Non è lo scandalo delle trasfusioni all’HIV figlie della corruzione dilagante nella sanità dei tempi del CAF, questo è passato, lì hanno già riabilitati tutti i poveri come De Lorenzo & C. Non è lo scandalo delle mangiatoie che hanno caratterizzato la sanità pubblica gestita nell’interesse dei partiti, delle nomenklature e delle lobby, con le nomine in spartizione concordata (sempre, tra i “nemici giurati” che si incontrano sempre davanti alle tavole imbandite!)...
Non che tutto questo sia finito nella Repubblica delle nomenklature, dove la meritocrazia è peccato e la raccomandazione con il collocamento di portatori di voti (e soldi) è la regola (concessa e tutelata dalla Legge – non dei giudici ma del Legislatore di Governi e Parlamenti). Non che tutto questo non sia dietro allo sperpero di risorse, alle “riorganizzazioni” aziendali di tagli di personale e posti letto, o dietro inefficienze per mancate specializzazioni e formazione. Ma Sua Santità Sanità è la nuova frontiera, parafrasando Kennedy, scelta dalla ‘Ndrangheta.
Non da oggi e non per caso. Già Cosa Nostra aveva individuato questo settore come “strategico”, anche se per altre finalità. Questa infatti si serviva delle strutture sanitarie per supportare le latitanze e le cure ai latitanti. Certamente il caso di Provenzano non è l’unico, con i suoi viaggi dalla Sicilia alla Francia, passando per la Liguria ed il Tigullio, dove sembrava “amare” soggiornare, nella cittadina di Rapallo, in una piccola villetta delle tante che caratterizzano il turismo della riviera, e che era stato anche segnalato all’Ospedale di San Martino, ma non trovato all’arrivo, massiccio, delle Forze dell’Ordine. No per la ‘Ndrangheta è di più. La Sanità è certamente supporto per le “cure” dopo “l’azione” (come per esempio per il nipotino di “u tiradrittu” all’Asl di Locri), ma è soprattutto dimostrazione-attuazione del controllo del territorio, è controllo e impossessamento delle risorse con gli appalti, le assunzioni, gli incarichi, le forniture.
Ecco allora che una dopo l’altra vengono a galla le infiltrazioni delle ‘ndrine nella Asl calabrese, prima quelle nella Asl di Locri di Fortugno e di sua moglie, Maria Grazia Laganà, e (prima del babbo di questa, Avv. Mario Laganà). Poi le irregolarità pesanti scoperte dai NAS su 20 delle 23 aziende regionali. I “buchi” da capogiro degli sforamenti di spesa, generali, denunciati in ultimo dal Direttore della ASL di Reggio Calabria. Ora Vibo Valentia! Una intera cosca, quella dei Lo Bianco, decapitata in verticale (oltre 20 arresti) dai reparti investigativi e dalla DDA di Catanzaro, con le mani sulla sanità locale. E chi ti spunta? Anche un consigliere regionale, del partito del ministro della Giustizia, Clemente Mastella, l’Udeur. Antonio Borrello è il nuovo consigliere regionale ad entrare nella conta del pallottoliere (che sta quasi per finire le palline) degli “onorevoli” della Regione indagati-imputati-arrestati-pregiudicati.
Non conosciamo le carte e le prove acquisite dagli inquirenti, ma conosciamo bene la Relazione della Commissione Basilone che studiando la Asl di Locri ha evidenziato il modus operandi dell’infiltrazione della ‘ndrangheta nella sanità. Conosciamo i fatti conseguenti: la “promozione” da parte del Governo -di cui fa parte il ministro Mastella e l’Udeur- del Prefetto Basilone, trasferita a Roma all’Ufficio scorte, allontanandola quindi dalla Calabria e da quelle dinamiche che questa non aveva paura di studiare, denunciare e reprimere con efficacia. Conosciamo, grazie alle intercettazioni (che il Ministro Mastella tanto odia), un altro esponente dell’Udeur della Calabria, Ennio Morrone che in carcere, a trovare il collega “onorevole” Pacenza, insultava i giudici e tranquillizzava l’amico.
Conosciamo i silenzi e le negazioni ad oltranza dell’onorevole Laganà che conosce bene certe dinamiche essendo stata Responsabile del Personale della Asl di Locri, dove maturò, secondo gli inquirenti (il mandante era il “collega” della porta accanto), l’omicidio del marito e dove le ‘ndrine decidevano tutto!
Conosciamo anche la normativa. Infatti la Regione approva i Bilanci, nomina i Dirigenti, commissaria e stanzia i fondi per le ASL. Ed allora se tutto questo è stato possibile è perché la Regione , quella retta da una maggioranza, nei fatti, di consiglieri inquisiti-imputati-carcerati-pregiudicati, non ha effettuato i controlli, non ha svolto il suo ruolo di controllo e intervento, ha accettato e, di fatto, condiviso queste gestioni. Infatti, l’unica Asl commissariata per infiltrazione mafiosa è stata quella di Locri, dopo la Relazione Basilone e deciso dal Governo nazionale.
Ed allora cosa si aspetta, come da tempo chiede con ragionevole senso delle Istituzioni, l’On. Angela Napoli, di sciogliere il Consiglio Regionale della Calabria? Perché i responsabili-controllori indegni, a questo punto accertati, non vengono spediti a casa (o, meglio, nelle Procure)?
E poi pensiamo che sia tutta qui Sua Santità Sanità? Non nascondiamoci dietro ad un dito, facendo delle Asl calabresi l’unica espressione dell’infiltrazione mafiosa. Da decenni in Lombardia la cosca Morabito-Palamara-Bruzzaniti (quella dei Morabito e di Pansera, con cui dialogavano telefonicamente i Fortugno-Laganà) è infiltrata nelle Asl della regione, da tempo vi sono segnali che danno questa infiltrazione come giunta anche in Liguria. Che sia un caso che l’assessore che in Comune dava pressocchè tutti gli incarichi ad una azienda indicata dalla DIA già dal 2002 come famiglia della ‘Ndrangheta (da cui proviene, proprio da Genova, un collaboratore di giustizia), è stato promosso, senza alcuna competenza, Assessore alla Sanità della Regione?
Chissà se anche le vie di Sua Santità Sanità sono infinte?
PS
La signora Laganà è tornata a porre domande. Noi siamo sempre in attesa delle risposte che Lei può fornire, ma nel frattempo ne aggiungiamo una. La signora continua a parlare di rapporti politica-mafia-affari-magistratura. Ma anche qui vediamo una lacuna e chiediamo se trattasi di un amnesia. Infatti i rapporti politica-mafia-affari-magistratura, in Calabria, come anche in Liguria ed altrove, passano per un soggetto riservato, segreto…la massoneria, nelle sue parti e forme deviate. In Calabria, come in Liguria, molto forte e radicata, ben addentro alle oligarchie e nomenklature che contano. Non ne sa proprio niente? L’ex direttore della sanità di Locri, potente avvocato democristiano e già parlamentare, Mario Laganà, risultante suo padre, non gli ne ha mai parlato?
E nemmeno suo marito, il povero Franco Fortugno, uomo forte – indiscutibilmente – della sanità e della corporazione medica, eletto in consiglio regionale con il record di preferenze (quasi 9.000), gli aveva mai parlato di questo “potere” occulto?