Prima di tutto è vero che le parentele uno se le ritrova. Ma è altrettanto vero che si possono rompere i ponti con certi parenti che si ritengono indegni. Allo stesso modo si può (e si deve) anche avere il coraggio della denuncia, anche dei parenti, come degli “amici”.
E nella famiglia FAZZARI la spaccatura vi è stata. Da un lato chi ha seguito il solco tracciato dal boss Francesco FAZZARI (esponente della cosca GULLACE-RASO-ALBANESE, come risulta agli Atti anche della Prefettura di Savona), dall'altro chi ha scelto di percorre una strada diversa, nella legalità. Da un lato chi ha scelto di piegarsi al Carmelo GULLACE e dall'altro chi non gli si è piegato...
Filippo FAZZARI, complice del padre, ha battuto la fuga in Spagna. Giulia e Rita FAZZARI hanno scelto di seguire nel solco tracciato dal padre. Hanno vissuto e vivono con quelle società che hanno origine dai proventi delle attività illecite di Francesco FAZZARI. Hanno imprese che lo stesso Francesco FAZZARI ha indicato come intestate fittiziamente a loro in cambio di un “mensile” concordato. Basta leggere la raccomandata mandata dal Francesco FAZZARI alle figlie per fugarsi ogni dubbio. L'avevamo già pubblicata e la ripubblichiamo qui:
Questi hanno beni derivanti dalla medesima fonte, comprese quelli ereditati per la morte del Francesco FAZZARI. Beni che erano stati intestati fittiziamente a terzi per eludere provvedimenti di prevenzione, come i sequestri già inflitti per la vicenda della “Cava dei Veleni”. Anche su questa fittizia intestazione dei beni basta leggere la lettera dell'ultima moglie del Francesco FAZZARI per rendersene conto. Abbiamo già pubblicato anche questa e la ripubblichiamo qui:
Hanno scelto di dare copertura alle attività di Carmelo “Nino” GULLACE. Non lo hanno subito! Giulia FAZZARI, così come Rita FAZZARI ed il consorte Roberto ORLANDO... Così come piena complicità gli era stata data dal vecchio Francesco FAZZARI. I fatti indicano questo. Vediamoli, schematicamente:
1) Francesco FAZZARI e Giulia FAZZARI (unitamente a FILIPPONE Francesco, MOLINARI Massimo e CUCE' Felice) resero falsa testimonianza per garantire un alibi al Carmelo GULLACE quando questi venne arrestato per un duplice omicidio ed un tentato omicidio di esponenti della cosca dei FACCHINERI;
2) le imprese gestite dal FAZZARI Francesco con i figli Filippo e, successivamente, anche con la figlia Giulia, garantivano la copertura al GULLACE attraverso formali pagamenti come lavoratore, così da giustificarne le entrate derivanti dalle attività illecite in cui era coinvolto (sequestri di persona a fini estorsivi e droga). Inoltre il fatto che il GULLACE Carmelo risultasse lavorare presso imprese dei FAZZARI gli permetteva di garantirsi “alibi” nonché una apparente “inserimento sociale”;
3) il GULLACE Carmelo risultava poi dipendente, successivamente, della SA.MO.TER. ovvero della società di Rita FAZZARI e Roberto ORLANDO. L'utilità per il GULLACE di detto rapporto lavorativo era la medesima già indicata, non solo, gli si permetteva di mantenere un apparente reinserimento sociale e lavorativo utile al sottrarsi dalle misure di prevenzione personali (come la Sorveglianza Speciale di PS).
4) il Roberto ORLANDO spesso accompagnava, anche come autista (l'altro che svolge principalmente tale funzione è uno degli SCIGLITANO) il Carmelo GULLACE.
5) il Roberto ORLANDO, non a caso, ha visto adottare nei suoi confronti un provvedimento dell'Autorità (successivamente alle nostre denunce e segnalazioni) che gli proibisce la detenzione di armi da fuoco (ne aveva oltre 15, tra fucili e pistole, come segnalato dal Prefetto di Savona alla Commissione Parlamentare Antimafia - che riportiamo in seguito).
Questo, tutto questo, avveniva mentre il Carmelo GULLACE continuava nella sua attività di vertice della cosca GULLACE-RASO-ALBANESE, sino a divenirne, in stretto raccordo con il fratellastro RASO Giuseppe detto “l'avvocaticchio”, il capo indiscusso nel nord-ovest del Paese, come evidenziano le recenti indagini a suo carico. Oggi è secondo, nella gerarchia della sua cosca 'ndranghetista, solo al RASO Girolamo, detto “professore” o “Mommo”, che opera dalla capitale!
Non quindi una parentale “subita”, ma conscia e partecipe. Così come fu partecipe la famiglia FAZZARI del supporto (insieme ai MAMONE) della latitanza del GULLACE, terminata nel 1999 a Nizza, dove fu tratto in arresto.
Se ha subito una condanna per associazione a delinquere, una per droga, che proprio “leggere” non sono, ed è stato assolto in modo rocambolesco nei procedimenti per omicidio e tentato omicidio (faida di Cittanova) e per sequestro di persona a fini estorsivi, appaiono pesanti come macigni le dichiarazioni dello stesso che, se pur risultarono per procedura non utilizzabili nei procedimenti a suo carico, sono pienamente valutabili fuori dall'ambito giudiziario. GULLACE affermo “i nemici dei PIROMALLI sono nemici miei e i nemici miei sono nemici dei PIROMALLI, ecco, la base è questa”, ripetendo poi la stessa espressione con riguardo ai MAMMOLITI e precisando: “Ecco, abbiamo un accordo con quello lì”. Ed allora, queste cose, ben conosciute, non si possono ignorare!
Qualcuno nei FAZZARI che non ci è stato, né con le attività illecite del vecchio Francesco FAZZARI, né con quelle del Carmelo GULLACE, c'è. Non sono Rita FAZZARI, non è il marito di questa, Roberto ORLANDO, non è nemmeno la Giulia FAZZARI, e nemmeno il Filippo FAZZARI. E' Orlando Fazzari! Non solo non ha assecondato e partecipato alle attività illecite della sua famiglia di origine, ma ha tagliato i ponti con questa. Ha denunciato, costantemente, per anni. Ma la comunità (e la Giustizia, a Savona, per lunghi anni) è andata all'incontrario e l'isolato è stato lui, non i parenti e sodali del GULLACE!
Ci hanno provato in tutti i modi a piegare Fazzari Orlando, ma non ce l'hanno fatta. Per stroncarlo hanno anche pensato bene di promuovere una vera e propria truffa che gli sottraesse le azioni della CO.MI.TO. Un'operazione che ancora attende giustizia e che ricapitoliamo un attimo, per rendere bene l'idea.
I soci della CO.MI.TO., inizialmente, erano così suddivise: 24% di Fazzari Orlando, 52% Caruso Maria in Fazzari e 24% Furfaro Paola. Di punto in bianco, senza che questi cedesse le proprie quote, Fazzari Orlando non aveva più azioni.
Era il 1995, quando il "quadro" societario cambia. Lo si vede dal verbale dell'assemblea depositato alla Camera di Commercio da Giulia FAZZARI il 30/05/1995. Quando si legge il verbale dell'assemblea dei soci, che si sarebbe tenuta il 30 aprile 1995, ci si rende conto che è stato “cancellato” dai soci Fazzari Orlando. Nel verbale firmato dal Presidente dell'Assemblea Giulia FAZZARI e dal Segretario dell'Assemblea Giulia FAZZARI, vi è scritto che la stessa Giulia FAZZARI aveva constatato che all'assemblea erano presenti i “soci intestatari di n° 250.000 azioni rappresentante l'intero Capitale Sociale, e regolarmente iscritti nel libro soci”.
Successivamente, come abbiamo dimostrato con la pubblicazione di estratti di Atti di causa civile promosso dalla FURFARO, svanirono anche le quote della Furfaro Paola.
La CO.MI.TO. venne trasformata da Spa ad Srl e la proprietà risultava di Rita FAZZARI e Giulia FAZZARI.
Ci furono denunce in merito. La Procura in allora non le deve aver notate. Non fu solo Fazzari Orlando nel procedere anche in sede civile, lo fece anche, quindi la Furfaro... Ma nulla si mosse.
La CO.MI.TO. venne quindi svuotata a favore della SA.MO.TER che subentrò nella gestione della cava (e poi anche discarica) “Camporosso” di Balestrino.
Fazzari Orlando non si voleva fermare nelle sue azioni di denuncia e nel suo disconoscimento della famiglia di origine e dei parenti acquisiti da questa, i GULLACE. La strada quindi per lui era tutta in salita. Quello delle quote della CO.MI.TO e quello dell'omesso pagamento di ogni lavoro da lui eseguito da quando era ragazzo (come nelle galleria dell'autostrada di San Lorenzo al Mare, o come quando andava lui ad effettuare gli scavi per la centrale Enel di Campochiesa, ad Albenga, ma il FAZZARI Francesco faceva fare i pagamenti con assegni al GULLACE Carmelo), erano solo avvisaglie di ciò che doveva passare. Vediamo quindi cosa altro hanno saputo fare ai suoi danni, così per rendere l'idea...
Se potete scegliere voi se quella delle azioni della CO.MI.TO sottratte ad Orlando Fazzari, è etichettatile come truffa, estorsione o cos'altro, la stessa domanda occorre porsela su quanto raccontiamo ora.
Orlando Fazzari promosse una causa di lavoro per gli anni in cui aveva lavorato senza mai essere retribuito. Una causa da oltre un miliardo e quattrocento milioni di vecchie lire per gli anni in cui aveva operato (reggendo sulle sue spalle) la CO.MI.TO. dal 1980 al 1992 (cauusa nella quale non erano conteggiati gli anni di lavoro dal 1965 al 1980). Una causa vinta perché nei cantieri a lavorare c'era lui, così come le attività nella cava CO.MI.TO di Balestrino (e NON in quella dei veleni di Borghetto S.Spirito, dove i conferimenti illeciti di fusti tossici veniva seguiti da FAZZARI Francesco e Filippo, mentre le fatturazioni le seguiva la Giulia FAZZARI con il padre). Prove documentali e testimonianze inconfutabili. Ed allora per “stoppare” questa causa, già notificata, le due sorelle, con il Francesco, mandarono gli emissari, fecero leva sul desiderio della madre di vedere un riavvicinamento dei figli prima di morire. La madre ne aveva già subite tante e Orlando cedette alla richiesta di trovare un accordo per evitare lo “scontro”. Venne fatta una scrittura privata, il 2 aprile 1998, in cui parte dell'area della Cava della CO.MI.TO veniva ceduta ad Orlando Fazzari per realizzarci la sua impresa, la Ligur Block (area che si aggiungeva agli altri terreni già da lui acquistati). Un terreno del valore di un milione e mezzo di vecchie lire. Nessun mezzo, nessuna attrezzatura. Oltre a questo una fornitura di 200 mc di sabbia bianca di fronte frana mensile da parte della CO.MI.TO (e poi della SA.MO.TER che è subentrata) ad Orlando Fazzari, a fronte del solo pagamento dell'Iva.
A fronte di questo accordo, chiaramente in perdita per Orlando Fazzari, ma che aveva permesso di dare serenità alla madre negli ultimi mesi di vita, Orlando Fazzari rinuncia alla causa di lavoro.
Nel 2000 però la fornitura della sabbia cessa. Le sorelle FAZZARI, Rita e Giulia, non rispettano l'accordo sottoscritto (dalla CO.MI.TO) con la scrittura privata dell'aprile 1998, e che si era impegnata formalmente ad attuare nel verbale di conciliazione, sottoscritto davanti al Tribunale di Savona sempre nel 1998 dalla Giulia FAZZARI, ottenendo la rinuncia alla causa di lavoro di Fazzari Orlando. Non lo rispetterà nemmeno la SA.MO.TER di Rita FAZZARI e Roberto ORLANDO, che subentrerà nella gestione della Cava alla CO.MI.TO.
Orlando Fazzari promuove nel 2003 una causa civile. La scusa adottata dalle FAZZARI è che non hanno più effettuato attività estrattiva, e che avevano dismesso gli impianti. Tale scusa punta sul fatto che nella scrittura privata era previsto che la fornitura sarebbe cessata automaticamente con la cessazione dell'attività estrattiva. Piccolo particolare: l'attività estrattiva non è mai stata cessata!!! Quanto dichiarato dalle FAZZARI è quindi falso. Le smentite alla loro dichiarazione sono molteplici fotografie che dimostrano l'esecuzione dell'attività estrattiva dal fronte di cava, sino al 2004. Ancora: il carico sui camion del materiale estratto nello stesso periodo. Non solo. Ci sono le fatture di vendita della CO.MI.TO alla ditta EGES SPA, come quelle prodotte nella causa civile, del 23 settembre 2002 e del 31 dicembre 2012. C'è la testimonianza in dibattimento della EGES Spa. Non basta ancora. Ci sono i rinnovi della Regione per l'attività estrattiva, ed eccone due, uno del 2001 ed uno del 2007:
- 244/2001 Rinnovo Autorizzazione Regionale esercizio attività estrattiva e contestuale variante programma coltivazione cava di quarzite denominata “Camporosso” nei Comuni di Balestrino e Castelvecchio di Rocca Barbena (Savona) della CO.MI.TO. Spa
Deliberazione esecutiva n° 12 del 21/3/2001;
- 1625/2007 Programma coltivazione cava denominata “Camporosso” nei nei Comuni di Balestrino e Castelvecchio di Rocca Barbena (Sv), con contestuale nulla-osta trasferimento della CO.MI.TO a favore della SAMOTER Srl.
Decreto del Dirigente n° 30 del 25/07/2007.
Il giudice Pignaturo del Tribunale di Savona invece, in primo grado, prende per buona le scuse adottate dalla CO.MI.TO nella causa. Fazzari Orlando fa appello. Comunque vada questo, le FAZZARI hanno ottenuto ciò che era l'obiettivo principale: disinnescare quella causa di lavoro da oltre un miliardo e quattrocento milioni, che, cedendo ai sentimenti di affetto per la madre, Orlando Fazzari aveva accettato di ritirare, accettando come compensazione quell'accordo sottoscritto dalla CO.MI.TO, ma poi non rispettato dalla CO.MI.TO e dalla SA.MO.TER!
Chiaro? I fatti sono indicati e ciascuno può trarne le conclusioni! Andiamo avanti...
Non avevano più la madre da usare per far leva sui sentimenti e gli affetti di Orlando Fazzari ed allora sono le intimidazioni che si fanno largo in un crescendo. Intimidazioni e danni continui che Orlando Fazzari subisce. Denuncia sempre tutto, ma non si smuove nulla. Chi li compie non viene identificato e non viene punito. E' un susseguirsi devastante davanti al quale Fazzari Orlando e la sua famiglia non ha potuto far altro che resistere. Vediamo alcuni episodi...
Come si possono "disinnescare" le continue denunce ed esposti presentati da Fazzari Orlando? Con l'intimidazione o con lo screditarlo. Questa è stata la risposta che qualcuno ha dato!
Nella seconda metà del marzo 2004, mentre una schiera di uomini si piazzano sulla linea di confine tra la cava della CO.MI.TO e l'area della Ligur Block di Orlando Fazzari, il Carmelo GULLACE, unitamente al fratello Francesco, detto “Ciccio”, si reca nell'area di Fazzari Orlando e gli tende la mano. Fazzari Orlando non gli da la mano! La scusa adottata dal GULLACE è che doveva prendere dei materiali che erano stati lasciati, tempo addietro, in quell'area ed era suo... Vedendo che Fazzari Orlando non intende cedere e si rifiuta categoricamente di dare anche la mano, il GULLACE gira i tacchi, con il fratello e se ne va. Fazzari Orlando, con la moglie, si era recato anche dai Carabinieri per denunciare l'episodio, ma la deuncia non venne ritirata perché venne risposto che non serviva.
Qualche giorno, il primo aprile, Orlando Fazzari si ritrova arrestato. Arrivava nella sua Ligur Block e ci ritrovava un mare di agenti dei Carabinieri del nucleo operativo. Gli dicono che devono effettuare una perquisizione. Orlando Fazzari gli dice di procedere pure, senza alcun problema o timore. Poco dopo, come se andassero a colpo sicuro, si recano in un punto preciso dell'ampia area della Ligur Block e lo chiamano. Estraggono un oggetto, fasciato nel nailon e nello scotch adesivo della sua Ligur Block. E' una pistola mitragliatrice. Lo arrestano. Il giorno seguente verrà liberato: quel mitra è stato messo lì per colpire e screditare Orlando Fazzari. La macchinazione di cui Fazzari Orlando è vittima è evidente. I responsabili però non verranno individuati.
Il secondo episodio che vediamo è certamente meno inquietante ma è un ripetersi continui; una costante.
Per accedere all'area della Ligur Block, vi è una strada interpoderale che parte dalla strada provinciale di Balestrino e sale, per circa 3 km in mezzo al monte. E' la stessa strada che porta alla Cava della CO.MI.TO. (e poi della SA.MO.TER), a cui si accede da un bivio più a valle.
Se i mezzi pesanti che operano nella Cava non hanno problemi nel percorrere strade anche dissestate, gli automezzi dei clienti della Ligur Block, che fa blocchetti per pavimentazioni, invece lungo una strada dissestata non riescono a salire.
Vi è stato anche un pronunciamento del Tribunale di Savona che afferma che la responsabilità (e quindi i costi) per il mantenimento della strada interpoderale sono di entrambe le imprese che si servono della strada stessa. E' una vittoria per Fazzari Orlando, forse l'unica, assurdamente, nell'ambito della macchina giudiziaria. Ma anche questa è come se non ci fosse.
Dopo tale pronunciamento nulla è cambiato... Fazzari Orlando provvede alla sistemazione della strada a sue spese, con la Ligur Block, così da permettere ai suoi clienti e potenziali clienti di poter accedere a visionare le produzioni e quindi acquistare. Ogni qualvolta la strada viene risistemata dalla Cava dei FAZZARI-GULLACE esce un mezzo cingolato che devasta il selciato. Inoltre la mancata canalizzazione delle acque meteoriche nell'area della Cava (che abbiamo documentato anche con un video che presentato nelle sedi opportune ha comportato alcuni rilievi da parte degli Enti preposti, senza però soluzione del problema) produce un continuo erodersi dell'area boschiva, con trascinamento di detriti verso la strada e quindi sulla strada interpoderale, con conseguente danneggiamento anche di questa.
E' un continuo. Tutto questo è un continuo. Non solo i FAZZARI-GULLACE non intervengono per il mantenimento della strada interpoderale, ma la danneggiano continuamente. Solo di recente. Per un episodio, nell'immediatezza di un intervento degli agenti dei Carabinieri in loco, il mezzo cingolato è stato trasportato lungo la strada su un carrello, così da non danneggiare la strada. Andati via i Carabinieri, passato quel giorno, tutto è di nuovo come prima!
Poi vi sono i danneggiamenti notturni che non si fermano e che vedono ignoti i responsabili...
Sono danneggiamenti continui che vengono arrecati alle attività della Ligur Block. Qualcuno, nella notte, si "diverte" a salire lungo quella strada di 3 chilometri dentro il monte, giungere nell'area del Fazzari Orlando e produrre danneggiamenti vari. Il principale e ripetuto è quello di gettare pezzi di ferro nei cumuli del materiale sabbioso. Apparentemente un dispetto innocuo, che però tanto innocuo non è. Anzi non lo è per nulla. Infatti quel materiale è quello che viene inserito nei macchinari per produrre le mattonelle. Quando un blocco di ferro viene immesso con la sabbia nei macchinari la conseguenza è la rottura del macchinario utilizzato, o lo spaccarsi degli stampi delle mattonelle.
Poi ci sono i danneggiamenti ai mezzi... Alla Ligur Block la sera caricano i camion per le consegne. La mattina dopo ci si ritrova con le gomme tagliate. Si deve scaricare il camion, procedere al cambio delle gomme e quindi a ricaricare il camion. Non è un operazione veloce. Si ritardano e devo posticipare le consegne. E' un danno materiale da poco che produce però un danno conseguente pesante.
Fazzari Orlando non ha mai voluto cedere. Non vuole cedere perché vuole dimostrare che non bisogna cedere alle prepotenze, all'illegalità... Ma è colpito direttamente e indirettamente. E' isolato... isolato anche dalla comunità, dal "mercato", che preferisce non inimicarsi i FAZZARI-GULLACE, anzi li vuole "amici". Così, chi aveva - non per scelta - parentele indecenti, che lo hanno ripetutamente truffato e massacrato, ed ha scelto di disconoscere quei parenti, dissociandosi senza mezzi termini, subisce, nella provincia di Savona, l'isolamento. E' l'assurdo!
Ma andiamo avanti e torniamo più direttamente ai FAZZARI-GULLACE...
Raccontiamo altri due episodi (per ora).
A dicembre dello scorso anno andò a fuoco un camion abbandonato lungo la strada interpoderale della Cava. Un mezzo, acquisito da un impresa lombarda dalla società dei FAZZARI-GULLACE. Il mezzo era senza targa, senza una ruota, senza tagliando di assicurazione... Era fermo da tempo, da più di due mesi, come una delle classiche carcasse di automezzi che si trovano qua e là.
Ad un certo punto Fazzari Orlando, come Ligur Block, segnala, nel novembre 2011, con tanto di raccomandata, tale situazione del mezzo abbandonato, alla Forestale di Loano. Non succede nulla...
Il 15 dicembre 2011, all'ora di pranzo, quella mezzo abbandonato, prende fuoco. Si parla di attentato ad un mezzo della SAMOTER. Si parla di un danno ad un mezzo funzionante in servizio nella cava...
L'incendio certamente non poteva essere causato da un cortocircuito, visto che quel mezzo era fermo da mesi e mesi... Nemmeno un surriscaldamento, quindi. Era chiaramente doloso. Ma perché dichiarare che il mezzo era funzionante quando non era così? Non è solo nell'immediatezza dell'incendio che si cerca di far passare questa versione...
Il 16 dicembre sulla bacheca (pubblica) di facebook del Presidente della Casa della Legalità, in “commento” ad uno scritto in cui si parlava dell'incendio della “carcassa”, veniva scritto e pubblicato da tal VINCENZO ARMANDI quanto segue:
“salve premetto e rispetto tutte le idee che voi dite ma io vorrei dire una cosa io sono un operaio della samoter posso solo dire che io personalmente non ho niente da dire al contrario anzi....... volevo precisare che il camion non era un rifiuto da smaltire serviva x bagnare la strada che porta in discarica 2 giorni fa si sono scoppiate 2 gomme e così era li x la dinamica non si sa il motivo e nessuno penso che possa dire come è successo non voglio entrare nelle cose strette ma posso solo dire che io sono un operaio onesto che lavoro in una ditta di onesti x me ....... grazie e solo un mio piccolo pensiero spero che non disturbo nessuno .......”
A seguito di tale commento dell'ARMANDI (che in allora a quanto risulta dalle verifiche effettuate lavora effettivamente per la SAMOTER), in data 17 dicembre 2011, il Presidente della Casa della Legalità procedeva nel pubblicare questa risposta: “Signor Armandi, mi risultano fatti totalmente diversi. 1) il camion era da mesi fermo, senza ruota, senza targhe e senza assicurazione (non quindi da 2 giorni!!!) 2) non poteva essere quindi possibile che il camion funzionasse per bagnare la strada sino a pochi giorni fa. Perche' ci scrive cose non corrispondenti al vero?”.
A seguito di tale pubblicazione della risposta del Presidente della Casa della Legalità, l'ARMANDI procedeva a cancellare quanto aveva scritto e pubblicato.
Appare evidente che se non ci fosse stata la raccomandata alla Forestale che indicava e documentava lo stato di quel mezzo (abbandonato) nessuno avrebbe potuto confutare la falsa dichiarazione di un incendio a danno di un mezzo funzionante ed in servizio attivo nella cava.
L'altro episodio che raccontiamo – anzi, che ri-raccontiamo - è il funerale del boss Francesco FAZZARI. Un pellegrinaggio che ha visto, come si leggerà, la partecipazione di molteplici rappresentanti delle cosche della 'ndrangheta, come nella miglior tradizione della criminalità organizzata calabrese.
Lo facciamo con un Atto ufficiale, con la parte iniziale della relazione sul servizio di osservazione effettuato dal persona della Questura di Savona:
“... Si segnala che, in data 26.2.2009, nel Comune di Borghetto S. Spirito (SV), si sono svolte le esequie di FAZZARI Francesco, nato a Mammola (RC) l’1.10.1926, residente in vita a Borghetto S. Spirito (SV) in Via Per Toirano, come già evidenziato noto esponente in questa provincia della cosca dell’ndrangheta RASO-GULLACE-ALBANESE (originaria della Piana di Gioia Tauro –RC-).
Durante detto evento, monitorato in tutte le sue fasi da personale dipendente, si rilevava la presenza di numerosi individui collegati alla suddetta cosca e legati da vincoli di parentela al citato FAZZARI Francesco e, in particolare, di MAMONE Luigi, nato il 25.7.1936 a Taurianova (RC), coniugato con RASO Alba, nata a Cittanova (RC) il 15.7.1940, e MAMONE Antonino, nato a Cittanova (RC) il 6.8.1946, entrambi residenti nella provincia di Genova, appartenenti alla medesima organizzazione criminale.
I predetti, titolari – tra le altre - della ditta S.r.l. ECO GE, risultano impegnati nel capoluogo di regione ligure nell’attività di smaltimento rifiuti, bonifica di terreni ed edifici ed altro. Gli appartenenti alla famiglia MAMONE risultano essere stati oggetto di indagine in relazione ad appalti, corruzione, voto di scambio ed altro.
Nel corso del servizio di osservazione svolto in occasione del citato evento, veniva altresì documentata la presenza di FOTIA Sebastiano e del proprio figlio FOTIA Pietro, noti esponenti in questo territorio della cosca dell’ndrangheta MORABITO-PALAMARA-BRUZZANITI (originaria della costa jonica calabrese), malgrado – per quanto consta a questo Ufficio – non risultino legami di parentela tra i predetti e la famiglia FAZZARI e gli stessi appartengano a due diverse cosche, geograficamente originarie ed operanti in due distinte zone della provincia di Reggio Calabria.
Il personale operante aveva modo, altresì, di constatare il verificarsi dapprima di un incontro formale tra i citati FOTIA e MAMONE e, subito dopo, di un colloquio ristretto ai soli FOTIA Sebastiano e MAMONE Luigi, protrattosi per alcuni minuti e – a parere di questo Ufficio – di particolare significato considerate le circostanze in cui esso si è svolto, nonché per il carattere degli interlocutori i quali – come detto – risultano appartenere a due distinte cosche. ...".
Ecco, questa è la panoramica. E non si dica che non sa chi sia Carmelo GULLACE. Se ci limitiamo, sull'oggi, in merito alle nuove risultanze delle indagini, allo schema che abbiamo pubblicato (), senza precisare nulla di ciò che potrebbe compromettere le indagini in corso, e rimandando per una conoscenza più dettagliata a quanto abbiamo già scritto e documentato ampiamente nello speciale, ricordiamo che già pubblicammo anche le foto dell'incontro, in occasione del battesimo di una giovane MAMONE, a Genova, nel 1993, del Carmelo GULLACE e Giulia FAZZARI con i vari esponenti della famiglia MAMONE e con Francoi RAMPINO (con il fratello Antonio RAMPINO a capo della 'ndrangheta in Liguria, sino a pochi anni fa, quando, deceduti, furono sistutuiti da Domenico "Mimmo" GANGEMI). Eccome alcune (le altre sono qui)
Riportiamo ora, come ulteriore promemoria, alcuni passaggi “storici” e pubblici che impediscono, quindi, soprattutto a chi ricopre cariche pubbliche ed amministrative, di dire che “non sapevo”, perché basta leggere e le cose si vengono a sapere...
Relazione Procuratore Nazionale Antimafia e DDA del dicembre 2011
"La Liguria di Ponente.
La provincia di Savona vede la presenza di alcuni nuclei familiari storici legati alla criminalità organizzata di matrice calabrese tra gli altri la famiglia “GULLACE” nonché quella degli “STEFANELLI” originari di Oppido Mamertina (RC), operante nel comune di Varazze (SV) e già in passato coinvolta in un sanguinoso conflitto con la cosca “MARANDO” sorto proprio a causa di problemi relativo alla gestione di alcuni traffici di droga sia in Piemonte che in Liguria.
Il 21 dicembre 2010 il R.O.S. CC di Reggio Calabria nell’ambito dell’operazione “REALE 3” trae in arresto a Savona presso l’abitazione di Donato FOTIA il pregiudicato VERSACI Mario."
Link alla versione integrale:
Relazione Procuratore Nazionale Antimafia e DDA del dicembre 2008
“... La crescente ampiezza della sfera di interessi economici ruotante attorno alle varie anime della 'ndrangheta presenti nella regione ligure ben contribuisce a spiegare l'attivo interesse di tali articolazioni, registrato in recenti contesti investigativi, ad individuare in ambito locale specifici referenti amministrativi e politici, oltre che a rinsaldare e saldare molteplici relazioni delle proprie rappresentanze economiche fiduciarie con gli ambienti imprenditoriali della regione. Il fenomeno appare connotato da speciali note di concretezza con precipuo riguardo alla situazione nelle province di Savona (ove operano soprattutto le famiglie FAMELI, FAZZARI, GULLACE e FOTIA)...”
Link alla versione integrale:
Nel 2006 nella Relazione della Commissione Parlamentare Antimafia
“Attraverso le «camere di controllo», le organizzazioni criminali assicurano, in qualche modo, la protezione mafiosa a soggetti incaricati di riciclare gli ingenti profitti provenienti dai traffici illeciti commessi nelle regioni di origine. Questo e` quanto e` emerso da un’indagine condotta dalla DDA di Reggio Calabria a carico di tal Fazzari ed altri, tutti elementi di primo piano della ’Ndrangheta, i quali assicuravano appoggio, protezione e copertura ad un nutrito gruppo di persone, operanti in Liguria, incaricato di riciclare, con tecniche di avanguardia e con truffe sofisticate, i proventi dell’attivita` delittuosa commessa in Calabria.” oltre ad un passaggio sull'attiva di riciclaggio in cui si afferma: “Analogo discorso puo` valere per Fazzari Francesco e per il genero Gullace Carmelo che hanno acquistato molti immobili ed imprese commerciali”.
Link alla versione integrale:
Ed ancora nel 2008 nella Relazione della Commissione Parlamentare Antimafia - - e nel 2002 nella Relazione semestrale della DIA – -.
Sempre in merito allo spessore criminale del Carmelo GULLACE si può leggere il Decreto di Fermo della DDA di Reggio Calabria a carico degli esponenti delle cosche PIROMALLI-MOLE', nell'ambito dell'Operazione “CENTO ANNI DI STORIA”.
Nel Decreto di Fermo () si legge:
"Altro dato ricorrente nei giudicati esaminati è l'accertato collegamento tra le cosche mafiose, unite in una federazione criminale dove i capi delle singole consorterie, dai Pesce, Bellocco e Pisano di Rosarno ai Crea e Franconieri di Rizziconi, dagli Avignone di Taurianova agli Albanese-Raso di Cittanova, dai Mammoliti-Rugolo di Castellecce ai Gullace-Cutellè di Laurena di Borello, riconoscono la suprema autorità in Giuseppe Piromalli, che unisce al suo personale prestigio criminale quello del defunto fratello, don Mommo, estendendo il suo dominio anche al capoluogo reggino tramite l'alleanza con la potente cosca De Stefano".
Negli atti della DDA di Reggio Calabria altri passaggi significativi che ricostruiscono gli accertamenti compiuti in merito ai "plurimi omicidi iscritti nella faida di Cittanova tra gli Albanese-Raso-Gullace da un lato e i Facchineri dall'altro...
In particolare, si ritengono affiliati tutti i protagonisti della sanguinosa faida di Cittanova: Albanese Francesco, Albanese Rocco e Cosentino Tommaso; Raso Giuseppe, Gullace Carmelo e Bruzzì Camillo; e il principale artefice della faida di Taurianova, Avignone Giuseppe, del quale si segnala altresì "il coinvolgimento... nel processo "dei sessanta" ed in quello relativo ai "fatti di Razzà" (omicidio di due carabinieri in data 1° aprile 1977: v. p. 333 della sentenza 18/7/1985, n.5, cit., n.d.r.), la condanna per altri gravi reati reati, tra cui diverse associazioni per delinquere, il suo proficuo inserimento nei lavori del V centro siderurgico ed in quelli per il raddoppio della linea ferrata Reggio-Villa S.Giovanni. Vicende che -secondo la sentenza in esame- valgono a riscontrare abbondantemente la indicazione dell'Avignone, da parte di Giuseppe Scriva, quale capo di una delle più temute cosche della piana gioiese" (v. p.500 della sentenza del 12/2/96)".
In merito al Carmelo GULLACE la DDA di Reggio Calabria negli atti relativi all'Operazione “IL CRIMINE” scrive:
“GULLACE Carmelo, una delle figure più rappresentative del gruppo “RASOGULLACE- ALBANESE”
[dal terzo volume del Decreto di fermo disponibile ]
Qui, nell'ambito degli atti dell'Operazione “IL CRIMINE” (e oggetto anche della successiva O.C.C. relativa al “IL CRIMINE 2”), emerge in modo inequivocabile la figura del fratellastro del GULLACE. Si tratta del RASO Giuseppe detto “avvocaticchio” (nato a Cittanova (RC) il 1° aprile 1941, residente ad Antonimina (RC) in contrada San Nicola), al vertice del “locale” di CANOLO, in merito al quale, riportando un solo stralcio, si legge nel Decreto di Fermo 17:
“LOCALE DI CANOLO
D’AGOSTINO Raffaele, FILIPPONE Rosario e RASO Giuseppe:
RASO Giuseppe: con la qualità di organizzatore, dirigendo e organizzando il sodalizio, assumendo le decisioni più rilevanti, impartendo le disposizioni o comminando sanzioni agli altri associati a lui subordinati, decidendo e partecipando ai riti di affiliazione curando rapporti con le altri articolazioni dell’ associazioni, dirimendo contrasti interni ed esterni al sodalizio, del locale di Canolo;
D’AGOSTINO Raffaele, FILIPPONE Rosario: con la qualità di partecipi attivi alla associazione mafiosa denominata ‘ndrangheta, con il compito di assicurare le comunicazioni tra gli associati, partecipare alle riunioni ed eseguire le direttive dei vertici della società e dell’associazione, riconoscendo e rispettando le gerarchie e le regole interne al sodalizio.”
Più di recente il GULLACE è emerso per i suoi legami con il boss Antonio FAMELI, anche negli atti dell'Operazione CARIOCA della Procura di Savona (vedi qui). E, lasciando perdere la fuga di notizie dello scorso anno che ha danneggiato gravemente l'indagine della DIA, proprio nelle settimane scorse emerge in modo inequivocabile nell'Ordinanza del Gip di Milano per il patto 'ndrangheta – politica in Lombardia () che ha condotto in arresto, unitamente ad esponenti della 'ndrangheta, un esponente del PDL, l'assessore regionale alla Casa della Giunta Formigoni, Domenico ZAMBETTI. In questa si legge del D'AGOSTINO Giuseppe detto "Pino" già uomo di GULLACE (aveva anche un ristorante tra Ceriale ed Albenga decenni fa), operativo in allora in Liguria, e poi passato alla cosca dei MORABITO-PALAMARA-BRUZZANITI in Lombardia, dove seguiva - come già faceva per il GULLACE - soprattutto i locali notturni. Si legge dei contatti di questo, mantenuti con il GULLACE e della compartecipazione nelle azioni illecite della cosca. Si legge del "tramite" tra il GULLACE ed il D'AGOSTINO, ovvero il LAURIA... Si legge che il GULLACE è uno dei più potenti boss della 'ndrangheta... uno che "fa tremare".
E se si parla di politica non si può non sottolineare che:
- la cosca del GULLACE è stata indicata dalla DIA come capace di promuovere intimidazioni volte ad ottenere l'elezione e quindi nomina dell'Assessore della Giunta Scopelliti della Regione Calabria, con delega allo Sviluppo, dell'esponente del PDL, Antonio CARIDI...
- ad Alessandria, il ROS dei Carabinieri, ha individuato l'affiliazione alla 'Ndrangheta, nel locale del basso Piemonte, guidato dal cugino del Carmelo GULLACE, il Bruno Francesco PRONESTI', di Giuseppe CARIDI, eletto in consiglio comunale, nel passato ciclo amministrativo, nelle liste del PDL e nominato Presidente della Commissione Urbanistica...
- non si può dimenticare che le famiglie di 'ndrangheta, strettamente legate al GULLACE, quella dei RAMPINO e quella dei MAMONE, sono state oggetto di un indagine dell'Arma dei Carabinieri, denominata “LIGURIA 2000” che evidenziava il condizionamento delle elezioni regionali del 2000 in Liguria, quando vinse l'esponente del centrodestra Biasotti.
Questi sono i fatti. Non nostre opinioni. Non illazioni o diffamazioni, ma fatti, così come quelli che abbiamo sempre indicato (vedi lo speciale) o ulteriormente sottolineato e documentato anche nella recente risposta alle falsità e mistificazioni di Rita FAZZARI (vedi qui) a seguito della nostra conferenza stampa a Toirano il 13 ottobre scorso (vedi qui).
Ancora un dettaglio, così da integrare ancora quanto già detto e risposto alla Rita FAZZARI... La discarica di Campochiesa di cui abbiamo ampiamente parlato (ci sono anche i video dell'assemblea pubblica) nello speciale. Noi abbiamo ricordato la coincidenza del fatto che dopo che il progetto di discarica fosse definitamente destinato al macero, l'estate scorsa vi è stato un incendio (che ci è stato indicato come "doloso") che ha colpito anche i terreni lungo quella che doveva diventare la strada "pubblica" (che pubblica non è!), di proprietà di coloro che si erano opposti alla Discarica della SAMOTER. Anche di coloro che si erano opposti, con ricorso al TAR, alla delibera della Giunta Guarnieri che provava a rimettere in pista il progetto già bocciato (!!!) della discarica presentato dalla SAMOTER. Questo è un dato di fatto inconfutabile. Così come altrettanto inconfutabile è che l'incendio ha anche colpito parte dei terreni (ed un uliveto) di Chiara Della Valle. Quest'ultima era favorevole al progetto di discarica, mentre i suoi parenti avevano fermamente mostrato decisa opposizione al progetto della SAMOTER, intervenendo anche all'assemblea pubblica contro la discarica che abbiamo tenuto a Campochiesa. Fatti, non opinioni!
E per rendere le cose ancora più palesi e inconfutabili riportiamo qui un estratto della Relazione del Prefetto di Savona alla Commissione Parlamentare Antimafia. L'avevamo già pubblicato, ma forse a qualcuno è sfuggito:
“Secondo la mappatura delle Forze dell'Ordine, nel Ponente di questa provincia... risiedono personaggi di origine calabrese di particolare spessore nell'ambito della fenomenologia criminosa in esame...
Tra questi assurgono a posizione di rilievo:
- FAMELI Antonio... già condannato per associazione per delinquere di stampo mafioso, sospettato di essere il mandante di un omicidio nella regione d'origine, da sempre legato al boss calabrese Peppino PIROMALLI, capo indiscusso di una delle più potenti cosche calabresi.
Al FAMELI, tuttora oggetto di particolare e specifica attenzione da parte delle Forze dell'Ordine, è riconducibile un ingente patrimonio, nonché agenzie immobiliari ed altre attività nel campo dell'edilizia e della prestazione di servizi.
- GULLACE Carmelo... gravato da innumerevoli precedenti di penali quali omicidio, tentato omicidio, associazione per delinquere di stampo mafioso, sequestro di persona a scopo di estorsione, porto e detenzione di armi, associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti e genero del predetto FAZZARI Francesco. Inizialmente risultava lavorare almeno formalmente, alle dipendenze di quest'ultimo come autotrasportatore per poi diventare in seguito una sorta di factotum specialmente nella gestione delle svariate imprese riconducibili alla famiglia FAZZARI.
Secondo quanto riferito, il GULLACE, pur vivendo da molti anni in questa provincia, non risulta aver mai allentato i contatti con i luoghi di origine, in particolare con gli ambienti della criminalità organizzata e della 'ndrangheta calabrese della quale è stato indicato come appartenente di rilievo, figurando tra i componenti della cosca denominata “RASO-GULLACE-ALBANESE” operante nella zona di Cittanova (RC).”
Ed ancora:
“Appare opportuno, inoltre, rappresentare che, alla luce della nota Direttiva ministeriale, sono da tempo avviate iniziative di monitoraggio delle cave e dei siti estrattivi di questa provincia...
...il 4 maggio 2011, sono stati effettuati accessi ispettivi, disposti dallo scrivente... su cave riferibili a soggetti noti agli Organi di polizia: in particolare, la cava di Camporosso sita a Balestrino gestita dalla SAMOTER SRL (collegata al gruppo familiare FAZZARI) e la cava Rianazza sita a Cosseria gestita dalla SCAVOTER SRL (riferibile al gruppo familiare FOTIA).”
Inoltre si segnalava:
“Dal punto di vista emblematico, pare opportuno segnalare alcune iniziative che, seppur riferite a specifiche fattispecie, hanno contribuito a condizioni di più marcata legalità nell'ambito provinciale.
In primo luogo, quest'Ufficio si è fattivamente impegnato affinché fosse data esecuzione a provvedimenti, amministrativi e giudiziari, di demolizione e quindi di acquisizione al patrimonio pubblico del Comune di Borghetto S. Spirito di un immobile abusivo occupato sine titulo dal noto Francesco FAZZARI e dai suoi familiari, anche dopo il decesso dello stesso.
A seguito di varie riunioni di coordinamento presso questa Prefettura, è stata fornita piena collaborazione affinché il Comune ponesse in esecuzione i provvedimenti coattivi per ritornare celermente in possesso dell'immobile in esame.
Per tale obiettivo all'amministrazione è stato assicurato il fattivo concorso delle Forze dell'Ordine. Appare opportuno segnalare che il fabbricato è stato sgomberato dagli occupanti abusivi.
Sempre con riferimento alla cerchia familiare del FAZZARI cui si è fatto cenno, sembra utile rappresentare che, a seguito di puntuale attività procedimentale, è stato emanato da questo Ufficio in data 8 febbraio 2011 un provvedimento di divieto di detenzione di armi (numerose pistole e fucili, oltre 15) nei confronti di Roberto ORLANDO, coniugato con una figlia di Francesco FAZZARI, cotitolare della SAMOTER Srl. Appare opportuno precisare che cognato dell'ORLANDO è il pluripregiudicato Carmelo GULLACE, appartenente, com'è stato precisato, alla consorteria 'ndranghetista di Cittanova dei “RASO-GULLACE-ALBANESE”...”
Ed allora come in ogni ambito, anche in questo, la parentela non è una scusante e non è una colpa a prescindere. C'è chi ha scelto di troncare i rapporti e chi invece no. Non dipende da noi o dal fato. C'è chi ha compiuto scelte in una direzione e chi in quella opposta.
Noi non siamo e mai saremo amici di chi sta con i mafiosi. Altri hanno altre opinioni, come il Consigliere Regionale, neo capogruppo del PDL (già sindaco di Alassio), Marco MELGRATI (quello per cui noi siamo "squallidi" ed "infami"... vedi qui).
Davanti ai mafiosi ed ai loro sodali, che nella 'ndrangheta sono prevalentemente e quasi esclusivamente parenti o soggetti con cui è stato stretto, anche con cerimonie religiose, una sorta di imparentamento, occorre un segnale forte di rigetto da parte della comunità. Prima di tutto dalla politica e dalle Pubbliche Amministrazioni. Serve isolarli e troncare ogni possibile relazione sociale che si dimostri utile agli uomini delle cosche ed a quanti a questi collegati, per garantirsi mimetizzazione e apparente immagine di normalità e "lagelità". La forza della organizzazioni mafiose è nel vincolo omertoso che deve essere rotto, anche quando si ritrova nell'ambito dello stesso nucleo familiare.
E' proprio "spezzando" la rete sociale di "protezione", che trae forza devastante dalla ciecità e dal negazionismo, che si indebolisce l'organizzazione mafiosa. E questa azione non è compito della Magistratura o delle Forze dell'Ordine. Non si persegue con sentenze o provvedimenti giudiziari, ma è compito della comunità, dai semplici cittadini, alle imprese e mondo economico, della politica e delle pubbliche amministrazioni ed Istituzioni.
Deve essere una spinta alla dissociazione ed alla denuncia contro le cosche ed i loro servi, siano questi comprati, ricattati o complici.
Ecco perché, ancora di più, la storia dei FAZZARI-GULLACE, nel savonese, è assurda. E' all'incontrario. Chi dovrebbe vedere il sostegno della comunità è chi, come Orlando Fazzari ha scelto di rompere ogni ponte con quella famiglia di origine e con il GULLACE, e chi dovrebbe essere isolato è invece il nucleo dei FAZZARI-GULLACE che è uno dei bracci operativi del GULLACE e della sua cosca. A Savona avviene l'inverso... per vigliaccheria ed opportunismo. Quale sia la ragione prevalente non conta. E' follia, è il piegarsi al desiderata della 'ndrangheta! Ed attenzione. Non è la prima volta. E' il ripetersi dello stesso isolamento che aveva subuto il funzionario comunale Novella del Comune di Borghetto S.Spirito. Lui, che non piegò il suo dovere quando scoprirono gli interramenti illeciti di oltre 12 mila fusti tossico nocivi nella Cava "dei Veleni" dei FAZZARI-GULLACE, fu isolato, anche nell'ambito del Comune.
Ora questa storia deve cambiare finale, in attesa che la Magistratura intervenga per mettere la parola fine all'impunità del gruppo 'ndranghetista facente capo al GULLACE, dalla comunità. Le cose si sanno, e se qualcuno ha sbagliato le proprie valutazioni le può anche rivedere (tutti possono sbagliare). Ora si deve scegliere da che parte stare...
Ecco, prima di pubblicare la nota di Marco MELGRATI, con cui , come Casa della Legalità ribadiamo che noi siamo "amici" e stiamo al fianco delle vittime, di chi denuncia, di chi non si piega in alcun modo ai desiderata delle famiglie mafiose! Ognuno tragga le sue conclusioni...
"Sono fiero di essere amico, non solo su Facebook, di Roberto Orlando. Così Marco Melgrati risponde al post della Casa della Legalità pubblicato anche dal sito Savona News"
Marco Melgrati: basta con il fango addosso alle persone!
Conosco Roberto Orlando da più di 20 anni. Lo conosco come un gran lavoratore, che si sveglia al mattino alle 6 per andare in cantiere a lavorare, e a dare il lavoro a tante famiglie, e finisce stanco alla sera. Lo ho conosciuto che faceva il meccanico alla officina della Volksvagen di Alassio, dove ero cliente, e poi lo ho ritrovato a lavorare, sempre in prima persona, su macchine movimento terra (escavatori e camion) in vari cantieri. Lo ho sempre visto lavorare, da mattina a sera. Ci siamo dati appuntamento a Madrid per la finale di Coppa Campioni dell’Inter, e abbiamo gioito insieme di questa bella vittoria, da Interisti veri, innamorati della propria squadra del cuore.
Conosco la moglie, Rita Fazzari, una signora piacevolissima, dolce, e sua volta grande lavoratrice, che ha abbandonato il lavoro con il marito per la disperazione nei confronti di certi attacchi gratuiti alla Sua persona dei media, e ora fa la responsabile in un negozio ad Alassio, la cui unica colpa, se di colpa possiamo parlare, è il cognome che porta. Conosco i Loro splendidi ed educatissimi figli, che non devono e non possono soffrire dell’attacco mediatico di persone che parlano perché hanno la lingua in bocca, e non mi risulta che abbiano una occupazione stabile.
E’ ora di finirla con questo fango gratuito. Roberto Orlando e Sua moglie Rita non mi risulta abbiano, a parte la parentela, che uno non si può scegliere, nessuna contiguità con fenomeni mafiosi o di ndrangheta, FINO A PROVA CONTRARIA!
Sono fiero di essere amico di Roberto Orlando e di Sua moglie Rita, e per me è un onore, non certo una vergogna! Credo che i rapporti personali devono e possono andare al di là delle campagne diffamatorie di certa stampa o di presunti censori, come quelli della sedicente Casa della Legalità, che hanno dimostrato, nella Loro vita, di collezionare solo denuncie per diffamazione, una anche da parte mia.
Marco Melgrati, prima di tutto un amico
Questa la risposta a Melgrati di SavonaNews:
Caro "amico" Melgrati (nel caso non lo sapesse così vengono nominati i propri "contatti" dal socialnetwork stesso) lei è innanzitutto il capogruppo del PdL in Regione, e ci rammarica sminuisca e prenda sottogamba in questo modo un ruolo, che invece noi riteniamo di prima rilevanza per chi fa della politica la propria vita.
Il tempo della giustificazione delle "brave persone" gran lavoratori ci risulta agli sgoccioli, e questo non può sfuggire ad un un uomo di potere scaltro e attento come lei, con tutto ciò che sta accadendo tra Lombardia e Lazio, e le voci di una una nuova Tangentopoli in bocca al Ministro della Giustizia.
E come dice lei contano i fatti, riportati anche tramite le carte dalla Casa della Legalità, possono non essere di rilevanza penale, ma certamente - qualor verificati come paiono - testimoniano legami e pratiche di comportamento.
Un'ambiguità che è sempre meno tollerata dalle "brave persone", le quali hanno capito che proprio tali leggerezze e minimizzazioni hanno permesso una colpevole ed invadente infiltrazione della criminalità organizzata nella vita economica del Paese.
Crediamo - anzi siamo certi - che lei per primo ne sia persuaso.
E a poco servono a volte le parole, incapaci spesso di abbindolare e rabbonire lettori ed elettori, che richiedono oggi ad un politico innanzitutto il fiuto, e la capacità di saper separare le ragioni dell'amicizia personale da quelle dell'opportunità politica, l'onestà e la coerenza che a lei - quando vuole - non mancano certo se davvero la sua vocazione è quella del servizio per la comunità.
Cordiali saluti,
innanzitutto giornalistici,
SavonaNews
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