Dario era una persona intelligente. Capace di arte. Abile nella satira ed ironia pungente. Si faceva entrare il mondo dentro per capirlo e quindi per agire, per fare la sua parte. Cercava di risvegliare le coscienze acquiescenti di quella sua terra di ponente, così come tentava di produrre cambiamento, prima di tutto dando la possibilità, agli altri, di acquisire conoscenza, consapevolezza e, quindi, pretesa di riscatto.
Quella sensibilità profonda - perché senza sensibilità non si va da nessuna parte - che lo ha fatto essere quello che era, è cosa rara. Rara perché nel nostro tempo è una "pecca". Rara perché ti crea problemi e quindi meglio soffocarla o, quantomeno, tenerla assopita, ignorata...
La sensibilità, quando è profonda, è quella che ti fa pensare, ti fa scervellare per capire le dinamiche di ciò che ti accade intorno. Anche per cose che "non ti riguardano" direttamente, ma vedi e non puoi ignorare. Ti fa muovere, agire. E' una sensibilità che amplifica dentro il dolore, il senso di impotenza e l'inquietudine, così come anche la forza che proietti all'esterno. Ciò che senti dentro è spesso solo tuo, in rari casi anche, parzialmente, di alcuni che puoi avere accanto. Dario aveva una vita sociale piena. Con la sua intelligenza, arte e capacità di colpire propria del suo scrivere pungente. Dario proprio per questo, a quanto pare, nonostante fosse circondato da tanti, si sentiva solo. Solo nei suoi pensieri. Se quelli positivi li esternava, così come quelli dell'indignazione, gli altri, quelli più bui, li teneva dentro di sé. Il peso delle sofferenze personali, affettive, come il peso delle pressioni esterne (non ultima quella delle querele assurde per aver osato indicare le piaghe di Diano Marina), se non altre, che non conosciamo, segnano nel profondo e rischiano di condurre ad essere soli anche in mezzo a tanti. Ed allora quella sensibilità profonda che ti ha mosso sino ad un istante appena passato, rischia di cedere al senso di impotenza, di solitudine… di incapacità di comprendere l'esistenza che a quel punto ti appare come "prigione" da cui devi fuggire, ad ogni costo. Dario se ne è andato lasciando una lettera dove forse ha lasciato traccia di ciò che sentiva, che provava, che lo devastava dentro. Non ha retto e questa non è una colpa.