Sta accadendo un qualcosa di inquietante e disgustoso. L'antimafia civile e sociale attaccata da colossi politicizzati dell'antimafia.
La politica è riuscita a fare quello che non era mai riuscita a fare la mafia, nemmeno con le sue infiltrazioni (che ci sono state e sono state pesanti). Il metodo è lo stesso, mafioso o stalinista, come lo si voglia chiamare. Dopo essersi "comprati" strutture e uomini, dopo aver posto le basi del ricatto, oggi agiscono per cancellare quell'antimafia civile e sociale che non accetta di mostrarsi ossequiosa verso il Potere o reticente e silente verso quei fatti e quei nomi del Potere che si vogliono "intoccabili"...
Le "armi" sono le stesse, delegittimazione, accuse infamanti, pressioni per piegare la schiena di quanti non chinano il capo davanti alle nefandezze e alle mistificazioni, di ooloro che non rinunciano all'esprimere il proprio pensiero senza ipocrisia, ma facendo nomi e cognomi. E' questa la cultura figlia del compromesso morale che è ormai incarnata dai colossi politicizzati dell'antimafia. Una cultura che accetta la contiguità e la collusione di quella zona grigia, offrendo il proprio manto di copertura. E' così che questi, chi oggi gestisce "Libera contro le mafie" come chi oggi gestisce la Fondazione Caponnetto, si mostrano amici, ad esempio, di Maria Grazia Laganà, indagata dalla DDA di Reggio Calabria e dalla cui linea telefonica, di parlamentare componente della Commissione Antimafia, il fratello Fabio chiamava il sindaco di Gioia Tauro Del Torrione, legato alla cosca dei Piromalli, per passargli notizie riservate. Fatto gravissimo. Grave come altri, che calpestano la memoria di Antonino Caponnetto e dei martiri della Giustizia, come Rosario Livatino, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Rocco Chinnici, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Questi colossi sventolano le bandiere dell'antimafia, della Legalità e della Giustizia. Usano grandi parole che toccano il cuore. Ma poi agiscono solo per la normalizzazione che la politica vuole, in cambio del sostegno (e sostentamento) che gli riconosce. E poi accusano, infangano, mortificano la dignità e calpestano i diritti di chi invece non si adegua, di chi non si omologa al loro pensiero ed agire figlio del compromesso morale. L'obiettivo è il solito: isolare e delegittimare chi è scomodo e - per loro - "destabilizzante". Così a Imperia vengono prese di mira le persone che non si sono mai piegate, così a Genova gli esponenti della Casa della Legalità vengono calunniati e isolati (link 1 - link 2), così a Firenze Benny Calasanzio subisce la minaccia e l'intimidazione... e gli autori sono coloro che innalzano le bandiere dell'Antimafia. Come anche nessuno dei colossi politicizzati dell'antimafia ha avuto la forza ed il coraggio di difendere e sostenere quanto denunciato da Salvatore Borsellino come da Pino Masciari, sulle collusioni e le infiltrazioni sino ai più alti livelli istituzionali delle mafie. Onestamente crediamo che il segnale sia che siamo sulla strada giusta... che la rete di iniziative ed azione che in questi mesi ed anni si è portata avanti con umiltà e decisione, rifiutando di divenire quell'antimafia "assistita" da cui da molto tempo il Centro Impastato ci aveva, con lungimiranza, messo in guardia, sta colpendo nel segno. Andiamo avanti e rispondiamo con i fatti, con il proseguire senza sosta questo cammino, con un compito ed una responsabilità in più: dover costruire una maggiore unità della rete che nel territorio e nelle scuole promuove concretamente un antimafia civile e sociale, che contrasta la cultura dell'omertà e dell'indifferenza e che sa essere capace di contribuire al lavoro della magistratura e dei reparti investigativi che, se lasciati soli, non possono certamente sconfiggere mafie che si sono fatte Stato. Noi sabato saremo a contestare civilmente, come nostra abitudine, la nascita di una "Libera" Liguria fagocitata dal Potere del partito del cemento, e già da ora, in quanto associazione che ha fa parte della Conferenza delle Associazioni della Fondazione Antonino Caponnetto, chiediamo la convocazione urgente di tale organismo e le dimissioni del Presidente Salvatore Calleri.
I colossi dell'antimafia politicizzata ed "assistita" hanno spezzato il sogno dell'unità, hanno scelto di farsi strumento, ennesimo avamposto mimetizzato della politica nella società civile, per organizzare il consenso e colpire chi non si omologa, usando e tradendo i sogni e le speranze, della buona fede di quanti hanno datoi la fiducia, la passione e le energie. Noi dobbiamo rispondere con l'unità, con la rete, dell'antimafia civile e sociale, che agisce, denuncia e fa inform-azione a 360°... l'unico cammino possibile per poter sentire "il fresco profumo della libertà".