento terra, e non solo in Sicilia, con la sua Demoter. Ha commesse e appalti miliardari in tutta Italia, perfino in Trentino».   
Il nome di Borrella fa capolino nell’azionariato di una delle sigle che hanno fatto man bassa di terreni - a prezzi molto convenienti -  in vista degli espropri per la realizzazione dei piloni che dovranno sorreggere il mitico ponte sullo stretto. Nella compagine azionaria di So.ge.T.Im., infatti, compaiono Renato Irrea, alla guida della Due Torri (a sua volta in prima fila per il business); Vincenzo Cambria, figlio di Francesco, socio degli esattori mafiosi Nino e Ignazio Salvo; una misteriosa società anonima lussemburghese, Scoha; e, appunto, Borrella. Scavando ancora un po’, si scopre al vertice della Due Ponti è da anni Rosario Pizzino, attuale sottosegretario al ministero delle Infrastrutture retto da Lunardi.
Non solo “vile” movimento terra nei destini arcimiliardari dei Borrella. Ma tante società pronte a portare danari e profitti: dalla Risanamento Messina alla Iniziative Immobiliari, dall’Agenzia per l’Energia Messina-Apem al Consorzio Costruttori Messinesi, da Pett fino alle sfilza di Opere (non pie, ma immobiliari) in partnership con soci che vanno dalla Sicilia fino a Monza. Per finire con la ciliegina sulla torta, Duomo, una società a responsabilità limitata che, a un passo dal palazzo della Provincia, sta realizzando un maxi parcheggio da tre piani: «un percorso che da una srl - denunciano alcuni cronisti locali - porta con un gioco di parentele societarie anche all’ex sindaco di Messina Giusepe Buzzanca». (tratto dalla Voce della Campania – ).


E così tra un lavoro e l’altro il grande sogno del Ponte sullo Stretto, si diviene con tutti gli altri “amici” tra i più fidati consulenti della Rocksoil del Ministro “convivente con Cosa Nostra” Lunardi e family.

Romagnoli S.p.A., con Tettamanti, Cogefar-Impregilo, Gruppo Ferruzzi, Lodigiani, Pizzarotti, Grassetto, Consorzio Intermetro e Metropolitana di Milano, hanno una cosa in comune oltre alle tangenti: l’essersi fregiate delle consulenze del ministro Pietro Lunardi, il nuovo Re Mida delle Grandi Opere e del Ponte, l’ingegnere della deregulation in tema di appalti e concessioni” (tratto dall'interessante ed ampio Dossier sul Ponte – ).

Se mai si pensasse che chi tiene buoni rapporti con la politica e “onora” sempre gli impegni, non abbia grandi amici, si sbagli di grosso. E per Pizzarotti non c’è eccezione. Soprattutto quando si parla di Grandi Opere, gli amici degli amici sono anche i tuoi, e lui lì ha tutti. Vediamo qualche altro esempio: Giancarlo Elia Valori, il “signore delle Autostrade spa”, incoronato grazie al Governo di Lambendo Dini, alias l’ennesima espressione sotto la veste “tecnica” della volontà dei poteri forti; ed l’onnipresente, in affari, Giuseppe Zamberletti, il responsabile delle ricostruzioni post terremoto in Friuli e Campania. Naturalmente entrambi legati a doppia mandata con Licio Gelli e l'ambiente della P2.

”C’è un filo impercettibile che lega tutti i presidenti della storia della società del Ponte, dall’on. Oscar Andò, a Calarco, per finire con Zamberletti: l’essere stati parlamentari eletti come espressione dell’area ultramoderata della Democrazia Cristiana. E l’ex ministro, come il direttore della Gazzetta del Sud, vanta un’antica amicizia con l’ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, di cui tra l’altro ne è stato sottosegretario negli anni di piombo della cosiddetta lotta al terrorismo. Con Cossiga, Zamberletti condivide passioni e vicinanze con certi settori delle forze armate e dei servizi segreti. Poco prima di essere chiamato alla Stretto di Messina, Giuseppe Zamberletti è stato tra i parlamentari particolarmente distintisi nella campagna orchestrata dalle grandi imprese militar-industriali per la modifica della legge 185 del 1990 che regola l’export di armi italiane, a favore della piena ‘liberalizzazione’ in materia. “Siamo contro le norme, introdotte dall’area parlamentare più utopistica e massimalista, realmente assurde, come quelle relative ai paesi in via di sviluppo”, ha dichiarato lo stesso Zamberletti, in occasione di un seminario organizzato dall’Istrid, l’Istituto ricerche e informazioni difesa insieme alle maggiori aziende belliche nazionali.
L’azione a favore della lobby dei mercanti di morte si è sviluppata parallelamente alla ricerca della “verità” su due delle peggiori stragi della recente storia d’Italia, l’esplosione in volo del Dc-9 di Ustica e l’attentato alla stazione di Bologna nel 1980. In un volume Zamberletti ha rilanciato la cosiddetta “pista libica”, sempre più improbabile e depistante dopo le conclusioni a cui sono giunte procure e commissioni parlamentari d’inchiesta. “Se pure i servizi segreti italiani hanno bene interpretato sia la minaccia di Ustica sia la vendetta di Bologna – ha dichiarato Giuseppe Zamberletti – essi non avevano alcun interesse ad indagare in quella direzione e provocare un grosso incidente internazionale. C'era dunque una ragione di Stato. Fuggire dalla pista libica significava mantenere intatte le condizioni per la ripresa dei buoni rapporti con la Libia”.
Non è noto perché mai il neopresidente della Stretto di Messina si ostini a difendere una tesi che fu sposata ed amplificata da agenti deviati e centrali massoniche. Di certo non è mai stato chiarito a che titolo e per conto di chi il nome di Giuseppe Zamberletti fosse stato inserito nella lista del governo ultramoderato che doveva essere insediato dopo il cosiddetto ‘golpe bianco’ dell’ex partigiano Edgardo Sogno, previsto per l’agosto 1974, al culmine di una lunga stagione di sangue e di bombe neofasciste. Il ‘governissimo’ per la restaurazione dell’ordine sociale, il cui programma presentava sorprendenti analogie con il Piano di Rinascita Democratica di Licio Gelli, prevedeva la presidenza di Randolfo Pacciardi, con ministro della difesa Edgardo Sogno e dell’industria, appunto, Giuseppe Zamberletti. (tratto da Dossier Ponte sullo Stretto - )

“Tutti gli esemplari della specie sono scomparsi: i potentissimi membri della casta che presidiava le imprese pubbliche per conto dei boss dei vecchi partiti sono stati spazzati via da Mani Pulite, dal tramonto della Prima Repubblica, dalla nuovelle vague delle privatizzazioni... Ma lui (Giancarlo Elia Valori), il Manager, Professore, il Signor Autostrade, è sopravvissuto felicemente al crollo della Nomenklatura” (cioè soldi e lavori pubblici) alla sua regione.” (tratto da societàcivile.it – )
“Valori trova una sponda sinistra dentro il governo D’Alema: in quel Marco Minniti che è il braccio destro del presidente del Consiglio, ma prima ancora è un politico calabrese, che tanto si sta dando da fare per portare sviluppo (cioè soldi e lavori pubblici) alla sua regione.” (tratto da societàcivile.it – )
”Quando Peron nel 1973 torna in Argentina da trionfatore, sull’aereo che lo porta da Madrid a Buenos Aires, insieme ai notabili peronisti, alla moglie Isabelita e al cadavere di Evita trafugato dal cimitero di Milano, ci sono due italiani: Licio Gelli e Giancarlo Elia Valori. I rapporti con l’Argentina sono anche rapporti massonici. E il cattolicissimo, papalino Giancarlo, malgrado la scomunica vaticana per i Liberi Muratori, comincia prestissimo a frequentare le Logge. A 25 anni si iscrive alla Loggia Romagnosi del Grande Oriente. Un anno dopo, nel 1966, si presenta però alle elezioni amministrative di Roma nelle liste della Dc, senza avvisare la Loggia : viene sottoposto a processo massonico e radiato. «Non accettarono la mia linea», tenterà di spiegare poi Valori, «del dialogo tra cattolicesimo e massoneria». Nel 1973, un iscritto alla Loggia Romagnosi che aveva voglia di mettersi in proprio, un certo Licio Gelli, lo contatta perché sa dei suoi ottimi rapporti con l’Argentina, lo iscrive al Centro Culturale Europeo (in realtà è la Loggia P 2) e lo coinvolge in una società di import,export chiamata Ase. Che cosa importi e che cosa esporti - carne, armi, informazioni - non è dato sapere.” (tratto da societàcivile.it – )
”Nel 1976, a 36 anni, è vicedirettore generale di Italstrade. «Avevo già realizzato», confessa a Priore, «che i servizi potevano avere un ruolo incisivo circa l’apertura economico,commerciale verso i mercati esteri, in particolar modo verso Libia, Iran, Algeria, Arabia Saudita e Turchia. Così nacque il mio contatto con Santovito». Giuseppe Santovito all’epoca è comandante del Comiliter di Roma e in seguito diventerà direttore del Sismi, il servizio segreto militare. è iscritto alla P2, come tanti altri amici e conoscenti di Valori in quegli anni: il magistrato Carmelo Spagnuolo, il faccendiere Francesco Pazienza, il giornalista Mino Pecorelli, l’agente Nicola Falde...” (tratto da societàcivile.it – )
Temeva Valori anche Romano Prodi, due volte presidente dell’Iri e quindi suo «superiore». Il primo mandato lo definì «il mio Vietnam»: tra i vietcong che gli facevano la guerra c’era anche Valori, ai tempi vicepresidente della Sme, la finanziaria agroalimentare dell’Iri. Prodi, che non vuole piduisti attorno, nel 1984 non lo ricandida ai vertici dell’azienda. Valori riesce però a farsi collocare alla presidenza della Sirti, una società della Stet, che allora era presieduta da Michele Principe (anch’egli iscritto alla P2). E promette vendetta. è lui infatti il sospettato numero uno del siluro sparato in quegli anni contro Prodi: un’inchiesta giudiziaria del procuratore romano Luciano Infelisi su Nomisma, la società di consulenza di Prodi a Bologna. Intanto Valori nel 1987 torna alla Sme, come presidente della Gs (supermercati). E nel 1990, spinto dal nuovo presidente dell’Iri Franco Nobili, si siede finalmente sulla agognata poltrona di presidente della Sme. Poi, nel 1995, nominato dal presidente dell’Iri Michele Tedeschi durante il governo Dini, diventa il Signore delle Autostrade.” (tratto da societàcivile.it – )


Ecco allora che arriviamo ad altri amici, amici degli amici…un altro nome che si lega agli affari Pizzarotti al suo essere sempre parte dei “comitati d’affare” dal nord al sud del paese, è Franco Nobili.

“Riciclati e riciclabili. Scorrere i nomi dei massimi dirigenti dell’Istituto Grandi Infrastrutture può essere utile per rimettere in discussione l’assunto che ci sia stata una prima repubblica e che dopo Mani Pulite ne sia iniziata una seconda. Vice presidente vicario dell’IGI è il cavaliere del lavoro Franco Nobili, presidente della FIEC – Fédération de l’Industrie Européenne de la Construction (la federazione delle grandi società europee di costruzione), con un invidiabile curriculum professionale nelle maggiori aziende pubbliche e private d’Italia: amministratore delegato nell’impresa di costruzioni Angelo Farsura S.p.A. di Milano, dal 1959 al 1989 amministratore e poi presidente della Costruzioni Generali Cogefar S.p.A. del Gruppo Fiat, consigliere della Pizzarotti S.p.A. di Parma, vicepresidente e amministratore della Bastogi-IRBS e infine, dal novembre del 1989 al maggio 1993, presidente dell’IRI, l’impero dell’industria statale nazionale.
La stagione di Franco Nobili all’IRI coincide con il piano di rilancio della controllata Società Stretto di Messina e del progetto del Ponte, con la nomina di Nino Calarco alla presidenza, e con l’inserimento nella finanziaria, di un pinguo stanziamento annuale a favore della stessa società. Nobili dovette abbandonare l’incarico all’IRI in seguito all’arresto per una storia di tangenti. Ad accusarlo l’allora vicedirettore d’Italstat Alberto Mario Zamorani: secondo il manager, Franco Nobili, insieme al ministro dei trasporti Giorgio Santuz e a quello dei lavori pubblici Gianni Prandini, avrebbe fatto parte del cosiddetto “sistemone”, il tavolo di suddivisione di appalti e subappalti per i lavori all’ANAS e alla Società Autostrade a cui sedevano grandi costruttori privati, manager delle imprese pubbliche e politici. I giudici di Milano hanno altresì rilevato nei bilanci della Cogefar - al tempo della presidenza di Franco Nobili e quando era di proprietà di Acqua Marcia (Gruppo Romagnoli) - movimentazioni che hanno lasciato intravedere un giro di tangenti e di fondi neri. Nobili trascorse settantasette giorni in prigione; rinviato a giudizio fu assolto otto anni dopo. Successivamente è finito sotto inchiesta a Milano, Salerno e Roma per vicende relative agli appalti dell’ENEL. I processi, tuttavia, hanno dato ragione al vice di Zamberletti: a Milano, dopo la condanna in primo grado assoluzione in appello; assoluzione a Salerno e infine prescrizione nel procedimento aperto dai giudici della capitale” (tratto da Indymedia – )


Amano il sud come il nord, amano i paesi in via di sviluppo e soprattutto amano i trasporti. Ci tengono a migliorare la qualità della vita (degli amici) e così entrano in quel progetto già morto che è la TAV , opera nata già vecchia che quando sarà conclusa sarà a pieno titolo nei libri di storia. E così già impegnata nella tratta Milano-Bologna, potrebbe anche spuntare in altre tratte, come la Toscana.
Intant o stanno realizzando i lavori, con “il ruolo di Mandataria del raggruppamento di imprese aggiudicatrici dell’opera, di collegamento tra Potenza e la Salerno-Reggio Calabria ”. Uno di quei settori che si sa è esente da bazzecole come le infiltrazioni mafiose. Ma già esperti della cattedrale nel deserto delle “opere di infrastrutturazione delle aree industriali di Valle Vitalba, Isca Pantanelle e San Nicola di Melfi (PT) e relative bretelle di collegamento”, a Potenza, come non richiamare la Pizzarotti & C spa. Con il Ministero di Antonio Di Pietro sembra proprio che la luna di miele iniziata con Prandini (le cui tangenti, per gli smemorati erano incassate dal Cesa, il nuovo leader dell’Udc), e via proseguendo all’apice del “convivente” Lunardi, prosegua benissimo, una collaborazione che, per usare il vocabolario dell’ex (a tutti gli effetti) di Mani Pulite, “c’azzecca!”. Perché in tutta la partita dell’Alta Velocità, rientrano anche altre opere per la viabilità e l’ambiente e così anche nella propria terra madre di Parma sono al lavoro per la “Galleria Artificiale di Fontanellato”. E poi ancora i trasporti su rotaia, vanno a gonfie tasche… abbiamo la Metropolitana di Napoli e interventi sulla rete ferroviaria a Modena. Tutti lavori in corso della Pizzarotti e il tutto si aggiunge a quanto abbiamo già visto sul tema infrastrutture, partendo dalla Siracusa-Catania per l’ANAS.

I buoni rapporti di “amicizia” con tutto l’arco dei partiti che contano, con le Cooperative e con la Fiat certo ha aiutato a creare lavoro, a far muovere, come si dice, i soldi da una tasca all’altra…d’altronde l’ha detto Pizzarotto ai magistrati che erano “ringraziamenti” quelli che elargiva. E così opere a Ferrara come a Vicenza, a Genova come il restauro del Palazzo di Giustizia di Roma, a Torino con il nuovo centro del Lingotto ai lavori di restauro e consolidamento di Paestum e tra i tanti altri lavori svolti il Nuovo Polo a Rho della Fiera di Milano. E naturalmente non si fermano ed insieme a tutti gli ampliamenti di tutte le Basi Usa e Nato in Italia, la realizzazione del Nuovo Mercato Agroalimentare ("consegna chiavi in mano") di Napoli, il nuovo deposito ferroviario di Cosenza e l’Ospedale di Sassuolo a Modena. Per non stare a elencare quanto altro che è indicato direttamente dal sito della Pizzarotti (clicca qui). Bisogna dirlo, per loro la crisi non c’è mai stata. Non solo quella economica, ma nemmeno la crisi per continui cambi di governo. E’ crollata la cosiddetta prima Repubblica e loro sono sopravvissuti. Che grande “impresa”.

Ma guarda tu. Parti con le tangenti, nell’inchiesta di Mani Pulite, e poi finisci in opere e lavori, alleanze e società che sono coinvolte in altre inchieste. Anche in indagini su Opere che hanno visto l’alleanza anche di Cosa Nostra ed ‘Ndrangheta per spartirsi, insieme al resto, anche i lavori per il Ponte sullo Stretto. Rapporti indagati che sono partiti da Santapaola per CosaNostra e Morabito di Africo per la ‘Ndrangheta e che si sono evoluti e rafforzati, mentre i reparti investigativi e repressivi dello Stato si vedevano diminuire i mezzi, le risorse e le possibilità di azione, da una politica trasversale, iniziata nel 1992 e non ancora conclusa, che ha visto alternarsi nell’approvare i provvedimenti “anti-giustizia” il centro-sinistra ed il centro-destra, in una continuità perfetta. Intanto a Parma, sulla Pizzarotti, si sono visti troppi silenzi da parte degli enti di controllo. Che sia per la stessa ragione per cui a Parma non si erano nemmeno accorti del crack della Parmalat, troppo impegnati nei salotti tra un aperitivo e qualche piacere? Chissà?!


A Bari andava tutto bene. Era quasi riuscito a costruire la “cittadella della Giustizia” (e non è una battuta). Ma al Ministero non c’erano i soldi. Forse ora la sensibilità a certi vecchi amici può trovare una solida spalla di sostegno in Madre Mastella di Calcutta (come Vauro ha ribattezzato l’uomo forte di Ceppalonia). Vediamo:

” Per quanto riguarda l'altro aspetto del problema, la cittadella della giustizia, nei primi mesi del 2002, l 'Impresa Pizzarotti, la Società Bari 2 e l'Impresa Mazzitelli, avanzarono, autonomamente, delle proposte progettuali. Per due anni venne promossa dal Comune di Bari e dalla Commissione di Manutenzione ogni iniziativa per ottenere dal Ministero un finanziamento sufficiente per la realizzazione di tale opera (all'uopo il Comune fece predisporre anche un project financing).
Ogni tentativo andò a vuoto (su questo tema, da ricordare l'incontro a Bari con il Ministro della Giustizia): il Ministero non era in grado né di finanziare un'opera di oltre 400 miliardi di lire, né di assumere, per i successivi anni, impegni pluriennali di spesa per gli importi previsti dal "progetto di finanza".” (tratto dalla Relazione del 2006 del Presidente della Corte di Appello, Giacinto De Marco – )


Ma c’è una Regione insospettabile, e tale solo perché la memoria è labile. Una storia che portò a diramare anche un comunicato dal Presidente della Repubblica, il savonese Sandro Pertini, in cui si legge: “Il Presidente della Repubblica da due anni e mezzo ha troncato ogni rapporto con i dirigenti della Federazione del P.S.I. di Savona, rifiutandosi di ricevere i rappresentanti. L’assurda notizia diffusa a suo tempo dal signor Leo Capello di essere figlioccio del Presidente è stata a suo tempo categoricamente smentita dal Presidente stesso, il quale, come tutti a Savona sanno, non solo non ha figli, ma nemmeno figliocci….” (tratto da un ottimo riassunto della vicenda Teardo - )

Ciò in riferimento allo scandalo dell’associazione a delinquere di stampo mafioso gestita da Alberto Teardo e del suo gruppo di piduisti, definita da Pertini “un patto scellerato”. Pertini si impegnò in difesa della magistratura perché potesse portare avanti il proprio indipendente lavoro, visti i tentativi di fermarla. Fu, con lo Scandalo Petroli, l’ennessima scossa al Potere ed alla corruzione, anche questa partita dalla Liguria, con i Pretori d’Assalto.
Alberto Teardo, allora Presidente della Regione, e gli altri, furono condannati, ma il segno in Liguria, terra dove la massoneria è potente, è rimasto. L’allora assessore alla sanità della Giunta Teardo, per fare un esempio, anch’esso iscritto alla P2, era Michele Fossa, oggi uno dei maggiori dirigenti dei DS in questa regione. Un altro esempio è quello dell’allora consulente del Presidente della Regione Alberto Teardo, è l’attuale sindaco di Genova, dal 1997, craxiano di vecchia data (anche in piena Tangentopoli) si chiama Giuseppe Pericu (già consulente di Ligato e Necci, come ama ricordare lui, facendosene vanto) che fu “collocato” a quella carica dalla regia di Claudio Burlando (dalemiano di ferro, allora Ministro dei Trasporti ed ora Presidente della Regione Liguria), scacciando Adriano Sansa, sindaco indipendente eletto nel 1993 e già simbolo della lotta alla corruzione ed esempio di quella questione morale tradita dalla nomenklatura.
In Giunta Regionale all’Urbanistica Burlando ha voluto un savonese, anzi il Sindaco di Savona in persona, Ruggiero. A Savona, come a Genova le cementificazioni e speculazioni sono tornate ad essere all’ordine del giorno con modifiche e stravolgimenti del Piano Regolatore (PUC) a raffica ed anche quell’opera per cui abbiamo fatto questa ricerca. (sul caso Genova e sul caso Savona ampia rassegna con articoli e documenti nello speciale Cemento)

Quindi, visto che ci tiene a edificare per la Giustizia , un Carcere è spuntato fuori anche per la Pizzarotti. In quella regione insospettabile che è la Liguria rossa, terra di speculazioni edilizie senza fine, ma sempre “rosse”, il nuovo carcere a Savona chi lo costruisce? Ma naturalmente la Pizzarotti , con un curriculum così, come si fa a dire di no…sono offerte che non si possono rifiutare, si sa! E poi…
“…le difficoltà per realizzare un sogno sono tante e talvolta sembrano insormontabili ma con gli sforzi congiunti di molti e con una buona dose di pazienza si possono poco per volta superare” sono l’ultima confessione di Paolo Pizzarotti (dall’home-page aziendale - ) e se questo suo pensiero non sintetizza al meglio il suo lavoro e tutti gli sforzi dei molti amici con lui, che abbiamo cercato di condensare, allora la parola non conta proprio più nulla:...questo parla e nessuno verbalizza!

 


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