Settimana della Legalità - Servizio sulla storia di Rolando Fazzari
21 maggio 2018 - Il TGR LIGURIA apre la Settimana della Legalità raccontando la storia di Rolando Fazzari. Servizio della giornalista Cristina Carbotti - http://rainews.it/
Settimana della Legalità - Servizio sulla Casa della Legalità
27 maggio 2018 - Il TGR LIGURIA chiude la Settimana della Legalità con la Casa della Legalità. Servizio della giornalista Cristina Carbotti -http://rainews.it/
Una breve anteprima della II° parte della 4° puntata del documentario «30anni di filosofia» (presto online), con gli audio originali delle intercettazioni del CARIDI Antonio Stefano e degli esponenti delle cosche 'ndranghetiste, con un breve estratto dell'intervista di Danilo Procaccianti al Procuratore Giuseppe Lombardo, trasmessa da PresaDiretta.
Tutte le puntate già pubblicate del documentario realizzato da Casa della Legalità e Fivedabliu sono ora raccolte sul sito www.30annidifilosofia.org
Il legame 'ndrangheta - massoneria in terra di Liguria e le relazioni con pezzi del potere politico e istituzionale. Le entrature nelle Forze dell'Ordine e nei palazzi di Giustizia, costruite in decenni di radicamento dell'organizzazione mafiosa, in un contesto di oblio e negazionismo. Un viaggio attraverso gli Atti di inchieste, da quella sul clan TEARDO passando per quelle sulle logge massoniche "coperte" e la Loggia costituita dai MAMONE (con estratto video del servizio del giornalista Danilo Procaccianti nella puntata di "Presa Diretta" «Mafie al Nord», acquisito nell'ambito del procedimento per le misure di prevenzione personale a carico di diversi esponenti della famiglia MAMONE dal Centro Operativo D.I.A. di Genova), per arrivare alla figura "cerniera" dell'organizzazione, quale FAMELI Antonio, su cui si è concentrata l'inchiesta "CARIOCA" della Squadra Mobile di Savona. Dall'introduzione del giornalista Marco Preve alle testimonianze di Rolando Fazzari, passando per estratti di intercettazioni originali, deposizioni e riproduzione di trascrizioni di intercettazioni e informative.
Il GUP di Reggio Calabria, Olga Tarzia, ha pronunciato la Sentenza del procedimento “Alchemia” per gli imputati che hanno chiesto il rito abbreviato (beneficiando di sconti di pena).
Riconosciuto l’impianto accusatorio della DDA di Reggio Calabria, che in “Alchemia” raccoglie le inchieste della Procura di Savona coordinata dal Procuratore Francantonio Granero (ora in pensione), della Squadra Mobile di Savona e Reggio Calabria, del S.C.O. della Polizia di Stato di Genova e del Centro Operativo D.I.A. di Genova.
Tra i condannati per la sua partecipazione attiva alla cosca ‘ndranghetista dei GULLACE-RASO-ALBANESE, spicca anche l’albenganese ACCAME Fabrizio, già esponente di primo piano del centrosinistra con l’amministrazione comunale di Antonello Tabbò ed ancora candidato alle ultime elezioni comunali nella coalizione dell’avvocato Giorgio Cangiano (cugino e socio del dominus del PD albengangese, On. Franco Vazio, nonché Sindaco con il "braccialetto bianco" di LIBERA), immortalato in una foto con l’ACCAME, unitamente all’esponente nazionale del PD Maria Elena Boschi, nella campagna elettorale del 2014, quando l'operatività dell'ACCAME con il GULLACE Carmelo e FAMELI Antonio era già documentata e di pubblico dominio...
Cari tutti,
anche se le pubblicazioni online si sono ridotte, in questi ultimi anni, si è moltiplicato il lavoro di inchiesta, di monitoraggio del territorio, di segnalazione e di denuncia; conseguentemente sono aumentate le azioni, anche legali, nei nostri confronti...
Come annunciato, il 27 novembre, vi è stato l'incontro propostoci dalla Presidenza del Municipio Valpolcevera in riferimento a quanto sollevato sulla partecipazione del Vice Presidente del Municipio Fabio Carletti e del Consigliere Bruno Faraci (entrambi della “Lista Crivello”), nel marzo 2018 quartiere di Certosa, al funerale del capobastone di Cosa Nostra, Maurici Giacomo (qui l'articolo sulla vicenda con aggiornamento e foto che documentano, tra le altre ed oltre che del dirigente della CGIL Venanzio MAURICI, quelle di CALVO Giovanni“Gianni” e del figlio Antonino “Tony”, di NASO Rosario, COSTANTINO Domenico, PASQUALINO Elio, MARASHI Artur).
Un incontro di carattere pubblico, come condizione che avevamo posto - come Casa della Legalità - per accettare la proposta avanzata dalla Presidenza del Municipio, aperto anche a giornalisti e che, ovviamente, potesse venire registrato.
L'unica testata presente all'incontro è stata “Fivedabliu”, con Fabio Palli e Simona Tarzia (le foto dell'incontro sono di Fivedabliu).
Ora dopo aver sbobinato la registrazione dell'incontro possiamo mettere nero su bianco cosa è stato detto...
INTEGRATO ED AGGIORNATO IN ATTESA DELL'INCONTRO DEL 27.11.2019
La Lega Medio Ponente della CGIL (Sestri Ponente e Cornigliano) ha eletto il suo nuovo Segretario, Venanzio MAURICI.
Venanzio MAURICI detto “Zi Venè” (nella foto d'apertura mentre bacia il boss CALVO Giovanni "Gianni" al funrale del capobastone Giacomo MAURICI), già presidente dell’Associazione “AMICI DI RIESI”, che vedeva tra i propri fondatori e dirigenti il capobastone di Cosa Nostra Giacomo MAURICI, sempre accanto a Zi Venè in terra di Certosa, in Valpolcevera, e già in prima linea in difesa dei MAMONE, davanti all'incalzare delle inchieste giudiziarie, quando ricopriva la carica di Segretario della FILLEA-CGIL...
Recentemente ha visto una delle persone, a cui lui e la sua famiglia è molto legata, Carmelina SCIACCHITANO (nella foto con il boss CALVO Gianni), finire agli arresti per aver ordinato l’omicidio del suo ex compagno, eseguito da esponenti dell’organizzazione mafiosa riesina che aveva anche provveduto a murare il cadavere in una costruzione a Senago in Lombardia.
Poco prima aveva promosso l’annuncio pubblico e poi il ricordo, sulle pagine dei riesini sul social network facebook (schermate in coda), per la scomparsa del già citato capobastone di Cosa Nostra Giacomo MAURICI, al cui funerale Venanzio era in prima fila, come anche esponenti politici della “lista Crivello” del Municipio Valpolcevera quali CARLETTI Fabio (Vice Presidente Municipio V Valpolcevera) e FARACI Bruno (consigliere Municipio V Valpolcevera) insieme al PINTUS Augusto della “Corniglianese” e, per citarne alcuni altri di coloro che si sono riconosciuti a vista...
Che Taggia sia terra di 'ndrangheta è un dato consolidato da tempo, confermato anche dalle più recenti attività investigative e giudiziarie. In “Maglio 3” è stato documentato che «la 'ndrangheta di Taggia» è uno dei tasselli dell'articolazione del sodalizio non solo attivo, ma anche in grado di trattare la 'vendita' di pacchetti di voti. Esemplari in questo senso le intercettazioni di GANGEMI Massimo (nipote di GANGEMI Domenico reggente della 'ndrangheta ligure sino all'arresto nel 2010 ed alla condanna ad oltre 19 anni di carcere) e LA ROSA Vincenzo con l'esponente politico SASO Alessio. Un attività “elettorale” nota dai tempi di TEARDO, quando la 'ndrangheta, qui con in primis i MAFODDA, aveva venduto i pacchetti di voti al favore dell'allora Presidente della Regione Liguria.
E qui l'attività della 'ndrangheta nei decenni di “negazionismo” istituzionale (oltre che sociale) ha potuto consolidare da un lato le attività illecite (stupefacenti, armi, estorsioni...) e dall'altro una penetrazione nell'economia locale e nella vita sociale e politica
Taggia è uno degli angoli del triangolo di controllo e condizionamento di quel territorio, insieme a Bussana-Sanremo e Riva Ligure.
Il senso di impunità proprio di questo contesto ha fatto si che ai volti “ripuliti” a cui si intestano imprese o che si attivano in politica, sia rimasta constante anche la presenza di “teste calde” che palesano il volto della prepotenza e della sopraffazione verso chiunque non si pieghi.
L'assenza di contrasto diretto ai fenomeni di minaccia ed intimidazione, così come l'assenza di una repressione giudiziaria, come è stato per l'articolazione tra Ventimiglia e Bordighera, permette a soggetti improbabili di rendere la vita impossibile a chiunque non chini la testa alla prepotenza.
Il caso di CICALA Antonino è esemplare in questo senso. Protagonista diretto con altri cumpari, tra cui NARDELLI Francesco, di estorsioni, ad esempio, nei lontani (ma non troppo) anni Novanta, così come anche negli anni Duemila noto alle cronache per vicende di droga...
CICALA Antonino è imparentato ai NARDELLI-LUCA' di Riva Ligure ed anche ai PRONESTI' di Sanremo, il Francesco “Ciccio” (sposato con la sorella del CICALA) ed il fglio Domenico che gestiscono due locali nella centralissima Piazza Colombo (in uno dei quali, quello di Domenico, lavora anche il figlio adottivo del GANGEMI Massimo) e che, dopo l'emergere delle cointeressenze del PRONESTI' Domenico con SGRO' Carmelo, della cosca GALLICO, ha stretto rapporti con il boss della camorra TAGLIAMENTO Giannino ed il suo nucleo familiare.
CICALA da tempo, come denuncia un anziano floricoltore di Taggia, cerca di portargli via terreno e beni, anche con intimidazioni ed aggressioni, dopo essersi già di fatto impossessato delle serre. Li accanto però vi è anche la casa e l'attività floricola dove lavora la referente imperiese della Casa della Legalità, Giovanna D'Adamo, il cui padre per non essersi piegato nei decenni passati alle richieste della cosca, è stato dapprima minacciato, aggredito e poi, persino nel giorno del suo funerale, ha subito le conseguenze dell'ordine impartito dalle famiglie di 'ndrangheta che lì erano e sono “autorità”: la chiesa vuota.
CICALA non tollera la presenza della referente della Casa della Legalità. Nel tempo ha già dato segnali in tal senso e sabato 2 novembre si è lasciato andare... a minacce chiare e inequivocabili, per cui è stato denunciato e che, in questo video, sono riproposte in estratto dall'audio originale.
Clicca qui per leggere l'aggiornamento al 12.11.2019 e qualche articolo sul passato del CICALA...
Nel 2012 la Casa della Legalità denunciava che i noti FOTIA si stavano adoperando per aggirare le misure interdittive antimafia che avevano colpito la “SCAVO-TER s.r.l.” (e che saranno poi confermate dal Consiglio di Stato) per non rinunciare a concessioni pubbliche (vedesi Cava Rianazza di Cosseria – SV e Centro Recupero Inerti di Vado Ligure – SV) ed all’accaparramento di lavori pubblici. Mentre facevano i cortei con le bandiere della CISL per le vie di Savona contro le interdittive promosse dal Prefetto di Savona, iniziava la “danza” degli assetti societari, con un fine palese: schermare la gestione dei FOTIA, ed in primis del dominus FOTIA Pietro, così da poter eludere l’interdittiva antimafia.
Una denuncia fondata che fotografava il progetto della famiglia africota e che troverà riscontro nell’indagine della Direzione Investigativa Antimafia e della Procura di Savona. Dalla “SCAVO-TER s.r.l.” passarono uomini e mezzi alla “P.D.F. s.r.l” (Pietro, Donato, Francesco), quindi costituirono la “SE.LE.NI. s.r.l.” che divenne socio unico della “P.D.F.” al posto della “SCAVO-TER srl”, ed ancora, quindi, nel 2013 procedevano con l’intestare le quote e cariche della “SE.LE.NI. s.r.l.” al nipote CRIACO Giuseppe ed al loro storico dipendente Geom. CASANOVA Remo.
Un’operazione compiuta in più fasi che si concatenavano e che non veniva nemmeno negata. Anzi, in talune dichiarazioni del FOTIA Pietro, appariva persino rivendicata. Fare carta straccia delle interdizioni antimafia ed al contempo evitare le possibili conseguenze del procedimento aperto per le misure di prevenzione personali e patrimoniali che i FOTIA sapevano essere stato avviato dall’Autorità Giudiziaria.
Questa operazione, a fronte dell’indagine della Direzione Investigativa Antimafia di Genova, ha portato nel 2015 al sequestro delle imprese “schermate” con cui i FOTIA volevano continuare ad operare indisturbati negli appalti pubblici. Valore del sequestro circa 10 milioni di euro. Un provvedimento del GIP del Tribunale di Savona, confermato dal Riesame e quindi dalla Cassazione, che, lasciando fuori l’ormai decotta e svuotata “SCAVO-TER srl” che veniva restituita ai FOTIA, aveva ricostruito le condotte dei fratelli FOTIA.
Una ricostruzione investigativa dettagliata che aveva una premessa: il legame anche parentale dei FOTIA con le famiglie della potente cosca dei MORABITO-PALAMARA-BRUZZANITI [vedi qui il provvedimento di Sequestro del GIP di Savona].
Il Tribunale di Savona, con il GUP, nell’ottobre 2017 ha riconosciuto colpevoli i tre fratelli, Pietro, Donato e Francesco FOTIA, ed il loro nipote Giuseppe CRIACO, del reato di intestazione fittizia con condanne e decretata confisca dei beni già sottoposti a sequestro nel marzo 2015. Pietro FOTIA è stato condannato a 1 anno e 10 mesi mentre Francesco e Donato FOTIA ed il nipote Giuseppe CRIACO ad 1 anno ed 8 mesi.
L’accusa si è dimostrata solida, anche perché risultavano persino palesi ammissioni, soprattutto per voce del Pietro FOTIA, del fatto che quelle imprese, formalmente passate alla gestione di “altri” erano di fatto sempre loro, sempre facenti capo al dominus FOTIA Pietro, e che tali modifiche societarie era state messe in atto, con più azioni, per poter continuare ad acquisire commesse pubbliche nonostante le misure interdittive antimafia, nonché per evitare possibili conseguenze dal procedimento in corso per la richiesta di misure di prevenzione personale e patrimoniale.
La Corte d’Appello di Genova invece ribalterà il giudizio ed a gennaio 2019 mandava assolti tutti gli imputati, restituendo loro anche i beni, per circa 10 milioni di euro, sequestrati. Un provvedimento quello dei giudici d’Appello di Genova, ora annullato dalla Cassazione, che accoglieva totalmente la tesi della Difesa dei FOTIA, arrivando ad una surreale considerazione dei fatti. Nel giudizio cassato dalla Cassazione con la sentenza dello scorso 9 ottobre, i giudici d’appello di Genova infatti sostenevano non solo che l’elusione della misura interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Savona (e confermata dal Consiglio di Stato) non può considerarsi un reato, affermando che le interdittive aggirate con l’intestazione fittizia erano «volte ad impedire che determinati soggetti – espressione di ingerenze della criminalità organizzata – possano avere rapporti contrattuali con la P.A.» ma non avevano carattere patrimoniale. Ancora, nel giudizio d’appello censurato dalla Cassazione, con l’annullamento della Sentenza del gennaio 2019, i giudici d’appello sostenevano che non essendo state poi adottate misure di prevenzione patrimoniali a carico dei FOTIA (al termine del lungo e tortuoso iter giudiziario, peraltro ancora non conclusosi, come scrivono i giudici d’appello), non si può considerare il dolo specifico del reato finalizzato ad eludere le misure di prevenzione patrimoniale. Tutto ciò ignorando che quando i FOTIA (con il CRIACO ed il CASANOVA) hanno avviato quella serie di azioni ed atti volti a schermare la titolarità in capo ai FOTIA delle imprese l’esito futuro del procedimento per le misure di prevenzione era ovviamente sconosciuto. Non solo il fatto che fosse palese la volontà dei FOTIA perseguita con l’intestazione fittizia, e che tale elemento fosse anche ammesso dal CASANOVA Remo in dichiarazioni spontanee alla Polizia Giudiziaria («egli aveva riferito che FOTIA Pietro gli aveva proposto di assumere la qualità di socio per 1/20 delle quote della SE.LE.NI., società che deteneva l’intero capitale sociale della PDF, in quanto “doveva togliere i propri fratelli dalla proprietà della PDF, per loro problemi legati alla giustizia e all’esclusione degli appalti pubblici che era scaturita da alcuni provvedimenti prefettizi antimafia”»), secondo i Giudici d’Appello è elemento che esclude il carattere fraudolento dell’intestazione fittizia, anche perché era comunque palesato dal FOTIA Pietro che fossero comunque loro i reali titolari e gestori delle imprese che, fittiziamente, venivano intestate a terzi per “schermare” i nominativi dei FOTIA dalle compagini societarie.
Pietro FOTIA annunciava quel giudizio come pietra tombale sulle inchieste che avevano scoperchiato gli affari dei FOTIA e le loro relazioni. Ma invece quel pronunciamento a loro favore della Corte d’Appello di Genova è stato ora annullato dalla Suprema Corte di Cassazione, Seconda Sezione, con la Sentenza 2477/2019 del 9 ottobre 2019, che cancellando le assoluzioni d’appello ha disposto un nuovo processo d’Appello (le motivazioni saranno note a 90 giorni dalla sentenza). Si riparte quindi dalla sentenza di condanna (e confisca) di primo grado e dai rilievi della Cassazione sfavorevoli ai FOTIA...
Servizio di UnoMattina del 21.10.2019 sulla 'ndrangheta in Piemonte, con le storie della lottizzazione a Rivoli, della tentata speculazione di San Bartolomeo ad Alessandria, le minacce e intimidazioni. Il quadro delle locali attive in Piemonte e la centralità dei rapporti con politica, pubblica amministrazione ed imprese.