Ci siamo
occupati del Ponente, del Savonese, di Genova ed ora facciamo un giro
in quella
terra del Levante ligure che tanto piace alle
mafie
ed ai
faccendieri d'ogni rango, mentre le
pubbliche
amministrazioni fanno le solite porcherie alla faccia della
salute dei cittadini e della corretta gestione della cosa
pubblica...
Anche qui siamo messi bene, ironicamente parlando,
naturalmente.
Le colate di cemento fioccano, e qui quello che
fiocca, insieme alle aggressioni al territorio, sono anche le
sostanze tossico nocive. Ma andiamo con ordine e vediamo
qualche fatto.
Nel Tigullio, e più precisamente a
Lavagna, è indicato dalla Procura Antimafia e dalla DIA, da
anni, uno dei "locali" della
'ndrangheta. Bene qui è ben
conosciuta ed indicata
la famiglia Nucera, impegnata da sempre
nel
settore dei rifiuti, come nell'
edilizia, con
importanti entrature negli
appalti pubblici. Nel Tigullio non
manca nemmeno
Cosa Nostra per cui dobbiamo anche tenere
presente che diverse segnalazioni giunte indicavano in una piccola
casa di Rapallo una delle tappe sicure di
Bernando Provenzano
nei suoi viaggi verso Marsiglia. E se si parla di Tigullio non si può
non cogliere le attività, a volte ostentatamente mostrate,
figlie
del riciclaggio, soprattutto quello
proveniente dall'est,
che qui trova terreno fertile ed ampie occasioni di sviluppo nel
settore immobiliare e turistico.
Diverse inchieste
condotte nel Tigullio vedevano, ad esempio,
i Nucera coinvolti
per violazione sistematica dell'art. 27 del DPR n. 915/82, per
falso, per traffico illecito di rifiuti pericolosi (tossico-nocivi),
e sono anche emersi
chiari elementi di collegamento con
Termomeccanica (Spezia e Imperia)
e con Novainvest (gestore
in passato della discarica di Ponticelli che ora è in mano ai
Pizzimbone, gli amici di Marcello Dell'Utri, nel suolo imperiese, nel
regno di Claudio Scajola).
La
Rifiuti Connection ligure
qui aveva uno snodo centrale. Tra quanto si è riusciti a scoprire vi
sono
40.000 fusti di sostanze tossico nocive smaltite
illegalmente in una cava, con le Autorità che si sono guardate
bene dal procedere per bonificare. Alla luce delle dichiarazioni rese
da Fazzari (della
famiglia Fazzari, legata a Carmelo Gullace
della
cosca Gullace-Raso-Albanese della 'ndrangheta, attiva in
Liguria, di cui abbiamo già approfondito nell'analisi del savonese),
su questi 40 mila bidoni tossico-nocivi, che mancano all'appello dei
traffici nell'albenganese, è sconcertante che
non vi sia stato
alcun procedimento specifico su Lavagna! Sulla base di un
censimento dei siti, effettuato per conto della Regione Liguria dalla
società D'Apollonia e terminato nel 1995, si segnalava come
possibile discarica illegale quella precedentemente autorizzata per i
rifiuti industriali della
Ferrotubi (FIT) in località
Fontane. Questa discarica, ampia 22.000 metri quadrati, è
particolarmente "interessante" non solo per la sua estensione ma
anche per la sua collocazione rispetto alla viabilità per
l'Autostrada Genova-Livorno e l'Aurelia.
Ma in riferimento alla
collocazione dei
40mila fusti tossico-nocivi della "partita"
dei Fazzari, operanti con il
gruppo Casanova-Accame, si è
anche evidenziato il sito della
miniera di Libiola, in quanto
unico luogo in Liguria, nel levante genovese, con una capacità di
raccolta di tale mole di contenitori.
Tale
miniera di rame, a Libiola dietro Sestri Levante, è situata in
direzione Monte Domenico, a 4-5 Km dal centro costiero. E' stata
chiusa negli anni sessanta, ed è la più grande della Liguria e ha
avuto un'attività continuata nel tempo. Articolata su cinque
livelli con pozzi di accesso numerosi. Negli anni Ottanta era stata
fatta richiesta alla Regione per lo stoccaggio di
ceneri ENEL,
che, a quanto risultava da alcune testimonianze, sarebbero comunque
state scaricate abusivamente nei pozzi.
Ma andiamo con ordine e
partiamo
da un omicidio, per scendere al porto di Lavagna e quindi
raggiungere Sestri Levante.
Nel luglio del 2007
Adriano
Costa è vittima di
un esecuzione i cui tratti sono
tipicamente mafiosi. Due colpi di pistola calibro 7,65 sparati in
una via periferica di Lavagna, via dei Cogorno. Poche ore dopo la
Responsabile della sezione omicidi delle Questura di Genova, esclude
la pista della "criminalità organizzata" e le indagini puntano
l'accusa sui fratelli Vulcano, originari della provincia di Matera.
Gli stessi verranno assolti al processo in quanto non vi era alcun
elemento o movente che li collegasse alla vittima ed
all'esecuzione.
Proprio in quella via, quella mattina, nemmeno due
ore dopo quell'esecuzione in piena regola, in quel tratto distrada,
doveva esserci un
appuntamento tra un autista albanese di camion
ed una persona, relativamente ai riempimenti per
l'ampliamento
del Porto di Lavagna, e più precisamente sull'
origine dei
materiali usati. Naturalmente tale appuntamento saltò, ma di
tale coincidenza furono informate immediatamente le autorità
competenti che, naturalmente, sorvolarono sulla questione, proprio
come sorvolarono sulla segnalazione che l'anziano esponente della
famiglia Nucera dichiarò ad altri che loro con quella storia non
c'entravano e facendo intendere che tutto dipendeva da chi aveva
preso in mano le redini dei nuovi affari.
La Procura di
Chiavari non è mai stata molto impegnata in certe direzioni,
così come la
Questura di Genova è un colabrodo come
dimostrano ripetute inchieste (da quella che coinvolge l'ex Capo
della Mobile, Claudio Sanfilippo, a quella sugli agenti spacciatori
sino agli omessi controlli dei cosiddetti obiettivi sensibili, come
dimostrato dalla bomba lasciata tranquilla per un anno al deposito
bagagli della Stazione di Principe, o il mantenimento del "controllo
di territorio" di boss mafiosi in ampi pezzi di città, a partire
dal Centro Storico per arrivare alla Valpocevera), e questo non ha
aiutato e non aiuta a fare chiarezza su certi "ambienti" che
agiscono indisturbati sino alle ridenti località turistiche del
levante.
Veniamo quindi ai
riempimenti di questo Porto di
Lavagna che, come ricordato anche nel libro-inchiesta "Il
Partito del Cemento", è
un porto "abusivo" e di cui noi
abbiamo già, da lungo tempo parlato. Questo "porticciolo"
turistico è uno dei più grandi del Mediterraneo, con 1600 ormeggi
ed una previsione di ulteriore ampliamento. Il Porto di Lavagna, che
è gestito dall'omonina "Porto di Lavagna spa" con sede a Milano,
è un porto non collaudato! L'
associazione Oras -
Osservatorio regionale anomalie del sistema - presenta molteplici
esposti per denunciare modifiche di ampliamento della diga con
anomali riempimenti. Proprio sul mancato collaudo leggiamo nel
libro-inchiesta di Marco Preve e Ferruccio Sansa:
"... (il)
vicesindaco Mauro Caveri... in un'intervista al quotidiano on line
"Menabònews" dice una cosa sorprendente e un po' assurda: "Il
porto di Lavagna è stato costruito negli anni Settanta, non è
ancora ultimato e non è ancora collaudato". Dizionario Garzanti
Liguistica, alla voce "collaudo". Definizione: "Verifica
sperimentale o controllo di efficienza operativa di materiali,
macchine, impianti, opere edilizie eccetera, per accertarne
l'idoneità all'uso o la conformità ai requisiti fissati da norme o
contratti"".
Al Porto di Lavagna, oltre al
mancato "collaudo", ovvero al "presunto" collaudo senza
alcuna traccia,
manca anche la Certificazione del Ministero
dell'Ambiente per i riempimenti relativi agli ampliamenti della diga.
Anche in questo caso è stato necessario l'assurdo per far emergere
il nuovo "particolare". Andrea Pescino, anima del Oras,
continuando nel pressare, è stato querelato ed il procedimento
intentato a suo carico è stato proprio lo strumento indispensabile
per far emergere le gravi illegalità di questo Porto, visto che la
Procura di Chiavari sembra avere uno strano strabismo, tanto che
fatti gravi come questi e quelli di Sestri Levante - che vedremo dopo
- non li ha mai notati!
Il sospetto più che fondato, su cui
avrebbe fatto chiarezza quell'incontro saltato a causa di
quell'esecuzione di stampo mafioso del luglio 2007, è che
nei
riempimenti siano finiti terre inquinate e soprattutto 30/40 fusti
tossico-nocivi. Un fatto che le Istituzioni locali, così come la
magistratura, non hanno mai voluto verificare e svelare e per cui
basterebbe effettuare dei carotaggi alla diga nei punti ove si sono
effettuati i riempimenti denunciati dai cittadini. Tale operazione,
però, viene invece prontamente evitata, anche a costo, come detto,
di non avere la certificazione ministeriale necessaria!
I
fantasmi del passato quindi tornano alla luce... ed in particolare
torna alla ribalta il passato del buon vecchio
Jack Rock Mazreku,
patron della Porto (dei "veleni") di Lavagna Spa, già coninvolto
in pesanti inchieste sull'affondamento del
Jolly Rosso della
flotta Messina, abituè dei traffici di rifiuti tossici, come
anche per l'inchiesta sulla
morte di Ilaria Alpi. Prima di
andare avanti occorre ripercorrere brevemente
questa figura di
kossovaro-albanese-statunitense-misto-monegasco-svizzero, che è in
"Servizio" presso il territorio di Lavagna. Il Mazreku,
muovendosi in Limousine attualmente con targa e bandierine del
Consolato d'Albania, appare come
un clandestino che
però nessuno osa fermare, non risulta possedere alcun passaporto
diplomatico... ma si sa:
certi "Servizi" sono d'oro e le
protezioni non mancano! Ed è attorno a questa figura del facceniere
Mazreku che si rincorrono anche segnalazioni inquietanti.
Il
Mazreku, con ottimi contatti con gli Stati Uniti,
sempre per
ragioni di "Servizi" si intende, con
il Porto di Lavagna
sarebbe stato il terminale per un eliminazione molto spartana delle
famose testate nucleari statunitensi che erano in Veneto ed altre,
con scorie, provenienti dalla vicina Francia (ma
sempre made in Usa/Nato). Le stesse, viene segnalato,
sarebbero state fatte affondare al largo di Lavagna, 70/80 miglia, in
direzione Corsica, a bordo di imbarcazioni che poi, naturalmente,
avrebbero incassato pure l'assicuazione.
Una pratica di questo
tipo, in effetti, con la legislazione italiana, figlia delle riforme
portate da Claudio Burlando durante il primo Governo Prodi, non è
solo possibile, ma probabile. Infatti non tutti sanno che
il
registro delle imbarcazioni dei porticcioli è tenuto direttamente
dalla società che ha in gestione il porticciolo. In questo caso
chi tiene
il registro delle imbarcazioni, con loro uscite e
rientri, nel Porto di Lavagna, è la società di Jack Rock Mazreku.
Questa normativa, legata a quella sugli incentivi alla nautica,
sempre di Burlando e poi rilanciata dal Governo Berlusconi nel 2004,
è la stessa che trasforma
i Porticcioli in "banche".
Infatti spesso le barche non esistono, sono solo fatture che poi
vengono utilizzate con gestori di porticcioli compiacenti per
immatricolare imbarcazioni, che poi magari subiscono anche interventi
di manutenzione le cui spese possono essere utilizzate per sgrafi
fiscali, per poi finire, virtualmente, affondate da qualche parte,
con conseguente incasso della poliza assicurativa.
Un meccanismo
perfetto che può fare contenti molti e può nascondere operazioni
non solo di truffa allo Stato ma anche alle Assicurazioni, nonché
divenire uno strumento utile al compimento di affondamenti di
materiali "scottanti", con rischi davvero irrisori.
D'altronde per operazioni di questo tipo il vero fulcro è
la
gestione del Porticciolo che esula da controlli o segnalazioni a
Guardia Costiera, Capitaneria di Porto, Dogane e quant'altro vi è
invece nei Porti principali.
Ora in attesa che qualcosa
venga a galla,
i cantieri operanti nel Porto del Mazreku sono
abbastanza in crisi. Infatti se, ad esempio,
i russi
portano molti dei loro fondi per mega yachts,
buona parte dei
lavori sono svolti da un unico operatore, che si potrebbe
tranquillamente definire, la presenza naturalmente complementare al
Mazreku. Si tratta di
Castagnino, che per dei semplici alaggi
può chiedere tranquillamente dai 30 ai 40 mila o più euro. Se non
ti va bene puoi sempre andare da qualche altra parte... questa è la
promozione turistica di Lavagna!
Dopo il fracasso cuasato in
alcuni ambienti dal dossier che pubblicammo, ci sono giunte anche
diverse
segnalazioni dagli Stati Uniti in merito a Mazreku.
Addirittura sembra che il Mazreku junior sia vanuto via in tutta
fretta da oltre Oceano, in quanto persona non gradita.
Si sa che
chi si occupa di certi "servizi" deve restare nell'ombra e se
diventa troppo chiaccherato è meglio che passi la mano e si dilegui
senza far rumore. Ora in vista della scadenza della Concessione
alla Porto di Lavagna spa della gestione del porticciolo turistico di
Lavagna,
sembrerebbe che il kossovaro-albanese voglia mollare e
partire per altri approdi. Onestamente vi è però un grande
rammarico: non si poteva proprio evitare di far prendere in mano e
gestire il più grande porto turistico del Mediterraneo ad un
personaggio così?
Nel frattempo, l'incensurato
Jack Rock
Mazreku, con le sue amicizie altolocate, è riuscito, insieme ad
Antonio Cusumano, nell'impresa di passare indenne anche dal processo
per lo smaltimento a mare di scarti di ardesia, proprio per i
riempimenti della diga, tenutosi a Chiavari e che ha visto condannati
a cinque mesi di reclusione Maria Teresa Chiartelli e Vittorio Arata,
ed a quattro mesi e seimila euro di multa Sandro Demartini.
Ma
i problemi a Lavagna non sono solo quelli legati al mare, ed a breve
torneremo sull'argomento con un apposito, nuovo,
approfondimento.
Nel Tigullio questa vicenda di Lavagna, che
ha certamente tratti inquietanti e gravissimi, non è l'unica fonte
di preoccupazione e sinonimo di illegalità.
Spostiamoci quindi
verso Sestri Levante, dove, per l'ennesima volta, troviamo
pesanti
infiltrazioni mafiose, soprattutto di
'Ndrangheta e
Cosa Nostra, che divisione concordata di settori e territorio,
con,
accanto al riciclaggio, le "tradizionali" attività
illecite (smistamento e traffico di droga, usura, caporalato,
infiltrazione nel tessuto commerciale...), guardandosi bene dal
far troppo rumore. Ancora una volta all'infiltrazione mafiosa fa da
cornice
una situazione di dirompente speculazione ed una
gestione della cosa pubblica che della correttezza e trasparenza
non fa certo una propria bandiera. Vediamo.
Qui possiamo
partiare da Sant'Anna. Dove il Comune ha pensato bene di far
realizzare, proprio sulla spiaggia un bel
parcheggio in struttura.
D'altronde una spiaggia a che serve? A nulla, è divenuta un breve
tratto di passaggio tra il posto auto ed un tuffo in mare, così si
evitano pure le scottature, uno arriva parcheggia, si spoglia e si
tuffa... poi ritorna in auto e se ne va! Ma questa sorta di Drive In
del tuffo ci permette di notare qualche altra cosetta. Innanzitutto
questi lavori avviati nel marzo 2006 dovevano durare 730 giorni ed
invece tutto è fermo ed abbandonato. I lavori che si sono
fermati, hanno visto
tra le ditte coinvolte in sub-appalto anche
la EcoGe srl dei Mamone, di cui abbiamo abbondantemente parlato e
che sono coinvolti anche nelle pesanti inchieste della Procura di
Genova per corruzione, turbativa di incanto, voto di scambio
politico-mafioso, oltre ai vari illeciti ambientali contestati in
ogni dove.
Quest'opera che è un
pugno negli occhio al
paesaggio e che sicuramente contribuirà a folgorare anche i
turisti, è costata già un bel po' alle casse pubbliche (si parla di
circa molti miliardi di vecchie lire per un centinaio di posti!!!) e
visto che questo non è bastato, adesso si sta cercando di
"distrarre" un po' di fondi europei, quelli per la
Pista
Ciclabile, con la scusa di sistemare la copertura del parcheggio!
Straordinari... quando si dice corretta e trasparente gestione della
cosa pubblica vuol dire che non stiamo parlando di queste
Amministrazioni, dovrebbe già essere chiaro, ma il dramma è che lo
schifo non finisce mica qui..
Vediamo con ordine, perchè
questo è un punto cruciale per capire con che tipo di Comune abbiamo
a che fare.
Il progetto della pista ciclabile è stato
ammesso al contributo dei fondi Ue, Obiettivo 2 (2000-2006) con
delibera della Giunta Regionale 1200/2004 e 1257/2004. Il progetto
prevedeva un importo complessivo di oltre 1 milione e 889 mila euro
ed era stato inserito nel programma delle Opere Pubbliche del Comune
di Sestri Levante 2005/2007 (approvato contestualmente al Bilancio
2005 con delibera CC 32 del 10 maggio 2005) e risulta così
finanziato: 853.672,38 euro con oneri e 1.035.388,45 euro di
contributo dalla Regione.
L'importo a base d'asta dei lavori
oggetto di appalto è 1.350.926,46 euro e 63.137,97 euro relativi ai
costi della sicurezza.
Di quanto deliberato e appaltato,
sommariamente risulta però costruito solo 1/3 del percorso di 6.411
metri di pista ciclabile. Mancano all'appello, rispetto al
progetto esecutivo: tratto 1, tratto 4, tratto 5, tratto 6. Inoltre,
nel realizzato sono stati persino conteggiati tratti di marciapiede
che però non sono assimilabili alla pista ciclabile. Così è
sfumata la realizzazione di una pista in grado di collegare l'intero
territorio comunale... e qui una prima domanda è spontanea:
dove
sono finiti i soldi appaltati per un opera che è stata realizzata
solo per 1/3? Seconda domanda:
si ha presente che è un reato
la distrazione di fondi pubblici?
Gli organi preposti
ai controlli sembra che fossero "distratti" pure loro e così
ci si può limitare solo a constatare che, dalle dettagliate
segnalazioni giunte, risultano utilizzate consistenti parti del
finanziamento per la
"riqualificazione del lungomare"...
ovvero che vi sia stata
una consistente distrazione di fondi
assegnati per uno specifico progetto! Questo anche alla luce
della
Convenzione elaborata sulla base del Trattato dell'Unione
Europea, relativa alla tutela degli interessi finanziari delle
Comunità europee in seno al Consiglio dell'Ue del 26 luglio 1995. In
base all'art. 1 della Convenzione, costitiuisce frode che lede gli
interessi finanziari delle Comunità europee, per ciò che concerne
le spese,
"qualsiasi azione od omissione internazionale relativa
all'utilizzo o alla presentazione di dichiarazioni o di documenti
falsi, inesatti o incompleti cui consegua il percepimento o la
ritenzione illecita di fondi provenienti dal bilancio generale delle
Comunità europee o dai bilanci gestiti dalle Comunità europee o per
conto di esse".
Oltre a questo inoltre si è davanti
ad un'altra palese violazione delle norme relative all'assegnazione
degli incarichi: il frazionamento. Con una pioggia di
determinazioni dirigenziali vengono assegnati otto incarichi per una
cifra complessiva che sfiora i 350.000 euro. Detti incarichi sono
tutti relativi al completamente del
Lungomare e del
parcheggio
di S.Anna. La normativa prevede che per gli incarichi superiori
ai 100mila euro (somma stabilita dalla legge 166/2002, prima era di
40mila euro), le pubbliche amministrazioni non posso procedere
all'affidamento a soggetti di loro fiducia, perchè metterebbero in
discussione il rispetto dei principi di non discrezionalità, parità
di trattamento, proporzionalità e trasparenza.
Il Comune di
Sestri Levante in questa partita ha operato con una sfilza di
incarichi fiduciari, attraverso una delle società che, nuovamente, è
oggetto di pesanti verifiche e contestazioni da parte dell'Autorità
Giudiziaria, la
Sviluppo Genova spa.
Ma a Sestri
Levante dove da decenni vi è una rincorsa sfrenata al cemento,
questo è solo uno dei tanti fatti che occorre denunciare con forza.
Una delle questioni cruciali per la salute dei cittadini
(residenti e turisti) è quella dei riempimenti a mare.
Negli
passati, infatti, sono state
versate in mare oltre 350.000
tonnellate di serpentine, derivanti da lavori di scavo per gallerie,
che contengono fibre di amianto. Nel 2002 la Asl lancia l'allarme
che ha dato anche il via ad un procedimento presso il Tribunale di
Chiavari, ma anche ad un intervento della Provincia che ha dovuto
imporre una bonifica, che alla fine consisteva nella posa di 80 cm di
pietrisco di basalto. Come se si trattasse di un pavimento e non di
una costa, dove il mare con il suo movimento provoca spostamenti e
frizione dei materiali.
Mentre il direttore dell'Asl teme
fortemente che si liberino nell'aria le fibre di amianto, il Sindaco
di Sestri Levante (sia il precedente sia l'attuale sono due
medici, l'attuale sindaco è pure oncologo!!!)
se ne fottono,
e minimizzano: "le pietre lasciate sulla spiaggia non liberano
nulla". Naturalmente nel frattempo il pietrisco di basalto ha
lasciato riaffiorare le serpentine.
La Provincia ha ribadito che
lo strato di 80 cm di materiale inerte occorre mantenerlo costante.
Purtroppo il mare non ne vuole sentire... probabilmente complotta
contro la "genialata" killer delle Amministrazioni comunali e
boicotta il disposto della Provincia (sic). Ma la storia non finisce
qui.
Infatti dove è stato deliberato e quindi costruito il famoso
parcheggio di Sant'Anna? Proprio nel tratto dove vi è stato il
riempimento con le serpentine! Così ruspe e martelli pneumatici
hanno liberato nell'aria un bel polverone... e le fibre di amianto?
Sicuramente su ordine del Sindaco oncologo dell'ospedale pubblico si
sono volatizzate evitando accuratamente ogni essere umano.
Anche
nel Tigullio, ormai, abbiamo capito che i veleni sono un po' come
la fauna e quindi sembra che i Comuni facciano a gara per
garantirsi più "nocivi" che possano.
Dopo l'amianto in
spiaggia, a Sestri Levante abbiamo le ceneri e quant'altro della FIT
(la stessa che abbiamo
incontrato all'inizio per quanto concerne il censimento regionale
delle discariche)
quale fondamenta della nuova città!
Purtroppo non è una battuta, ma un'altra delle inquietanti
scelte della
Pubblica Amministrazione, in concordia con il
buon
Marchese, latitante-sino-all'indulto, Cattaneo Adorno e
la costante presenza dell'
ambiente Coop.
La
bimare che aveva incantato poeti e scrittori svanisce per lasciare
posto ad una bella colata di cemento. I progettisti si inventano
la
"foresta pietrificata" che si fa città, con percorsi
pedonali,... raro esempio di recupero di area industriale che non
ruba verde al territorio. Straordinari!
Peccato che
per
costruire le "baite" si sono costruiti i capannoni di valle
Ragone, impermeabilizzando così una preziosa area ad orti, quando si
sarebbero potuto riqualificare e utilizzare i volumi dell'ex FIT.
Anche qui vi era già stata
una pioggia di spese a carico della
collettività: oltre 100 miliardi di vecchie lire per la
riconversione della fabbrica, e poi circa 30 miliardi messi a
disposizione del curatore fallimentare. L'interesse pubblico, cioè
il diritto della collettività su quei 13 ettari, era quindi
evidente, ma, naturalmente, è stato disatteso! Invece si pensò bene
di assegnare un indice elevato: ad ogni metro quadro corrisponde un
metro cubo (poi si aggiungono i sottotetti, i volumi interrati,...),
così che
gli alloggi da 400 iniziali sono lievitati a 500.
Sia
l'ex che l'attuale Sindaco, rispettivamente Chella e Lavarello,
sostenevano e sostengono che questo è "grande cuore verde della
città". Vediamo.
Nel progetto del 1996 era stata
accantonata la necessaria somma per la bonifica dell'area e nella
valutazione di impatto ambientale originaria erano esclusi i box
interrati che invece sono stati realizzati nel primo lotto. Così
la terra inquinata da sali di metalli pesanti è finita non in
discarica speciale, ma nell'area parco tra due fogli di plastica
nera.
L'impresa ha realizzato quindi un cospiquo risparmio dal
mancato conferimento in discarica del materiale inquinante di risulta
delle demolizioni. Il "grande cuore verde" della città nasconde
quindi una discarica permanente di metalli novici (cromo e cadmio,
solubili in acqua) con rischio di inquinamento anche delle falde.
Gli Uffici di Regione e Provincia nel 1999 si sono limitati a
prescrivere "un piano di monitoraggio relativo ai piezometri posti
a corona dell'area".
La strada "parco" è costata al
comune 4 miliardi di vecchie lire e servirà per impermeabilizzare
altri orti per costruire nuovi edifici (circa 200 appartamenti
previsti nella piana di S.Bartolomeo).
Un aspetto
davvero esplicativo di quanto l'interesse privato sia stato
salvaguardato dal Comune, contro la tutela dell'ambiente e della
salute, è proprio nelle carte della società GEPCO (che poi
fallirà e lascierà lo spazio alla
Sestri Sviluppo Immobiliare).
Ma andiamo con ordine anche qui.
Era assodato che:
"Il
sottosuolo contiene almeno fino alla profondità esplorata (3-5
metri) scarti delle attività idustriali ivi condotta in passato
caratterizzati dalla presenza di metalli pesanti tossici in
concentrazione superiore ai limiti del DM 471/99".
Per
giustificare la mancata bonifica la GEPCO concludeva che "la
situazione è accettabile senza dover ricorrere a operazioni di vera
e propria bonifica se si lascia inalterato lo stato attuale del
terreno". "L'operazione di bonifica dovrebbe
essere estera a tutta l'area (Nord e Sud) corrispondente ad un volume
di qualche milione di mc. Un costo enorme per un'operazione non
necessaria". Quindi: "Parte dei materiali
derivanti dalle demolizioni verrà stesa a tappeto sull'area di
cantiere onde migliorare l'agibilità nel corso dei lavori, la parte
restante verrà conservata per le future destinazioni".
Ecco
qui: costava troppo bonificare quindi è inutile e l'area parco ora
nasconde un deposito permanente di materiale inquinato e tossico!
Viva il parco con residui di zinconatura, cromatura e quant'altro!
A
Sestri Levante tutto quindi è relativo... le norme ed i vincoli, la
tutela dei cittadini sono un qualcosa su cui si può beatamente
sorvolare. Così è anche, per fare un penultimo esempio, la
storia dell'autorimessa e residenze nell'
area ex Ferrovie...
molto simile a quella di Celle Ligure che trae sempre origine dalle
operazioni di cessione del patrimonio da parte della
Metropolis
spa. Vediamo anche questa.
Il PUC, all'articolo 11, dice
che si
"dovranno contenere al minimo impatto ambientale ... e
adattarsi ai caratteri tipologici e costruttivi del contesto".
L'autorimessa prevista nel PUC è di due livelli in struttura
interrata. Invece
nel progetto i piani interrati sono
diventati tre, di cui uno completamente sottomesso alla falda, ed il
piano del livello intermedio risulta di 30 cm inferiore alla linea di
falda. Il tutto risulta anche dagli stessi documenti dell'Ente
ferrovie!
E se il PUC non vale un fico secco per l'autorimessa
interrata i suoi vincoli non valgono nemmeno per i volumi:
100.000
mc di scavo con muri di oltre 13 metri in elevazione. Stando a
quanto stabilito dal PUC l'altezza massima è inferiore a 10 m (9,90)
in quanto non deve superare l'altezza dell'edificio della stazione
ferroviaria.
Per ovviare all'inconveniente di questa falda,
eludendo il PUC, si è pensato ad una soluzione davvero strepitosa:
realizzazione di un tampone/platea di fondo dello spessore
complessivo di 4 metri, corrispondente a almeno 24 mila mc di
calcestruzzo, che per dare l'idea, equivale ad un campo di calcio per
un altezza di tre metri. Risultato: 435 posti auto!
Il pericolo
è evidente. Il parere da parte di alcuni esperti, tra cui un
geologo, è chiaro: lo scavo costituisce "un ostacolo al normale
deflusso delle acque".
Ai 435 box si affiancano 24
nuovi alloggi, come se a Sestri Levante ce ne fosse bisogno
considerando che vi è una media di 3 appartamenti per ogni
abitante!
Il Comune di Sestri Levante non ha avuto dubbi,
soprattutto dopo l'asta e l'ingresso nella società di
personaggi
vicini al senatore forzista Luigi Grillo a bracetto con
ambienti dell'area cosiddetta di sinistra, e si è prodigato a
variare il PUC per renderlo compatibile con il desiderato dei
mattonari, già avvantaggiati dal fatto che
il Comune, con diritto
di prelazione per l'acquisto da Metropolis spa, ha evitato di farla
valere (per poi andare a costruire i box sulla spiaggia, quelli di
Sant'Anna che abbiamo visto prima!).
La volumetria prevista
dal PUC con la variante si raddoppia, e la Commissione edilizia si
prodiga a giustificare, per interpretazione (sic!), il progetto:
"la
maggiore altezza del costruendo edificio trova logica interpretazione
nella opportuna e conseguente calibratura dello spazio urbano di
riferimento... L'inserimento del nuovo spazio edificato genera
armonia ed equilibrio grazie al corretto dimensionamento dello
stesso, le cui parti componenti dialogano con l'esistente per scelta
tipologica e relative proporzioni assunte". Peccato che la
realtà della piazza della Stazione di Sestri Levante sia
abbondantemente difforme dalla visionaria descrizione della
Commissione, rappresentando un biglietto da visita davvero caotico e
disordinato per la città!
Anche qui la Provincia non si sa che
cosa faccia, mentre un rivo, definito "non significativo"
(mah), viene tombinato, e - come è successo a Celle Ligure - si
va a compromettere il regolare deflusso delle acque.
Il
Partito trasversale del cemento anche a Sestri Levante può stare
tranquillo: gli abitanti calano ma il cemento avanza! Infatti tra
le varie speculazioni che sono in corso d'opera, benedette
dall'amministrazione comunale ma anche dalla
Curia, vi è
quella
promossa da Figini, della Lega Coop, nel quartiere
Pila sul torrente Gromolo, che, spacciata come operazione di
edilizia popolare,
coinvolge anche terreni di proprietà della
Curia ed ha visto più che raddoppiare i volumi dal primo progetto
esaminato al progetto finale, si passa da 22 appartamenti ad oltre
50, con volumi che da 7.000 metri cubi arrivano ai 15.000. Sempre
per rimanere in tema,
il costruttore Santo Nucera, della famiglia
Nucera già citata, storico costruttore per conto della Curia, si sta
apprestando ad un'ennesima speculazione. Qui siamo nell'
area
ex Draghin, con due piani di box interrati che, guarda caso vanno ad
interessare una falda, e volumi che sono lievitati quasi di 10
volte.
Non c'è che dire anche a Sestri Levante si è
messi proprio bene. Qui troviamo, come abbiamo visto, personaggi
importanti, di peso, della politica locale e non solo. Oltre ai
citati, ad esempio, abbiamo il compagno di partito (già nella
Margherita) del neo leader regionale dell'
Italia dei
Valori,
Giovanni Paladini, che con il congresso ultimo
scorso ha anche fatto rientrare nel partito della
Lista Di Pietro
uno dei soggetti - l'ex consigliere comunale di Genova, Cosma - che
intratteneva rapporti con gli 'ndranghetisti come evidenziato dalle
carte dell'inchiesta sul voto di scambio alle ultime elezioni
amministrative a Genova (e di cui abbiamo dato ampio spazio e
pubblicato anche un estratto degli atti).
Si tratta di Angiolino
Barreca, ex Margherita - come il neo deputato Paladini ben
inserito non solo negli ambienti della Polizia
di Stato
che a Genova si è visto essere un colabrodo,
ma anche nel mondo delle sponsorizzazioni legato ad attività
sportive -. Bene,
il Barreca, già responsabile della
PromoTigullio, che è andata a bagno completo (!) è stato nominato
alla guida della Fondazione Mediaterraneo.
La
Mediaterraneo occupa da anni il complesso dell'Annunziata, ex
colonie Tagliaferro, struttura di pregio affacciata sulla baia,
che
è stato acquistato dal Comune attraverso l'introito della vendita di
un lascito a Roma, che rendeva alle casse comunali circa 500 milioni
di vecchie lire all'anno. Ecco, da allora il Comune non incassa
più nulla! Qualcono potrebbe domandare:
ma non ci sono canoni di
affitto che la Fondazione guidata da Barreca deve al Comune? Certo,
ma non li paga da anni ed anni e lo chiarisce con straordinaria
sfacciataggine lo stesso Barreca quando dichiara che il Comune ha già
un grande ritorno dalle attività della Fondazione quindi non c'è da
lamentarsi. Ecco giusto: quanti sono in affitto, per casa o ufficio,
potrebbero provare ad auto-elimarsi il canone sottoscritto con il
proprietario e se questi magari, chiede cortesemente di pagare, gli
si risponde beatamente che si faccia gli affari suoi che vivendo o
lavorando in quella casa gli si fa già un gran piacere! Ve lo
immaginate che fine si farebbe? Mica tutti si chiamano Barreca!