Il pm Landolfi che se la rideva ed aveva annunciato che lui tornava alla Dda, invece è fuori dalla Direzione Distrettuale Antimafia. La decisione è del Procuratore Capo di Genova, Michele Di Lecce. Lo stesso Procuratore Capo che aveva tolto il procuratore aggiunto Vincenzo Scolastico dalla guida e dall'organico della Dda.
Per anni abbiamo indicato le problematiche connesse a questi due magistrati. Abbiamo indicato fatti, abbiamo documentato le legittime critiche che muovevamo. Abbiamo evidenziato questioni di opportunità che andavano valutate e considerate. Mai abbiamo insultato o offeso. Ci siamo assunti (anche in questo ambito) tutte le responsabilità di dire, scrivere, documentare ed anche segnalare alle opportune sedi, tra cui il Csm, elementi noti da molti, tanti, ma che venivano sistematicamente taciuti...
Lo abbiamo fatto nel solo interesse di contribuire al lavoro della Magistratura stessa. All'azione Antimafia. Per anni siamo stati ignorati, derisi, accusati di calunniare. Siamo stati ingiuriati e diffamati, persino calunniati, per aver osato dire cose che erano fatti, evidenze, null'altro che evidenze notabili e segnalabili da tutti. Non ci è mai (MAI) stata inviata nemmeno una riga, una sola riga, di smentita, nessuna richiesta di precisazione su quanto pubblicavamo.
Prima il pm Landolfi e poi il proc. agg. Scolastico hanno pensato bene di diffamarci pubblicamente. In più occasioni. Costringendoci a querelarli. Non avremmo voluto. Lo avremmo evitato volentieri. Ma le loro affermazioni gravi e le loro ripetute querele per tapparci la bocca e far oscurare fatti ed elementi, ci hanno costretto a farlo.
Ci ha costretto il fatto che si siano accaniti contro di noi. Il fatto che non perdevano occasione per attaccarci mentre non hanno, ad esempio, mai pubblicamente preso le distanze dal boss della 'ndrangheta, Carmelo GULLACE, che aveva presentato querele contro di noi per difendere se stesso, unitamente proprio a Landolfi e Scolastico.
Noi non portiamo rancore. Avevamo risposto anche ad un pubblico invito ad un confronto tra noi e loro. Avevamo dato la nostra totale disponibilità al confronto e ad anche quindi ad una remissione reciproca delle querele, conseguente ad un chiarimento pubblico. La risposta è mancata dall'altra parte.
Poi è emerso il nome di Scolastico nelle intercettazioni che riguardano il boss della 'ndrangheta Antonio Fameli, con le carte trasmesse per competenza alla Procura di Torino. Poi è arrivata la conferma delle attenzioni della Procura Generale di Genova su Alberto Landolfi.
Oggi, con l'ultima decisione del procuratore Di Lecce, si volta pagina alla Dda di Genova. E' un importante passo avanti. E' il segnale che ci dice che se le cose si dicono i passi avanti si compiono.
Nessuno, quasi certamente, riconoscerà il contributo che abbiamo dato a questo passo avanti. Nessuno ricorderà perché certi elementi, certe criticità, persino certe foto, sono finite sui certi tavoli, su determinati fascicoli, nelle valutazioni di chi di dovere.
Nessun riconoscimento quindi, non a noi perché siamo noi, ma al senso di responsabilità di segnalare e dire ciò che va detto perché utile a valutazioni e scelte. Anche quando riguarda dei magistrati.
Nessun problema, siamo abituati... una cosa, al di là di tutto, ci resta: le querele ed i procedimenti penali che dobbiamo affrontare a Torino per le querele di Landolfi e Scolastico. Ma, visto che non avevamo sbagliato, a porre quelle questioni di opportunità, quelle preoccupazioni e critiche, siamo fiduciosi che tutto si chiarirà e che quindi sarà dimostrata in quella sede che non abbiamo offeso o diffamato nessuno dei due.
P.S.
Cogliamo l'occasione per comunicare che, dalle informazioni acquisite, si può certamente smentire la notizia apparsa sul web, alcune settimane fa, secondo cui il Procuratore Capo di Savona, Francantonio Granero, lascerebbe in anticipo l'incarico a Savona per essere sostituito da Alberto Landolfi. Tale notizia ci risulta totalmente infondata. Il procuratore Granero, dalle verifiche che abbiamo effettuato, non risulta in alcun modo intenzionato a lasciare il suo posto!
Il Secolo XIX – 4 settembre 2012
Landolfi nel mirino per le foto choc
RESA DEI CONTI ALL'ANTIMAFIA DI GENOVA
Dopo Scolastico, silurato il pm “Rambo”
di Matteo Indice
GENOVA. E' una rifondazione che si compie silenziosa, come il carattere del suo principale artefice, alla vigilia di processi e accelerazioni d'indagini cruciali. E però non c'è dubbio che la Direzione distrettuale antimafia di Genova, nello spazio di pochi mesi e in un periodo nel quale la sensibilità sull'azione delle cosche s'è accentuata in modo esponenziale, sia stata semplicemente ricostruita dalle fondamenta. Sono state sufficienti due mosse, al procuratore capo Michele Di Lecce, per sterzare in toto dalla gestione che si era consolidata fino al suo insediamento, avvenuto nel febbraio 2012.
La notizia delle ultime ore, confermata al Secolo XIX dai vertici della Procura, è che il sostituto Alberto Landolfi, il pm “Rambo” che faceva parte della Dda del capoluogo ligure ed è appena rientrato tra le fila dei pubblici ministeri genovesi dopo una missione nell'ex Yugoslavia, non sarà più una pedina dell'Antimafia. L'organico della divisione è stato fissato a tre uomini dallo stesso Di Lecce, con il placet del procuratore nazionale Piero Grasso; contempla i nomi di Alberto Lari, Federico Panichi e Giovanni Arena (quest'ultimo avvicendò, in teoria temporaneamente, proprio Landolfi all'atto della sua partenza per la Bosnia) e non sarà rimodulato o allargato. E' un elemento-chiave, che segue di poco un altro provvedimento importante adottato ancora da Di Lecce. Il quale, riorganizzando i propri uomini nel maggio scorso, aveva tolto al procuratore aggiunto Vincenzo Scolastico la delega a guidare la Distrettuale, tenendola per sé come gli consente la legge. Risultato, aldilà dei formalismi che rendono l'operazione tecnicamente lineare: nominato al vertice della Procura genovese nel febbraio 2012, Di Lecce si era trovato un'Antimafia che contemplava il binomio Scolastico (incaricato di guidarla dell'ex capo Francesco Lalla) – Landolfi (rientrante dalla Bosnia). Entrambi lanciati e forti d'una collaborazione figlia dei molti anni trascorsi insieme a Savona, dove Scolastico era il dirigente e Landolfi il suo pm di punta. Fu Scolastico, per dire, a battersi per fargli assegnare la scorta per un anno nel Ponente; e sempre Scolastico cusò personalmente l'insediamento di Landolfi a Genova nell'ufficio accanto al suo. A sette mesi di distanza, ripresa l'attività dopo la pausa estiva, la gestione Di Lecce ha materialmente prodotto la rimozione di entrambi dalla Dda. Il tutto, è bene precisarlo, senza provvedimenti “eccezionali”.
Ma quali sono (meglio: potrebbero essere, dato che gli avvicendamenti non necessitano di alcuna spiegazione ufficiale) i motivi che hanno determinato un netto cambio di rotta nella conduzione del principale ufficio investigativo? E' indubbio che le polemiche da cui Landolfi è stato accompagnato negli ultimi mesi non gli abbiano giovato. La toga (Il Secolo XIX ha ripercorso la sua storia da cima a fondo nell'edizione di domenica) è incappato nel caso delle foto postate su Facebook durante la permanenza nell'ex Yugoslavia (scatti che lo ritraggono mentre fa il saluto dei nazionalisti serbi), oltre ad aver pubblicato immagini in pose plastiche armato di maxi-fucili. Del caso, sul piano disciplinare, si occupa la procura generale del capoluogo ligure. In precedenza, sempre sul tavolo del procuratore generale, erano finite altre fotografie, nelle quali l'immagine di Landolfi che brinda in discoteca era associata alla pubblicità d'una marca di champagne.
Diverso il discorso su Scolastico. Ancorché non vi è dubbio che abbia condotto insieme al sostituto Lari la più importante indagine sulla 'ndrangheta in Liguria (oltre dieci ordinanze di custodia cautelare nel 2010, a carico di affiliati da processare a breve), potrebbe aver pesato il suo accostamento al nome del boss savonese Antonio Fameli. Fameli sosteneva al telefono di godere dell'amicizia di Scolastico che ha sempre bollato queste esternazioni come “pure millanterie”. Il procuratore Di Lecce oppone un no comment a domande sulle specifiche vicende. Ma è un fatto che il tandem sulla rampa di lancio per la gestione della Dda non suoi piani. E' un fatto che della Dda quel tandem non fa già più parte quasi certamente non ne farà parte: “A gennaio – spiega Di Lecce – ci sarà una ridefinizione degli organici. La formazione della Direzione distrettuale sarà ritoccata solo se uno degli attuali componenti chiederà di andare via”.
IL CAPO DELLA PROCURA E L'ALTRO MAGISTRATO RIMOSSO
MICHELE DI LECCE è il procuratore capo di Genova dal febbraio scorso. Senza adottare alcun provvedimento eccezionale, non ha rinnovato il mandato di Scolastico al vertice della Dda e non prevede di reintegrare all'Antimafia Landolfi, che inizialmente ne faceva parte.
VINCENZO SCOLASTICO è stato alla guida dell'Antimafia genovese fino a maggio, quando il suo mandato non è stato rinnovato dal Procuratore Di lecce. Scolastico è uno dei principali estimatori di Landolfi (a sua volta non riconfermato) e lo aveva voluto alla Dda.
Il nostro articolo dove ricostruiamo tutta la vicenda relativa al pm Landolfi
(con anche l'articolo de Il Secolo XIX di domenica scorsa sul fascicolo del procuratore generale di Genova)
vedi qui
Lo speciale su Vincenzo Scolastico
(con anche gli articoli de Il Secolo XIX)
vedi qui
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