La Casa della Legalità – Onlus ha promosso una segnalazione urgente all'Autorità Giudiziaria competente in merito a nuovi elementi documentali che fanno trasparire un possibile tentativo di eliminazione del collaboratore di giustizia Francesco Oliverio.
L'ex capo-locale della 'ndrangheta di Belvedere Spinello, divenuto collaboratore di giustizia nel 2012, ha fornito - con le sue dichiarazioni e testimonianze davanti a molteplici Direzioni Distrettuali Antimafia e Tribunali – un contributo di assoluta rilevanza per molteplici inchieste (oltre a quelle sui traffici illeciti come stupefacenti ed armi, sulle attività di riciclaggio, di infiltrazioni nei lavori pubblici come, ad esempio, l'Expo di Milano, l'Alta Velocità, il post-terremoto in Abruzzo, nonché nelle commesse di Anas)...
Imperia – Questa mattina, dopo circa un ora di camera di consiglio, il Collegio del Tribunale di Imperia ha condannato il MARCIANO' Vincenzo cl. 77 (figlio del capo-locale della 'ndrangheta di Ventimiglia, Giuseppe detto "Peppino") per le minacce aggravate dal metodo mafioso,pronunciate durante una pausa del processo la “LA SVOLTA”, il 30 gennaio 2014, ai danni di Christian Abbondanza, della Casa della Legalità – Onlus...
IN CODA RASSEGNA SULLA CONFERENZA STAMPA E LE SLIDES PROIETTATE
«Da “la svolta” all'annientamento – schiacciare 'ndranghetisti e zona grigia» è il titolo della conferenza stampa pubblica che la Casa della Legalità – Onlus terrà mercoledì 9 MARZO 2016, alle ore 11, presso la Sala Conferenze della Civica Biblioteca Aprosiana di Via Cavour 61 a Ventimiglia (IM).
Si affronterà la realtà del contesto di Ventimiglia e del ponente ligure, roccaforte dell'organizzazione 'ndranghetista con a capo i PALAMARA Antonio ed i MARCIANO', anche alla luce delle Sentenze “LA SVOLTA” e del Consiglio di Stato.
La recente Relazione annuale della Procura Nazionale Antimafia, del febbraio 2016 [leggi qui il testo integrale], tra l'altro, in merito, scrive: «In tale direzione va sottolineata l’importanza – in quanto per la prima volta riconosciuta processualmente la presenza della ndrangheta in questa regione - della sentenza emessa il 7 ottobre 2014, nel procedimento denominato“la svolta”, dal Tribunale di Imperia, con il quale sono stati condannati 27, tra capi ed affiliati, di un sodalizio operante nei comuni di Ventimiglia, Bordighera e Diano Marina, in grado di condizionare l'operato di amministratori locali e di incidere sulle attività imprenditoriali, segnatamente svolte da quelle piccole e medie imprese che costituiscono il tessuto economico prevalente dell’intera area del ponente ligure»...
Torniamo, come annunciato, sul GRANDE "luntrune" ARACRI Nicolino [al centro della foto di famiglia in occasione di un matrimonio] ed il suo sodalizio 'ndranghetista. Il suddetto ci offre uno dei più precisi esempi di quanto non vi sia freno alla sete di potere che caratterezza la 'ndrangheta. Ordinare omicidi come se si ordinasse il caffè al bar. Il "Crimine" nel crotonese (che vuol dire anche parte della provincia di Catanzaro e Cosenza) faceva capo ai cirotani, con il "Crimine di Cirò"? Si eliminano, punto e basta. La nuova "capitale" della "Provincia" si sposta a Cutro. Gli ARENA non si allineano agli amici suoi, come i NICOSCIA? Si progetta di ammazzare chi si mette di traverso. Così per i DRAGONE. La spregiudicatezza (e scia di sangue) del GRANDE "luntrune" è stata fermata solo dagli arresti. E se la 'ndrangheta è una sola, una struttura unitaria, la famiglia del GRANDE "luntrune" ARACRI è una sola cosa con la 'ndrangheta. Così come le altre famiglie del crotonese. Ogni parentela è un'alleanza di 'ndrangheta. Un'alleanza funzionale a rafforzare il "potere" del sodalizio. Anche i semplici fidanzamenti sono funzionali a questo obiettivo. Rafforzare il potere del sodalizio 'ndranghetista è l'unico criterio di scelta che condiziona anche i legami "affettivi". Il GRANDE "luntrune" ARACRI Nicolino si credeva intoccabile, e come vedremo parlava e parlava a ruota libera, certo che a lui non lo si intercettava. Rassicurava i convenuti, come i BARBARO di Platì o il MAZZAGATTI, che sipoteva parlare tranquilli, perché con lui non si rischiava di essere intercettati. Ed invece lo Stato c'era e lui, con i suoi sodali, c'è rimasto nella rete dell'indagine. Lui pensava di poter costruire un impero, mimetizzarlo, nasconderlo e gestirlo secondo il suo volere e gradimento, ma invece alla fine tutto è emerso, dai suoi affari in Calabria all'Emilia-Romagna e su, ancora più a Nord, così come all'estero. Ed allora sorge spontanea una domanda: ma è proprio lui, il GRANDE "luntrune", la vera "mente" del potere 'ndranghetista con capitale nel crotonese, oppure lui era utile per scalzare dalla "regia" i cirotani, restando però lui stesso un "sacrificabile" nell'interesse di tutelare quall'anello di congiunzione tra 'ndrangheta e potere massonico (con la Loggia di Vibo Valentina) e quindi con pezzi insospettabili all'interno delle Istituzioni de
llo Stato? Cercheremo di porre le basi di questa risposta in queste tre puntate, così da contribuire ad una comprensione delle dinamiche, partendo dall'inchiesta "KITERION 1" e "KITERION 2" ed andando oltre, con la terza puntata, su un contesto ben definito ma ancora lontano dai riflettori e che invece è tassello essenziale per inquadrare pienamente il potere 'ndranghetista con epicentro nel crotonese...
Di recente, a seguito della Sentenza in abbreviato per l'inchiesta "SAN MICHELE", siamo tornati sulla 'ndrangheta del Crotone, passando da Piemonte e Liguria, parlando del “locale” di San Mauro Marchesato e della 'ndrina distaccata operante nel nord ovest, guardando oltre alla pura dimensione giudiziaria e puntando lo sguardo anche sul contesto anche delle loro reti di “relazioni”, ad esempio tra gli esponenti della famiglia GRECO-DONATO e uomini di primo piano della politica nel ponente ligure (vedesi il caso della grande confidenza con il noto politico, vicinissimo a SCAJOLA Claudio, FERA Antonio) [vedi qui], ora andiamo avanti...
"Panorama" è arrivato alla 3° puntata dell’inchiesta sull’Antimafia e LIBERA dal titolo «Se l'Antimafia si trasforma in trust economico» (vedi qui) [qui invece la 1° puntata con l’intervista al pm della DDA di Napoli Catello Maresca «L'Antimafia a volte sembra mafia» e qui la 2° puntata con l’intervista a Raffaele Cantone «Cantone: "C'è chi usa l'antimafia, smascheriamolo"»].
E’ il momento, ora, di fare alcuni ulteriori esempi oltre quelli citati. Esempi concreti che servono più di ogni disquisizione, anche perché non si è qui per fare letteratura, nel chiarire il contesto di cui si sta trattando...
Tralasciamo qui ogni dettaglio sulla questione FERA, che è agli atti. Tralasciamo qui anche ogni dettaglio sui carteggi e-mail relativi alla vicenda FREE-SUN ed altro, che è agli atti. Su un punto non possiamo però esimerci dall'intervenire. E' quanto sostenuto dalla Difesa di SCAJOLA Claudio durante il dibattimento del processo di Reggio Calabria.
La Difesa di SCAJOLA sostiene che il finanziamento al progetto promosso in primis dalla “FERA SRL” sia frutto dell'attività del Ministero guidato da Bersani, con il Governo Prodi.
Le date ufficiali smentiscono alla radice questa “visione” fornita dai legali dell'ex Ministro oggi imputato per favoreggiamento della latitanza del MATACENA Amedeo (condannato in via definitiva per concorso esterno, visti i suoi rapporti consolidati con la cosca 'ndranghetista dei ROSMINI), oltre che per aver operato nell'agevolare le attività economiche (occulte, al fine di eludere provvedimenti di sequestro) dei coniugi MATACENA-RIZZO.
A smentire la Difesa di SCAJOLA bastano alcuni semplici dati (documentali)...
Un breve viaggio nella terra madre della cosca GULLACE-RASO-ALBANESE, attraverso un focus sullo ZOMARO.
Le radici della forza di intimidazione e del "potere" della cosca, attraverso il racconto di Rolando Fazzari.
I caratteri del controllo del territorio esercitato dalla 'ndrangheta che impedisce ogni sviluppo, come anche la possibilità, per dei ragazzi di vivere il Parco dell'Aspromonte, passando dalla gestione dell'Ostello pubblico in capo ad uno degli esponenti del sodalizio dei GULLACE-RASO-ALBANESE.
Arrivando alla storia di resistenza, con la cooperativa agricola ZOMARO RESORT, di Nino Cento, testimone di giustizia che ha denunciato gli 'ndranghetisti e subisce un vigliacco e complice isolamento.
E per chiudere un breve estratto della puntata di "Cose Nostre" dedicata all'uccisione dell'oculista di Canolo, Fortunato La Rosa, che osò denunciare le "vacche sacre" della 'ndrangheta. Ucciso con colpi di fucile e poi ammazzato una seconda volta dall'omertà di una comunità china a quella maledizione chiamata 'ndrangheta.
Volevano eludere le misure preventive antimafia (come abbiamo denunciato e documentato), attraverso intestazioni fittizie (come abbiamo denunciato e documentato)... Negavano persino che la misura interdittiva antimafia alla SCAVO-TER fosse stata confermata (anche) dal Consiglio di Stato. Attaccavano noi della Casa della Legalità, sputavano veleno contro la D.I.A. e contro l'allora Procuratore Capo di Savona, Granero... Lo facevano direttamente ed attraverso il loro legale, MAMMOLITI Pino, che trovava ampio spazio sugli organi di stampa savonesi. Ora i tre fratelli FOTIA (Pietro, Francesco e Donato), con il nipotino CRIACO Giuseppe, sono finiti condannati per intestazione fittizia delle imprese, mentre l'Avv. MAMMOLITI Pino, come già ricordato, è finito indagato nell'inchiesta "MANDAMENTO" della DDA di Reggio Calabria.
Andiamo avanti perché, visto che il lupo perde il pelo ma non il vizio, non si deve mollare la presa, fino alla fine... (e chissà se avranno anche compreso, a questo punto, che le minacce non fermano noi e non fermano lo Stato).