[IN ATTESA DELL'ANNUNCIATA NOTIFICA DEL PROVVEDIMENTO, CHE CI PERMETTERA' DI PRESENTARE LA NOSTRA DIFESA SECONDO LE PROCEDURE E NELLE SEDI PREPOSTE]
I signori FOTIA sono straordinari, riuscirebbero – ovviamente facendosi la causa da soli – a far dichiarare che la Terra è piatta e poi dire: visto che avevamo ragione? Bisogna anche dire che hanno dei legali, tra i più noti e di peso nel savonese, che li assistono e supportano al meglio in questa loro "fantasilandia" (tra parentesi, su uno di questi, giusto giusto oggi, abbiamo integrato un bell’esposto alla Procura della Repubblica che lo riguarda)...
Ma veniamo al dunque. Per l'ennesima volta non ci arriva la notifica di una citazione d'urgenza (ex art. 700) che promuovono, in sede civile, contro la Casa della Legalità (la prima volta è tutta già raccontata qui). Ottengono così dal Giudice del Tribunale di Savona un Provvedimento () che, per ragioni evidenti, non avrebbe dovuto essere adottato dal Tribunale di Savona... mica per altro, ma visto che contestano gli articoli da noi pubblicati, in cui criticavamo in modo netto e documentato i provvedimenti adottati dal Tribunale di Savona (nei loro riguardi così come nei riguardi del boss Carmelo “Nino” GULLACE), e si indicava chiaramente, anche il Presidente del Tribunale di Savona, era ovvia ragione di opportunità che il Giudice del Tribunale di Savona ritenesse quella sede non serena per il giudizio e quindi procedesse alla trasmissione della causa ad altro Tribunale, certamente terzo. Ma andiamo avanti... (e visto che non sarà breve, coloro che leggono, dal savonese, con cappucci, grembiulini e cianfrusaglie massoniche varie, si tolgano il tutto per un attimo, così da essere più comodi e leggere bene)...
Non siamo nel Ventennio e la Costituzione è ancora in vigore. Quindi ci spiace la “censura”, e tanto meno la “censura preventiva”, può essere applicata. Ci duole per loro, ma alla fine se ne faranno una ragione. Entriamo, ora, però, nel merito...
I FOTIA - come le altre famigliole di 'ndrangheta - ci hanno sommerso di piogge di querele. Dal 2010 in avanti, ininterrottamente. Ad oggi, nessuna di queste ha visto comunicata alcuna chiusura di indagine, che affermi che potremmo aver commesso una diffamazione nei loro riguardi. Anzi, la Procura di Genova, su diverse loro querele (le prime) ha già da tempo chiesto l'archiviazione. E' da oltre un anno che, a seguito della loro opposizione, (parallela alla dismissione dei loro mandati prima dall'avv. Carlo Biondi e poi dall'avv. Giovanni Ricco, che lo ha comunicato al nostro legale) il GIP si è riservato di decidere in merito.
Questo “dettaglio” dimostra non solo che, a seguito delle loro molteplici querele, ad oggi, non c'è neppure mezzo rinvio a giudizio, ovvero che non sono state ritenute, al momento fondate le loro denunciate diffamazioni, ma anche che non vi è un’“urgenza”, per cui si possa chiedere in sede civile, nel novembre 2012 di procedere su articoli (già noti, già querelati, al momento senza esito se non richieste di archiviazione) di uno e due anni prima! Il Giudice Luigi ACQUARONE non deve averlo notato, nell'esaminare il loro ricorso...
Di più: i FOTIA sostengono che, essendoci un pronunciamento della Sezione Misure di Prevenzione del TRIBUNALE DI SAVONA, datato 14 agosto 2012, che rigetta (“allo stato”) l'istanza della DIA, sostenuta dal pm Pelosi della Procura di Savona, di sequestro e confisca dei loro beni, loro sono puliti e non si possa affermare che abbiano legami o siano 'ndrangheta. Anche qui, il Giudice Luigi ACQUARONE, nella sua analisi dei fatti, deve aver sorvolato sul Provvedimento del 14 agosto 2012. Ecco perché:
1) L'istanza della DIA, sostenuta dalla Procura di Savona, non si fondava sulla “mafiosità” dei FOTIA, bensì su un’analisi prettamente economico-finanziaria dei loro movimenti (20 anni circa, di cui 10 con documentazione bancaria). E' evidente, quindi, che, se non è contestata in quell'istanza la mafiosità dei FOTIA, il Pronunciamento del Tribunale di Savona non può aver rigettato per “non mafiosità” dei FOTIA, l'istanza di sequestro e confisca.
Nel particolare, per rendere più chiara la questione, indicativamente, l'istanza metteva in evidenza che vi erano circa 1 milione e 400 mila euro di fondi non documentati e senza un'origine certificata e lecita. Questo, oltre a tanti altri fondi liquidi, nuovamente, senza certificazione di origine lecita. I FOTIA, poniamo, che abbiano dichiarato e documentato che circa 500 mila euro di quel 1 milione e 400 mila, fossero entrate regolari... Restano circa 900 mila euro senza giustificazione alcuna (e questo, prendendo per buono, senza quindi effettuare verifiche, quanto dichiarato e documentato dai FOTIA). Il TRIBUNALE DI SAVONA ha ritenuto che, documentare quei 500 mila, bastasse a dimostrare che tutto andava bene così, lasciando passare “in cavalleria” i circa 900 mila euro non documentati.
A parte la "curiosa" valutazione dei Giudici savonesi, è evidente anche ad un bambino che la questione in "discussione" non è “mafiosità” o “non mafiosità”, ma solo, prettamente, una questione finanziaria, di fondi, e, quindi, di beni di non lecita e documentata provenienza.
Se il Giudice Luigi ACQUARONE avesse acquisito gli Atti del procedimento di sequestro/confisca, avrebbe avuto chiaro che, quello che sostengono i FOTIA, non sta in piedi, rispetto all'interpretazione del Provvedimento del 14 agosto 2012.
2) Anche semplicemente leggendo il Provvedimento (), egli avrebbe appreso che in nessuna parte di questo, i giudici del collegio giudicante, hanno smentito i rilievi investigativi e gli Atti (tra cui la Procura Nazionale Antimafia) che indicano i FOTIA come famiglia della 'ndrangheta radicata ed operante nel savonese. Quindi, se quel Provvedimento non smentisce i rilievi investigativi e gli Atti che indicano che i FOTIA sono diramazione territoriale della 'ndrangheta, come possono i FOTIA sostenere che quel provvedimento li "scagiona"? Non possono! Bisogna dirglielo chiaramente, una volta per tutte!
3) La Procura di Savona, con la DIA, ha già avviato, inoltre, l'Appello contro il Provvedimento () del Tribunale di Savona del 14 agosto 2012, per ottenere il sequestro e la confisca dei beni. Quindi, il “cantare vittoria” dei FOTIA è un “canto delle sirene” che, oltre ad essere stonato, come abbiamo dimostrato, rischia pure di essere assai breve, quasi fosse un “canto del cigno”.
Inoltre, anche se fosse – ed abbiamo visto che NON è - come dicono i FOTIA, apparirà certamente palese al Giudice Luigi ACQUARONE che, se non si è “veggenti”, sarebbe stato impossibile scrivere gli articoli precedenti (anni prima), considerando un provvedimento che, anni e mesi prima, non c'era!
Andiamo, ora, più nel merito della questione “mafiosità”:
a) Noi non ci svegliamo la mattina e prendiamo un nome a caso di una famiglia e quindi sosteniamo che siano mafiosi... Noi prendiamo Atti ufficiali, fonti certe, e fatti certi (e non, quindi, come sostengono i FOTIA, “illazioni investigative”). Atti pubblici, il cui valore ed attendibilità, oltre che la pubblicazione, sono legittimati da una giurisprudenza consolidata. Vediamone un breve elenco:
- RELAZIONE ALLA COMMISSIONE PARLAMENTARE ANTIMAFIA DEL PREFETTO DI SAVONA (2011), estratto relativo proprio ai FOTIA e SCAVO-TER:
"Nel capoluogo [SAVONA, ndr] si segnala in particolare la FAMIGLIA FOTIA, proveniente da Africo (RC) e ritenuta da sempre in stretto collegamento con soggetti appartenenti alla cosca dei "MORABITO-PALAMARA-BRUZZANITI".
Elemento di spicco e indiscusso leader dell'omonima famiglia, risulta essere FOTIA Sebastiano, nato a Cardeto - RC - l'1/12/1945, residente a Savona, coniugato con Giuseppa BRUZZANITI). Tra gli anni '80 e gli anni '90, il predetto ed il figlio FOTIA Pietro (nato ad Africo - RC il 24/04/1969, residente a Savona e coniugato con Bruna PALAMARA) venivano ritenuti interessati al traffico di stupefacenti e di armi di questo Capoluogo, reati per i quali lo stesso FOTIA Sebastiano veniva condannato nel 1991.
A suffragio di quanto appena esposto, i rapporti tra il FOTIA Pietro e gli altri pregiudicati affiliati a cosche calabresi sono confermati dai controlli di polizia a cui lo stesso è stato sottoposto in data 18 agosto 1994 in Bovalino (RC) unitamente al pluripregiudicato MORABITO Rocco, residente in Africo Nuovo, ed in data 17/11/1992 in Milano unitamente a BRUZZANITI Antonio, altro membro di spicco della famiglia BRUZZANITI, insediatasi in Milano, nonché cognato del boss calabrese Giuseppe MORABITO, alias "Peppe Tiradrittu".
I FOTIA, impegnati soprattutto nella filiera dell'edilizia, hanno, fra l'altro, costituito l'impresa "SCAO-TER SRL" che ha continuato ad acquisire significative commesse anche nel campo delle opere pubbliche e vanta un considerevole numero di mezzi d'opera e di dipendenti.
Proprio durante il lungo periodo di detenzione del padre Sebastiano (dal 1991 al 1998), il ruolo di rilievo all'interno della famiglia venne esercitato da FOTIA Pietro, coadiuvato marginalmente dai fratelli Donato e Francesco, entrambi coniugati con due donne della famiglia SCORDO di Africo.
In data 11.5.2011, personale del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Savona, ha dato esecuzione alle ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal GIP presso il Tribunale di Savona, su richiesta del P.M., nei confronti dei suindicato FOTIA Pietro, in quanto ritenuto responsabile di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti (artt. 2 e 8 Legge n. 74/2000), corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio (art. 319 c.p.), turbata libertà degli incanti (art. 353 c.p.), turbata libertà del procedimento di scelta del contraente (art. 353 bis c.p.), falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici (479 c.p.) e trasferimento fraudolento di valori (art. 12 quinquies L. 356/1992), nonché nei confronti di:
- DROCCHI Roberto (nato a Savona l'1/12/1969, consigliere comunale uscente e candidato alle ultime elezioni comunali a Savona nel gruppo del PARTITO DEMOCRATICO, responsabile dell'Ufficio Settore Tecnico Lavori Pubblici e Servizi Tecnologici e del Servizio Progettazione e Gestione Interventi del Comune di Vado Ligure, nonché - in ambito sportivo - presidente della Lega Nazionale Pallacanestro e presidente della Riviera Basket Vado Ligure); ritenuto responsabile dei reati di corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio (art. 319 c.p.)m turbata libertà degli incanti (art. 353 c.p.) e falsità ideologica commessa dal Pubblico Ufficiale in atti pubblici (art. 479 c.p.);
- BELACLAVA Andrea (nato a Cortemilla - CN il 27/61947, residente a Pezzeolo Valle Uzzone, Frazione Valle... titolare dell'impresa del settore edile denominata "BELACLAVA GEOM. ANDREA & C SNC" con sede in Pezzolo Valle Uzzone), ritenuto responsabile dei reati di corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio (art. 319 c.p.), turbata libertà degli incanti (art. 353 c.p.) e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici (art. 479 c.p.);
- TARICCO Mario (nato a Ovada - AL il 21/11/1944, residente a Savona... titolare dell'omonima ditta di riproduzione di serrature e chiavi con sede a Savona in via Giacchero, 26 rosso), ritenuto responsabile del reato di riciclaggio (art. 648 bis c.p.).
Inoltre, è opportuno, far rilevare che a Savona in casa di Donato FOTIA, in data 22/12/2010m p stato arrestato dai ROS Mario VERSACI, cognato dello stesso Donato, destinatario di un ordinanza di cattura dell'A.G. di Reggio Calabria in relazione all'indagine "REALE 3" della DDA di quella città, assieme ad altre 11 persone appartenenti alla 'ndrangheta ed in particolare alla cosca "PELLE" di San Luca."
- Relazione annuale DNA – dicembre 2011
“La Liguria di Ponente.
La provincia di Savona vede la presenza di alcuni nuclei familiari storici legati alla criminalità organizzata di matrice calabrese tra gli altri la famiglia “GULLACE” nonché quella degli “STEFANELLI” originari di Oppido Mamertina (RC), operante nel comune di Varazze (SV) e già in passato coinvolta in un sanguinoso conflitto con la cosca “MARANDO” sorto proprio a causa di problemi relativo alla gestione di alcuni traffici di droga sia in Piemonte che in Liguria. Il 21 dicembre 2010 il R.O.S. CC di Reggio Calabria nell’ambito dell’operazione “REALE 3” trae in arresto a Savona presso l’abitazione di Donato FOTIA il pregiudicato VERSACI Mario.”
- Relazione annuale DNA – dicembre 2009
“La crescente ampiezza della sfera di interessi economici ruotante attorno alle varie anime della ‘ndrangheta presenti nella regione ligure ben contribuisce a spiegare l’attivo interesse di tali articolazioni, registrato in recenti contesti investigativi, ad individuare in ambito locale specifici referenti amministrativi e politici, oltre che a rinsaldare e saldare le molteplici relazioni delle proprie rappresentanze economiche fiduciarie con gli ambienti imprenditoriali della regione. Il fenomeno appare connotato da speciali note di concretezza con precipuo riguardo alla situazione nelle province di Savona (ove operano soprattutto le famiglie Fameli, Fazzari, Gullace e Fotia)...”
- Relazione annuale DNA – dicembre 2008
“La crescente ampiezza della sfera di interessi economici ruotante attorno alle varie anime della ‘ndrangheta presenti nella regione ligure ben contribuisce a spiegare l’attivo interesse di tali articolazioni, registrato in recenti contesti investigativi, ad individuare in ambito locale specifici referenti amministrativi e politici, oltre che a rinsaldare e saldare le molteplici relazioni delle proprie rappresentanze economiche fiduciarie con gli ambienti imprenditoriali della regione.
Il fenomeno appare connotato da speciali note di concretezza con precipuo riguardo alla situazione nelle province di Savona (ove operano soprattutto le famiglie Fameli, Fazzari, Gullace e Fotia) e Imperia (ove sono attivi i gruppi Ventre, Sergi, Pellegrino e Iamundo), ma è riconoscibile con nitidezza anche nel Levante (ove sono attive le famiglie De Masi, Romeo e Rosmini) e nel genovese (ove operano le famiglie Nucera, Rampino, Fogliani, Asciutto), in ogni caso confermandosi l’importanza di un penetrante e continuo monitoraggio delle realtà connotate da più rilevante e tradizionale presenza di figure di speciale potenziale criminoso al fine dell’emersione dei reali tratti dei processi di aggregazione e radicamento territoriale dei gruppi di origine calabrese.”
- Commissione Parlamentare Antimafia – Relazione 2006
“La DNA indica anche puntualmente le sfere di penetrazione economica dei gruppi della ’Ndrangheta in Liguria:
«Non di meno, al rilevato processo di ristrutturazione criminale dei gruppi calabresi prima sinteticamente delineato corrisponde una coerente espansione della dimensione affaristica dei medesimi gruppi, risultando da molteplici fonti investigative l’interesse di soggetti legati alla ‘ndrangheta in attività` economiche legali controllate attraverso una fitta rete di partecipazioni societarie (nel campo dell’edilizia, soprattutto, ma anche dello smaltimento dei rifiuti e del commercio) e una spregiudicata pressione usuraria su operatori economici locali funzionale ad obiettivi di sostituzione nell’esercizio delle imprese in crisi finanziaria. La crescente ampiezza della sfera di interessi economici ruotante attorno alle varie anime della ‘ndrangheta presenti nella regione ligure ben contribuisce a spiegare l’attivo interesse di tali articolazioni, registrato in recenti contesti investigativi, ad individuare in ambito locale specifici referenti amministrativi e politici, oltre che a rinsaldare saldare le molteplici relazioni delle proprie rappresentanze economiche fiduciarie con gli ambienti imprenditoriali della regione. Il fenomeno appare connotato da speciali note di concretezza con precipuo riguardo alla situazione nelle province di Savona (ove operano soprattutto le famiglie Fameli, Fazzari, Gullace e Fotia) e Imperia (ove sono attivi i gruppi Ventre, Sergi, Pellegrino e Iamundo), ma e` riconoscibile con nitidezza anche nel Levante (ove sono attive le famiglie De Masi, Romeo e Rosmini) e nel genovese (ove operano le famiglie Nucera, Rampino, Fogliani, Asciutto), in ogni caso confermandosi l’importanza di un penetrante e continuo monitoraggio delle realtà` connotate da piu` rilevante e tradizionale presenza di figure di speciale potenziale criminoso al fine dell’emersione dei reali tratti dei processi di aggregazione e radicamento territoriale dei gruppi di origine calabrese».”
- Relazione di servizio della Polizia di Stato sul funerale del boss Francesco FAZZARI:
"Si segnala che, in data 26.2.2009, nel Comune di Borghetto S. Spirito (SV), si sono svolte le esequie di FAZZARI Francesco, nato a Mammola (RC) l'1.10.1926, residente in vita a Borghetto S. Spirito (SV) in Via Per Toirano, come già evidenziato noto esponente in questa provincia della cosca dell'ndrangheta RASO-GULLACE-ALBANESE (originaria della Piana di Gioia Tauro -RC-).
(omissis)
Nel corso del servizio di osservazione svolto in occasione del citato evento, veniva altresì documentata la presenza di FOTIA Sebastiano e del proprio figlio FOTIA Pietro, noti esponenti in questo territorio della cosca dell'ndrangheta MORABITO-PALAMARA-BRUZZANITI (originaria della costa jonica calabrese), malgrado – per quanto consta a questo Ufficio - non risultino legami di parentela tra i predetti e la famiglia FAZZARI e gli stessi appartengano a due diverse cosche, geograficamente originarie ed operanti in due distinte zone della provincia di Reggio Calabria.
(omissis)
Il personale operante aveva modo, altresì, di constatare il verificarsi dapprima di un incontro formale tra i citati FOTIA e MAMONE e, subito dopo, di un colloquio ristretto ai soli FOTIA Sebastiano e MAMONE Luigi, protrattosi per alcuni minuti e - a parere di questo Ufficio - di particolare significato considerate le circostanze in cui esso si è svolto, nonché per il carattere degli interlocutori i quali - come detto – risultano appartenere a due distinte cosche."
- Il ruolo dei FOTIA emerge anche dagli Atti dell'indagine MAGLIO del ROS di Genova. Infatti, nella Richiesta di misure della cosiddetta Operazione “MAGLIO 3”, risulta altresì riportato:
“Il giorno 31 gennaio 1994 il collaboratore di giustizia GULLA' GIOVANNI dichiara:
(...omissis...)
“Il riferimento in Liguria della famiglia di Sarzana era VINCENZO NUCERA che allora abitava a Lavagna e che poi si trasferì a Frosinone lasciando a Lavagna il figlio SANTINO NUCERA anche lui appartenente (allora e, ritengo, tuttora) all'Onorata Società e che svolge attività di imprenditore edile. Che io sappia non ha parenti nel Ponente Ligure. Ha invece parenti a lavagna; in particolare PAOLO NUCERA che gestisce un ristorante sito davanti alla Stazione dei Carabinieri di Lavagna. Mi risulta che PAOLO e SANTINO NUCERA siano tuttora affiliati all'Onorata Società. I NUCERA sono originari di Fossato a quanto mi risulta, non sono inseriti in una cosca calabrese particolare tanto è vero che non sono mai stati implicati in guerre tra cosche. (...omissis...) L'organizzazione dell'onorata società era allora (e devo ritenere ancor oggi visto che sconvolgimenti non ve ne sono stati) strutturata in questo modo: vi era una presenza ramificata da Sarzana a Ventimiglia passando per Lavagna, Rapallo, Genova, Savona, Taggia, Sanremo ecc.; tutti poi convergevano nel “locale” (inteso per tale la famiglia, il gruppo) di Ventimiglia che fungeva, come si diceva in gergo, da “Camera di Controllo” di tutta la Liguria, vale a dire che per tutte le questioni inerenti all'organizzazione (prescrizioni, regole ecc) il riferimento per ogni singola 'ndrina e per ogni singolo locale era la camera di controllo di Ventimiglia la quale fungeva da filtro per la Calabria.
I rappresentanti alle riunioni potevano cambiare ma localmente vi erano capi riconosciuti delle varie famiglie:
- a Sarzana i principali esponenti erano i ROMEO e i SIVIGLIA;
- a Ventimiglia Ernesto MORABITO, Ciccio MARCIANO', Antonio PALAMARA; anche un certo SCARFO' di cui non ricordo il nome era un personaggio di spicco della zona;
- a Lavagna, come già detto, i NUCERA;
- a Genova ANTONIO RAMPINO e PIETRO NASTASI, originario di Santa Cristina, che aveva un forno in via Bovvio;
- a Savona SEBASTIANO FOTIA;
- a Taggia erano molti influenti i MAFODDA e NINO RAGUSEO. Un mio amico, PIETRO MOLLICA di Africo, anch'egli affiliato, mi parlava spesso di suoi parenti affiliati che però non ho conosciuto personalmente;
- a Sanremo MICHELANGELO TRIPODI di Rosarno e, mi sembra, alcuni appartenenti alla famiglia FALLETI (uno dei quali, PINO, abitava a Vallauris);
- a Diano Marina gli STELLITANO. Io ne ho conosciuto uno, di cui non ricordo il nome, originario di Seminara, che aveva un negozio di abbigliamento a Diano.
Non ricordo chi fossero gli esponenti di Albenga e Borghetto Santo Spirito”.
(...omissis...)”
E, sempre negli Atti del ROS di Genova si legge di una bella riunioncina di 'ndrangheta nell'estremo Ponente ligure, dove spuntava una bella macchinina con della SCAVO-TER:
Potremmo andare avanti e parlare, ad esempio, anche del matrimonio di Donato FOTIA, al quale hanno partecipato, salendo dalla Calabria ed oltre, noti esponenti della cosca MORABITO-PALAMARA-BRUZZANITI... ma ci limitiamo a questi fatti. Sono elementi certi e non certo “illazioni investigative”, come hanno affermato i FOTIA... E se un Giudice del TRIBUNALE DI SAVONA dovesse accogliere, seriamente, tale mistificazione fornita dai FOTIA, allora non sarebbe più rinviabile una bella ispezione ministeriale ed un intervento risolutivo del CSM!
b) La pericolosità sociale dei FOTIA è inoltre conclamata ed è lì che trova origine anche la loro spiccata capacità intimidatoria con cui riescono, come abbiamo denunciato ampiamente, anche a condizionare organi di informazione e, quindi, l'opinione pubblica, oltre che il mercato e la politica.
Il vecchio Sebastiano FOTIA, così per capirci subito, è stato arrestato in un bell’appartamento savonese, con un arsenale e chili di droga. Per questo, è stato condannato nel 1991 e, da quel momento, “evaporato” dalle società di famiglia... così da non attirare “attenzioni”...
Su di lui risultano molteplici precedenti di Polizia e condanne (non quindi “illazioni investigative”), relative a:
“- associazione a delinquere;
- traffico di sostanze stupefacenti;
- porto abusivo e detenzione di armi e munizioni;
- fabbricazione o detenzione di materiali esplodenti;
- emissione di assegni a vuoto”.
Come avevamo già scritto:
“Un fatto in particolare è certamente degno di essere riportato, ovvero la conclusione a cui giunse il Tribunale di Savona in pubblica udienza il 21 luglio 1993 nel processo contro il Sebastiano FOTIA con l'imputazione "del reato di cui agli artt. 110 C.P., 73 comma I e 80 co. I lett. d) e comma 2° DPR 309/90 perché in concorso con PELUFFO Silvana, illecitamente deteneva Kg. 2 di sostanza stupefacente del tipo 'eroina' e con percentuale di principio attivo pari al 50% circa, costituente un ingente quantitativo. Con l'ulteriore aggravante della commissione del fatto da parte di persona armata". In tale processo il FOTIA Sebastiano è stato condannato a 14 anni di reclusione e 150 milioni di lire di multa, oltre al pagamento delle spese processuali e di mantenimento durante la custodia cautelare in carcere. Il Tribunale inoltre dichiarava interdetto in perpetuo dai Pubblici Uffici il FOTIA Sebastiano oltre all'interdizione legale durante l'esecuzione della pena, disponendo al termine della pena la libertà vigilata di tre anni.
I fatti, al di là dell'aspetto penale, giudiziario, sono evidenti, e lo sono anche alla luce di quanto si erano trovati davanti gli agenti della Polizia giudiziaria quando fecero irruzione nel "covo" di Vezzi Portio. Come venne anche riportato dal Il Secolo XIX, nell'irruzione trovarono: "8 fucili mitragliatori, di cui uno con cannocchiale e silenziatore ad alta precisione, 13 pistole, 500 proiettili, una ventina di caricatori, bombe a mano. E poi ancora passamontagna..." oltre, naturalmente, a due chili di eroina purissima. Ma il Sebastiano FOTIA, che gli inquirenti senza alcun dubbio individuarono come colui che portò e nascose armi e droga, riuscì a sfuggire all'Ordinanza di arresto e verrà poi arrestato in Svizzera, fatto per cui si rese anche necessario procedere alla richiesta di estradizione.”
Veniamo al primogenito, Pietro FOTIA... Come avevamo scritto (un primo fatto):
“è stato arrestato a seguito di Ordinanza del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Savona (Francesco Meloni) del 22 maggio 1993 perché "in concorso con SAGGIO Lucio ed in esecuzione della medesima risoluzione, portandosi unitamente al predetto nella via Torino, entrambi muniti di armi comuni da sparo clandestine, il SAGGIO materialmente esplodendo numerosi colpi di pistola all'indirizzo di MANNARA' Lillo, poneva in essere atti idonei in modo inequivoco a cagionare la morte del predetto e non riuscendo nell'intento per causa indipendente dalla propria volontà costituita dalla reazione della vittima, che rispondeva al fuoco e dal successivo intervento della P.G. In Savona il 6.05.1993"...”
Anche qui avevamo dato ampia cronaca dei fatti, del capo di imputazione (attenendoci scrupolosamente all'Ordinanza di Custodia Cautelare), alle intimidazioni subite dai testimoni (riportate dalla cronaca giudiziaria dei quotidiani) ed all'esito del processo favorevole al FOTIA Pietro perché erano venute meno le testimonianze e quindi gli elementi di prova a suo carico.
E' colpa nostra se c'erano dei cronisti che hanno “fissato” lo svolgersi del processo? No. Il Secolo XIX titolava “In aula è di scena la paura. Teste cambia versione, un'altra non si presenta”. La Stampa: “I misteri della sparatoria - E' proseguito ieri il processo sull'agguato di via Torino. Una confusa deposizione gioca a favore di Pietro Fotia, uno dei 3 imputati di concorso in tentato omicidio”.
Quali “illazioni investigative”??? Suvvia, che loro dicano che tutto ciò siano solo "illazioni investigative", ci sta, ma che altri (stampa e persino giudici) gli vadano dietro e gli credano, è davvero surreale. E lo è ancora di più, alla luce dei nuovi fatti, quelli più recenti. Vediamoli, sempre in riferimento al FOTIA Pietro, sempre quanto già indicato dal Prefetto di Savona alla Commissione Antimafia, ovvero il suo arresto per l'operazione DUMPER (), per cui è rinviato a giudizio, a piede libero, dopo mesi di carcere e domiciliari, revocati solo a seguito di ammissione di colpa, anche perché il DROCCHI aveva già confessato...
A seguito dell'Operazione DUMPER, il GIP di Savona procedette ad adottare un’“interdizione dai rapporti con la pubblica amministrazione” () per la SCAVO-TER, di cui amministratore unico era Donato FOTIA ed amministratore di fatto il Pietro FOTIA. Non era un'interdizione “antimafia” ma un’interdizione conseguente ai reati contestati nell'indagine DUMPER, che aveva visto, in un giro di corruzione, frode fiscale e riciclaggio, l'assegnazione impropria da parte di DROCCHI di incarichi in somma urgenza all'impresa dei FOTIA. (Poi anche qui ci sarebbe da ridere: Donato FOTIA che sostiene di essere vittima con SCAVO-TER di quello che faceva Pietro FOTIA, ma poi non solo non denuncia Pietro, ma ci fa a braccetto e gli cede, stando alle ultime informazioni, pure la guida di SCAVO-TER, oltre che rivendicare, con lui ed il papino baffuto, "l'onore della famiglia")
Anche qui, una volta che il TRIBUNALE DI SAVONA ha ridotto l'interdizione da 9 mesi a 6 mesi, i FOTIA “cantarono vittoria” e dichiararono che era una prova che sono “puliti” e che non sono mafiosi. Già allora, quindi, il solito ritornello che nulla c'entra con la realtà! Ed anche qui: siamo gli unici ad aver analizzato i documenti ed i fatti? No, ed allora perché, tranne SavonaNews e noi, gli altri hanno taciuto? Anche in questo caso, il Giudice Luigi ACQUARONE non ha notato che quanto abbiamo scritto corrisponde al vero, a fatti ed Atti ufficiali (pure trascritti nella visura camerale storica della SCAVO-TER) e non abbiamo, quindi, assunto a fonte, “illazioni investigative” con pubblicazioni diffamatorie.
In parallelo, la Prefettura di Imperia ha promosso una misura interdittiva a carico delle imprese dei FOTIA, SCAVO-TER, in testa. In questo caso, con una misura intedittiva antimafia. A seguito di questa, che rimaneva in vigore anche con la decadenza dell'interdizione del GIP di Savona, la SCAVO-TER (o le ditte collegate come la PDF), le imprese di FOTIA non potevano avere incarichi pubblici. Ora, i FOTIA sanno bene, ed anche il Giudice del Tribunale di Savona, Luigi ACQUARONE dovrebbe saperlo, che quando un Prefetto adotta una misura di questo tipo, significa che ha convergenti, univoci e rilevanti elementi forniti dagli organi preposti, tra cui anche la DIA. Non promuove un provvedimento di tale tipo senza un solido fondamento o su “illazioni investigative”. I FOTIA lo sapevano talmente bene che non procedettero a contestare la misura adottata dalla Prefettura davanti al TAR, bensì si limitarono a ricorrere al TAR per chiedere l'annullamento degli Atti amministrativi della PROVINCIA DI SAVONA che danno attuazione al provvedimento della Prefettura...
Questa operazione viene messa in campo a seguito dell'inefficacia del tentativo posto in essere, e che abbiamo documentato passaggio dopo passaggio, di aggiramento dell'interdittiva prefettizia (vedi qui). Si svolge su più piani:
- Donato FOTIA dichiara che hanno milioni di lavori assegnati a loro fermi per questioni di “burocrazia”. FALSO! Non è una questione di “burocrazia” un provvedimento come quello prefettizio che si aggiungeva, in allora, all'interdizione del GIP.
- si promuove una mobilitazione dei lavoratori per fare pressioni contro la misura interdittiva, attraverso il supporto della CISL (che, in teoria, a Savona, è anche componente di “LIBERA”);
- fa ricorso al TAR contro i provvedimenti attuativi della Provincia, ma non contro il provvedimento della Prefettura.
In questo modo, ottiene che: la PROVINCIA DI SAVONA (amministrazione VACCAREZZA) non si costituisce al TAR e non si oppone alla richiesta dei FOTIA; la Prefettura invece si costituisce e produce conferme ulteriori al provvedimento già adottato.
L'esito è scontato: se si chiede di annullare gli Atti della PROVINCIA e la PROVINCIA non si oppone, il TAR ha poco da fare, se non accogliere la richiesta.
Anche qui i FOTIA partono in quarta: siamo puliti, caduta l'accusa di mafiosità! FALSO, la misura adottata dal Prefetto non è stata annullata e non è stata ritirata.
Nel frattempo, i FOTIA hanno messo in atto, direttamente e indirettamente (con alcuni propri dipendenti, parenti ed un noto pluripregiudicato savonese legato al “clan degli zingari”) una intimidazione, con tanto di tentativo di aggressione, ai danni del Presidente della Casa della Legalità, durante un presidio di volantinaggio in Corso Italia, nel centro di Savona. Fatti, a cui erano presenti molteplici esponenti delle Forze dell'Ordine, oltre a molte persone, giornalisti, che vedono e raccontano i fatti. Anche questa storia l'abbiamo già dettagliatamente raccontata (vedi qui e qui... o qui, il messaggio di solidarietà alla Casa della Legalità per le intimidazioni subite dal gruppo dei FOTIA).
Non solo: il 17 settembre 2012, scortato da due agenti, il Presidente della Casa della Legalità si reca prima in Procura per depositare un'articolata denuncia sui fatti dell'8 settembre e poi in Prefettura, per depositare una comunicazione urgente in merito ai FOTIA al Prefetto (vedi qui). Anche questo dettaglio i FOTIA vorrebbero, con il Provvedimento richiesto al Giudice Luigi ACQUARONE, cancellare dalla notorietà pubblica. Ma stiamo scherzando? Loro minacciano, intimidiscono e poi bisogna tacere? L'omertà non è legge e se lo fosse, sia chiaro, noi disobbediremmo, senza alcun tentennamento!
Non sono quindi "illazioni", quelli che abbiamo sempre riportato, ma fatti documentati... così come anche il "diagramma" della famiglia FOTIA, e non è colpa nostra se si sono imparentati, tutti, con famiglie note per essere legate alla cosca MORABITO-PALAMARA-BRUZZANITI... Il signor Giudice Luigi ACQUARONE a parte il "desiderata" dei FOTIA approfondire un attimo i fatti prima di accogliere le loro istanze (con anche "censura preventiva", oltre che "censura") non lo ha ritenuto opportuno? Pare di no... Anche perché, oltre ai riscontri puntuali e ufficiali a quanto scritto da noi, negli anni, c'è pure quel diritto di cronaca (anzi DOVERE) di cronaca che non può essere cancellato o limitato...
Ora, per non farla troppo lunga, ed allegando qui (a breve) una bella raccolta di quanto già raccontato in formato .pdf, sotto il titolo “Signore e signori gli 'innominabili' Fotia” [ora, 30.12.2012 online qui], procediamo con gli ultimi due punti crediamo utili a capire meglio la questione...
* I FOTIA NELLE INTERCETTAZIONI DE “LA SVOLTA”
Le indagini della Magistratura e le nostre pubblicazioni fanno sì che gli 'ndranghetisti indagati nell'ambito dell'indagine “LA SVOLTA”, relativa all'estremo Ponente ligure, parlino e così, essendo intercettati, confessino e confermino...
Pochi giorni dopo l'arresto di Pietro FOTIA nella casa dei MARCIANO' a Vallecrosia, ecco cosa viene intercettato:
Trascrizione di conversazione ambientale tra presenti nr. 3096 del giorno 21/05/2011 alle ore 09:50
intercettata all'interno dell'abitazione della famiglia MARCIANO'.
Procedimento Penale 9028/2010 RGNR nr. 2319/10 R. INT della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Genova.
[omissis]
MARCIANO’ V.CL.48: sai chi c'era l'altro giorno che parlava da Fortunato? Ero nella macchina io che andavo per quella agenzia che avevi detto tu di quelli...
MARCIANO’ G.: si, si.
MARCIANO’ V.CL.48: ..inc.. quello che era venuto quella volta, come si chiama... che ti aveva invitato per il matrimonio... che poi tu mi avevi detto che ti lasciava l'invito per 'Ntoni (ndr PALAMARA Antonio).
ELIA: mh...
MARCIANO’ V.CL.48: che tu gli avevi detto che per l'invito doveva andare ..inc.. come si chiamava?
ELIA: quello grosso? Che ha i camion?
MARCIANO’ V.CL.48: brava.
MARCIANO’ G.: chi?
ELIA: quello grosso che ha i camion che t'avevo detto che era venuto... fratelli...
MARCIANO’ G.: (farfuglia)
MARCIANO’ V.CL.48: se dici io te lo dico se no non mi ricordo.
MARCIANO’ G.: i fratelli...quello robusto
ELIA: c'aveva la pala, la pala, (tenta di dire qualche nome) NASO, NOSO, Fratelli ..inc.. non mi... fratelli NOSO forse...
MARCIANO’ G.: ma che abitano a Porra?
MARCIANO’ V.CL.48: nooo credo verso, verso Savona dove abitano.
MARCIANO’ G.: ahhhhhhhh!!! Allora.
MARCIANO’ V.CL.48: mi avevi detto tu che erano venuti al ristorante e ti ..inc..
MARCIANO’ G.: ahhhhhh! allora è parente di FOTIA.
MARCIANO’ V.CL.48: FOTIA!
MARCIANO’ G.: c'era uno dei FOTIA?
MARCIANO’ V.CL.48: c'era lui (ndr FORTUNATO) che parlava con quello che era venuto quel giorno a darti i fogli per l'invito, là che parlava con lui.
[omissis]
Da un'altra intercettazione arriva la conferma di quanto dicevamo in merito al lavoro dei FOTIA, con SCAVO-TER, nei Porto di Imperia e non solo...
Trascrizione di conversazione ambientale nr. 362 del giorno 27/01/2011 alle ore 16:53
intercettata all'interno della abitazione della famiglia MARCIANO'.
Procedimento Penale 9028/2010 RGNR nr. 2319/10 R. INT della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Genova.
[omissis]
MARCIANO’ G. dice che stamattina la magistratura ha disposto altre perquisizioni a Imperia e chiede a SOTTILE chi siano i Calabresi che avevano lavorato al Porto di Imperia che hanno l'impresa. SOTTILE risponde che si tratta dei Pellegrino, MARCIANO’ G. specifica che si tratta di uno di Cipressa ma che non ricorda il nome. SOTTILE suggerisce possa trattarsi di Fotia, MARCIANO’ G. non sa se possano essere loro anche perché quella famiglia opera a Savona dopo Albenga, anche se una volta gli ha fatto prendere un po’ di lavoro, MARCIANO’ G. dice testualmente: "...ma una volta lo hanno fatto un po’ di lavoro che l'ho mandato io a Fotia al porto (...inc...) capisci...appena hanno fatto... incominciarono il porto l'ho mandato da una parte ed è andato a fare qualche lavoro (...inc..) pure a Ospedaletti.. a Ospedaletti hanno messo...".
[omissis]
Nella stessa intercettazione ambientale del 27 gennaio 2011 si trova conferma dei legami tra MARCIANO', FOTIA e GULLACE. E' l'intercettazione dove compare la figura dell'”avvocato di Savona” che ha fatto avere, tramite PALAMARA, al MARCIANO,' gli atti riservati dell'indagine dell'Antimafia:
[omissis]
MARCIANO’ G.: era sempre la con un cornetto.... ora và e mi tira fuori, vogliamo (..inc...) a me Antonio mi ha portato... quello Palamara... non so chi cazzo glieli abbia dati!!! E non me lo ha detto, mi ha detto che a Savona c'erano, che io, in un locale qua, che ero con Licio GELLI, questi fanno che ti rovinano proprio capisci com'è! Che io, in questo locale a Vallecrosia, si chiamava Marechiaro, che (..inc..) che con Licio GELLI siamo andati a Montecarlo... ora la settimana passata me li ha portati lui! Un pacco così! Così! Mi ha detto leggeteli e strappateli subito mi a detto, che non devono sapere da dove arrivano, perché me li ha dati un avvocato di Savona. Ora di Savona, cosa ho pensato...che io a Savona avvocati non ne ho! O è capitato con Ninetto (ndr GULLACE Carmelo) o con FOTIA o con qualcun altro di là che gli può aver detto dicci a Peppino... Quello era al funerale di Mimmetto (ndr Domenico CARLINO) mi ha visto che ero lì, Ninetto (ndr GULLACE Carmelo) mi ha detto cosa sta succedendo a Vallecrosia, a Ventimiglia alla Marina di San Giuseppe? Gli ho detto, e che cosa sta succedendo? Vedete che siete pieno tutto fino a fuori dentro dappertutto così! Gli ho detto ma (..inc..) ve lo sto dicendo... i fatti!
Uomo: ma vaaa
MARCIANO’ G.: dopo 15 giorni viene Antonio (ndr PALAMARA) e mi porta sto fascio di..
Uomo: ah ecco!
MARCIANO’ G.: di documenti ma hai capito cose.. ma però li dovete strappare subito (..inc..) ora come dopo 30 anni, quando parliamo di qua parliamo dell'80 del 78 dopo tanto, come mai che ora vengono con sto fascio di cose? E (..inc..) GRANERO, il giudice GRANERO (ndr Procuratore Capo a Savona dr. Francoantonio GRANERO) che allora era GRANERO in quella cosa, ora è Procuratore Generale a Savona quello, gliel'ha passato a SCOLASTICO e firmò questi fogli il giudice SCOLASTICO capisci? (..inc..) a me ha messo a me ad Ernesto, il povero Ernesto (ndr MORABITO) che il (..inc..) non sapeva niente che non voleva (..inc..) mio fratello Ciccio (..inc..) i FOTIA, FILLIPPONI, i fratelli FILLIPONI...
[omissis]
In altre conversazioni degli esponenti del “locale” di Ventimiglia, si sentono gli stessi lamentarsi che nei nostri articoli abbiamo nominato le varie famiglie, che li abbiamo indicati tutti. Tra le famiglie nominate, spesso, MARCIANO', indica i FOTIA:
Conversazione nr.2281 del 17/4/2011 - RIT 2319/10
Interlocutori: MARCIANO’ Giuseppe e MARCIANO’ Vincenzo cl.1948
MARCIANO’ V.cl.48. chiede a MARCIANO’ G. se ha visto che ieri hanno arrestato PESCE di Rosarno grazie ad un collaboratore. I due continuano a commentare gli articoli su BARILARO e PELLEGRINO. I due concordano sul fatto che c'è qualcuno che sta raccontando tutto. MARCIANO’ V.cl.48 legge una parte dell'articolo in cui vi è scritto che MOIO e BIASI hanno appoggiato Marco ...inc..., MARCIANO’ V.cl.48 si chiede come faccia lo scrittore a sapere determinate cose.
[…]
MARCIANO’ G. ribadisce che hanno inserito i nomi di tutti FOTIA, GULLACE PIROMALLI di Gioia Tauro. MARCIANO’ V.cl.48 bestemmia ed esclama "...tutto sanno...tutto...!". MARCIANO’ V.cl.48 ribadisce che secondo lui c'è qualcuno che sta parlando.
Trascrizione 2357
30/08/2010 – ambientale ristorante “Le Volte” Ventimiglia
Interlocutori: MARCIANO' Giuseppe, PALAMARA Antonio e ALLAVENA Omar
(omissis)
MARCIANO’ G. gli dice di sì, "ma non chiamarlo per telefono che per telefono ora è un momento brutto", poi ALLAVENA dice che stanno attaccando a Marco PRESTILEO e MARCIANO’ G. ribatte dicendo che per ora è poco per lui e che stanno attaccando di più a Savona tutta quella gente...
(omissis)
MARCIANO’ G. poi commenta sul fatto che "quel cornuto qui di fronte" sta scrivendo come un pazzo, a Savona stanno prendendo dei seri provvedimenti e poi ne danno ampia diffusione sulla stampa, facendo i nomi di "Peppe U Duca" e altri, PALAMARA commenta dicendo che sia un maniaco però MARCIANO’ G. dice che qualcuno le informazioni gliele da, ALLAVENA, invece commenta dicendo che sembra sia un malato terminale e che provoca per essere ucciso. MARCIANO’ G. ribadisce i nomi di quelli di Savona tirati in ballo facendo riferimento e un certo "Ninetto" e i suoi cugini i FILIPPONE, l'altro parente di Pippo U duca che ha i camion . Poi ALLAVENA dice che a Michele lo attacca sempre ma si sta confondendo con suo fratello Gianni...
(omissis)
MARCIANO’ G. dice che non è possibile tenere dentro delle persone senza che ci sia qualcosa, c'è qualcosa che non quadra e adesso CAVALLONE apre un altra inchiesta anche al comune di Sanremo, insiste ancora sugli articoli di stampa dicendo che Federico di Dolceacqua (PARASCHIVA ndr) gli ha portato degli articoli scaricati da internet dove figurano i nomi di Piero, di suo padre suoi nipoti suoi cugini, PRONESTI, FILIPPONE, RASO, tutti e si chiede chi è che da queste informazioni...
(omissis)
PALAMARA dice che dovrebbero rompergli le corna soprattutto chi viene tirato in ballo e ALLAVENA dice che secondo lui è in contatto con la Polizia e che fanno tutto sto polverone per vedere come reagisce la gente, MARCIANO’ G. dice che sta mettendo in mezzo anche Fortunato, che suo figlio era li l'altro giorno e ALLAVENA dice che lo chiama "l'uomo dello stoccafisso".
(omissis)
E conferma arriva, ad esempio, anche sui MAMONE e FAMELI, tanto per chiarire che i MARCIANO' e sodali, non stanno citando famiglie a casaccio, ma quelle legate alla 'ndrangheta tra Genova e Savona, sino al loro imperiese...
Trascrizione 2450
24/04/2011 – ambientale abitazione famiglia MARCIANO'
Interlocutori: MARCIANO’ Giuseppe, PARASCHIVA Federico , MARCIANO' Vincenzo cl.1977 e ELIA Angela
(omissis)
PARASCHIVA dice che stanno scrivendo di tutti di GULLACE, di FAMELI e tutti. PARASCHIVA continua dicendo che hanno nominato anche i MAMONE di Genova, MARCIANO’ V.CL.77 a tal proposito, asserisce che i MAMONE di Genova sono i più forti e che possiedono circa 750 camion. PARASCHIVA dice che però i MAMONE, che sono due o tre fratelli, hanno una pentita in famiglia, la moglie di uno dei fratelli. MARCIANO’ V.CL.77 dice che si tratta della moglie di Pino. Commentano che la ditta dei MAMONE si chiama Ecoge ditta di scavi. PARASCHIVA poi precisa a MARCIANO’ G. che quello scrive tutte le cose su di lui è quello di Savona (ndr Cristian Abbondanza). PARASCHIVA dice che questo qui sta sfidando. MARCIANO’ V.CL.77 dice che prima o poi lo ammazzeranno. PARASCHIVA dice che è solo peggio se dovesse succedere una cosa del genere.
(omissis)
Trascrizione 2234
15/04/2011 – ambientale abitazione della famiglia MARCIANO'
12.37.20 MARCIANO’ G., MARCIANO’ V.CL.77 e SCIBILIA iniziano a parlare degli articoli pubblicati sui blog della casa della Legalità e di BALLESTRA di Bevera.
SCIBILIA parla di querele, MARCIANO’ G. dice che ci vorrebbe qualcos'altro, tipo qualcuno che lo avvicini, MARCIANO’ V.CL.77 dice che prima o poi qualcuno lo ammazza e che questo è quello che vuole la persona che scrive. Si capisce che parlano di BALLESTRA perchè viene tirato in ballo da SCIBILIA anche l'articolo riguardante MARCIANO’ V.CL.77 cl 1948.
MARCIANO’ V.CL.77 dice che quello di Savona (ndr ABBONDANZA) è messo ancora peggio perchè è andato proprio a seguire Ninetto (ndr GULLACE Carmelo) dentro la cava con la telecamera e non si rende conto che se lo prendono uno di quelli lo ammazzano. SCIBILIA chiede se questo personaggio sia di Savona e MARCIANO’ V.CL.77 conferma. MARCIANO’ G. invita il figlio MARCIANO’ V.CL.77 a dare un'occhiata alle stampe degli articoli presi da internet, MARCIANO’ V.CL.77 si rifiuta e dice che questi a FAMELI, davanti all'agenzia (ndr Antonio FAMELI boss legato ai PIROMALLI ha aperto un agenzia immobiliare a Loano oggetto di contestazione aperta da parte di rappresentanti della casa della legalità) lo hanno pubblicamente descritto come appartenente alla famiglia PIROMALLI. SCIBILIA commenta che non li ammazzano perchè sono troppo diretti nelle loro accuse e gli investigatori saprebbero subito chi andare a prendere per tanto suggerisce che debbano essere lasciati perdere per un paio d'anni per eliminarli dopo. MARCIANO’ V.CL.77 conviene con quanto detto da SCIBILIA e afferma che quella è la fine che faranno.
(omissis)
12.49 MARCIANO’ V.CL.77 continua la lettura degli articoli, MARCIANO’ G. commenta dicendo che è stato scritto anche dell'incontro di SASO e Onofrio GARCEA e che SASO è stato accompagnato all'incontro da uno di Vallecrosia. MARCIANO’ V.CL.77 lo interrompe e specifica che SASO l'aveva portato lui. Successivamente parlano dei PELLEGRINO anche loro bersagliati dal BALLESTRA.
(omissis)
* SE VOGLIONO CHIAREZZA PERCHE' SI NASCONDONO?
I FOTIA hanno sempre dichiarato che non hanno nulla da nascondere, ma poi, come abbiamo visto, mistificano i fatti in modo sistematico e, grazie alla loro capacità di intimidazione, riescono anche a condizionare l'informazione e, quindi, l'opinione pubblica. Quando non si cede all'intimidazione, allora cercano di ottenere la "censura". Una vita a nascondere i fatti e mistificare la realtà di documenti ed Atti ufficiali.
E' così che, ad esempio, quando è stato avviato il procedimento su istanza della DIA per sequestro e confisca dei loro beni, i FOTIA hanno dichiarato: non abbiamo nulla da nascondere. Però, poi, hanno pensato bene di non chiedere che il contradditorio tra le parti, davanti al Collegio Giudicante del TRIBUNALE DI SAVONA, fosse pubblico. Solo la “difesa” poteva far aprire le porte sul dibattimento. Si sono ben guardati dal farlo. Ma come: non avevano nulla da nascondere???
Non basta. Si lamentano, ad esempio, che si scrivano articoli su di loro senza che si dia conto di quello che dichiarano loro. FALSO!
Già nell'articolo dell'agosto 2010 abbiamo dato conto delle parole esatte (sentite anche da 4 agenti della Polizia di Stato e 2 dell'Arma dei Carabinieri) pronunciate dal “nipote di FOTIA” (il figlio della Adalgisa FOTIA e Francesco CRIACO) e dallo stesso Pietro FOTIA (rivolto ad Abbondanza “Noi apprezziamo chi lavora bene, e lei lavora bene e noi la apprezziamo... Mi capisce?”).
Abbiamo poi riportato le dichiarazioni in merito a tutto ciò in cui si sono pronunciati. Abbiamo pubblicato (anche se non eravamo tenuti a farlo) il Provvedimento integrale del TRIBUNALE DI SAVONA del 14 agosto 2012 in merito alla procedura di sequestro e confisca, così come i documenti integrali degli Atti e Relazioni ufficiali che abbiamo citato. Abbiamo reso noto quanto dichiaravano a giornali e testate online i signori FOTIA. Certo, dando loro anche una risposta. Cosa pensano che il loro "verbo" sia insindacabile? Che tutti si debbano piegare a credere a tutto ciò che esce dalle loro bocche? Suvvia, non è così che funziona...
Ma non basta ancora! Abbiamo chiesto - e di seguito pubblichiamo il carteggio – al legale dei FOTIA di inviarci copia degli Atti del Procedimento per il sequestro e confisca che ha portato, in primo grado al Pronunciamento citato del 14 agosto 2012. Abbiamo chiesto sia l'istanza della DIA, che la memoria dei FOTIA, la replica della DIA e le conclusioni della Difesa dei FOTIA. Abbiamo detto che avremmo pubblicato tutto, così da dare un'informazione completa. Risposta: i FOTIA non vogliono! Ma come? Non hanno nulla da nascondere e poi non vogliono far conoscere le carte che dicono dimostrerebbero che sono santi e pii??? Strano, no? L'avvocato dei FOTIA ci comunica che Donato FOTIA sarebbe però disponibile per un'intervista, gli diciamo che va benissimo, ma poniamo una condizione: che sia Donato FOTIA, titolare della SCAVO-TER allora (ora è di nuovo Pietro FOTIA, deve essere posizione acquisita con il rinvio a giudizio, sic!), a rispondere alle domande. Non c'è più giunta risposta!
Nel carteggio, come si vedrà, abbiamo anche detto che non avevamo problemi a pubblicare eventuali comunicazioni dei FOTIA, così da confrontarsi pubblicamente, in campo aperto. Non ci hanno inviato nulla... Mai nulla... Poi si lamentano che non si da conto di quello che vorrebbero dire... e qualche Giudice, al TRIBUNALE DI SAVONA, gli da anche ragione. Se sia logica o follia, valutatelo voi!
(Forse il Giudice non lo sa che ai FOTIA era stato chiesto di fornire la loro documentazione da pubblicare, e loro hanno rifiutato... il carteggio che pubblichiamo, sarà forse un buon elemento di valutazione anche, quindi, nelle opportune sedi)
19 settembre 2012
CASA DELLA LEGALITA' E DELLA CULTURA - Onlus
Osservatorio sulla criminalità e le mafie
Osservatorio sui reati ambientali
Osservatorio sulla trasparenza e correttezza della P.A.
www.casadellalegalita.info |
Egr. Avv. xxxx xxxxx,
in considerazione dell'ampio dibattito pubblico scaturito sulla vicenda FOTIA, e considerando che questi hanno più volte dichiarato che nulla hanno da nascondere, Le chiedo se può inviarci copia integrale sia dell'istanza/informativa della DIA alla base della richiesta di sequestro/confisca dei beni, sia della memoria difensiva integrale dei FOTIA.
Tale richiesta avviene a seguito della chiusura del procedimento di primo grado ed è volta a fornire la più ampia e completa divulgazione degli Atti (ovviamente non più riservati) ed ovviamente non solo di una parte, relativi alla vicenda in questione.
In attesa di un suo riscontro, auspichiamo con l'invio della documentazione richiesta, si porgono distinti saluti.
il Presidente
Christian Abbondanza
20 settembre 2012
Gentile Signor Presidente,
personalmente non avrei nulla in contrario ad esaudire la Sua richiesta. Debbo però farle notare che:
1) la pubblicazione della proposta della Direzione Investigativa Antimafia e della memoria difensiva avrebbe effetti distorsivi della verità, posto che il primo documento contiene varie inesattezze già rilevate nel decreto 13 agosto 2012 del Tribunale di Savona ed altre, riconosciute dalla stessa Direzione proponente in una memoria di rettifica prodotta in corso di causa. Ne discende che un'informazione corretta dovrebbe includere tutti i sopra citati documenti;
2) la proposta della Direzione Investigativa Antimafia è composta da circa 250 pagine, la memoria di rettifica della stessa Direzione Investigativa Antimafia da altre 30 pagine, la memoria della difesa da circa 300 pagine ed il decreto del Tribunale di Savona da 23 pagine. Si tratta in totale di oltre 600 pagine. Mi domando, e Le domando, se è possibile mettere sul Suo sito una simile mole di documenti (e se Lei ritiene ancora che abbia un senso logico farlo);
3) io svolgo soltanto una funzione di assistenza legale e non ho alcun potere decisorio. Ho peraltro già inoltrato la Sua richiesta ai clienti sollecitando istruzioni in merito.
Mi riservo pertanto di farLe avere al più presto la risposta.
Mi permetta di approfittare di questo insperato contatto per esprimerLe alcune perplessità sul Suo modo di partecipare al dibattito pubblico sulla vicenda Fotia. Nel nostro ordinamento l'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Sessanta anni fa, in un contesto meno liberale di quello odierno, Vincenzo Manzini, coautore, con Alfredo Rocco, del codice penale, scriveva che invece l'imputato è necessariamente presunto colpevole, secondo l'ordine normale delle cose. Mai a nessuno è venuto in mente di sostenere che colpevole (di associazione a delinquere di stampo mafioso) debba presumersi anche chi (come i componenti la famiglia Fotia) non è nemmeno indagato e nemmeno è stato mai indagato. Non basta, a mio modo di vedere, che una forza di Polizia legittimamente formuli ipotesi investigative a carico di Tizio per dedurne che Tizio è colpevole. Soprattutto se le ipotesi investigative si basano, come nel nostro caso, su indizi talmente vaghi e generici da non aver giammai prodotto neppure l'avvio di un'inchiesta per appartenenza ad una cosca criminale.
Non voglio annoiarLa per cui concludo osservando che le genericissime informative antimafia che Lei ripropone nei Sui scritti, si fondano su indizi evanescenti e sulla rielaborazione infinita di ipotesi mai verificate ma sempre soltanto ripetute. La proposta della D.I.A. che Lei chiede di pubblicare, non fa stato. Tant'è che è appunto una proposta da sottoporre alla Magistratura. Fanno stato le sentenza dei giudici. Non trova anche Lei che sia giusto così?
Io credo che non possano esistere surrogati e che un sito web, per quanto ispirato alla legalità, non sia un santuario di redenzione o un ufficio di certificazione di buona condotta.
La ringrazio per l'attenzione, ed in attesa di avere un'indicazione tecnica sulla possibilità di mettere in rete i documenti integrali di cui sopra.
Cordiali saluti.
XXXX XXXXX
20 settembre 2012
CASA DELLA LEGALITA' E DELLA CULTURA - Onlus
Osservatorio sulla criminalità e le mafie
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Osservatorio sulla trasparenza e correttezza della P.A.
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Gentile Avvocato,
la ringrazio per la sua rapida risposta.
In merito a quanto indicava sulla documentazione alla base del contradditorio tra le parti, ovviamente è corretto che oltre alla documentazione iniziale delle parti vi siano anche le successive documentazioni depositate dalle stesse. Di risposta e rettifica della DIA e di quella/e successive della difesa.
Comprendo che è una mole consistente di pagine e so che non tutti, anche se messe in rete, le leggeranno. Certamente posso dirLe che alcuni dei lettori del nostro sito, non troppo pochi per fortuna, lo faranno. Con la stessa certezza le posso dire che non abbiamo problemi di spazio per poter insesire nel server anche documenti "pesanti" dal punto di vista del volume di pagine e quindi di Mb.
La richiesta di tale documentazione, con il fine di pubblicarla integralmente, deriva dalla volontà di esporre in modo completo le tesi delle due parti. Pubblicare un solo tassello non ci sembrerebbe corretto, visto e considerato che per la stesura del Provvedimento di primo grado (che abbiamo pubblicato integralmente) vi è stato un contradditorio tra le parti, che proprio l'interezza dei documenti richiesti può rappresentare a chiunque voglia approfondire.
Inoltre considerando le molteplici dichiarazioni da parte della famiglia FOTIA di non aver nulla da nascondere, anche in merito al procedimento in questione, credo che nulla vi sarà in contrario a poter procedere. Nel caso sia documentazione solo cartacea, ovviamente sarà nostra cura rimborsare il dovuto per le copie, se invece fosse già su supporto informatico si potrebbe provedere via e-mail senza problemi, anche attraverso modalità di trasferimento dati attraverso il web. Ovviamente il tutto verrebbe pubblicato in formato .pdf. Se ritenuto opportuno potremmo anche procedere alla pubblicazione di un unico file .pdf con tutti i documenti raccolti, così che non ci sia il problema che alcuni possano scaricare e leggere solo una parte dei documenti.
Anche noi riteniamo che debbano essere le Sentenze a stabilire le responsabilità penali. Senza ombra di dubbio è così. Non è infatti raro che si assumano posizioni anche critiche su chi, in taluni casi, guarda solo al dispositivo delle sentenze e non alle motivazioni espresse in esse.
Quello che noi valutiamo, quando riprendiamo gli Atti alla base dei procedimenti o delle attività investigative, così come le Relazioni Ufficiali di Reparti o Autorità, non è certo per "sentenziare", bensì per porre in evidenza quanto in queste contenute, rispetto a chiunque, senza alcuno strabismo. Lo si fa perché determinate informazioni siano utili a valutazioni da parte dei cittadini e, quasi sempre, per evidenziare responsabilità "pubbliche", politiche.
Inoltre in ogni circostanza che ci è stato richiesto, anche con semplici e-mail, di procedere ad un chiarimento o fornire "replica" a quanto scritto in Atti giudiziari, di indagine o altro che noi avevamo pubblicato, oppure in merito a nostre pubblicazioni che si fondano sui rilievi mossi in tali documentazioni ufficiali, noi abbiamo sempre proceduto a darne pubblicazione senza porre mai alcun rifiuto ed in tempi rapidissimi. Altri scelgono strade diverse per contestare le pubblicazioni e quindi, ovviamente, se non vogliono affrontarle con repliche, smentite o precisazioni, si attende che tali altri iniziative facciano il loro corso nelle sedi prescelte. Ovviamente converrà che non dipende da noi quale strada scelgono gli altri.
In attesa di un riscontro, porgo distinti saluti
Christian Abbondanza
9 ottobre 2012
Gentile Signor Abbondanza,
il 29 settembre u.s. Le ho inviato una mail illustrativa della posizione del mio cliente. Non avendo avuto risposta, temo di aver fatto qualche pasticcio con l'invio, come mi accade spesso. Pertanto Le ritrascrivo qui il contenuto di detta mail e resto in attesa di Sue notizie.
Cordiali saluti
xxxx xxxx
TESTO RITRASCRITTO DELLA MAIL 29.9.2012
"Gentile Signor Abbondanza,
il sig. Donato Fotia mi ha appena comunicato che non intende collaborare alla diffusione di affermazioni difformi dal vero, quali quelle contenute nella proposta della Direzione Investigativa Antimafia del febbraio 2012. Come Ella sa, la erroneità di molte di esse è stata in parte riconosciuta dalla stessa "proponente" ed in parte rilevata dal Tribunale di Savona. Ne deriva che, ad avviso del mio cliente, la sua pubblicazione sarebbe fuorviante per chi, ad esempio, si impegnasse nella lettura del solo atto introduttivo della procedura di prevenzione.
Ciò detto, il sig. Fotia si dichiara disponibile ai confrontarsi con Lei sull'intera questione, se crede anche presso lo Studio dell'egregio Avvocato Riccardo Dirella, Suo difensore, o altrove, e accetterebbe di rispondere a qualunque Sua domanda e/o contestazione. Ella potrà, se lo ritiene, pubblicare il contenuto di detto confronto, ed i Suoi lettori potranno giudicare, sulla base dei concreti elementi di fatto che verranno esposti, quale tesi sia più verosimile e credibile. Dialetticamente, Lei avrebbe il vantaggio della Sua professionalità, mentre i signori Fotia quello rappresentato dalla consapevolezza di aver commesso sbagli, anche gravi, ma non quello di essere affilati ad un cosca ndranghetista.
La ringrazio per l'attenzione ed in attesa di un Suo cenno le porgo i miei saluti".
18 ottobre 2012
Gen.le Avv. xxxx,
in merito alla sua ultima, avendo verificato la questione con gli altri componenti dell'Ufficio di Presidenza e con il nostro legale, Avv. Riccardo Di Rella, le comunico quanto segue:
- piena disponibilità ad effettuare l'intervista a Donato Fotia, alla sola condizione che sia questi a rispondere alle domande;
- poter ovviamente leggere prima i documenti delle parti relativi al procedimento per le misure di sequestro/confisca promosso dalla Dia con la Procura di Savona, eventualmente recandomi, con un mio collaboratore, per leggerli presso il suo studio legale (così da non averne noi copia, vista la non disponibilità in merito espressa dai suoi assistiti), al fine di poter predisporre domande attinenti alle posizioni delle parti;
- concordare la data per prendete visione dei documenti e quindi la data per l'incontro che si propone di realizzare presso il suo studio legale.
A garanzia delle parti, e per evitare ogni sorta di possibile fraintendimento o utilizzo parziale e/o distorto del colloquio/intervista, ed al fine di poter pubblicare fedelmente quanto verrà detto, non lasciando spazio ad interpretazioni anche involontarie di alcun passaggio, si è propensi alla realizzazione di una registrazione audio del colloquio/intervista. Detto audio non sarà ovviamente pubblicato e sarà consegnato in copia (con file audio) al termine dell'incontro.
In attesa di un suo riscontro si porgono distinti saluti.
Christian Abbondanza
P.S.
Ovviamente, se l'incontro, come auspichiamo, si svolgerà prima della data dell'udienza al TAR del prossimo 29 novembre, è inteso che non verrà formulata nessuna richiesta di specifiche in merito ai documenti presentati, da parte di SCAVO-TER e del resistente Ministero dell'Interno, per detto procedimento, che risulta ancora aperto.
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