"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale
e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione
di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche,
di condizioni personali e sociali.
E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli
di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto
la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno
sviluppo della persona umana..."
[art. 3 Costituzione della
Repubblica]
"Proseguendo
nell'inventario dei passaggi che hanno contribuito
ad aprire dei varchi al dilagare della corruzione, va ricordata
la riforma dei reati contro la pubblica amministrazione
varata da una maggioranza di centro-sinistra
con la legge 234 del 16 luglio 1997...
Viene abolito il reato di abuso di ufficio ‘non patrimoniale',
cioè quello del pubblico ufficiale, per fini diversi da quelli di
procurare a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale.
Si decriminalizzano così tutta una serie di condotte finalizzate
alla gestione clientelare del potere. L'abuso patrimoniale rimane
reato ma la pena viene sensibilmente ridotta, da cinque a tre anni.
Con tre conseguenze: niente più intercettazioni e termini di
prescrizione accorciati che passano da 15 anni a 7 e mezzo senza
le attenuanti generiche, da sette e mezzo a cinque con le generiche.
In cinque anni celebrare tre gradi di giudizio con il nuovo codice
di procedura penale è un impresa impossibile, soprattutto se si tiene
conto che, grazie ad una serie di altre riforme approvate in quegli
anni, imputati eccellenti o danarosi hanno la possibilità di allungare
a dismisura i tempi dei processi con varie tattiche dilatorie."
[
Roberto Scarpinato in "Il ritorno
del principe"]
"'Rifiutate i compromessi. Siate intransigenti sui valori.
Convincete con amore chi sbaglia. Rifiutate il metodo del saperci
fare, questo vezzo italiano della furbizia, io ce la so fare, a me non
me la fanno. Non chiedete mai favori o raccomandazioni'.
Questo è un ammonimento importante. La Costituzione e le leggi
vi accordano dei diritti, sappiateli esigere. Esigete i vostri diritti
sempre con fermezza, con dignità. Non chiedete mai come elemosina
quello che le leggi vi accordano come diritti. Chiedeteli, esigeteli
con fermezza, con dignità, senza piegare la schiena, senza abbassarvi
al più forte, al più potente, al politico di turno. Dovete esigerli!
Questo è un imperativo, che deve sorreggere tutta la vostra vita.
E' un imperativo di dignità, di dignità umana. Abbiate sempre
rispetto della vostra dignità e difendetela anche in questo modo,
esigendo i vostri diritti e non chiedendoli come favori o come
raccomandazioni, al politico, al potente, al funzionario di turno."
[Antonino Caponnetto ai ragazzi
delle scuole]
"Hai diritto di
parlare liberamente,
finché non sarai abbastanza stupido da provarci davvero"
[
Joe Strummer in "Know your rights"]
"Parlare di destra e sinistra non ha più senso,
bisogna parlare di persone oneste o disoneste."
[Beppe Grillo bel blog
www.beppegrillo.it]
In queste frasi, in questi concetti, vi sono le ragioni di
molto del nostro agire e l'essenza del perché questo dossier "
Illegalità
a Bologna, la "casta" e le assegnazioni delle case popolari".
Le pubbliche amministrazioni hanno il dovere di operare nell'interesse
esclusivo dei cittadini, nella trasparenza e correttezza dei propri atti. Di
questi presupposti e doveri della PA a Bologna è difficile trovarne traccia
quando si parla di "case popolari".
Non è una questione di opinione politica, di questa o su questa o l'altra
parte... riguarda le amministrazioni comunali succedutesi per decenni, con
amministrazioni dell'una e dell'altra parte. Chi amministra un Comune ha il
dovere di gestione degli interessi collettivi, e ciò impone l'esigenza di
garantire il rispetto dei principi di imparzialità e trasparenza.
I politici, siano essi consiglieri comunali, assessori o sindaci, non hanno
alcun diritto di sostituirsi ai tecnici a cui compete la gestione, ad esempio,
delle graduatorie e delle assegnazioni delle case popolari. Anzi ogni atto dei
politici, ogni loro provvedimento specifico che compete per leggi ai tecnici,
rende nullo il provvedimento stesso di assegnazione e decisione in merito alla
gestione. Non hanno nemmeno il diritto chi pretendere o ottenere che i tecnici
compiano atti sotto loro dettatura... questo sarebbe un atto di ingerenza, un
abuso.
L'attività amministrativa deve trovare base nella legge. E' principio di
legalità basilare del Diritto. Infatti le pubbliche amministrazioni possono
esercitare esclusivamente i poteri indicati dalla legge e farlo,
esclusivamente, secondo i modi da questa prescritti. Hanno il dovere di
garantire l'attuazione dei principi di trasparenza, correttezza e imparzialità
della gestione della cosa pubblica.
Il principio di imparzialità, infatti, significa che la Pubblica
Amministrazione non deve in alcun modo fare scelte basate su discrezionalità o
favoritismi. Anche per questo gli atti devono essere pubblici e trasparenti,
accessibili e comprensibili ai cittadini.
Altro dovere della Amministrazione pubblica è il principio del buon andamento.
Efficienza nella garanzia dell'espletamento dei servizi per il soddisfacimento
dei bisogni dei cittadini, evitando sprechi o usi distorti e clientelari delle
risorse pubbliche.
Ogni decisione deve essere oggettiva, conseguente alla congruità tra disciplina
normativa e decisione amministrativa. Senza coerenza tra valutazione oggettiva
e decisione, e senza uniformità di valutazione e decisione, viene meno non solo
in rispetto dei doveri fondamentali della Pubblica Amministrazione, ma si cade
nell'arbitrio, ovvero ad una gestione che piega l'interesse generale a quello
particolare.
Ecco dunque che si comprende, documenti alla mano, che il Comune di Bologna ha
violato pesantemente questi doveri nella gestione delle case popolari! Non solo
ci dice che vi è stato un abuso di potere da parte di consiglieri e
amministratori, ma che vi sono stati anche pesanti complicità nella macchina
comunale che ha il dovere di controllo e verifica della legittimità degli atti.
Il Segretario Generale, ad esempio, in questi decenni dove era? I responsabili
dell'Ufficio per le assegnazioni delle case popolari, che si vedevano le
graduatorie cestinate - nei fatti - e sostituite da assegnazioni
politico-clientelari (non vi sono altri termini per definire scelte dei
politici), dove erano?
La legalità ed la giustizia sociale sono stati calpestati senza ritegno. Chi
aveva diritto alla casa, secondo graduatorie oggettive, veniva scavalcato da
quanti si vedevano assegnare a totale discrezione gli alloggi popolari da una
Commissione illegittima composta da politici.
Ma anche qui, oltre al fatto che tale procedura è dal punto di vista del
Diritto (oltre a quello Etico) illegittima, alla gravità dell'accaduto nella
gestione pratica delle assegnazioni, si è aggiunta la beffa di una
"Commissione speciale d'indagine" del Consiglio Comunale di Bologna
sulla "Commissione casa del Consiglio Comunale di Bologna". L'esito
di un auto-indagine è naturalmente scontata: auto-assoluzione, anche perché
oltre a scrivere una sfilza di falsità e mistificazioni dei fatti che non
smentiscono minamene la denuncia ed i documenti, è stata la stessa Commissione
del Consiglio esaminante l'altra Commissione del Consiglio ad affermare che le
loro "competenze non sono di tipo giuridico".
Inoltre nella stessa relazione conclusiva della Commissione d'Indagine, tra le
varie giustificazioni adottate per coprire le illegalità dell'azione perpetuatasi
con la Commissione Politica del Consiglio Comunale, vi è un passaggio
inquietante, in cui si ammette, cercando naturalmente di giustificare
l'accaduto, la fondatezza delle denunce su tale modus operandi. Si legge,
testuale: "La Commissione Consultiva Casa è venuta ad assumere un ruolo,
in parte discrezionale, in quanto canale di segnalazione, di un numero
crescente di emergenze; un ruolo diverso da quello definito inizialmente, anche
per questo non coerente, almeno sul piano formale, con le nuove disposizioni
legislative. Al di là delle intenzioni soggettive di dare risposte efficaci
alle crescenti tensioni sociali/abitative, si è determinata una situazione
amministrativa anomala che era opportuno correggere, distinguendo le
prerogative dei Consiglieri e degli Amministratori, da quelle dei
tecnici". Il passaggio si conclude con l'evidenziare che la Commissione
Tecnica è andata a sostituire quella Consiliare. Naturalmente questo è avvenuto
dopo la denuncia di ciò che avveniva e solo a seguito di questa
l'Amministrazione Comunale ha "sanato" la composizione della
Commissione. Inoltre detto passaggio contraddice quanto nella stessa relazione
si afferma che l'Amministrazione comunale nel 1986 aveva costituito la
Commissione politica "ravvisando in un organo colleggiale consultivo
(sic,
ndr) un elemento di garanzia di trasparenza, una forma di limitazione
dell'ambito discrezionale dell'amministrazione". Un passaggio, questo, che
la dice lunga sulla concezione di "garanzia", "trasparenza"
e "limitazione della discrezionalità"!
Il passaggio sulla "discrezionalità" è inoltre presente nella
Relazione della cosiddetta Commissione d'Indagine del Consiglio Comunale
costituita dopo le denunce sull'illegittimità della Commissione Politica del
Consiglio stesso, con un sovvertimento radicale della norma legislativa.
Infatti si afferma, in altro punto rispetto ai citati: "ravvisando in un
organo collegiale consultivo
(sic, ndr) un elemento di garanzia di
trasparenza, una forma di limitazione dell'ambito discrezionale dell'amministrazione,
reso possibile dalla stessa normativa regionale". Nulla di più falso di
tale affermazione, in quanto la normativa regionale non prevede altra
possibilità di nomine tecniche e non politiche. Inoltre nessuna Regione avrebbe
potuto decidere diversamente in quanto nessuna legge regionale può contrastare
con il disposto della legislazione nazionale!
Il sistema ha visto negli anni, una trasversalità totale in tale gestione.
Maggioranze e opposizioni (cosiddette) succedutesi nei decenni, hanno attuato
questo modus operandi in perfetta sintonia e continuità. Intanto molti di
coloro che erano in graduatoria, per ragioni oggettive, morivano nell'attesa
dell'assegnazione (19 negli anni 2002-2004, figuriamoci dal 1986!), scavalcati
da chi il consigliere e l'assessore di turno, a propria personale e totale
discrezione decidevano aver più diritto.
Così vi sono stati politici e amici degli amici che hanno avuto, con
l'escamotage dell'"emergenza abitativa" una casa popolare e chi aveva
oggettivamente diritto e urgenza si vedeva violato nel suo diritto ed in molti
casi, come detto, senza vederselo riconosciuto mai! Una Commissione Casa in
teoria presentata come consultiva ma che in realtà, nei fatti, era
sistematicamente deliberante, costituita senza la minima aderenza e conformità
alle normative di legge nazionale o regionale!
Davanti a tutto questo, dinnanzi a casi clamorosi ed eclatanti la
"casta" del Comune di Bologna, copriva e assolveva se stessa, certa
della più totale impunità. Infatti i provvedimenti legislativi adottati negli
anni (con le tante scuse della giustizia giusta e veloce, sic!) i reati dei
colletti bianchi sono stati di fatto derubricati, come nel caso emblematico
dell'abuso d'ufficio.
La Procura di Bologna, nel momento in cui ha acquisito la denuncia di tutto
questo, nel 2004, nonostante l'urgenza ha atteso anni prima di avviare
l'indagine. Conseguenza logica i termini di prescrizione che galoppano. Ma
anche altro. Infatti dietro ad un reato di abuso d'ufficio si nascondo spesso
altri reati, come il voto di scambio o episodi di corruzione. Non avviare
subito indagini approfondite, significa lasciar evaporare questi eventuali
altri filoni.
Inoltre esiste un caso, con comprovata colpevolezza e salvifica prescrizione,
di corruzione di un funzionario comunale per corruzione proprio in merito alle
assegnazioni delle case popolari a Bologna. Tale dinamica veniva infatti
chiaramente indicata nella denuncia presentata alla Procura sulla gestione
delle case popolari, ma probabilmente è sfuggita.
Occorre quindi anche qui fare chiarezza. Infatti se vengono riscontrate come
vere, verificate e fondate le questioni, i fatti, denunciati alla Procura in
merito alla gestione delle case popolari di Bologna, come si evince dalla
relazione del PM al Gip nel settembre 2007, come è possibile che questa si
concluda con la richiesta dell'archiviazione? Nella relazione si afferma:
"Sono infatti certamente fondati i rilievi di illegittimità amministrativa
dei provvedimenti adottati dalla commissione casa" e ancora "La
Commissione consultiva casa cessava la sua attività nel giugno 2004, non
venendo più rinnovata a seguito dell'iniziativa dell'assessore Amorosi [...]
Solo con delibera 283 del 28 settembre 2004 della Giunta Comunale veniva
istituita la "commissione tecnica casa", i cui componenti venivano,
questa volta, selezionati tra i funzionari dell'ente. Con il provvedimento -
richiamato il regolamento comunale contenete la disciplina degli interventi nel
settore abitativo e nella gestione degli alloggi ERP
[Edilizia Residenziale
Pubblica, ndr] - viene finalmente affermata l'esigenza che anche le
assegnazioni di alloggi per le situazioni di emergenza abitativa, fossero
decise dal Dirigente competente con il supporto di un organo consultivo avente
natura esclusivamente tecnica". Sempre la Procura rispetto al
funzionamento della Commissione politica casa denunciata, scrive: "In
ordine a tale aspetto, sono certamente fondati i rilievi dell'Amorosi, il quale
ha fra l'altro denunciato la difficoltà di verifica dei criteri adottati dalla
commissione casa per l'assegnazione di alloggi ERP in deroga alle graduatorie.
Va infatti rilevato che la commissione casa, in questa materia, non operava
certo come organo consultivo. Le decisioni dell'organo collegiale, sia nel
riconoscere in capo a un soggetto la condizione di ‘emergenza abitativa', che
nel negarla, erano infatti sostanzialmente "costitutive" del diritto
a conseguire un alloggio". Sempre la Procura: " Sempre dalla disamina
dei verbali emerge, inoltre, un altro peculiare aspetto della vicenda
meritevole di particolare approfondimento, e cioè l'ulteriore prassi seguita
dalla commissione di provvedere autonomamente alla istruttoria di pratiche
finalizzate alla assegnazione di un certo numero di alloggi (nei verbali sinteticamente
indicati come ‘riserva'), prescindendo da preventive segnalazioni provenienti
dai competenti servizi comunali. [...] Quanto ai provvedimenti di assegnazione,
nella informativa della Guardia di Finanza 12 dicembre 2006 più volte citate,
viene evidenziato come mentre fino al 14 aprile 2006 questi fossero a firma
dell'assessore alla casa, per il successivo periodo in cui ha operato la
commissione, gli stessi risultino sottoscritti dal responsabile del settore
casa. Nella stessa informativa si sottolinea peraltro che non risultino a tale
riguardo mai sollevati rilievi da parte del segretario comunale del Comune di
Bologna...".
Se si riscontra che vi è stata una gestione illegale delle assegnazioni come è
possibile archiviare? Se è vero che se il reddito di coloro che si sono visti
assegnare in emergenza la casa popolare, in deroga alle graduatorie, rientra
nei parametri del reddito massimo stabilito per poter richiedere una casa
popolare, ciò non comportando quindi un ingiusto vantaggio degli stessi, è certamente
vero che vi è un danno a coloro che in graduatoria avevano diritto a tale
assegnazione e sono rimasti senza casa popolare pur con redditi e condizioni
maggiormente disagiate di coloro che "in emergenza abitativa" li
hanno scavalcati sulla base dei criteri non trasparenti adottati dalla
Commissione politica. Certo la prescrizione, a giugno 2009, metterebbe comunque
la parola fine al fascicolo giudiziario, ma questo non produce altro che
ulteriore senso di impunità in quei personaggi che gestiscono la cosa pubblica
in permanente conflitto con il Diritto, vittime d'orticaria alle regole ed alla
legalità.
Questo aspetto di un riscontro di illegittimità delle assegnazioni della
Commissione politica da parte della Procura con la conclusione dell'archiviazione,
non è assolutamente, quindi, secondario. Infatti se illegittimità vi sono state
vanno perseguite, altrimenti si rientra in una sfera della discrezionalità
dell'azione penale in cui davanti alle Pubbliche Amministrazioni si preferisce
adottare una sorta di atteggiamento di non ingerenza, violando così il
principio di eguaglianza dei cittadini davanti alla legge e negando al soggetto
più debole, quale è il cittadino che ha subito un danno da tali illegittimità
della Pubblica Amministrazione, la giustizia che merita. Ulteriore esempio
rispetto alla mancanza di attività di controllo, a quanto ci risulti, è quello
in merito a diversi appalti effettuati sia per lavori pubblici che nello
specifico per interventi di manutenzione sugli alloggi popolari, su cui si sono
viste protagoniste, a Bologna, società legate al clan Nuvoletta. Società
individuate dalla DDA di Napoli come da notizie di pubblico dominio [leggi
articolo 1 e
articolo 2]. Come è possibile quindi che, in questi casi,
mai nessuna inchiesta sull'infiltrazione mafiosa sia stata posta in essere,
alla luce di ciò, dalla Procura di Bologna? Non è dato sapere!
Per questa ragione, oltre al pubblicare tutti i documenti pubblici (compresi i
verbali della Commissione, le lettere di raccomandazione dei consiglieri
comunali e quelle di assegnazione firmate dai diversi assessori, le
graduatorie, ecc ecc - con tutti i dati in questi contenuti e allegati) che permettono di capire la realtà dei fatti in
merito alla vicenda delle case popolari di Bologna perché ogni cittadino possa
verificare e valutare l'operato della propria amministrazione comunale,
chiediamo al Csm di procedere alle verifiche del caso per comprendere ed
eventualmente risolvere e chiarire la situazione della Procura di Bologna.
In conclusione vi sono ancora due elementi che riteniamo degni di nota. Il
primo è quello relativo ad un'assegnazione da parte del Comune ad un
associazione di un civico immobile. Assegnazione curiosa visto che dalla stessa
assegnazione emerge che l'associazione a cui si assegna lo spazio non è ancora
costituita! L'altro elemento è quello di un conflitto di interessi che nessuno
ha notato in merito proprio alle case popolari bolognesi. Il presidente
dell'Acer (ex Iacp), Enrico Rizzo, nominato da Cofferati (la maggioranza
dell'Acer è del Comune di Bologna), è, a quanto ci risulta un dirigente locale
e nazionale dell'Asppi (Associazione Sindacale Piccoli Proprietari
Immobiliari), vicina all'area Cgil - Ds, dopo esserne stato anche presidente
nazionale. Un conflitto di interesse grosso come una "casa" che però
pare nessuno abbia visto.
L'iniziativa di presentazione del presente dossier è stata promossa dalla Casa
della Legalità e dal Meetup degli Amici di Beppe Grillo di Bologna, invitando
l'attuale sindaco, Sergio Cofferati, l'ex sindaco, Giorgio Guazzaloca, il
Presidente dell'Acer (esponente della potente Asppi bolognese), Enrico Rizzo e
l'ex assessore comunale alla Casa, Antonio Amorosi, che denunciò questo sistema
alla Procura e lasciò la Giunta comunale. Lo abbiamo fatto perché vogliamo che
si faccia chiarezza sulle responsabilità e perché vi fosse un confronto in cui,
i responsabili della Pubblica Amministrazione (presente e passata) producessero
non dichiarazioni o opinioni in merito ai fatti, bensì producessero
contestazioni documentali a quanto denunciato. Non si presentano? Pensano che
evitando il confronto si eviti di parlarne per atteggiamenti reverenziali? Si
sbagliano di grosso: se ne parla, sono fatti! Si pubblica tutto ed ogni
cittadino, come suo diritto-dovere, può valutare.
[tutti i documenti sono in formato .pdf]
1. Denuncia alla Procura della Repubblica
2. Relazione del Pm al Gip
3. Le delibere di costituzione della
Commissione Casa
(che nessuna legge prevede di costituire)
1986 |
1991 |
1996 |
1999
4. Pareri Uffici Comunali su prassi
assegnazioni
Parere Ufficio Legale |
Settore Gestione Patrimonio - Unità consulenza
giuridica
5. Alcuni dei Verbali della Commissione
Casa
86 |
46 |
48 |
50 |
58 |
71-73 |
71-74 |
44 |
62 |
94 |
97
(in riferimento al verbale 97, vedasi
scheda sulla signora Lolita)
6. Esempi di casi di segnalazioni
1 |
2 |
3 |
4 |
5 |
6 |
7 |
8 |
9
|
10 |
11 |
12 |
13 |
14
7. Esempi di assegnazione senza motivazione
(ad esempio su 24 nominativi, senza motivazione alcuna, 12 accolti e 12 respinti)
1 |
2
8. Ulteriori esempi discrezionalità e potere dei consiglieri e assessore della Commissione
1 |
2 |
3 |
4
9. Prospetto riassuntivo case assegnate da consiglieri e assessori della Commissione
10. Graduatoria domande pervenute regolarmente al Comune
11. Graduatoria con indicazione deceduti (19) tra il 2002 e 2004
12. Verifiche redditi non conformi alle normative
13. Assegnazione (fulminea) della Commissione ad ex componente
14. Atti di assegnazione firmate da Assessore
1 |
2 |
3
15. Lettere tipo inviata da Assessore a casa dei beneficiari di assegnazione
16. Caso di corruzione accertata (e prescritta) di funzionario comunale x assegnazioni
17. E' la Commissione politica che verifica i redditi
18. Assegnazioni in emergenza scadute e senza verifiche
19. Abusivo a cui viene assegnata una casa in violazione normativa
20. Relazione Commissione d'Indagine del Consiglio Comunale
21. Relazione Ass. Amorosi alla Commissione d'Indagine del Consiglio Comunale
Altri fatti:
- Quando la Commissione politica viene abolita nascono le occupazioni abusive
- Ad un associazione non ancora costituita viene assegnato un civico immobile
- Il Caso di dirigenti e parenti Acer (ex Iacp)