Problemi seri per i Pizzimbone... ed i politici

Problemi seri per i Pizzimbone... ed i politici

Mercoledì 28 Aprile 2010 20:44 Ufficio di Presidenza
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I fratelli Pizzimbone e Berlusconi
Ebbene sì, alla fine, la Discarica di Ponticelli pare proprio essere causa di guai seri per politici e pubblici amministratori, oltre che per i fratelli Pizzimbone. Noi ne avevamo parlato già diverse volte e già molto è stato scritto sugli amici di Dell'Utri nel libro "Tra la via Emilia e il Clan".
Adesso l'inchiesta della Procura pare stringere e, se non sarà fermata, porterà ad uno scrollone che giungerà sin dentro al Palazzo della Regione Liguria.
Partiamo dagli indagati della Provincia di Imperia, tra cui l'ex Presidente Gianni Giuliano, appena eletto in Consiglio Regionale con il Pdl. Con questi sono iscritti nel registro degli indagati anche Alberto Bellotti, già assessore provinciale all'Ambiente; Sandro Barla, ex funzionario provinciale ed oggi dipendente del Comune di Sanremo; Daniele Sfamurri, funzionario della Provincia, oltre a Franco Minasso, geometra della Provincia. A loro si affiancano come indagati della Procura anche Pierpaolo Pizzimbone, Davide Bianchi e Luigi Bianchi della Ponticelli srl.
L'accusa che accomuna i pubblici amministratori e funzionari è quella di abuso d'ufficio per il rilascio dell'autorizzazione a scaricare nell'area della discarica di Ponticelli. Su questi, stendo alle risultanze dell'indagine, si è accertato, come ricorda anche Il Secolo XIX che "dal 29 ottobre 2008 sino all'8 marzo scorso avrebbero commesso tutta quella serie di omissioni per favorire Pierpaolo Pizzimbone, Davide Bianchi e Luigi Bianchi, amministratori della Ponticelli s.r.l". Il reato per i magistrati è evidente: "nella consapevolezza dell'ingiusto vantaggio conseguente al comportamento abusivo, vantaggio che, nel caso in esame non poteva sfuggire ai funzionari pubblici, atteso che, col loro provvedimento illecito garantivano alla Ponticelli la continuità della gestione della discarica a seguito dell'ampliamento e, quindi, il conseguimento di cospicui profitti connessi alla gestione"...



Intanto la Discarica continua ad essere sotto sequestro per disposizione del Gip, su richiesta della Procura della Repubblica, per lo stato di instabilità e le conseguenti situazioni di pericolo.
Nel 2008 infatti, grazie agli esposti degli abitanti per la presenza di liquami ed odori nauseabondi e insopportabili, sono state avviate formalmente le indagini e dopo l'intervento della Guardia di Finanza si è arrivati al sequestro dell'area di quella discarica che i Pizzimbone avevano acquisito quando già risultava esaurita nella sua capacità di raccogliere altri rifiuti e che poi è vissuta grazie a proroghe su proroghe e l'ampliamento di cui si anche occupata l'arch. Egizia Gasparini, di cui abbiamo, anche, già ampiamente parlato, anche recentemente in merito alla questione della speculazione della Rizzani De Eccher nel centro della città di Genova.
Intanto, nel nome dei poveri operai che lavorano nella "discarica fuori legge", il Tribunale del Riesame ha anticipato la discussione sul ricorso degli avvocati della società dei Pizzimbone, che si terrà quindi prima del 1 maggio. Quindi attendiamo, sperando che la Legge non venga piegata ed il giudizio possa essere imparziale e non condizionato dagli attacchi ai magistrati che i Pizzimbone hanno portato nelle scorse settimane.

Per chiudere, dopo aver già scritto più volte dei Pizzimbone e di Ponticelli sul sito, ecco un ampio estratto dal capitolo "Cresciuti con Bologna, arrivati Pizzimbone" dal libro "Tra la Via Emilia e il Clan" [clicca qui per avere una copia del libro]:



"Al presidente di MANUTENCOOP, Claudio LEVORATO, è andato il prestigioso premio della Lega delle Cooperative "Cresciuti con Bologna". La società cooperativa è un colosso in Italia, non solo in Emilia. Nella loro presentazione si legge "MANUTENCOOP società cooperativa è la società che controlla il GRUPPO MANUTENCOOP. E' una cooperativa di produzione e lavoro, che svolge direttamente l'attività di somministrazione di lavoro e dirige e coordina le Società operative MANITENCOOP FACILITY MANGAGEMENT spa, MANUTENCOOP SERVIZI AMBIENTALI spa e MANUTENCOOP IMMOBILIARE spa. Fondata a Bologna nel 1938 per iniziativa di sedici operai costituitisi in cooperativa per organizzare il proprio lavoro nell'ambito degli appalti delle Ferrovie dello Stato, è oggi attiva su tutto il territorio nazionale. Conta oltre 700 soci lavoratori impegnati nelle varie Società del Gruppo. MANUTENCOOP società cooperativa aderisce a LEGACOOP"...

[...]

Il 14 dicembre 2009 è invece la BIANCAMANO con un suo comunicato che da comunicazione ufficialmente, da Rozzano, Milano: "Si realizza oggi la piena efficacia dell'acquisizione dell'Azienda di proprietà di MANUTENCOOP SERVIZI AMBIENTALI spa da parte del GRUPPO BIANCAMANO. Il percorso che ha portato oggi alla immissione in possesso dell'Azienda di proprietà di MANUTENCOOP SERVIZI AMBIENTALI, è iniziato il 7 agosto 2009 con la sottoscrizione del contratto preliminare ed è poi continuato con il perfezionamento del contratto definitivo di acquisizione dello scorso 30 settembre. Come precedentemente comunicato al Mercato e nuovamente illustrato alla Comunità Finanziaria in occasione del nuovo piano industriale 2010-2012, grazie a questa acquisizione il GRUPPO BIANCAMANO diventa la più importante realtà privata in Italia nel settore dell'igiene urbana. Con circa 3.200 dipendenti e 3.000 automezzi distribuiti in 82 centri servizio presenti sul territorio di 18 regioni, il Gruppo avrà un fatturato equamente ripartito fra nord, centro e sud. Servirà, inoltre, 4,5 milioni di abitanti in 500 Comuni, centinaia di clienti privati e circa cinquanta strutture sanitarie, per un totale di rifiuti raccolti che raggiungerà gli 1,2 milioni di tonnellate all'anno".

Il Gruppo BIANCAMANO dei fratelli PIZZIMBONE, ha come "capitali" Milano ed Imperia: a Milanofiori - Rozzano la sede legale ed amministrativa di BIANCAMANO spa e AIMERI AMBIENTE srl, a Imperia in via Don Abbo il Santo 12/15 invece con la PONTICELLI srl, alias discarica e impianto smaltimento rifiuti. Il sito della BINCAMANO presenta così la propria holding: "Biancamano S.p.A. è una Holding di partecipazioni nel campo dell'igiene ambientale che svolge la sua attività attraverso due società controllate: Aimeri Ambiente, specializzata nei servizi di igiene urbana, e Ponticelli, che realizza e gestisce impianti di stoccaggio e smaltimento rifiuti non pericolosi. E' quotata sul mercato Expandi di Borsa Italiana dal 7 marzo 2007".

In Emilia Romagna il gruppo era già presente, prima di acquisire il colosso della LEGA DELLE COOPERARTIVE, a partire dalla provincia che ospita uno dei tanti termo-cancro-valorizzatori, alias Reggio Emilia, ma andiamo con ordine e vediamo gli impianti di AIMERI AMBIENTE srl.
In provincia di Reggio Emilia a Bagnolo in Piano, Cantiere di Bagnolo, in via Panizzi 3/5.
In provincia di Parma a Parma, Cantiere di Parma in via Vasari 10/A.
In provincia di Bologna: a Zola Predosa, Cantiere di Zola Presoda in via Piemonte 12; a Castenaso Villanova, Cantiere Castenaso in via Vittorio 5/2; a Imola, Cantiere di Imola in via Poiano 22.
In provincia di Ravenna a Lugo di Ravenna, Cantiere di Lugo in via Morgagni 11.
Con l'acquisizione, pagata in blocco, della MANUTENCOOP SERVIZI AMBIENTALI la AIMERI AMBIENTE dei PIZZIMBONE conquistano anche le commesse per la raccolta dei rifiuti del gruppo HERA, colosso pubblico della amministrazioni "rosse" dell'Emilia Romagna che approfondiremo nel settimo capitolo del libro, quello dedicato a COSENTINO, l'onorevole camorrista che non si può arrestare. Ed è proprio dal verbale dell'assemblea di HERA del 21 ottobre 2009 che si scopre che qualcuno a Bologna conosce i PIZZIMBONE e chiede spiegazioni, liquidate dal Presidente con una risposta che sa di 'non potevamo farci niente'. Nel verbale si legge:
"Prende la parola D'Alessio Valerio... su sollecitazioni ricevute dai cittadini di Castel S. Pietro... chiede se sia vero che HERA ha dato incarichi ad una certa società "BIANCAMANO" riferibile a DELL'UTRI" e la risposta: "(Il Presidente) Fa presente che la società cui ha fatto cenno l'azionista D'Alessio ha acquisito l'attività precedentemente svolta dalla società aggiudicataria del servizio e che sulla cessione di tale attività HERA non ha potuto influire".

Ma chi sono questi PIZZIMBONE? Cosa c'entra Marcello DELL'UTRI? Ecco un po' di storia e di fatti.
L'origine dell'attività tra la monnezza della famiglia PIZZIMBONE inizia a Vercelli con la cooperativa l'ARCIERE. Allora nel terra madre del già influente cardinal Tarcisio BERTONE che non farà mancare loro il sostegno, vi era a guidare i due giovani fratelli Pier Paolo e Giovanni Battista detto Gibi, il padre Emanuele. Arrivavano dalla Liguria, da quella terra "teardiana" del savonese. L'ARCIERE che tra i suoi servizi ha anche quello dei servizi ambientali permette ai giovani fratelli di farsi le ossa. Negli anni di Mani Pulite - come ricordano nell'articolo "Premiata ditta monnezza" dell'Espresso a firma di Peter Gomez e Vittorio Malagutti - il papà Emanuele finirà sotto inchiesta relativo ad un appalto per la discarica di Vercelli. Al processo Emanuele PIZZIMBONE verrà assolto e di lì in avanti i PIZZIMBONE non li frena più nessuno. Qualche problema sorge nel 2001 per Giovanni Battista PIZZIMBONE, che avrà una condanna pecuniaria. A quel punto sembra che strada sia spianata. Così tornano in Liguria, ad Imperia e prendono in mano la discarica di PONTICELLI, è l'inizio di una nuova storia, di intrecci ed affari...

A PONTICELLI arrivano con la Cooperativa ARCIERI di Vercelli, il cui presidente è Paolo AMBROSINI. Un personaggio, sempre dell'orbita del cardinal BERTONE, che finisce nelle inchieste della Procura di Genova sulla Tangentopoli degli anni duemila. Era il 17 agosto 2009 quando la Casa della Legalità pubblicava un inchiesta dal titolo "Dannati intrecci dietro le "sante" speculazioni, tra Galliera, Opus Dei e Ior" e lì si ricostruiva la storia recente, attraverso i fatti, di AMBROSINI. Ecco cosa si scriveva su di lui e su altri protagonisti che abbiamo già incontrato e che ancora incontreremo, tra Liguria, Piemonte e Calabria: "Con il Giuseppe PROFITI, vi è un altro fedele amico del cardinal BERTONE, anche questo, naturalmente, esce allo scoperto grazie alle inchieste della Procura Genovese, seguite dalla Guardia di Finanza. Si tratta di Paolo AMBROSINI, della Cooperativa ARCIERE di Vercelli e della società FIORILE srl di Varazze (Savona). Il nome di AMBROSINI emerge dalla lettura dell'Ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP Fucigna per la Tangentopoli genovese esplosa nella primavera del 2008 ma ci porta anche in Calabria, oltre che alle Terme di Acquasanta ed al Galliera stesso, sempre in odore di "santità".
Partiamo da Genova e l'inchiesta della Guardia di Finanza e del pm Francesco Pinto. Nell'Ordinanza si legge che: "L'indole corruttiva di ALESSIO Roberto emergeva chiaramente nel corso di un colloquio telefonico 14 giugno 2007 intercettata sull'utenza di ALESSIO Roberto con Paolo AMBROSINI, suo amico nonché socio occulto in altri affari, concernente i rapporti in via di consolidamento (nell'ambito della valorizzazione del Seminario del Galliera e di un'area di Coronata curata dalla FIORILE S.r.l. di AMBROSINI), tra Giuseppe PROFITI, Giovanni CIARLO e lo stesso AMBROSINI, grazie alla intercessione del FEDRAZZONI" e si legge ancora che per il gruppo indagato e poi arrestato per associazione a delinquere finalizzata a corruzione e turbativa d'asta vi era "Fra le loro priorità, quella: di rendere partecipe l'assessore alle scuole Paolo VEARDO; l'ALESSIO intendeva riavvicinarlo con la collaborazione di Paolo AMBROSINI e Paolo PETRALIA, entrambi molto vicini ad ambienti del clero, come lo stesso VEARDO..." ed ancora: "ALESSIO:... perché quando lui ha visto Paolo ha capito che c'era BER.. c'è Paolo e BERTONE, perciò lui lo sa perfettamente perché è l'unico che ha un appuntamento.. cioè lui sa, lui sa l'ha conosciuto per quello, quando c'era BERTONE qua come uomo di BERTONE, perciò sai ha capito chi si è mosso e tutto quel meccanismo che c'è che c'è in orbita.. e poi nel frattempo Paolo ha detto se mi faccio seguire le cose da PETRALIA che è un altro uomo molto vicino a BAGNASCO, che è nel consiglio del Galliera, che è un uomo molto amico di VEARDO perché sono.. hanno la stessa DNA, no.. e questo sta seguendo.. e perciò diciamo il lavoro sporco lo facciamo fare a ‘sto PETRALIA che sta tutt.. tutti i g.. tutte le settimane a a tastargli il polso.. essendo ‘sto PETRALIA.. è un bravo ragazzo ma ha quel difetto lì secondo me, sono molto amici ma lui è troppo bravo secondo me, però lui va bene aa.. per fare sai, il lavoro quotidiano e lui mi ha detto "guarda, gli ho parlato, non c'è problema, lui ha detto che in questo momento" questo prima della cena di inc.le sera "che il pr.. ci sono dei tagli della Madonna sul comune di Genova perciò non sa neanche 'sta gara come cazzo andrà avanti, non sa neanche se ci sono i fondi, non sanno neanche che gara fanno perché."
Passando invece dalle Terme di Acquasanta, rispunta BERTONE e si arriva ad un Paradiso... fiscale, quello spirituale non c'entra. Questa è la FIORILE srl di Paolo AMBROSINI, si passa dal centro sanitario polifunzionale del SEMINARIO DEL CHIAPPETO alle Terme di Acquasanta, alle case di risposo nel Piemonte, da Vercelli ad Ivrea, (la comune terra dell'ALESSIO ROBERTO - dell'ALESSIO CARNI - e del BERTONE), sino alle isole Guernsey, ad Alderney, segnalate non solo nelle carte geografiche del canale delle Manica ma anche nella black list del Ministero delle Finanze. Non solo lavori per la DIOCESI, per il clero... ma anche finanziamenti che arrivano dalla FONDAZIONE CARIGE e dalla REGIONE LIGURIA lungo questa rotta. L'AMBROSINI deve costruire ed ha bisogno di una mano... no, non quella dello Spirito Santo, una mano più terrena... anche "peccaminosa", tanto poi ci si confessa per espiare la colpa. E così la FIORILE srl, il cui amministratore è il commercialista Giovanni CIARLO, si occupa dei restauri del SEMINARIO DEL CHIAPPETO, finanziati da FONDAZIONE CARIGE e REGIONE LIGURIA... opera - stando alle intercettazioni - di cui si è interessato direttamente il cardinale di Genova e Presidente della CEI, Angelo BAGNASCO.
Nella FIORILE srl soci del AMBROSINI sono Tullio MARINI e la CLO REAL ESTATE srl. Il MARINI lo troviamo anche ai vertici di cooperative sociali come PROGETTO OMNIA e GERICO di Novara, che casualità si occupano di assistenza e sanità. La CLO REAL ESTATE srl è proprio l'immobiliare di Savona, il cui amministratore è Monica CHIMERI, che è socia insieme alla GED WORLDWIDE LTD, a portarci ci porta nel Paradiso... "fiscale", visto che ha la sede presso le isole Alderney Aurigny.
Prima di scendere lungo lo stivale, tra la Manica e Acquasanta ritroviamo il Paolo AMBROSINI, con la cooperativa ARCIERE di Vercelli, visto che è con lui che, nel regno di SCAJOLA, giungono gli amici di Marcello DELL'UTRI, di cui già ci siamo occupati: i fratelli PIZZIMBONE che con il GRUPPO BIANCAMANO, ormai lanciato in Borsa, si dilettano nella DISCARICA (esaurita) di PONTICELLI... in quella provincia di Imperia dove chi ha nominato il Claudio BURLANDO come Commissario per i Rifiuti? Ma l'ex Prefetto Giuseppe ROMANO, che ha ricevuto da Giuseppe PROFITI la staffetta di vice-presidente dell'Ospedale Galliera, ovvero il vice del Cardinale Angelo BAGNASCO, legato, come Tarcisio BERTONE, proprio al Paolo AMBROSINI.
Ed ora possiamo scendere in Calabria, altra terra prediletta da massoni (deviati e non) ed OPUS DEI, oltre che dalle cosche della 'ndrangheta e politici corrotti e conniventi. Qui la DIOCESI è quella di Cosenza... ma dalla Segretaria di Stato vaticana e dalla Presidenza della CEI le strade sono certamente infinite. A Serra D'Aiello vi era una Casa di cura... un ultimo manicomio che cadeva a pezzi, all'ISTITUTO PAPA GIOVANNI doveva sbarcare la FIORILE srl di Paolo AMBROSINI.
Qui mentre la struttura della DIOCESI cadeva a pezzi ed il gas vagava odorando l'aria, qualcuno con i soldi del PAPA GIOVANNI comprava gioielli nel centro di Roma, harley davidson, mobili di lusso, camere in alberghi romani da 5 stelle (con stanze matrimoniali)... Ma l'inchiesta della Procura di Paola, con la Guardia di Finanza, non ha solo fatto emergere che milioni di euro destinati alla struttura ed alla cura dei pazienti venivano invece spesi per altro. Rivela il 20 ottobre 2006 il quotidiano La Stampa: "I trecentosessanta fantasmi condannati a scontare la malattia mentale - chi vent'anni, chi trenta e più - all'istituto PAPA GIOVANNI di Serra d'Aiello sono vestiti con roba di recupero. Oggi arriva un furgone carico di scarpe, domani si spera nelle maglie di lana. Nel superattico intestato all'ex presidente della Fondazione che gestisce l'istituto monsignor Alfredo LUBERTO, dice il faldone custodito a Palazzo di Giustizia, hanno trovato un televisore al plasma in ogni stanza, una sauna e la palestra. I dipendenti del manicomio-lager travestito da casa di cura mendicano credito dal fornaio per i loro assistiti (150 mila euro gli arretrati per il pane) e affidano nella Provvidenza, in attesa di uno stipendio che non arriva intero da anni. Dai conti della Fondazione qualcuno ha spiccato assegni intestati alle gioiellerie più esclusive di Roma, boutique di grido, ad alberghi a cinque stelle nei registri dei quali sono annotati soggiorni da favola «in camera matrimoniale». I dipendenti, protagonisti di proteste accese contro LUBERTO, raccontano che il monsignore si faceva vedere in giro a cavallo di una Harley Davidson... I pazienti del PAPA GIOVANNI convivono con le zecche, i casi di scabbia sono diversi. Dormono in letti sgangherati e senza lenzuola tra servizi in condizioni penose, pareti scrostate, finestre che fanno aria: altro che ospedale, altro che casa di cura". Ma non basta e se la lista delle accuse aumenta con appropriazione indebita, associazione a delinquere finalizzata alla truffa, false fatturazioni, abbandono di persone incapaci, vi è un altro filone dell'inchiesta che scuote le coscienze della magistratura (ma non pare quelle diocesane): morti sospette e traffico di organi.
Davanti a tutto questo la DIOCESI faceva finta di nulla ed aveva intessuto un tavolo con la REGIONE CALABRIA e la FIORILE srl di Paolo AMBROSINI per il rinnovo dell'accreditamento della struttura presso il Sistema Sanitario Regionale e la cessione della struttura stessa. L'intenzione della DIOCESI di Cosenza era evidente: rinnovo dell'accreditamento, acquisizione della struttura da parte della REGIONE e gestione dei beni e delle attività, a partire dal restauro di una struttura che cadeva a pezzi in testa ai degenti e la cura dei pazienti alla "Provvidenza" della FIORILE srl. Se l'operazione fosse riuscita si potrebbe dire che i panni sporchi si sarebbero lavati in casa... con i soldi pubblici. Però la Procura e la Guardia di Finanza non credono che esistano le minime condizioni per mantenere aperta l'attività dell'ISTITUTO PAPA GIOVANNI, altro che rinnovo dell'accreditamento, e così dispone con un ordinanze lo sgombero, il monsignor Alfredo LUBERTO resta indagato e finirà sotto processo nonostante la DIOCESI ne tenti una strenua difesa. A quel punto la REGIONE - che sulla Sanità calabrese solitamente ha chiuso non uno ma due occhi, non poteva certo procedere (questa volta Finanza e Procura erano, se così si può dire: in casa) e, su proposta della direzione della Azienda Sanitaria Provinciale, non concede quindi il rinnovo dell'accreditamento, figurarsi se poteva acquisire l'ISTITUTO... e così anche la FIORILE srl si defila nelle retrovie... senza accreditamento e senza soldi pubblici perché mai prendere la gestione e restaurare la struttura? Naturalmente la colpa viene imputata alla Magistratura che ha scoperchiato quel lager e sicuramente 80 milioni di debiti (che che si appesantivano al ritmo di 500mila euro al mese) e poi della stampa che ne ha parlato... mica responsabilità dei "santi" gestori che si intascavano i soldi e volevano farse l'ennesima speculazione alle spalle dei malati e dei soldi pubblici... Figuriamoci: la speculazione, tuonano gli ambienti diocesani, è perseguita da Magistratura e stampa! Ma non basta infatti, come rileva sempre La Stampa, scavando nei fondi Antiusura gestiti dalla DIOCESI di Cosenza l'Autorità Giudiziaria scopre che: "anche il denaro destinato a combattere i cravattari (in una terra in cui povertà e omertà combinate rendono ancora più difficile una guerra del genere) sarebbe finito in una società-calderone architettata dai cinque indagati. La stessa società che avrebbe raccolto i milioni dei rimborsi per le prestazioni sanitarie pagati dalla REGIONE CALABRIA e dallo STATO al PAPA GIOVANNI e mai convertiti in medicinali, stipendi per gli infermieri, abiti decenti, lenzuola eccetera eccetera".
Ma qui si è in terra di Calabria, dove la MASSONERIA e l'OPUS DEI sono potenti e le vie degli alti prelati sono infinite... figuriamoci poi quando queste corrono lungo un asse con la Liguria, dove di nuovo MASSONERIA, OPUS DEI e collusioni politico-mafiose sono di casa... In Calabria se si osa mettere in naso nella segretezza degli affari di MASSONERIA ed OPUS DEI si finisce male, è un impudenza che non verrà mai perdonata... lo ricorda per primo il procuratore Agostino Cordova che indagò in quella direzione arrivando alle collusioni con la 'ndrangheta e pezzi dei Servizi... e stesso scenario quando finisce al centro dell'inchiesta WHY NOT il potente uomo della COMPAGNAI DELLE OPERE, il SALADINO con la sua rete di potere che arriva direttamente a PRODI e MASTELLA, passando per gli omuncoli locali quali Agazio LOIERO o il gruppo di Giuseppe CHIARAVALLOTI ed ex potenti P2 come il Luigi BISIGNANI.
Ed in questo caso che succede? Il processo va avanti ma la DIOCESI di Cosenza non molla e con la FIORILE srl - e la REGIONE CALABRIA - nel 2009 l'ISTITUTO PAPA GIOVANNI finisce nella rete degli affari del Paolo AMBROSINI con la sua FIORILE srl, come da copione più che da Sacre scritture... mentre intanto, qualche da qualche settimana fa i Carabinieri di Cosenza su mandato dell'Autorità Giudiziaria hanno iniziato ad aprire le tombe per le indagini che hanno sconvolto la DIOCESI cosentina, e che tra le altre gravissime imputazioni vedono, come abbiamo detto, quelle relativa alla scomparsa di 12 pazienti dell'ISTITUTO PAPA GIOVANNI".

Riprendiamo quindi dai PIZZIMBONE. Sulla Discarica di PONTICELLI risultano numerose denunce per perché il percolato viaggia che è un piacere. Risulta che parte del territorio occupato lo sia ormai abusivamente perché i proprietari non hanno rinnovato la concessione. Risulta che il Comune fa orecchie da mercante... anzi non disturba proprio i lavori. Addirittura dalle carte della Regione sono scomparsi anche due affluenti del rio Inferno, il rio Ascheri ed il rio Canielli, dove per volere del fato finisce quel percolato un po' insalubre. Sparendo dalle carte della Regione i rivi, sia mai che l'Arpal (della Regione!) decidesse mai di fare un controllino, li troverà? Forse tombinati, forse interrati...
Quel che è certo è che la discarica di PONTICELLI (che comporta la "sparizione" di interi rivi) è stata acquisita dal Gruppo BIANCAMANO dei PIZZIMBONE. E nonostante fosse esaurita per anni ed anni son andati avanti, mentre le denunce sono rimaste ferme al palo, il percolato libero come una sorgente... e gli affari sempre più a gonfie vele. Quando scatta "l'emergenza" rifiuti nell'imperiese, il Presidente della Regione, Claudio BURLANDO, nomina come commissario speciale l'ex Prefetto Giuseppe ROMANO, uomo graditissimo negli ambienti dell'Opus Dei e che, soprattutto, è sempre stato uno dei più accaniti "negazionisti" della presenza mafiosa a Genova, dove era giunto dopo alcune vicessitudini ai tempi in cui, Prefetto a Roma, venne arrestato dai Carabinieri per poi uscire dall'inchiesta dopo che il reato era stato depenalizzato, ma anche noto per essere il Prefetto che scrisse la relazione secondo cui Marco Biagi non correva alcun rischio, sulla cui base il Ministero negò la scorta all'uomo che poi sarà ucciso dalla nuove Brigate Rosse. Quando la Discarica viene chiusa perché non ci entra nemmeno più uno spillo, è una rincorsa a chi fa di più per permetterne la riapertura celere... corsa in cui si contraddistingue il Presidente dalla Provincia di Imperia, uomo del Pdl, Gianni Giuliano, che poi si dimette perché promosso a candidato - di quasi certa elezione nel feudo di Claudio SCAJOLA - alle elezioni regionali del 2010. Naturalmente in questo caso, come in tutti i casi in cui un'azienda finisce sotto inchiesta o ha consistenti problemi "ambientali" arriva puntuale il ricatto occupazionale e la ciecità del sindacato, così tutti si prodigano, con la scusa di un occupazione che con altro metodologia di lavoro sul ciclo rei rifiuti (vedi la strategia di Rifiuti Zero) darebbe maggiore occupazione e tutela di ambiente e salute, per far sì che le autorizzazioni e le proroghe giungano in fretta. Per i PIZZIMBONE tutto dipende dall'ARPAL, ovvero l'Agenzia Regionale per l'Ambiente della Liguria che, essendo soggetto a nomina politica non può certo scontentare la grande alleanza Burlando-Scajola. Così, dopo che per la discarica di PONTICELLI dei PIZZIMBONE si è mossa anche "Striscia la notizia" e se ne sono occupati tutti i media (a sostegno della Discarica si intende), arriva il nuovo via libera e così anche se esaurita dagli anni Novanta i PIZZIMBONE possono continuare a conferire i rifiuti a PONTICELLI.
L'essere "bipartisan" di questa struttura e della capacità di impresa dei PIZZIMBONE è ancora più comprensibile leggendo il sito dell'architetto Egizia GASPARINI, legata ai diessini ed in particolare al "venerabile" maestro dell'architettura Bruno GABRIELLI (non solo assessore all'urbanistica di Giuseppe Pericu a Genova ma anche consulente della Regione Sicilia, gestione CUFFARO, per la nuova legge regionale sull'urbanistica). Qui nella lista delle Valutazioni di Impatto Ambientale / Valutazioni Ambientali Strategiche realizzate dall'architetto vi anche, proprio, quella, nel 2002, per l'IMPIANTO SMALTIMENTO RIFIUTI a PONTICELLI.
Oltre alla Discarica di Ponticelli, con il loro impianto di smaltimento dei rifiuti, i PIZZIMBONE contano anche del Centro di stoccaggio per la raccolta differenziata, sempre nell'imperiese e più precisamente nel Comune di Camporosso, guidato dalla "sinistra" che tante campagne fa per la legalità e la lotta alle mafie, a partire da quelle con "Libera".

Inizialmente ai PIZZIMBONE non va molto a genio l'influenza di Claudio SCAJOLA sull'imperiese e soprattutto loro, i fratelli PIZZIMBONE, non gradiscono le ingerenze di SCAJOLA nei loro affari... come dire 'questa è cosa nostra, non metterci becco'. Il tutto si risolve in fretta grazie ad un legame sempre più forte tra i PIZZIMBONE e lui... Marcello DELL'UTRI. Infatti è nell'imperiese, proprio a PONTICELLI - qualcuno potrebbe dire tra la monnezza - che nasce il primo "Circolo del buongoverno" di Marcello DELL'UTRI, promosso dai fratelli PIZZIMBONE. Un amore a prima vista tra i fratelli della spazzatura e il DELL'UTRI colluso con Cosa Nostra, già condannato a 9 anni in primo grado (e non certo per le dichiarazioni alquanto ambigue e non ancora riscontrate di Ciancimino Jr. o Spatuzza) ed ora in attesa della sentenza d'Appello a Palermo. Per i PIZZIMBONE il fondatore di Forza Italia e braccio destro di Berlusconi (il sinistro lo faceva Cesare Previti) è un faro, eppure sul groppone ha quella condanna in primo grado a nove anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, oltre a due anni di libertà vigilata e interdizione perpetua dai pubblici uffici, perché: "La pluralità dell'attività posta in essere da DELL'UTRI, per la rilevanza causale espressa, ha costituito un concreto, volontario, consapevole, specifico e prezioso contributo al mantenimento, consolidamento e rafforzamento di COSA NOSTRA, alla quale è stata, tra l'altro offerta l'opportunità, sempre con la mediazione di DELL'UTRI, di entrare in contatto con importanti ambienti dell'economia e della finanza, così agevolandola nel perseguimento dei suoi fini illeciti, sia meramente economici che politici...".
Il colpo di fulmine è ricambiato, infatti Pierpaolo PIZZIMBONE viene anche candidato alle elezioni politiche in Sicilia nelle liste del nuovo partito di DELL'UTRI e BERLUSCONI. Sarà il primo dei non eletti alle elezioni del 2008 nella circoscrizione Sicilia 2. D'altronde se PIZZIMBONE non vede i problemucci di DELL'UTRI, come può DELL'UTRI non sostenere certi amici?

Nel 2004 i PIZZIMBONE, iniziano ad annusare la quotazione dei rifiuti in Borsa. Con la BIANCAMANO spa vedono gli affari andare a gonfie vele. Nello stesso anno acquistarono la AIMERI AMBIENTE, società da un fatturato di 50 milioni di euro per contratti di incarico per la gestione dei rifiuti da centinaia di Comuni. Un acquisto che avviene dopo un passaggio lampo della AIMERI dalla GREEN HOLDING all'ENEL. Nel 2007 vi è l'approdo a Piazza Affari. Intanto gli affari si espandono, soprattutto in Sicilia. Buona parte dei 73 milioni di euro del loro giro d'affari è ormai in Sicilia. Qui con la AIMERI conta strutture a Trapani e Catania (Caltagirone, Giarre, Maniace, Fiumefreddo). Qui in Sicilia lo sbarco nella monnezza è del febbraio 2006 con la conquista dell'appalto dell'ATO (Ambito Territoriale ottimale) di Catania 1 e dopo un anno con si aggiunge Caltagirone, quindi, a Caltanissetta. Quest'ultimo è un caso che fa discutere ampiamente, a partire dalle denunce di Rosario Crocetta, sindaco antimafia di Gela. Il ribasso offerto dalla società dei PIZZIMBONE è dello 0,1 % ma vi è di più. Infatti alla gara giunge solo l'offerta dei PIZZIMBONE. Non ci sono concorrenti. Non ci sono perché pur essendo quelli che hanno sempre gestito sino a quell'appalto la raccolta dei rifiuti a Caltanissetta, pur se consorziati, non hanno in numero di mezzi necessari secondo quando stabilito nel bando di gara. Gli unici che possono rispondere ai requisiti del bando pubblico sono i PIZZIMBONE e nessun altro. Strana coincidenza anche il fatto che le società che gestivano nel passato questo servizi e che sono stati "esclusi" a priori, erano quelli che dopo anni di estorsioni da parte di Cosa Nostra avevano deciso di denunciare i mafiosi.

Dopo la conquista della Sicilia, dove la concorrenza è stata spazzata via, i PIZZIMBONE, come abbiamo visto hanno eliminato anche l'altro concorrente nazionale, lo hanno comprato, è proprio la MANUTENCOOP SERVIZI AMBIENTALI. Mentre l'impero dei rifiuti avanza sotto il marchio dei PIZZIMBONE e si allarga in Emilia Romagna, in Liguria iniziano, anche dopo le denunce pubbliche della Casa della Legalità, ad esserci alcuni "problemini". Si tratta di un inchiesta giudiziaria che vede proprio nei PIZZIMBONE e nelle loro attività il soggetto delle indagini ed una situazione paradossale nella magistratura. Così scrive Marco Preve su Repubblica: "Un attacco alla magistratura mai registrato prima in Liguria, sferrato da un colosso italiano del ramo rifiuti vicino a Marcello DELL'UTRI, si staglia dietro il pettegolezzo delle presunte avances via sms tra due pm della procura di Imperia. Una vicenda dai mille risvolti, uno dei quali è un effetto collaterale che ha spinto venti magistrati liguri a segnalare alla procura generale le proprie situazioni di possibile incompatibilità.
Tutto inizia quando il pm Paola Marrali di Imperia chiede, agli organi disciplinari interni della magistratura, che vengano presi provvedimenti nei confronti del collega pari grado Filippo Maffeo perchè l´avrebbe importunata con ripetuti sms. Entrambi sono considerati ottimi magistrati che da tempo trattano (lo hanno fatto anche in pool in diverse occasioni) delicate inchieste sulla pubblica amministrazione, senza aver mai originato dubbi o illazioni. E la loro vicenda personale si chiarirà nei modi stabiliti dalla legge. Il fatto è che, proprio mentre il caso è in fase di trattazione da parte del procuratore generale di Genova Luciano Di Noto, ecco che Maffeo è oggetto di un durissimo attacco personale da parte di Pierpaolo PIZZIMBONE, candidato in Sicilia per Forza Italia grazie all'amicizia con Marcello Dell´UTRI, fidanzato di Barbara D´URSO e fondatore con il fratello Giovanbattista del Gruppo BIANCAMANO, azienda di raccolta e smaltimento rifiuti con forti interessi in Sicilia e in mezza Italia e gestore della discarica di PONTICELLI. Appunto la discarica, che negli anni ha ottenuto ripetute proroghe, è oggetto d´indagine da parte di Maffeo per presunte violazioni ambientali (autorizzazioni, ripristino dei luoghi, smaltimento del percolato, stabilità) che se confermate potrebbero portare anche a richieste di revoca della concessione. Inchiesta che si avvale anche della collaborazione dell´Arpal e in particolare di una funzionaria che si chiama Paola Borsellino ed è la nipote del magistrato ucciso dalla mafia. PIZZIMBONE, che è uno dei tre indagati, uscito dalla procura dopo una convocazione ha pesantemente criticato l'inchiesta del pm Maffeo, e ha poi concluso: «Ritengo che per la vicenda in cui è immischiato relativa al sue presunte avance nei confronti di una collega dovrebbe autosospendersi, per rispetto dei cittadini, delle istituzioni dei dipendenti del Tribunale. Questo è il mio personale pensiero da libero cittadino e da persona che si schiera dalla parte delle donne». Qualche giorno dopo due parlamentari del Pdl, Nicola FORMICHELLA (braccio destro di Marcello DELL'UTRI), e l´editorialista de Il Giornale, Giancarlo LEHNER, presentano un´interrogazione al ministro contro Maffeo.
Fino ad ora, però, nessuno ha evidenziato un particolare di non poca rilevanza. Il marito della pm Marrali è Marcello DE MICHELIS, commercialista appartenente ad una potente famiglia di immobiliaristi di Imperia (lo zio Ivo è vicepresidente della Fondazione CARIGE) che è stato consigliere o sindaco, fino a poco tempo fa, delle società dei PIZZIMBONE: BIANCAMANO, AIMERI e PONTICELLI, e che oggi è ancora presente nelle società GREEN PARK e GABRIEL & C. dove siede, in veste di sindaco e consigliere Massimo DELBECCHI, attuale amministratore delegato di BIANCAMANO. Altro retroscena fino ad oggi irrisolto è quello che riguarda una sorella della pm Marrali che è avvocato ed esercita a Imperia. Il caso (secondo un´interpretazione della legge sussiste l´incompatibilità anche se l´avvocato è civilista perché a Imperia il Tribunale ha un´unica sezione penale e civile), che sarebbe collegato anche alla vicenda degli sms, diventato di pubblico dominio ha spinto una ventina di magistrati di tutta la Liguria a segnalare alla procura generale di Genova situazioni di possibile incompatibilità dovute alla professione di mogli, mariti, figli o parenti stretti".

Ancora una volta la colpa è dei giudici che lavorano, quindi e con l'attacco politico-affaristico dell'asse DELL'UTRI-PIZZIMBONE all'inchiesta che potrebbe travolgere l'impero della monnezza, si scoprono anche le anomalie che frenano i magistrati che le inchieste le fanno, affermando sempre la propria autonomia e indipendenza. Pier Paolo PIZZIMBONE tuona con una frase ben collaudata: "Grave danno di immagine per il nostro gruppo". Tutto secondo copione quindi, anzi meglio, visto che adesso hanno conquistato il colosso delle cooperative emiliane per i servizi ambientali... Comunque sia un dato è certo: il Gruppo BIANCAMANO "opera nel rispetto dell'ambiente e delle disposizioni di legge"... e chi lo dichiara non è uno qualunque ma Pier Paolo PIZZIMBONE."

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