La sig. Laganà si dice “indignata”, ma i fatti dicono che sia indagata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, (probabilmente gli piace lo Scrable, sic). E’ della Margherita-Ulivo ma parafrasa Berlusconi. Se i Giudici che indagano sull’omicidio di suo marito (Primario della Asl di Locri e uomo forte della Sanità calabrese – e non solo – eletto in Consiglio Regionale con il record di preferenze personali in Calabria, nella Margherita - Ulivo) le chiedono di rispondere e dire tutto quello che sa sulla Asl di Locri, lei tace e non si presenta perché ha, come diceva il Cavaliere, “improcrastinabili impegni istituzionali”. Berlusconi, a reti unificate, soleva aggiungere che lui poteva essere giudicato solo dai suoi pari e non da giudici mentalmente disturbati, deviati, politicizzati, braccio armato di qualcuno e soprattutto inetti, incapaci, che sono lì perché hanno vinto un concorso anziché essere eletti dal popolo. La signora Laganà in conferenza stampa manda in scena il “replay”, appellandosi all’opinione pubblica: “Valutate voi se è un avviso (di garanzia, ndr) meritato o meno. Opportuno o meno, rispetto alla battaglia sulla verità e giustizia per mio marito”. Poi aggiunge: “La qualità dell’indagine relativa all’omicidio di mio marito era ed è assolutamente insoddisfacente… Non è stato a sufficienza indagata la commistione tra famiglie di magistrati, ‘ndrangheta e politici nel settore della sanità pubblica e privata. Mio marito denunciava questi fatti ed è stato ammazzato”...
Davvero ironica questa visione, che caratterizza la risposta mediatica della Laganà:
Primo: se giudica i risultati dell’indagine condotta sull’omicidio di suo marito “insufficienti” vuole dire che la signora (avendo letto i documenti coperti da segreto istruttorio relativi all’inchiesta) sa cosa e chi vi sia dietro all’omicidio di suo marito. Allora perché non lo dice? Perché non ha mai fatto denunce? Perché prima che uscisse la Relazione Basitone e venisse lei eletta al Parlamento negava che suo marito, lei e la Asl avessero mai visto richieste o pressioni da parte della ‘ndrangheta? Vi è un problema di alzheimer ?
Secondo: se prima della Relazione Basilone e della sua elezione al Parlamento dichiarava che non vi fosse mai stato alcun segnale o problema con la ‘ndrangheta e che nella Asl di Locri non vi era assolutamente alcuna infiltrazione mafiosa, come mai dopo tali fatti (Relazione ed Elezione) ha iniziato a dichiarare che suo marito aveva denunciato le infiltrazioni della ‘ndrangheta nella Asl e certe collusioni?
Terzo: Responsabile del Personale, nella Direzione Sanitaria di Locri non era proprio Lei? Prima della gestione che assunse lei non vi era la gestione, da lunghi anni, di suo padre Mario Laganà? E poi la famosa “denuncia” (che poi era una interrogazione in Consiglio Regionale) di suo marito trattava solo di un fatto personale e non conteneva alcun riferimento a medici, al personale o alle ditte esterne indicate dalla Commissione d’Accesso quali della ‘Ndrangheta. Ci sono altre denunce? Dove sono le copie di ricenuta? O quantomeno i numeri di registro? Vuole forse dire che suo marito denunciò le infiltrazioni nella Asl di cui lei e suo padre prima eravate dirigenti e non si è mai fatto una copia o segnato il numero di registrazione? Non aveva mai parlato con Lei? Ha cercato tra le carte e nei cassetti?
Ma su tutto questo abbiamo già parlato , come Casa della Legalità insieme a Democrazia Legalità! Invece non avevamo mai approfondito qualche cosa d’altro, certamente utile per capire ancora di più il contorno di questa storia:
il contesto familiare.
Accennavamo al fatto che suo padre, Mario Laganà, famoso e potente avvocato democristiano, già anche senatore della Repubblica e Sottosegretario, era stato direttore della USL e poi ASL di Locri, per lunghi e lunghi anni. Un uomo che sembra proprio si sapesse – e sappia – muoversi ad occhi chiusi nel Tempio, con un occhio che gli consiglia il rito adatto… Sappiamo che fu proprio lui a chiamare a Locri dalla Asl di Melito Porto Salvo, suo marito, Franco Fortugno. Sappiamo che Mario Laganà è l’attuale presidente onorario del partito che l’ha candidata e l’ha eletta, la Margherita , il cui simbolo campeggiava sino a pochi giorni fa sullo striscione dei giovani della margherita di Polistena “Adesso AmmazzateciTutti”, il cui forum ha sempre taciuto e nascosto scientificamente ogni discussione sulla Asl di Locri e sulla Relazione della Commissione di Accesso che ha portato al Commissariamento della stessa per infiltrazione mafiosa, oltre che all'indagine della DDA che lei scredita. Mario Laganà legato all’altro potente democristiano calabrese, lo scomparso Riccardo Misasi, braccio destro di Ciriaco De Mita e sottosegretario alla presidenza del consiglio con lo stesso De Mita. Tale avvicinamento tra Mario Laganà e Misasi, raccontano le cronache, avvenne quando il Misasi nonimò Ludovico Ligato (uomo d’onorata società, poi ucciso dalla ‘Ndrangheta su ordine di Cosa Nostra) presidente delle Ferrovie, il quale dimettendosi dal Parlamento lasciò il posto al primo dei non eletti, proprio Mario Laganà.
Abbiamo anche appreso, sempre dalle cronache, che il fratello di Mario Laganà e zio di Maria Grazia, Guido Laganà è stato per circa un ventennio consigliere regionale e più volte assessore, oltre che due volte agli arresti per appropriazione indebita di fondi regionali.
Non c’è che dire, davvero, una famiglia potente nella Calabria di ieri e di oggi. Domani chissà.