E' questa la domanda che poniamo perché la situazione appare sempre più surreale.
Il CSM con vice presidente Vietti (laico dell'Udc) ha deciso di promuovere l'ennesimo (è il settimo) procedimento disciplinare nei confronti di Adriano Sansa perché ha definito, in un assemblea aperta dell'ANM, un "gaglioffo" il Ministro della Giustizia Angelino Alfano. Lo stesso CSM che considera meritorio di procedimento disciplinare una chiara espressione della libertà di pensiero e di critica, non procede però su una situazione devastante della magistratura ligure che continua a minare la credibilità, l'efficienza e l'autorevolezza della Magistratura stessa.
Pare infatti che la Magistratura in Liguria possa, quindi, con tranquillità negare Giustizia (e così facendo alimentare il rafforzamento dell'illegalità politica, economica ed anche mafiosa), ma, in parallelo, un magistrato (cioè un cittadino), non possa affermare il principio costituzionalmente riconosciutogli della critica e del dissenso, che tra l'altro è esclusivamente finalizzato ad evidenziare i mali della Giustizia e della sua Amministrazione e quindi mettere in guardia dai rischi conclamati per lo Stato di Diritto...
Adriano Sansa, ad ogni funzione sia stato chiamato ad assolvere nella Magistratura, non è mai venuto meno ai suoi doveri. Ha sempre operato con rigore, indipendenza e lealtà alla Costituzione. Anzi, a rischio personale per la propria carriera, è stato uno di quei pochi magistrati in Italia che, senza mire politiche o d'altra natura, ha contributo al tramutarsi in realtà di quella parte della Costituzione che sanciva, sino ad allora solo formalmente, l'autonomia e indipendenza della Magistratura quale elemento essenziale perché la Legge fosse davvero uguale per tutti e non quindi "classista" o "politica".
Non è lontano nel tempo il tentativo dell'allora Ministro della Giustizia Roberto Castelli di impedire ad Adriano Sansa di assumere la Presidenza del Tribunale dei Minori di Genova. Un tentativo spregiudicato, dettato dalla vendetta del Ministro leghista per quello che considerata "un affronto" il fatto che Adriano Sansa, al passaggio del Ministro con fazzoletto "padano" in visita al Palazzo di Giustizia di Genova, si pose sull'attenti e pronunciò la frase "Viva l'Italia libera e figlia della Costituzione democratica".
Alla fine Castelli dovette fare retromarcia e permettere l'insediamento di Sansa a quell'Ufficio, a cui unanimemente il CSM lo aveva designato... ma ciò avvenne con grave danno proprio per quell'Ufficio, già gravato - e così ancor di più - di un arretrato spaventoso e con carenza di organico (che continua ad esserci).
Ora ci risiamo. Affermare che il Ministro della Giustizia Alfano sia un "gaglioffo", ovvero una persona inetta è chiaramente una legittima critica. Non solo: lo è alla luce dei fatti che la confermano: la promozione di tagli devastanti; l'assenza di iniziativa per rimettere in organico Procure e Tribunali; la mancanza di una seria e rigorosa riforma della Giustizia Civile, Tributaria, Amministrativa e Penale che permetta quella famosa "ragionevole durata dei processi" nella certezza però di garantire Giustizia (e non quindi impunità); l'agevolazione dell'impunità attraverso la prescrizione; la promozione di iniziative legislative volte ad ostacolare l'accertamento dei reati (vedi i provvedimenti proposti sulle intercettazioni) o quelli, in palese contrasto con la Costituzione (come ha evidenziato più volte la Corte) per garantire immunità ai potenti.
Ma il CSM cosa fa? Davanti all'attacco alla Magistratura decide di "processare" Adriano Sansa... Ed in parallelo continua nel non affrontare e non risolvere vicende pendenti e note in riferimento ad altri Magistrati in servizio (o appena "pensionati") proprio in Liguria che, a differenza di Adriano Sansa, hanno sempre (ed ancora) avuto modo di piegare i doveri d'Ufficio pur di non interferire negli equilibri politici, economici ed istituzionali, anche quando erano eclatanti i reati e le violazioni.
Il CSM, ad esempio, non è rimasto troppo silente sull'Ufficio del giudice Boccallatte, indagato dalla Procura di Torino per corruzione in atti giudiziari, così come non ha ancora affrontato le innumerevoli segnalazioni giunte su Magistrati che hanno assunto, nel frattempo, ruoli di maggior prestigio, nonché funzioni direttive.
Non possiamo pensare che non abbia notato quanto pervenuto al CSM stesso, ad esempio, sulla gestione del Procuratore Capo di Genova Francesco Lalla (ora pensionato ed unanimemente nominato da tutto lo schieramento politico della Regione Liguria "difensore civico") in cui le inchieste più delicate (politica, corruzione, mafia, ambiente e sanità) si sono arenate.
Od ancora la gestione, prima a Savona e poi a Genova, sino anche al vertice della DDA, di Vincenzo Scolastico. Questi a Savona non notava le pesantissime illegalità che dilagavano, non notava gli esposti e le denunce di chi denunciava una delle più pericolose famiglie mafiose della 'ndrangheta lì operanti, non tentava nemmeno di arginare lo strapotere e le truffe che Antonio Fameli perpetuava... non procedeva nemmeno nell'inchiesta già praticamente conclusa, lasciata pronta sulla scrivania dal predecessore Proc. Acquarone, sul "fallimento perfetto"... e poi, trasferitosi a Genova ed assunto il coordinamento della DDA si è reso protagonista di vicende chiaramente discutibili per poi procedere (una volta assunta il ruolo di facente funzioni di Procuratore Capo) nel lasciare una DDA devastata (con 2 soli pm) e nel diramare l'ordine perentorio di tagliare il 70% delle intercettazioni e, sempre del 70%, le spese per i sequestri.
E vogliamo entrare nel merito delle gravi situazioni che vi erano ad Imperia ed a La Spezia?
Da un lato Bernardo Di Mattei, ex Procuratore Capo di Imperia, che a seguito del pensionamento dichiara beatamente che finché c'era lui di inchieste su Claudio Scajola e compagnia non vi era traccia, quasi a giustificarsi per il fatto che nulla poteva di ciò che è stato scoperchiato dopo il suo abbandono dell'Ufficio. Dall'altro, Massimo Scirocco, ex Procuratore Capo di La Spezia, che ha lasciato scorrere il tempo della prescrizione per i gravi fatti della "collina dei veleni" di Pitelli, mai osato indagare sulle banchine dei traffici di armi e rifiuti tossico-nocivi, sino a rifiutarsi di firmare l'ordinanza di arresto per la "cricca" dell'Ente Parco delle 5 Terre con la motivazione che lui era amico del Presidente Bonanini a capo di quella "cricca".
E vogliamo entrare forse nel merito della Procura di Chiavari? Qui, per fare un esempio, nonostante i plateali illeciti del Porto di Lavagna non ha mai battuto ciglio, anche a seguito di una pronuncia del Gip di Genova che (nell'ambito dell'archiviazione per un procedimento per diffamazione intentato dalla Porto di Lavagna Spa di Jack Rock Mazreku) affermava che le verifiche sui materiali utilizzati per l'ampliamento della diga non erano mai stati effettuati dall'Autorità competente. E se poi vogliamo ampliare la visuale, con un altro esempio, Procura che non si è mai accorta dei fiumi di droga che passano in quelle discoteche "lavatrice" che caratterizzano le notti del Tigullio.
E che dire della devastante situazione delle sezioni Fallimentari dei Tribunali? In particolare di quella di Genova, ma non solo, dove vi sono soggetti che passano impunemente da "fallimenti perfetti", con scaricamento delle responsabilità su soggetti incastrati che nulla hanno a che fare con la "regia" di grandi truffe che si così si perpetuano. E di quei magistrati che seguono le aste giudiziarie? Anche qui vi sono alcuni magistrati che non si accorgono che possibili acquirenti vengono pestati a sangue e che così, alla fine, ci si ritrova con aste deserte e poi con un'unica offerta (quando i prezzi si sono ribassati)... Eppure anche qui per il CSM va tutto bene.
E, sulla questione mafia e grande riciclaggio, strettamente connessa al voto di scambio ed alla corruzione di politici e pubblici amministratori, è possibile che il CSM non veda che quanto emerge dalle inchieste della DDA di Milano e di Reggio Calabria, nonché dalle indagini di DIA, ROS e GICO, in Liguria finisce rigorosamente nel nulla? Non vorremmo pensare che essendoci, ad esempio, molteplici esponenti dell'Udc coinvolti inequivocabilmente per rapporti consolidati con uomini delle cosche (parallelamente ad esponenti del PDL, di PD, Idv e via discorrendo anche in alcune liste civiche), il CSM, vista l'appartenenza politica del proprio vice-presidente, preferisca guardare altrove...
Non torniamo sul caso del sostituto Landolfi su cui ci eravamo espressi con un esposto al CSM - che già aveva provveduto ad una censura ai tempi del conflitto con il Procuratore Acquarone - perché abbiamo compreso di esserci sbagliati in questo caso, come abbiamo recentemente scritto, non conoscendo la sua dedizione instancabile al lavoro al fianco di molteplici esponenti delle Forze dell'Ordine, come recentemente gli abbiamo ricosciuto con un doveroso articolo documentato.
Ecco perché il procedimento (il settimo) a carico di Adriana Sansa, sempre uscito pulito da ogni precedente questione dinnanzi al CSM, ci pare davvero come uno schiaffo ed un ammonimento a quei magistrati che, in Liguria, stanno esercitando o vogliono esercitare il loro dovere di svolgere le proprie funzioni in assoluta indipendenza ed autonomia da ogni condizionamento (politico, economico o di altra natura).
Non dimentichiamoci infatti che a Sanremo è arrivato un Procuratore Capo, Roberto Cavallone, che sta lavorando sodo ed efficacemente, così come a Savona dove è tornato un valente magistrato come Francantonio Granero, ed ancora come ad Imperia dove la nuova Procura sta lavorando a 360° senza sconti a chicchessia... ed anche a La Spezia dove ora pare che i reati si perseguano anche verso i potenti, proprio come quando lì, era in servizio il pm Franz che scoperchiò, pagandone un caro prezzo, sia i grandi traffici dei veleni, sia anche, grazie all'indagine del Gico, i rapporti "indicibili" tra Antonio Di Pietro e Pacini Battaglia.
Ecco perché ancora una volta ci schieriamo senza tentennamenti al fianco di Adriano Sansa, sia perché non vi è nulla per cui debba subire un ennesimo procedimento disciplinare, sia perché sarebbe bene che il CSM desse un segnale di sostegno e difesa ai magistrati che hanno la schiena dritta e non rinunciano ad esercitare le proprie funzioni in modo indipendente e autonomo da ogni altro potere.
Adriano Sansa non ha mai piegato i suoi doveri d'ufficio, non ha mai piegato la sua funzioni a ragioni politiche (tanto che, dopo l'esperienza amministrativa a Genova, ha rifiutato candidature al Parlamento ed a cariche di Governo, ed anche, tanto per rendere l'idea, l'offerta della nomina al CSM in quota "laici", perché, come affermò, da magistrato se voleva entrare al CSM si sarebbe candidato tra i togati). Sansa ha sempre messo al primo posto il servire la Costutuzione ed il Diritto, senza storture e per questo non ha mai rinunciato ad esprimere le proprie opinioni, critiche e proposte.
Ed è quindi davvero sconcertante che il CSM proceda ancora una volta nei suoi confronti perché ha espresso una chiara critica secondo il diritto riconosciuto dalla Costituzione, quando invece, come abbiamo cercato di esporre, vi sono magistrati, anche con funzioni direttive, che non hanno adempiuto ai propri doveri ed alle proprie funzioni (e così continuano a fare), segnalati al CSM, che non vengono nemmeno sfiorati da alcun procedimento o provvedimento del CSM. E questo, a nostro avviso, è un pericoloso strabismo!