SAVONA - Oggi come Ufficio di Presidenza siamo stati tra Savona e Vado Ligure per scattare alcune foto, tra queste quelle degli uffici, dei mezzi e del costruendo nuovo capannone della SCAVO-TER dei FOTIA. Naturalmente sempre rigorosamente dall'esterno. Arrivati all'ultima tappa, il deposito dei mezzi adiacente la discarica di Bossarino, a Vado Ligure, arriva un ragazzo che chiede chi siamo. Il Presidente della Casa della Legalità, Abbondanza, gli risponde: se lei mi dice chi è, io le dico chi sono, altrimenti visto che non è un pubblico ufficiale, non avrà risposta. Lo stesso ragazzino dice: ma io so chi sei! E si appoggia alla macchina per impedirci eventualmente di andarcene, si mette al telefono e dice: "venite qui subito, è urgente". Noi che scappiamo davanti a certi personaggi forse lo hanno visto in qualche film, e così ci accostiamo al bordo della strada (dopo aver convinto il ragazzo a staccarsi dalla portella a cui si era aggrappato dicendo "Dove volete andare?!?"). Noi intanto abbiamo avvisato immediatamente la Questura ed il 113. Poco dopo arrivano due pattuglie della Polizia di Stato ed una dei Carabinieri (che ringraziamo fortemente). Che procedono ad acquisire le informazioni sull'accaduto e dicono che noi potevano andarcene quando volevamo senza alcun problema. Il ragazzo che si qualificava come "il nipote di FOTIA" alla domanda di chi avesse chiamato dice che aveva chiamato "Pietro FOTIA, il titolare della SCAVO-TER"... a quel punto gli domandiamo "Ma come Pietro FOTIA, titolare della SCAVO-TER? Non risulta più in quella società da tempo" ed il ragazzo si corregge "di Donato FOTIA" ("Ciccio" se l'è dimenticato)... A quel punto arrivano due macchine: una con Pietro FOTIA alla guida e Francesco "Ciccio" FOTIA, l'altra con Donato FOTIA. Ancora prima di scendere dall'auto Pietro FOTIA saluta il presidente della Casa della Legalità e quando scende si scusava per il nipote e dice che se volevamo entrare anche dentro le loro sedi non vi era problema, che lui vorrebbe parlarci se Abbondanza va da lui in ufficio. Abbondanza gli risponde che se hanno qualcosa da dirci lo possono scrivere tranquillamente perché il parlato passa, lo scritto resta! Pietro FOTIA insiste che preferisce una bella chiacchierata ed aggiunge che loro apprezzano molto quello che facciamo come Casa della Legalità, perché quando uno lavora bene loro lo apprezzano... dice. A quel punto sono stati chiesti i documenti ai tre frattelli FOTIA intervenuti per darci il loro "caloroso" benvenuto (Pietro FOTIA non aveva dietro i documenti ma un ispettore della Polizia di Stato gli dice "non c'è problema, la conosco io"). Ed intanto noi, scortati da una pattuglia della Polizia di Stato raggiungiamo l'Autostrada...
Questo è Vado Ligure, a Savona, in Liguria - Nord Italia... e questo è un incontro con i FOTIA, della cosca MORABITO-PALAMARA-BRUZZANITI, che ora vi raccontiamo, pubblicando in anteprima il capitolo a loro dedicato del prossimo "Quaderno dell'Attenzione", attualmente in lavorazione, e che sarà dedicato ai grandi business della 'ndrangheta tra Calabria, Lombardia e Liguria... quindi buona lettura...
I Fotia, cosca Morabito-Palamara-Bruzzaniti, a Savona tanto amati...
Nel savonese sono i benvenuti da tempo. Sono i Fotia. Dall'Autorità Portuale di Canavese al Comune di Savona (prima con il Ruggeri e poi con il Berutti), dalla Provincia (anche qui con centrosinistra e centrodestra) a Vado Ligure, Noli, Cosseria, Alassio... e via discorrendo passando per gli ambienti diocesani sino a travalicare i confini di questa provincia per arrivare nell'imperiese ed nel genovesato. D'altronde i Morabito-Palamara-Bruzzaniti più che una semplice cosca sono un casato e quindi perché mai noi farli accedere all'Unione degli Industriali o nelle grazie del potere bancario?
Sino agli anni Novanta il nome dei Fotia spuntava in grande parte delle intercettazioni che riguardavano il traffico di droga che aveva come terminale Savona. Ma loro non toccavano mai un grammo... così da consolidare il loro "potere" e divenire con il nuovo millennio da un lato i noti "imprenditori" e dall'altro i "giudici", chiamati a dirimere i contenzioni tra la manovalanza mafiosa. Questo sono i Fotia!
Da Africo a Savona è questo il viaggio compiuto dai Fotia
Un viaggio in cui il legame con la cosca MORABITO-PALAMARA-BRUZZANITI si è consolidato. Lo strumento è quello classico della 'ndrangheta: i matrimoni. Così se il capofamiglia Sebastiano FOTIA si è sposato con la Giuseppa BRUZZANITI, i figlioli hanno consolidato il legame: Pietro si è sposato con Bruna PALAMARA (cl. 1976), Donato con SCORDO Vittoria (cl. 1971) e Francesco detto "Ciccio" con SCORDO Vittorina (cl. 1979), mentre Adalgisa si è coniugata con Francesco CRIACO (cl. 1960). Legami di apparentamento con soggetti della terra d'origine e di famiglie con una tradizione 'ndranghetista, senza eccezione!
E la particolare funzione dei "matrimoni" per stringere alleanze di sangue tra famiglie della 'ndrangheta è un dato ormai certo, come la presenza della 'ndrangheta in Liguria. Per chiarire meglio questo particolare strumento di "alleanza" della criminalità organizzata calabrese possiamo leggere un passaggio degli atti relativi all'Operazione "IL CRIMINE" seguita dalle DDA di Milano e Reggio Calabria. Nella sentenza del Tribunale del Riesame di Genova in merito alla convalida degli arresti dei boss BELCASTRO e GANGEMI: "Non sono rari matrimoni tra le varie cosche, per saldare i rapporti tra famiglie mafiose. I matrimoni hanno un alto valore simbolico e possono anche servire a sancire la fine di una faida. Spesso i banchetti nuziali costituiscono occasioni per veri e propri summit 'ndranghetisti".
E sul profilo "criminale" anche la famiglia FOTIA di Africo trapiantata a Savona non scherza. Come detto sino al passato decennio non vi era quasi intercettazione sul traffico di droga che non vedesse il nome FOTIA comparire, così come dopo l'entrata nel settore dell'economia "legale" del movimento terra e delle costruzioni - perfetti strumenti per il grande riciclaggio - sono passati ad indossare la divisa da "arbitro" per dirimere le controversie e garantire la pax. Fatto questo che testimonia quanto sia elevato il prestigio riconosciuto, nella scala gerarchica della 'ndrangheta a Savona, alla famiglia FOTIA.
Ed anche sul ruolo di "giudici" interni all'organizzazione mafiosa vi è ormai una risultanza inequivocabile delle indagini, così come, nuovamente, risulta anche dalla citata sentenza del Riesame in merito agli arrestati "genovesi" dell'Operazione "IL CRIMINE". In questo caso si legge: "... nell'attività di indagine compiuta dalla Compagnia CC di Melito P.S., compendiata nell'informativa "Sic et Simpliciter", depositata in data 8.08.09 e poi confluita nell'informativa Patriarca: ci si riferisce, in particolare, alla parte dell'informativa dedicata all'esistenza di un organismo della 'Ndrangheta, denominato "il Tribunale", deputato a giudicare i sodali responsabili di determinate "mancanze" o "trascuratezze"...".
Ma entriamo un poco più nel merito di questi soggetti che si spacciano per "santarellini" e che godono, come detto, di ottime entrature nella politica, nelle pubbliche amministrazioni, tra i vertici industriali e persino ecclesiastici a Savona.
In merito al Sebastiano FOTIA, nato a Cardeto (RC), il 01.12.1945 e residente residente in Via Romagnoni 37/14 a Savona, si può segnalare che lo stesso abbia molteplici precedenti di Polizia e condanne, relative a:
- associazione a delinquere;
- traffico di sostanze stupefacenti;
- porto abusivo e detenzione di armi e munizioni;
- fabbricazione o detenzione di materiali esplodenti;
- emissione di assegni a vuoto.
Un fatto in particolare è certamente degno di essere riportato, ovvero la conclusione a cui giunse il Tribunale di Savona in pubblica udienza il 21 luglio 1993 nel processo contro il Sebastiano FOTIA con l'imputazione "del reato di cui agli artt. 110 C.P., 73 comma I e 80 co. I lett. d) e comma 2° DPR 309/90 perché in concorso con PELUFFO Silvana, illecitamente deteneva Kg. 2 di sostanza stupefacente del tipo 'eroina' e con percentuale di principio attivo pari al 50% circa, costituente un ingente quantitativo. Con l'ulteriore aggravante della commissione del fatto da parte di persona armata". In tale processo il FOTIA Sebastiano è stato condannato a 14 anni di reclusione e 150 milioni di lire di multa, oltre al pagamento delle spese processuali e di mantenimento durante la custodia cautelare in carcere. Il Tribunale inoltre dichiarava interdetto in perpetuo dai Pubblici Uffici il FOTIA Sebastiano oltre all'interdizione legale durante l'esecuzione della pena, disponendo al termine della pena la libertà vigilata di tre anni.
I fatti, al di là dell'aspetto penale, giudiziario, sono evidenti, e lo sono anche alla luce di quanto si erano trovati davanti gli agenti della Polizia giudiziaria quando fecero irruzione nel "covo" di Vezzi Portio. Come venne anche riportato dal Il Secolo XIX, nell'irruzione trovarono: "8 fucili mitragliatori, di cui uno con cannocchiale e silenziatore ad alta precisione, 13 pistole, 500 proiettili, una ventina di caricatori, bombe a mano. E poi ancora passamontagna..." oltre, naturalmente, a due chili di eroina purissima. Ma il Sebastiano FOTIA, che gli inquirenti senza alcun dubbio individuarono come colui che portò e nascose armi e droga, riuscì a sfuggire all'Ordinanza di arresto e verrà poi arrestato in Svizzera, fatto per cui si rese anche necessario procedere alla richiesta di estradizione.
Il Sebastiano si è guardato bene di mantenere un ruolo formale all'interno delle società, prontamente intestate ai "lindi" figlioli, così da ostacolare l'adozione di provvedimenti di sequestro. Non risulta ma c'è... perché più volte è stato visto nei cantieri, così come spesso era a bordo di auto intestate alla principale società della famigliola, la SCAVO-TER... e così come ancora oggi esce alla mattina presto per andare a lavorare... e visto anche che pur non essendo titolare di alcuna ditta edile pare essere ancora regolarmente iscritto alla CASSA EDILE DI SAVONA.
Lo stesso Sebastiano FOTIA, in compagnia del primogenito Pietro (che vedremo tra poco), il 26 febbraio 2009 si è recato al funerale di Francesco FAZZARI, esponente della famiglia della 'ndrangheta dei FAZZARI, legata al boss Carmelo GULLACE. Una partecipazione "particolare" visto che questi sono esponenti della cosca GULLACE-RASO-ALBANESE (ed imparentati con quella dei PIROMALLI), quindi ben distinta e non imparentata con la cosca dei MORABITO-PALAMARA-BRUZZANITI a cui i FOTIA sono legati. Ma come è risaputo (e nuovamente messo al centro dell'attenzione grazie alla recente indagine che ha originato l'operazione "IL CRIMINE") le cerimonie religiose - tra cui i funerali - sono occasione imperdibile per incontri tra esponenti delle cosche mafiose. Ed in quell'occasione a Borghetto Santo Spirito, dove Sebastiano e Pietro FOTIA sono arrivati a bordo della BMW X5 nera, targata DJ229WV, intestata alla LOCAT spa (con sede a Savona in Piazza Sisto IV angolo Corso Italia, con alla guida il Pietro, i FOTIA hanno colto l'occasione del funerale per un bell'incontro. Infatti le osservazioni svolte dagli agenti dei reparti investigativi dello Stato hanno evidenziato che: "Durante detto evento, monitorato in tutte le sue fasi... si rilevava la presenza di numerosi individui collegati alla suddetta cosca [RASO-GULLACE-ALBANESE ndr] e legati da vincoli di parentela al citato FAZZARI Francesco e, in particolare, di MAMONE Luigi, nato il 25.7.1936 a Taurianova (RC), coniugato con RASO Alba, nata a Cittanova (RC) il 15.7.1940, e MAMONE Antonino, nato a Cittanova (RC) il 6.8.1946, entrambi residenti nella provincia di Genova, appartenenti alla medesima organizzazione criminale. I predetti, titolari - tra le altre - della ditta srl ECO.GE, risultano impegnati nel capoluogo di regione ligure nell'attività di smaltimento rifiuti, bonifica di terreni ed edifici ed altro. Gli appartenenti alla famiglia MAMONE risultano essere stati oggetto di indagine in relazione ad appalti, corruzione, voto di scambio ed altro.
Nel corso del servizio di osservazione svolto in occasione del citato evento, veniva altresì documentata la presenza di FOTIA Sebastiano e del proprio figlio FOTIA Pietro, noti esponenti di questo territorio della cosca della 'ndrangheta MORABITO-PALAMARA-BRUZZANITI (originaria della costa jonica calabrese), malgrado ... non risultino legami di parentela tra i predetti e la famiglia FAZZARI e gli stessi appartengono a due diverse cosche, geograficamente originarie ed operanti in due distinte zone della provincia di Reggio Calabria.
Il personale operante aveva modo, altresì, di constatare il verificarsi dapprima di un incontro formale tra i citati FOTIA e MAMONE e subito dopo, di un colloquio ristretto ai soli FOTIA Sebastiano e MAMONE Luigi...".
Chiaro? E pensare che che lui non ha mai avuto contatti, se non per lavoro, con le FAZZARI (ovvero il GULLACE) ed i MAMONE... vorrebbe farci credere che erano lì per occuparsi dallo "scavo" per la fossa del Francesco FAZZARI?
Pietro, il primogenito
Veniamo quindi a Pietro FOTIA, ovvero quello che parla a nome della famiglia e della SCAVO-TER (nella quale non risulta più avere alcun ruolo), come accaduto, ad esempio, in occasione della "risposta" ai nostri articoli con . Lui è colui che tieni i contatti con chi conta a Savona, nel potere politico, amministrativo ed economico. Ma il bello è che nemmeno lui risulta, ad esempio, tra i soci ed amministratori del colosso familiare: la SCAVO-TER (vi era ma è svanito... e risulta invece in altre società, ma questo lo vedremo dopo)... E forse una ragione c'è sul perché questo ben accolto signore pur essendo addentro alle stanze che contano non risulta nella società. Il Pietro, nato ad Africo (RC) il 24.04.1969 e residente a Savona, è riuscito a spuntarla giudiziariamente perché alcuni testimoni furono intimiditi pesantemente e non si trattava di una "bazzecola" ma di un regolamento di conti, con tentato omicidio nel centro di Savona in pieno giorno. Ma vediamo questa storia punto per punto.
Il Pietro FOTIA è stato arrestato a seguito di Ordinanza del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Savona (Francesco Meloni) del 22 maggio 1993 perché "in concorso con SAGGIO Lucio ed in esecuzione della medesima risoluzione, portandosi unitamente al predetto nella via Torino, entrambi muniti di armi comuni da sparo clandestine, il SAGGIO materialmente esplodendo numerosi colpi di pistola all'indirizzo di MANNARA' Lillo, poneva in essere atti idonei in modo inequivoco a cagionare la morte del predetto e non riuscendo nell'intento per causa indipendente dalla propria volontà costituita dalla reazione della vittima, che rispondeva al fuoco e dal successivo intervento della P.G. In Savona il 6.05.1993".
Nell'Ordinanza si legge ancora:
"1) Il SAGGIO ha ammesso di avere intenzionalmente aggredito il MANNARA' e di aver iniziato deliberatamente a sparare contro il medesimo;
2) L'assunto per cui il SAGGIO non era solo al momento della commissione del tentato omicidio ai danni del MANNARA' trova un riscontro logico nella circostanza che lo stesso era munito di una pistola semi-automatica, completa di munizionamento, ed inoltre di un ulteriore caricatore con serbatoio completo. Ciò sta a significare che la seconda arma rinvenuta in possesso dello stesso (la rivoltella cal. 38 special, che notoriamente si caratterizza per la capacità limitata di fuoco, pari a n. 6 proiettili), era destinata ad altra persona e che l'agguato doveva essere perpetrato da almeno due persone. La pronta e certamente inattesa reazione della vittima, con ogni evidenza, impedì la consegna della seconda arma al correo FOTIA. Tale assunto logico trova obiettiva conferma nelle dichiarazioni di testimoni Tridico e Piombo;
3) La presenza in via Torino, al momento della sparatoria, del FOTIA è circostanza ormai incontroversa, poiché egli ha ammesso ciò, dando però una spiegazione diversa, da quella in tesi d'accusa, si reali motivi e sulle modalità della medesima;
4) MANNARA' e SAGGIO hanno escluso che FOTIA sia stato presente ai fatti delittuosi ed hanno sostanzialmente escluso qualsiasi frequentazione con FOTIA PIETRO, in ciò venendo ampiamente smentiti da ben quattro persone (le cui generalità devono restare - allo stato delle indagini - riservate), le cui dichiarazioni hanno consentito di precisare il movente dell'aggressione e di appurare due circostanze di fatto estremamente rilevanti: che al momento della commissione dei fatti era presente - e con ruolo attivo - un terzo individuo, identificato senza incertezza in FOTIA PIETRO e che quest'ultimo si era incontrato, poco prima della sparatoria, con il SAGGIO".
La stampa sul caso scriveva: [Il Secolo XIX] "Pietro Fotia nega: 'Con la sparatoria di via Torino non centro'. Giovedì sera gli uomini della squadra mobile lo hanno arrestato con l'accusa di tentato omicidio, possesso illegale di arma e ricettazione della stessa. Per l'accusa è il terzo uomo della faida che la mattina del 6 maggio scorso tenne con il fiato sospeso il quartiere di Villapiana. Forse fu proprio lui ad armare la mano di Luciano Saggio: Lillo Mannarà era la vittima predestinata. Fotia era comunque già indagato. Lo fermarono pochi minuti dopo il fatto ma venne liberato il giorno successivo per mancanza di indizi. Ora è tornato in carcere. Ma lui insiste a proclamarsi vittima di un'ingiustizia. Lo ha detto anche al sostituto procuratore Alberto Landolfi che ieri mattina lo ha interrogato. Il colloquio è stato breve, ma comunque sufficiente per scoprire alcune delle nuove carte processuali. Soprattutto quelle che hanno indotto il pubblico ministero a chiedere al Gip il provvedimento restrittivo. Si tratta per lo più di testimonianze raccolte dagli uomini della squadra mobile in via Torino.
Molte chiamerebbero direttamente in causa Pietro Fotia, notato in via Torino poco prima della sparatoria. Qualcuno lo avrebbe persino visto parlare con Luciano Saggio. Una ricostruzione che l'interessato ha sempre contestato. Pietro Fotia ammette di essere passato in via Torino a bordo della sua moto Kawasaki solo perché intendeva far visita alla sua ex fidanzata. "Sentii degli spari - disse - e vidi della gente scappare. Così mi allontanai".
Il pubblico ministero sarebbe però insospettito da due particolari: Fotia si recò dalla donna nonostante poco prima l'avesse inutilmente cercata al telefono; il percorso seguito per allontanarsi dalla zona è contorto. Sin qui le contestazioni ufficiali. Ma è probabile che l'accusa abbia nel suo arco ulteriori frecce.
Il sospetto giunge dallo stesso ordine di custodia cautelare in cui si parla delle confidenze di un collaboratore che avrebbe spiegato agli inquirenti il movente della sparatoria.
Fotia nega, e il suo legale annuncia ricordo al Tribunale della libertà...".
Gli elementi sono chiari ed estrema importanza nel procedimento è data, quindi, ai testimoni. Quindi si pensa, anche leggendo l'Ordinanza, che agli stessi, alla luce della pericolosità sociale dei FOTIA, venga data la massima protezione. Si pensa, appunto... ma con il pm Alberto Landolfi (di cui abbiamo parlato più volte - clicca qui e qui) questo non avviene visto che i testimoni subiranno pesanti intimidazioni che li porteranno a non confermare le deposizioni. Così dopo circa un anno di carcere il Pietro FOTIA esce penalmente pulito dal procedimento perché i testimoni non confermano o non si presentano. Pur essendo riconosciuto valido l'impianto accusatorio verso il SAGGIO ed il MANNARA', per quanto riguarda il FOTIA, senza i testimoni, non c'è certezza di colpevolezza e quindi viene assolto.
Nella sentenza della II° sezione penale della Corte di Appello del 16 giugno 1995 i campi di imputazione sono:
"IMPUTATI: SAGGIO-FOTIA
A) del delitto di cui agli artt. 56, 110, 575-577 co. I n° 3 C.P., perché, agendo in concorso tra loro e con premeditazione, predisponendo i mezzi offensivi, consistenti nelle armi di cui al capo seguente, e di fatto tenendo un agguato alla vittima, che veniva attesa da entrambi nella via Torino, il SAGGIO materialmente esplodendo numerosi colpi all'indirizzo di MANNARA' Lillo; per un numero non inferiore a 10, ponevano in essere atti idonei diretti in modo inequivoco a cagionare la morte del predetto e non riuscendo nello intento per causa indipendente dalla propria volontà, costituita dalla inaspettata reazione della vittima e dal successivo intervento della P.G.,
B) del delitto di cui agli artt. 61 n° 2 81 cpv. e 110 C.P., 2-4-7 L. 896/67 e 23 comma III e IV L. 110/75 perché, in concorso tra loro ed in esecuzione della medesima risoluzione criminosa, al fine di eseguire il reato sub A), abusivamente detenevano e portavano in luogo pubblico una pistola semiautomatica marca CZ cal. 9X21 mm. nonché una rivoltella marca Gamba cal. 38 special, entrambe complete di munizionamento e costituenti armi comuni da sparo atte allo impiego nonché clandestine, in quanto sprovviste del numero progressivo di matricola;
C) del delitto di cui agli artt. 61 n° 2, 110 e 648 C.P. perché, in concorso tra loro, al fine di eseguire il reato sub A) e di procurarsi un profitto, acquistavano o comunque ricevevano le armi di cui al precedente capo di imputazione;
D) del reato di cui agli artt. 110 e 703 comma I e II C.P. perché, in concorso tra loro, senza licenza dell'Autorità, sparavano armi da fuoco in una pubblica via, ove vi era concorso di persone".
Rispetto al solo SAGGIO: "E) del reato di cui all'art. 708 C.P. perché, essendo stato condannato per delitti determinati da motivi di lucro, veniva colto in possesso della somma di L. 967.000 e della quale non giustificava la provenienza."
Rispetto al MANNARA': "F) del delitto di cui agli artt. 56 e 575 C.P. perché, esplodendo diversi colpi di pistola all'indirizzo di SAGGIO Lucio, per un numero non inferiore a 3, nonché, successivamente, cercando di colpirlo con la lama di un coltello; poneva in essere atti idonei diretti in modo inequivoco a cagionare la morte del predetto non riuscendo nell'intento per causa indipendente dalla propria volontà, costituita dalla pronta fuga attuata dalla vittima e dal successivo intervento della P.G.;
G) del delitto di cui agli artt. 61 n° 2 e 81 cpv. C.P., 2-4-7 L. 895/67 e 23 comma III e IV L. 110/75 perché, in esecuzione del medesimo disegno criminosi, al fine d'eseguire il reato sub G), abusivamente deteneva e portava in luogo pubblico una pistola la semiautomatica marca Beretta cal. 6,35 mm. completa di munizionamento e costituente arma comune da sparo atta all'impiego nonché clandestina, in quanto sprovvista del numero progressivo di matricola;
H) del delitto di cui agli artt. 61 n° 2 e 648 C.P. perché, al fine di eseguire il reato sub F) e di procurarsi un profitto, acquisiva o comunque riceveva l'arma di cui al precedente capo di imputazione;
I) del reato di cui all'art. 4 comma II, III e IV L. 110/75 perché senza giustificato motivo, portava fuori dalla propria abitazione un coltello a serramanico;
L) del reato di cui all'art. 703 comma I e II C.P. perché, senza licenza dell'Autorità, sparava un'arma da fuoco in una pubblica via, ove era concorso di persone;
M) del reato di cui all'art. 708 C.P. perché, essendo stato condannato per delitti determinati da motivi di lucro, veniva colto in possesso della somma di L. 650.000 e della quale non giustificava la provenienza".
La Corte di Appello procedeva quindi a parziale revisione della sentenza del Gip del Tribunale di Savona del 11 maggio 1994 e, confermando la condanna di SAGGIO a 6 anni e 8 mesi di reclusione, riduce da 6 anni e 6 mesi a 5 anni e 10 mesi di reclusione la pena di MANNARA', mentre non modifica l'assoluzione, sulla base del comma 2° dell'art. 530 del Codice di Procedura Penale (la vecchia e nota "insufficienza di prove"), del FOTIA Pietro.
La Procura della Repubblica sottolineò le pesanti intimidazioni subite dai testimoni ma ciò non fece cambiare linea agli stessi. La cronaca del processo seguito dalla stampa è chiara in questo senso.
Il Secolo XIX titolerà: "In aula è di scena la paura. Teste cambia versione, un'altra non si presenta". Mentre nell'articolo si legge: "Una testimone chiave che modifica le deposizioni rilasciate in istruttoria e spiega: 'non mi sono presentata prima perché avevo paura a venire in Tribunale, mi spaventano queste cose qui'. Un'altra che continua ad essere assente e dovrà essere riconvocata nell'udienza del 15 aprile. Una superperizia che rianalizzi, integralmente, il 'kit' relativo al guanto di paraffina di uno degli imputati (Lillo Mannarà) per accertare se ha sparato o meno.
La terza udienza del processo a carico di Luciano Saggio, Lillo Mannarà e Pietro Fotia per la sparatoria del 6 maggio scorso in via Torino (Fotia e Saggio tesero un agguato a Mannarà) è vissuta principalmente sulle deposizione di Enrica Piombo e di Franco Falso, agente della scientifica della Criminalpol.
La Piombo - amica dell'ex ragazza di Fotia e conoscente dello stesso Fotia - non ha confermato quanto aveva riferito alla polizia e al Gip in occasione della prima serie di indagini. La donna ha confermato di conoscere Fotia, anche se con molta titubanza, ma ha negato di avere riferito della presenza di Fotia e Saggio in via Fiume la mattina della sparatoria di via Torino. 'Lo avevo visto spesso (Fotia, ndr) nel quartiere, a quello mi sono riferita quando ho parlato con la polizia, col giudice... sono loro che hanno forse frainteso'.
Alle contestazioni di pm (Landolfi) e presidente del Tribunale (Frascherelli) relative al fatto di avere fornito elementi precisi su orari, persone, riconoscimenti dei protagonisti, la donna ha opposto, ribadendola a ripetizione, la propria tesi. E ha negato di avere ricevuto minacce: 'Avevo solo paura di venire in Tribunale, non ci sono mai stata, tutto qui'. Tesi riproposta anche rispondendo alle domande dei difensori di Fotia e dello stesso imputato.
Il Pm ha chiesto la trasmissione degli atti relativi alla deposizione della Piombo manifestando un convincimento: 'non mi sembra tanto convinta quando dice di non avere paura e di non avere subito pressioni o minacce'...".
La Stampa, nell'articolo titolato "I misteri della sparatoria - E' proseguito ieri il processo sull'agguato di via Torino. Una confusa deposizione gioca a favore di Pietro Fotia, uno dei 3 imputati di concorso in tentato omicidio", scriveva: "Nuova udienza in Tribunale... del processo per la sparatoria di via Torino... Sul banco degli imputati Pietro Fotia, 25 anni, via Romagnoli 37/4; Lucio Saggio, 39, via Pietro Giura 3 e Lillo Mannarà, 40, via Faletti 9/7... Ieri sono stati sentiti altri testimoni citati dal pubblico ministero, Alberto Landolfi. Fra questi, Elena Piombo abitante nel quartiere di Villapiana: la giovane donna, interrogata dalla polizia nel giugno dello scorso anno, aveva raccontato che Pietro Fotia, poco prima che Saggio e Mannarà si affrontassero a colpi di pistola, si aggirava dalle parti di via Torino.
Ieri mattina, però, Elena Piombo non è stata così sicura e la sua deposizione ha finito per segnare un punto a favore dell'imputato: 'Pietro Fotia? Mi capitava di incontrarlo qualche volta nel quartiere. Però proprio non ricordo di averlo visto in via Torino quando è avvenuta la sparatoria. Sono passati tanti mesi.' I giudici l'hanno interrogata per quasi un'ora. 'Ha subito intimidazioni?', ha provato a chiederle il presidente, Vittorio Frascherelli: 'No. Nessuno mi ha minacciato', ha risposto la donna con un filo di voce e abbassando gli occhi.
'Ma ai carabinieri - ha provato a incalzare il pubblico ministero - lei ha spiegato di non essere venuta a testimoniare, nell'ultima udienza, perché aveva paura'. Enrica Piombo non ha avuto esitazioni: 'Si l'ho detto. Ma intendevo un'altra cosa: che avevo paura di andare davanti ai giudici, un'esperienza che non mi era mai capitata'. Pietro Fotia ha poi voluto parlare alla testimone, per dimostrare che si conoscevano da tempo: 'Ti ricordi? Una volta siamo andati a prendere il gelato insieme. Eri con la tua bambina'...".
I cumpari del "regolamento di conti" hanno una dinastia "doc"
Questi hanno certamente un profilo criminale degno di nota. Il SAGGIO è ancora in carcere per droga, il MANNARA' non cede il passo ed anzi ha coinvolto anche il figliolo Davide che si era occupato di organizzare il riciclaggio dei proventi dell'attività del traffico di droga nei "compra oro". D'altronde se qualcuno entra nei salotti buoni, qualcun altro resta in gatta buia ed altri devono continuare a sporcarsi le mani per sostenere u sistema. Il tutto è stato reso evidente da inchieste successive su omicidi, droga e riciclaggio di denaro sporco. Vediamole brevemente.
Il SAGGIO con il nipotino Alessio CONTI viene condannato nell'aprile 2008 per omicidio dalla Corte d'Assise di Appello di Genova. Lucio SAGGIO si vede inflitta una pena di 28 anni, mentre il nipotino 23 anni e mezzo. Il primo esecutore ed il secondo mandante dell'omicidio di Daniele CARELLI (25 anni), gruista di Vado Ligure che venne ucciso a colpi di pistola il 1° maggio 2005 davanti al Centro Commerciale Coop "Il Gabbiano" di Savona. Il movente dell'omicidio era il "debito" di circa 25 mila euro relativi ad una partita di cocaina che il CONTI e SAGGIO dovevano alla vittima.
Anche il MANNARA' e family non scherzano... E' l'agosto del 2010 che giunge l'ultima operazione che li riguarda: "RE MIDA". Si tratta dell'inchiesta promossa dalla Guardia di Finanza che ha portato al sequestro di beni (appartamenti, garage, negozi, preziosi, veicoli e soldi) per oltre 10 milioni di euro ed alla chiusura di dieci centri di compravendita di oro e preziosi, tra Savona, Albenga, Genova e Roma. Erano stati aperti e gestiti per riciclare il denaro proveniente dal traffico internazionale di cocaina. Il fulcro dell'organizzazione era il figliolo del Lillo, Davide MANNARA' che è stato colpito dalla nuova misura cautelare mentre era già ospite, da qualche mese, del carcere di Cuneo per traffico di stupefacenti dalla Spagna e che fu scoperto dagli agenti della Squadra Mobile di Savona, con il sequestro di un container di peperoni con 5 chili di coca all'autogrill di Varazze (in quest'occasione nell'abitazione del Davide fu anche rinvenuta una pistola Beretta cal. 22 con matricola abrasa - regalo del papi?-). La mente "imprenditoriale" e "criminale" del figlio "d'arte", aveva messo insieme un bel gruppetto di azione ed una bella rete di riciclaggio. A Savona il "Proposte d'oro" in via dei Mille, i negozi "A peso d'oro" di via San Lorenzo, via Sormano, corso Vittorio Veneto e corso Tardy e Benech; ad Albenga in via Trieste 45; a Genova in via Cornigliano e via Maragliano... e poi "in quattro altri punti vendita a Roma, tra via Tuscolana, via Appia Nuova e via Portuense (stessa catena "A peso d'oro")", come elencava anche Il Secolo XIX. Posta sotto sequestro anche la società "Gold Management srl" (capitale sociale 56.000 euro in quote divise tra il MANNARA' e la famiglia RASO. Infatti tra i principali prestanome-collaboratori del Davide MANNARA', oltre a Luca NASTASI (27enne), anche questi già in carcere, vi è l'ex fidanzata Emanuela RASO (remember i GULLACE-RASO-ALBANESE?) ed il fratello e padre della stessa, Christian e Donato.
Ed il Davide MANNARA' aveva promosso al meglio gli insegnamenti del papà Lillo... Nel 2008 si era buttato anche nella gestione del locale savonese JU BAMBOO, insieme ad Andrea Gaggero, con la società "LIVE MUSIC sas", finita ora sotto sequestro. Prima, nel 2007, si era dato allo "sport"... Nell'agosto di quell'anno nasceva la "REAL SAVONA 2007" nuova squadra di calcio con l'obiettivo di sfondare nella Terza Categoria. La presidenza manco a dirlo era quella di Davide MANNARA'.
Lo sport, con il giro di sponsorizzazioni, come si è evidenziato ormai da sud a nord, è uno dei canali migliori per coprire, con le false fatturazioni, la costituzione di fondi neri e di riciclaggio, e quindi come pensare che anche i signori del savonese non avessero puntato su questo?
L'impero imprenditoriale da monopolio dei FOTIA...
Chiarito questo passaggio della vita del Pietro FOTIA passiamo al "succo" della questione, ovvero alle società, in cui, anticipiamo subito, troviamo i tre fratellini di Africo:
- Fotia Pietro, nato ad Africo (RC) il 24/04/1969, residente in Savona in via Privata Olivetta 48/3;
- Fotia Donato, nato ad Africo (RC) il 17/09/1970, residente a Savona in via Privata Olivetta 50;
- Fotia Francesco, nato ad Africo (RC) il 09/12/1973,residente a Savona in via Privata Olivetta 48/5.
Il capofamiglia c'è ma non risulta... come anche il Pietro si defila dalla SCAVO-TER... mentre compare una giovane amministratrice ROSSO Simona, che certamente non ha problemi ad ottenere la certificazione antimafia (che ormai, come ha anche recentemente evidenziato il Prefetto di Genova, non serve a nulla, vista la rete di prestanome "puliti" su cui possono contare le cosche).
Ma andiamo con ordine...
SCAVO-TER srl
Costituita il 29/12/1999, codice fiscale 01252170095.
Sede legale in Vado Ligure (Sv) in via Bertola 1.
Oggetto Sociale: "L'esercizio di impresa edile di costruzione, demolizione e riparazione, manutenzione ordinaria e straordinaria di edifici civili ed industriali, di altri impianti, acquedotti, fognature, opere stradali, asfaltature e bitumatura strade; impianti elettrici, movimento terra, scavi in genere, trasporti in genere di qualsiasi materiale in conto proprio ed in corto terzi; palificazione, servizio di pulizia in generale, servizi ecologici legati alla salvaguardia dell'ambiente anche marino e del territorio, compresi metodi e mezzi per la sicurezza operative, promuovere servizi di consulenza operativa per mari, porti, industrie ed attività collaterali finalizzate alla ottimizzazione della produttività e la salvaguardia dell'ambiente, con facoltà di acquistare, vendere e noleggiare (con e senza autista e/o personale addetto) mezzi meccanici, automezzi, furgonati ed altre attrezzature inerenti l'attività; servizi di sistemazione parchi pubblici e privati con particolare riguardo alla manutenzione sia ordinaria che straordinaria; pulizia e sistemazione arenili; compravendita di beni mobili e immobili. Potrà, inoltre compiere tutte le operazioni commerciali, finanziarie, mobiliari ed immobiliari ritenute necessarie ed utili per il raggiungimento dello scopo sociale o ad esso comunque pertinenti; contrarre mutui (ipotecari, ordinari ed agevolati); effettuare qualsiasi operazione bancaria, anche allo scoperto, nei limiti di disponibilità consentiti, rilasciare effetti cambiari ed altri titoli di credito ed obbligazioni di qualsiasi specie, assumere interessenze, quote e partecipazioni, anche azionarie, in altre società o consorzi, nonché prestare avvalli, fideiussioni, pegni, ipoteche ed ogni altra garanzia in genere nell'interesse di persone, società cooperative ed enti, collegati e non con la società, che siano richieste da banche, casse di risparmio, istituti di credito, finanziarie in genere".
Capitale sociale deliberato, sottoscritto e versato 72.000 (poi ampliato a 200.000 euro).
Soci:
- FOTIA Donato (per 36.000 euro, poi aumentato a 100.000)
- FOTIA Francesco (per 36.000 euro, poi aumentato a 100.000)
Presidente del Consiglio di Amministrazione dal 15/12/2005 è FOTIA Donato
Amministratore Delegato e Direttore Tecnico ROSSO Simona (nata a Savona il 16/09/1984 e residente in Savona) nominata il 20/01/2006
Consigliere nominato il 15/12/2008 è FOTIA Francesco
Indica per il 2007: 41 dipendenti
Unità Locali:
- deposito (dal 2/5/2006) in via Tommaseo Passo Carraio 151, Vado Ligure (Sv)
- deposito (dal 1/10/2006) in via Piave 278, Vado Ligure (Sv)
Sino dal 26/7/2006 al 20/03/2007 FOTIA Pietro (consigliere dal 15/12/2005) era Consigliere Delegato, mentre per dirigere l'attività di trasporto come Consigliere delegato vi era MALAVASI Ivana. Il Direttore Tecncio dal 01/11/2004 sino al 01/02/2006 era il CRIACO Francesco.
In precedenza la SCAVO-TER era una "s.a.s." in cui i soci erano:
FOTIA Donato socio accomandatario con quote 8.806 euro
FOTIA Pietro socio accomandante
FOTIA Francesco socio accomandante
In data 13/03/2007 vi è stata la cessazione da tutte le cariche o qualifiche per FOTIA Pietro
ACQUAVIVA SRL
Costituita il 21 giugno 2006 - codice fiscale 01454710094
Sede in Vado Ligure (Sv), in via Via Bertola 1
Oggetto sociale: "L'acquisto, la vendita, la permuta, la costruzione e la ricostruzione (sia diretta che tramite affidamento a terzi, anche in appalto, dei relativi lavori e servizi), la locazione, la gestione, l'amministrazione di immobili, mobili e di attività commerciali e/o aziendali; l'assunzione di mandati rilasciati da terzi per lo svolgimento delle attività sopra indicate. Potrà, inoltre compiere tutte le operazioni commerciali, finanziarie, mobiliari ed immobiliari ritenute necessarie ed utili per il raggiungimento dello scopo sociale o ad esso comunque pertinenti; contrarre mutui (ipotecari, ordinari ed agevolati); effettuare qualsiasi operazione bancaria, anche allo scoperto, nei limiti di disponibilità consentiti, rilasciare effetti cambiari ed altri titoli di credito ed obbligazioni di qualsiasi specie, assumere interessenze, quote e partecipazioni, anche azionarie, in altre società o consorzi, nonché prestare avvalli, fideiussioni, pegni, ipoteche ed ogni altra garanzia in genere nell'interesse di persone, società cooperative ed enti collegati e non cola società, che siano richieste da banche, casse di risparmio, istituti di credito, finanziarie in genere".
Capitale sociale deliberato e sottoscritto 15.000 euro, versato in denaro 3.750 euro.
Soci per 5mila euro a testa: Fotia Donato; Fotia Pietro, Fotia Francesco
Amministratore unico: Fotia Francesco (nominato il 21/6/2006)
P.D.F. srl (l'ultima nata nel segno di Pietro)
costituita il 05/02/2010 - codice fiscale 01562080091
Sede in Vado Ligure (Sv) in via Bertola 1
Oggetto sociale: "La società ha per oggetto principale l'autotrasporto di cose in conto proprio e in conto terzi, ivi compreso il trasporto di rifiuti in genere e l'attività di noleggio di mezzi di trasporto e di mezzi speciali per l'industria, l'edilizia ed il commercio, con o senza conducente. La società potrà svolgere tutte le attività accessorie e connesse a dette attività che si rendessero necessarie o utili per la loro realizzazione. La società può compiere inoltre tutte le operazioni mobiliari, immobiliari, bancarie (compresi mutui ipotecari e/o fondiari) e finanziarie necessarie e connesse al raggiungimento dello scopo sociale o ad esso comunque pertinente; può quindi assumere interessenze, quote e partecipazioni, anche azionarie, in altre società, cooperative e consorzi aventi scopi analoghi o affini, ove è lecito e consentito e nel rispetto delle vigenti norme di legge (e comunque non ai fini del collocamento), nonché prestare, anche a favore di terzi, fidejussioni, ipoteche e garanzie in genere."
Capitale sociale deliberato, sottoscritto, versato in denaro: 85.000 euro
Socio Unico con quota nominali: 85.000,00 EURO:
SCAVO-TER S.R.L. - Codice fiscale: 01252170095
Presidente del Consiglio di Amministratore, Amministratore Delegato e Consigliere:
Fotia Pietro
Consigliere: Rosso Simona
Inizio attività di autotrasporto di cose per conto terzi il 31/03/2010
Nella visura CCIAA si legge anche se la società è stata costituita il 5 febbraio 2010, il 2 aprile 2010 provvedeva già a quadruplicare il proprio capitale sociale, visto che inizialmente era di 20.000 euro.
Ora passiamo alla quarta società che vede i FOTIA protagonisti, e questa volta non da soli... così che si possa iniziare a capire chi sono alcuni dei loro contatti "eccellenti":
INCISA srl
Costituita il 08/09/2004 - codice fiscale 01396600098
Sede legale in Savona, Corso Italia 4/2.
Oggetto sociale: "A) L'esercizio di attività immobiliare in genere e quindi, a titolo esemplificativo, l'acquisto, costruzione, vendita, permuta, lottizzazione, costruzione, ristrutturazione, riattamento, demolizione, appalto, gestione e amministrazione di immobili urbani e rustici, civili ed industriali, sia per conto proprio che di terzi e l'acquisto e la locazione di beni mobili inerenti all'attività immobiliare;
B) L'esecuzione di interventi edili, di sbancamento, di riattamento, per conto proprio e di terzi;
C) L'acquisto e la rivendita di aree rurali ed urbane anche previa lottizzazione autorizzata;
D) L'acquisto, costruzione, vendita, all'ingrosso ed al minuto di materiali per l'edilizia, affini, mobili e arredi in generale e per bagno in particolare;
E) La società potrà compiere tutte le operazioni commerciali, finanziarie, mobiliari ed immobiliari ritenute necessarie ed utili per il raggiungimento dello scopo sociale od ad esso comunque pertinenti; stipulare contratti ed acquisire ordinativi, assumere e concedere rappresentanze di qualsiasi tipo, istituire filiali ed agenzie; partecipare a gare di appalto; promuovere la commercializzazione della propria attività anche con la partecipazione a manifestazioni fieristiche, l'istituzione di marchi ed il conseguimento di brevetti o di altri prodotti dell'ingegno sottoposti a tutela legale; effettuare o concedere lo sfruttamento di brevetti altrui o propri, assumere interessenze, quote e partecipazioni, anche azionarie, in altre società, consorzi, nonché concedere garanzie personali e reali di ogni genere con particolare riguardo al rilascio di fideiussioni e alla concessione di ipoteche anche nell'interesse di terzi purché al fine del raggiungimento degli scopi sociali, contrarre mutui ipotecari ordinari ed agevolati, effettuare qualsiasi operazione bancaria anche allo scoperto nei limiti di disponibilità consentiti, rilasciare effetti cambiari ed altri titoli di credito ed obbligazioni di qualsiasi spezie, nonché prestare avvalli, fideiussioni, pegni, ipoteche ed ogni altra garanzia in genere nell'interesse di persone, società, cooperative ed enti, collegati e non con la società, che siano richieste da banche, casse di risparmio, istituti di credito finanziari e in genere; le attività finanziarie devono essere svolte in maniera non prevalente e nell'assenza di divieti previsti dalla legge (...) e no rispetto al pubblico..."
Capitale sociale deliberato e sottoscritto 25.000 euro, versato in denaro 6.250 euro.
Soci:
- ACE INVESTIMENTI srl (codice fiscale 01359150099, con sede presso il commercialista Carlo Pino, in via Mistrangelo 7/4 a Savona) per 5 mila euro
- BECCARIA Mario per 4 mila euro
- GILARDINO Pietro per 4 mila euro
- ACQUAVIVA srl (codice fiscale 01454710094 già citata) per 4 mila euro
- TARICCO Mario per 4 mila euro
- ROLANDO Giovanni per 4 mila euro
Presidente Consiglio di Amministrazione BECCARIA Cesare (nato a Savona il 11/04/1961 e residente in Savona) nominato il 11/09/2008
Consiglieri:
BECCARIA Mario (nato a Genova il 6/7/1928 e residente in Savona)
TARICCO Mario (nato a Ovada il 21/11/1944 e residente in Savona)
ROLANDO Giovanni (nato a Genova il 1/08/1955 e residente in Sanremo - IM)
Precedente presidente Cda: TARTAROTI Pietro, ex amministratore delegato BECCARIA Cesare, ex consiglieri: BALDI Gian Michele e TASSINI, Mario, BECCARIA Cesare e TARTAROTI Pietro.
Data d'inizio attività dell'impresa: 09/12/2008
Tra affari, appalti, incarichi dei FOTIA...
In odore di Santità...
Per questo aspetto partiamo dal libro "LA COLATA" [edizioni Chiarelettere] scritto da due giornalisti liguri, Marco Preve e Ferruccio Sansa, insieme a tre loro colleghi, Garibaldi, Massari, Salvaggiulo. Ed il capitolo da cui partiamo è quello dedicato agli affari della Chiesa nella sua nuova "vocazione" promossa dal Cardinal BERTONE e sposata dalla DIOCESI di SAVONA.
Uno dei punti del capitolo dedicato agli affari della Chiesa nelle città Liguri - che riprende anche buona parte di quanto contenuto in un dossier della Casa della Legalità - è quello dedicato a "Un 'don' da cento milioni", ovvero don Pietro TARTAROTTI. Ma leggiamolo con ordine: "Il nuovo corso immobiliare varato da Tarcisio BERTONE e dai suoi fedelissimi viene applicato con dovizia. Anche nelle Riviere la Curia sembra consolarsi dalla crisi delle vocazioni con box e seconde case. Tra le diocesi più attive su questo fronte c'è quella di Savona Noli. E anche in questo caso il business immobiliare viene sdoganato nel periodo "bertoniano". Vescovo di Savona è in quegli anni monsignor Domenico Calcagno, che nel 2007 viene chiamato a Roma come segretario dell'Apsa, l'Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica, ovvero la banca centrale della Santa Sede. Il braccio operativo di Calcagno a Savona è don Pietro TARTAROTTI, laureato in economia e presidente dell'Idsc, l'Istituto diocesano per il sostentamento del clero... Ma in qualità di rappresentante dell'Idsc, TARTAROTTI siede, da presidente e da consigliere, nei cda di alcune società create con grossi imprenditori per una serie di iniziative immobiliari che hanno un valore complessivo di circa cento milioni di euro. (...) ... nel 2008 l'onnipresente Istituto per il sostentamento del clero aveva avviato l'iter per la - contestatissima - realizzazione di un autosilos a Savona e ne aveva poi vendute le quote ad alcuni privati. Tra questi Pietro GILARDINO, ex sindaco di Arma di Taggia ed ex assessore regionale per Forza Italia, che appena un paio di mesi prima era stato condannato in primo grado a un anno e undici mesi per truffa e abuso d'ufficio nel maxiprocesso per tangenti e mattoni a Sanremo. Il progetto, ormai quasi ultimato, prevede 134 box interrati nel parco del Seminario, una delle poche aree verdi si Savona. La contestazione era stata molto dura per via degli alberi presenti nell'area. Si era così stabilito che le piante alte più di sei metri fossero trapiantate in zona, mentre le altre trasferite. A maggio 2008 la Curia, attraverso don Pietro TARTAROTTI, aveva fatto sapere di essere uscita dall'operazione immobiliare e di aver venduto il proprio pacchetto di quote del 50 per cento della società INCISA srl, partecipata da diversi soggetti tra i quali, appunto, GILARDINO (...)". E, come abbiamo visto chi c'è in questa INCISA srl? I FOTIA con la ACQUAVIVA srl!
Tra Porti...
E dopo la Diocesi passiamo ai PORTI... Partiamo da Imperia, il regno di Scajola. Qui troviamo la società mista pubblico-privato, la PORTO DI IMPERIA SPA, così suddivisa:
- 33% della ACQUAMARE (a sua volta al 100% della ACQUA PIA ANTICA MARCIA, ovvero di Francesco Bellavista Caltagirone);
- 33% della IMPERIA SVILUPPO (ovvero degli imprenditori locali: Carli, Isnardi, Guatelli, Parodi, Conti e fratelli Mancinelli);
- 33% del COMUNE DI IMPERIA.
Nonostante la consistente presenza pubblica del Comune, guidato da Paolo STRISCINO (Pdl), la trasparenza ed il controllo in questa società è sempre stato sotto zero. Qui quello che conta è solo l'interesse del BELLAVISTA CALTAGIRONE (il consorte della "signora dei Porti" Beatrice COZZI PARODI)... tanto è vero che quando il comitato di controllo invia una relazione alla Procura della Repubblica segnalando le anomalie dei lavori e l'aumento esponenziale dei costi (110 milioni di euro in più del previsto) relativamente al Porto di Imperia si è assistiti alle dichiarazioni del Sindaco che rimproverava tale "comunicazione" alla Procura della Repubblica ed all'ira del CALTAGIRONE che inveiva contro i controlli e minacciava di querela i controllori. E qui non si tratta di bazzecole. Come abbiamo ricordato di recente: "Si tratta di un'opera faraonica con concessione per 50 anni più 5 relativi alla realizzazione, su un area di oltre 450 mila metri quadri, per un totale di 1.311 posti barca, 4.000 parcheggi, 117 mila metri cubi di edifici, e quindi: residenze turistiche per 6.000 metri quadrati, Yacht Club, locali e commerciale per 8.600 metri quadrati, oltre a 587 metri quadrati di servizi portuali e 15.000 metri quadrati per i cantieri nautici".
Perché l'Autorità Giudiziaria potesse vederci chiaro ha dovuto procedere, nelle settimane scorse, ad un sequestro di tutta la documentazione che, partendo dalla questione ambientale dei lavori, permetta di capire la rete di incarichi, appalti e subappalti, fornitori e costi. Quello che è certo è che parte delle infiltrazioni mafiose, e nello specifico della 'ndrangheta, nei lavori di questo Porto sono già emersi. Infatti nell'ambito di un indagine, promossa dalla DIA di Torino, su società della 'ndrangheta operative tra i vecchi cantieri delle Olimpiadi Invernali di Torino e quelli della TAV in Valsusa, sono scattati sequestri anche nel Porto di Imperia. Ma per quest'opera, con un sub-appalto, ha operato anche la SCAVO-TER dei FOTIA. Si trattava dei lavori per le demolizioni degli ex silos, avvenuta nel 2008... anche qui senza che nessuno battesse ciglio!
... e Autorità Portuale
E da Imperia passiamo velocemente al savonese, dove l'AUTORITA' PORTUALE di SAVONA, guidata dall'ex esponente di Forza Italia - che tanto piace alla sinistra - Rino CANAVESE, non si sono lasciati perdere l'opportunità di dare un incarico ai FOTIA. Il verbale della gara sul sito internet dell'Autorità Portuale non c'è ma non è difficile ricostruire i passaggi. Il 31 marzo 2010, con la delibera 29/2010, il Comitato Portuale esamina il "Progetto n. 642/2: Lavori di sistemazione delle aree demaniali in comune di Bergeggi, site in zona Faro e all'estremità a ponente del terrapieno Sud. Approvazione interventi di variante e suppletivi per i lavori a base di contratto senza aumento complessivo di spesa". Su proposta del Presidente Rino CANAVESE che richiama: la delibera 33 del 23/04/2009 con cui su approvava il progetto; il decreto 55 del 28/10/2009 con cui il CANAVESE approva il progetto esecutivo; l'appalto dei lavori assegnato alla SCAVO-TER dei FOTIA per un importo netto di euro 165.162,79 euro ed il conseguente decreto 4 del 18/01/2010 con cui lo stesso Presidente CANAVESE destinava il ribasso contrattuale di euro 57.057,21 ad incrementare il fondo costituito per somme a disposizione, si considerava che per una variante l'Appaltatore ha sottoscritto atto di sottomissione per il maggior importo di euro 79.835,22; il Comitato Portuale approvava la variante al progetto e l'atto di sottomissione sottoscritto dall'appaltatore per un maggior importo di netti euro 49.835,22, portando la spesa per i"lavori in appalto" (netto) dagli originari 165.162,79 a 214.998,01 euro.
Fotia on the road...
Ed in terra di Savona sono molteplici anche gli incarichi assegnati dalla PROVINCIA alla società dei FOTIA, sia con la passata amministrazione del decaduto Marco BERTOLOTTO (centrosinistra) ex sindaco della Toirano del boss Carmelo GULLACE, sia con il neo presidente Angelo VACCAREZZA (centrodestra), anche sindaco della Loano del boss Antonio FAMELI.
Il 27 luglio 2006 la PROVINCIA DI SAVONA procede all'APPALTO N. 1335 "Strade provinciali del Comparto di Ponente - Interventi di sicurezza stradale e posa di barriere di protezione". Sulla base della Determinazione Dirigenziale 3296 del 30 maggio 2006, adottata dal Dirigente del Settore Viabilità "veniva approvato il progetto definitivo-esecutivo relativo agli interventi di sicurezza stradale e posa di barriere di protezione sulle strade provinciali del Comparto di Ponente, dell'importo complessivo di Euro 145.000,00 di cui Euro 111.000,00 per lavori a base d'appalto soggetti a ribasso oltre ad Euro 5.000,00 per oneri relativi all'attuazione dei piani di sicurezza, non soggetti a ribasso". Su proposta del Presidente della Gara Paolo Pozzoli, assistito dal Responabile del Procedimento Renato Falcom e dal Segretario Generale Maria Toso, aggiudicava l'appalto "alla migliore offerente fra quelle rimaste in gara, e quindi alla Ditta SCAVO-TER S.r.l. - Codice Fiscale 01252170095, con sede in Vado Ligure - Via Bertola 1, che ha offerto il ribasso del 11,55%". La media di scarto è di 12,2985 % e per poco la SCAVO-TER ce la fa!
Il 21 maggio 2008 la PROVINCIA DI SAVONA procede all'assegnazione dell'APPALTO n. 1466 relativo alla "S.P. n. 339 di Cengio. Lavori relativi al miglioramento della circolazione e della sicurezza della viabilità presso la stazione FS di Cengio al km. 34+000". Sulla base della Determinazione Dirigenziale n. 1622 del 6 marzo 2008, adottata dal Dirigente del Settore Viabilità, "veniva approvato il progetto esecutivo dei lavori di miglioramento della circolazione e della sicurezza della viabilità presso la stazione FS di Cengio al km. 34+000 sulla S.P. n. 339 "di
Cengio", dell'importo complessivo di Euro 335.000,00 di cui Euro 210.067,70 per lavori a base d'appalto soggetti a ribasso oltre ad Euro 14.932,30 per oneri relativi all'attuazione dei piani di sicurezza, non soggetti a ribasso". Il Presidente della Gara Enrico Pastorino, coadiuvato dal Responsabile del Procedimento Maurizio Viola e dal Segretario Generale Maria Toso, aggiudicava l'appalto "alla migliore offerente fra quelle rimaste in gara, e quindi alla Ditta SCAVO-TER S.r.l. - Codice Fiscale 01252170095 - con sede in Vado Ligure (SV) - Via Bertola 1, che ha offerto il ribasso del 15,600%". In questo caso la soglia di scarto è ancora più ristretta, 15,6827%, ma di un soffio la SCAVO-TER ce la fa!
Il 28 maggio 2010 la PROVINCIA DI SAVONA procede all'assegnazione dell'APPALTO n. 1596 relativo alla "S.P. n. 15 Carcare-Pallare-Bormida-Melogno - Lavori di sistemazione generale ed ammodernamento della sede stradale dal Km. 0+000 al Km. 14+300, lotto 3B1". Sulla base della Determinazione Dirigenziale n. 3090 del 22 aprile 2010, adottata dal Dirigente del Settore Viabilità "veniva approvato il progetto esecutivo dei lavori di sistemazione generale ed ammodernamento della sede stradale dal Km. 0+000 al Km. 14+300, lotto 3B1 della S.P. n. 15
"Carcare-Pallare-Bormida-Melogno", dell'importo complessivo di Euro 1.550.000,00 di cui Euro 1.171.310,25 per lavori a base d'appalto soggetti a ribasso oltre ad Euro 5.098,73 per oneri relativi all'attuazione dei piani di sicurezza, non soggetti a ribasso".
Il Presidente della Gara Enrico Pastorino, coadiuvato dal Responsabile del Procedimento Fabio Quirini e dal Segretario Generale Maria Toso, assegnava quindi l'appalto - utile udite - con un ribasso del 47,200% (!!!) alla SCAVO-TER dei FOTIA... come si legge nel verbale: "alla Ditta SCAVO-TER SRL in ati con GEO TECNA S.r.l. - Codice Fiscale 01252170095 - con sede in Vado Ligure (SV) - Via Bertola, 1 - che ha offerto il ribasso del 47,200%". (ribasso del 47,200%!!!)
Poi vi sarebbe una lunga lista degli appalti, subappalti ed incarichi che la SCAVO-TER ha conquistato in un crescendo nei diversi COMUNI del savonese a partire dalla città della Torretta a partire dai lavori al CRESCENT, la mega speculazione nata dal "fallimento perfetto" scoperto dall'ex Procuratore Acquarone ma che con il successore Scolastico fini in prescrizione...
Scorriamo l'elenco che si scorre su Trucioli Savonesi: "Si sono aggiudicati gare d'appalto con il COMUNE DI SAVONA: demolizione del mercato di Piazza Bologna e realizzazione giardini; demolizione e ricostruzione del vecchio canile comunale, ma anche l'acquisto e la trasformazione in alloggi dell'ex Odontotecnico di via De Amicis. L'operazione box di via Beato Ottaviano (Villetta)... Nell'interporto di VADO la realizzazione di un nuovo magazzino. Un fabbricato produttivo a Savona, in zona Paip. La demolizione dell'ex Parco Doria. Tanto per citare i "fiori all'occhiello" del depliant illustrativo".
Se dal niente vuoi essere milionario...
D'altronde per i FOTIA la terra del savonese è una cassa continua che non conosce crisi (per loro si intende, per gli altri si, eccome). Loro portano in giro il fuoco... il fuoco del focolare familiare che fa sì di convincere tutti a cedere il passo a questi "benefattori" saliti da Africo. Per capirlo basta leggere il crescendo continuo, anno dopo anno, dal nulla ad un impero. E non sono certo illazioni ma dati forniti da loro stessi, o meglio da Pietro FOTIA il portavoce, a Trucioli Savonesi:
EDILSETTE
anno |
fatturato |
progressivo |
1995 |
€ 21.484,61 |
€ 21.484,61 |
1996 |
€ 26.804,11 |
€ 48.288,72 |
1997 |
€ 47.927,20 |
€ 96.215,92 |
1998 |
€ 83.991,90 |
€ 180.207,82 |
1999 |
€ 323.197,18 |
€ 503.405,00 |
2000* |
€ 134.261,93 |
€ 637.666,93 |
2001* |
€ 59.263,43 |
€ 696.930,36 |
* si sovrappone la nuova società la SCAVO-TER
SCAVO-TER
anno |
fatturato |
progressivo |
2000 |
€ 544.704,72 |
€ 544.704,72 |
2001 |
€ 629.615,53 |
€ 1.174.320,25 |
2002 |
€ 1.275.543,97 |
€ 2.449.864,22 |
2003 |
€ 2.149.737,63 |
€ 4.599.601,85 |
2004 |
€ 2.303.148,69 |
€ 6.902.750,54 |
2005 |
€ 3.843.751,00 |
€ 10.746.501,54 |
2006 |
€ 8.506.219,00 |
€ 19.252.720,54 |
2007 |
€ 7.602.066,00 |
€ 26.854.786,54 |
2008 |
€ 6.642.805,00 |
€ 33.497.591,54 |
2009 |
€ 7.967.607,92 |
€ 41.465.199,46 |
2010* |
€ 3.781.506,00 |
€ 45.246.705,46 |
* mancano introiti lavori PORTO DI IMPERIA
ACQUAVIVA
anno |
fatturato |
progressivo |
2006 |
€ 0,00 |
€ 0,00 |
2007 |
€ 1.200,00 |
€ 1.200,00 |
2008 |
€ 345.890,00 |
€ 347.090,00 |
2009 |
€ 1.391.600,00 |
€ 1.738.690,00 |
P.D.F.*
anno |
fatturato |
progressivo |
2010 |
€ 85.900,00 |
€ 85.900,00 |
* socio unico: SCAVO-TER srl
Cantiere dopo cantiere... ed in quella terra di Noli...
La crescita inarrestabile degli affari dei FOTIA come si vede dai dati da loro stessi forniti non conosce limiti ed è impressionante se si calcola che sono nati dal nulla, arrivati a Savona nelle case popolari agli inizi degli anni Ottanta. E tra l'arcipelago di Pubbliche Amministrazioni che spalancano le porte alle loro società vi è anche il piccolo Comune di NOLI...
Qui non c'è praticamente cantiere dove direttamente o con subappalto i FOTIA non ci siano. E quando i lavori sono fermi niente paura ci pensa Piero PENNER, assessore ai Lavori Pubblici del Comune di NOLI, a rassicurare. "Si ricorda che tutto il lotto che da Ca' De Badin scende al Coreallo è già finanziato e l'impresa SCAVO-TER aspetta il via per iniziare i lavori" è quando ad esempio esprime l'assessore.
Ed a NOLI uno dei cantieri dove opera la SCAVO-TER produce qualche guaio che non può essere ignorato... Si tratta del cantiere per la costruzione di 174 box in tre piani interrati in un area delle vecchie Ferrovie. I lavori hanno provocato un immediato dissesto idrogeologico in via Belvedere che ha comportato, nel dicembre 2009, allo sgombero di ventisei alloggi. Sindaco, vice con tecnici ed impresa sono finiti sotto indagine e nel maggio del 2010 hanno dovuto varcare la soglia della Procura per essere interrogati. Come ricorda Il Secolo XIX : "Tra gli indagati per concorso in disastro colposo e rifiuto d'atti d'ufficio il sindaco Ambrogio REPETTO che ha la delega all'urbanistica, il suo vice Piero PENNER, geometra con delega al patrimonio, ambiente e lavori pubblici. Entrambi hanno nominato l'avvocato Franco VAZIO...", lo stesso avvocato dell'archiretto-sindaco-decatuto-consigliere-regionale del Pdl Marco Melgrati e già vice-sindaco (del Pd) di Albenga tra i principali sponsor dei progetti speculativi e devastanti promossi dalla GEO di Andrea NUCERA e la cui amministrazione si espresse favorevolmente per l'apertura di una "bella" discarica di rifiuti speciali a Campochiesa, come dal desiderato della consorteria del boss Carmelo GULLACE... Ma non allontaniamoci troppo dalla questione del disastro a NOLI. Infatti accanto a Sindaco e Vice, tra gli indagati, vi è anche il responsabile dell'Area Urbanistica del Comune, l'arch. Raffaello RIBA. Al fianco dei pubblici amministratori, con l'accusa di concorso in disastro colposo, nel fascicolo della Procura, anche i nomi degli amministratori della SCAVO-TER, Donato FOTIA e la giovanissima Simona ROSSO, oltre al presidente della società Z&R srl di Priero, Giuseppe RIVAROSSA (committente dei lavori), Giovanni ZOPPI dell'omonima impresa costruttrice ed il direttore dei lavori ing. Giovanni DELFINO, il geologo Giampiero "Mimmo" FILIPPI e Maurizio PASSALACQUA.
NOLI è una di quelle "tranquille" località della Riviera ligure dove la 'ndrangheta pare proprio di casa, dove la SCAVO-TER fa gli scavi ed arrivano le frane che minano la stabilità dei palazzi. Ma a Noli c'è anche altro. Nell'Ordinanza dell'Operazione "TENACIA" della DDA di Milano relativa al gruppo PEREGO, ovvero alle imprese usate dalla 'ndrangheta per entrare negli appalti in Lombardia, si evidenziavano due punti che riguardano la Liguria, uno è Genova e l'alto indica NOLI. Il primo emerge dalle intercettazioni che evidenziano come il gruppo PEREGO andasse a recuperare lavori dalle imprese che non fossero già dell'orbita o nell'orbita delle cosche... e faceva emergere il nome di una società, la BIELLA SCAVI srl, che avrebbe passato loro i lavori sulla piazza di Genova senza problemi (la BIELLA SCAVI è quella che opera in subappalto in molteplici dei cantieri agli Erzelli per la GENOVA HI TECH, dove opera anche la ECO.GE dei MAMONE). In altra intercettazione si evidenziava invece che i rappresentanti del colosso PEGERO al servizio della 'ndrangheta ed in contatto con gli STRANGIO, così come con esponenti della cosca MORABITO-PALAMARA-BRUZZANITI, si dovevano recare a NOLI... ecco un estratto dell'Ordinanza:
"(omissis)
PEREGO:io ho chiamato Salvo...
PAVONE:eh...
PEREGO:allora... non... perchè... gli ho detto: Salvo, allora... qui a... Genova c'è un bel lavoro, ho detto, però c'è BIELLA SCAVI... io gli ho detto: guarda, informati... è di Biella... si chiama BIELLA SCAVI... gli ho detto: informatevi, prima che c'è dietro qualche calabrese o qualcuno... che io vado a schiacciare i piedi... giusto, no...? ...gli ho detto: informati perchè se non c'è dietro nessuno... io adesso lunedì lo chiamo BIELLA e gli dico di venir nel mio ufficio... a far una chiacchierata... ma se non c'è dietro nessuno io vado avanti faccio il mio... bon basta... giusto...?
PAVONE:mah... vuoi che domani ti chiamo per andare un attimino... a Noli?...
Difficile trovare conversazioni di maggiore chiarezza. Perego è totalmente organico al metodo calabrese di controllo del territorio. Davanti alla prospettiva di un nuovo lavoro, egli si rivolge al suo referente per accertare se l'appalto spetti a qualcun altro; altrimenti la Perego accetterà la commessa..."
E quindi: chissà chi hanno incontrato i signori della 'ndrangheta spa lombarda a NOLI? La risposta negli atti delle molteplici inchieste che si susseguono e che presto o tardi arriveranno a chiudere il cerchio!
La grande alleanza con la LEGACOOP (Unieco e Abitcoop)
UNIECO
Il colosso della LegaCoop (che a Genova esprime anche il referente provinciale di "Libera"), l'UNIECO non si è mai fatta troppi problemi, così come anche la COOPSETTE.
Andando un poco indietro nel tempo la UNIECO faceva lavorare in terra d'Emilia, ad esempio, la ARTEDILE della famiglia DRAGONE, 'ndranghetisti doc! Nelle informative di allora non risulta nulla ma chi intercettò quelle telefonate si è ben annotato tutti i contatti tra la grande UNIECO e le società di movimento terra di famiglie 'ndranghetiste.
In Liguria UNIECO significa incarichi ai FOTIA (ed all'ECO.GE dei MAMONE), praticamente sistematicamente! Vediamo i grandi comuni cantieri così da dare un'idea.
Partiamo da Genova. Qui vi è una enorme speculazione nella zona di San Benigno, approvata dalle amministrazioni di centrosinistra (prima con il sindaco Giuseppe PERICU e poi con la sindaco Marta VINCENZI), sono le "TORRI DEL FARO". L'opera è della AEDILITIA SPA che, si legge nel Bilancio della UNIECO, è stata "costituita nel marzo del 2004, con il socio LAMARO SPA di Milano che ha come oggetto sociale, la realizzazione di interventi immobiliari". I lavori, avviati nel 2008, prevedono la realizzazione di un complesso "costituito da due fabbricati a torre con prevalente destinazione residenziale per un valore dell'intervento di circa 60 milioni di Euro".
Se il committente dei lavori è direttamente la UNIECO, il progetto è della MARIO VALLE ENGINEERING SPA di Arenzano (su cui torneremo quando parleremo di ABIT-COOP) ed i lavori in subappalto per il movimento terra sono formalmente (nel cartello di cantiere) e praticamente affidati alla ECO.GE dei MAMONE (nonostante le molteplici inchieste che proprio in quelle settimane si muovono attorno a questa società per corruzione, false fatturazioni, turbativa di incanto, reati ambientali, oltre che per i contatti con le altre famiglie della 'ndrangheta, visto che dal 2002 i MAMONE sono indicati senza possibilità di equivoco dalla DIA come famiglia della 'Ndrangheta dedita in Liguria all'infiltrazione negli appalti pubblici). Ma, guardando al sito della SCOVO-TER anche questa ha operato nel cantiere delle TORRI DEL FARO, per il movimento terra... e chissà perché nel cartello del cantiere non risultava.
Se ci spostiamo a Savona invece finiamo in via Stalingrado. Qui l'operazione della UNIECO è relativa all'area ex METALMETRON ed anche qui con il pieno avvallo del COMUNE DI SAVONA. L'area dell'ex fabbrica dove, a passi lesti, si realizza il nuovo insediamento di UNIECO e ALFA COSTRUZIONI è proprio a valle della chiesa di don Pietro "cento milioni" TARTAROTTI. Anche di questo si è già parlato anche nel libro "TRA LA VIA EMILIA E IL CLAN" ed al passaggio su questa operazione rimandiamo integralmente: "Spostandoci nel savonese troviamo di nuovo l'emiliana UNIECO impegnata in una delle più grandi operazioni urbanistiche della città della torretta. Si tratta dell'area ex METALMETRON di Savona. Qui demolizioni e movimento terra sono state affidate alla società SCAVO-TER della famiglia FOTIA, da anni indicata come famiglia della 'ndrangheta dalla DIA, Procura Nazionale Antimafia e Commissione Parlamentare Antimafia.
Famiglia da sempre in rapporti con i GULLACE ed i MAMONE e che ha sempre operato con le Pubbliche Amministrazioni (tra cui anche quella della Lista Civica di Vado Ligure nata contro "la vecchia politica").
Tornando a Savona, si tratta di un opera per cui la UNIECO, con il nuovo programma pluriennale di investimenti arrivato con il 2010, ha indicato un investimento di circa 800 milioni di euro. Nell'operazione ex Metalmetron di via Stalingrado a Savona vi è, come per tradizione, un bel centro commerciale. Un business targato "Le Officine", che vede, accanto al colosso emiliano, la ALFA COSTRUZIONI, ovvero la principale società di costruzioni del gruppo dell'avvocato BARBANO, nome conosciuto nel savonese, da lunga data, essendo stato uno degli uomini più vicini a quell'Alberto TEARDO, savonese presidente della Regione Liguria nonché P2 e condannato per la prima grande stagione della corruzione al pesto che fece tuonare dal Quirinale un altro savonese, Sandro Pertini, proprio contro il clan TEARDO (D'altronde proprio alle elezioni regionali prossime, del marzo 2010, il PD schiera proprio un ex assessore di TEARDO, iscritto pure lui alla P2 con la tessera 2240, di nome Michele FOSSA).
Alla base dell'intervento urbanistico a Savona vi è il progetto dello STUDIO 5+1 dell'arch. Gianluca PELUFFO, che abbiamo incontrato nelle intercettazioni per la speculazione di Castello a Firenze, che aveva come fulcro l'arch. Marco CASAMONTI e l'intreccio DS-LIGRESTI... quello stesso intreccio che ha ha dato origine all'inchiesta sugli ANOMENE e le "Grandi Opere" della Protezione Civile, gestite da uomini cosiddetti "di Stato"..."
Di questi rapporti ha parlato, rilanciando quanto contenuto nel libro-inchiesta "TRA LA VIA EMILIA E IL CLAN" promosso dalla Casa della Legalità e da Led.it, anche la stampa locale in Emilia-Romagna ed in particolare l'Informazione di Reggio Emilia. Il giorno in cui vengono pubblicate due paginate con nomi e cognomi, il 15 maggio 2010, sotto il titolo "I rapporti tra Coopsette, Unieco e le ditte della ‘Ndrangheta", a Reggio Emilia scoppia il putiferio... Da un lato la reazione di COOPSETTE ed UNIECO è stata quella della minaccia di querela e quant'altro per "tutelarsi" (sic). Cioè, come gli abbiamo replicato in allora, non negano tali rapporti, ritengono diffamatorio e offensivo che questi rapporti vengano indicati, come se fosse responsabilità di chi li indica ed elenca il fatto che pur sapendo (ormai non possono dire che non lo sanno!) chi siano quegli "imprenditori", i MAMONE ed i FOTIA, le due grandi cooperative continuano ad incaricarli di movimenti terra, demolizione e scavi... Non spiegano, COOPSETTE ed UNIECO, perché ritengono di continuare ad incaricare ditte come la SCAVO-TER e la ECO.GE per molteplici lavori (come ad esempio a Genova le "Torri del Faro" a San Benigno o il nuovo quartiere residenziale sulle alture di San Biagio (con la Eco.Ge) o a Savona con l'area ex Metalmetron di Via Stalingrado (con la Scavo-Ter). Coopsette e Unieco, non danno spiegazione sul criterio di tali scelte, ripetute nel tempo... Non vogliono che si parli di questi incarichi, punto e basta.
Ma in parallelo a questa reazione - a cui non ci risulta sia dato alcun seguito, manco una comunicazione agli autori del libro - a Reggio Emilia il 15 maggio è successo che anche l'ala politico-amministrativa del blocco delle coop rosse ha perso la bussola. La Presidente della Provincia, Sonia MASINI, aggrediva verbalmente e non solo i ragazzi del Meetup molto attivo nel contrasto alla presenza mafiosa e che aveva da poco organizzata la presentazione del libro-inchiesta e da tempo incalza, anche con il consigliere comunale della Lista Civica, Matteo Oliveri, le Amministrazioni pubbliche sulla questione della presenza ed attività delle organizzazioni mafiose nel territorio, nei rapporti con politica ed imprese emiliane.
ABITCOOP
Qui praticamente si fa tutto in casa... nel senso che nel Consiglio di Amministrazione di ABITCOOP - come abbiamo anche segnalato nei dossier presentati ai Prefetti di Genova, Savona ed Imperia - siede il cugino dei FOTIA.
Si tratta di RAFFA Fortunato, già consigliere comunale a Vado Ligure nella precedente amministrazione, con la lista "Insieme per Vado con l'Ulivo" che elesse il sindaco Carlo Giacobbe (Ds, ora Pd, attualmente nominato nel Cda della ECOSAVONA - su cui torneremo in seguito -, e fratello della dirigente regionale della CGIL).
Il RAFFA Fortunato risulta essere:
- consigliere di amministrazione della MARIO VALLE spa di Arenzano
- consigliere di amministrazione della MARIO VALLE ENGINEERING srl di Arenzano
- consigliere di amministrazione del CONSORZIO ABIT COOP LIGURIA di Genova
- Presidente e consigliere del Cda della SANT'ANNA GOLF spa di Arenzano
- Consigliere di amministrazione della LERCA spa di Genova
- Presidente (sino al 2007) e consigliere del Cda della Soc. Coop EDILIZIA DIPENDENTI FIAT-VADO di Vado Ligure (Sv)
- avere quote della SANT'ANTONIO srl di Savona.
Queste indicazioni, tratte dalle visure camerali, evidenziano che buona parte di queste rappresentano le principali società operanti nella zona di Cogoleto ed Arenzano, ovvero le stesse hanno svolto progetti fortemente "critici" e che hanno visto una forte accondiscendenza da parte delle Amministrazioni dei due Comuni a vantaggio delle società stesse.
Tra quanto già evidenziato occorre segnalare che proprio l'operato della MARIO VALLE spa per la realizzazione del campo dal golf (con relativa società ST. ANNA GOLF spa) è anche al centro della recente inchiesta sulle relazioni "ammorbidite" dell'Arpal che la Procura di Genova (sostituto procuratore dott.ssa Calleri) sta svolgendo. Progetto che aveva proprio evidenziato una sorta di corsia preferenziale.
La MARIO VALLE ENGINEERING invece è la società che ha progettato per conto dell'impresa esecutrice UNIECO (già indicata per i lavori di demolizione e movimento terra - assegnati interamente alla SCAVO-TER dei FOTIA - relativi all'area ex Metalmetron di Via Stalingrado a Savona) le note "Torri del Faro" a Genova San Benigno già citate per i lavori sempre assegnati alla SCAVO-TER dei FOTIA ed alla ECO.GE dei MAMONE.
La ABIT COOP LIGURIA inoltre è la stessa società che ha rilevato le quote della MARIO VALLE SPA ed è la stessa che è al centro dell'operazione speculativa, ai danni del Comune di Genova - con procedimento aperto presso la Corte dei Conti ed indagine seguita dalla Procura di Genova (dal sost. proc. Francesco Pinto) - relativa alla cessione della ex rimessa AMT di Boccadasse a Genova da parte della AMI spa proprio alla ABIT COOP. Per questa operazione, tanto per rendere l'idea, la Corte dei Conti ha chiesto all'ex Sindaco PERICU ed al suo vice GHIO una decina di milioni di euro!
In merito ai progetti attuali di interesse riteniamo vi sia il progetto di una nuova DISCARICA proposto proprio dalla MARIO VALLE spa lungo la sponda del Lerone, a Cogoleto, proprio a ridosso dell'area ex STOPPANI, in loc. Lerca.
Tale progetto che risulta una novità per la MARIO VALLE spa, segue a quelli direttamente promossi della SCAVO-TER per la Cava di Cosseria (Sv) e per una discarica in Vado Ligure.
Il progetto prevede di realizzare in una zona boschiva - a ridosso del sito in fase di messa in sicurezza e successiva bonifica della ex Stoppani - una discarica per inerti. Detto progetto risulta palesemente, quindi, incompatibile con la necessità di recupero ambientale dell'area ed evidenzia un dettaglio particolare.
Infatti se il proponente è la MARIO VALLE spa, i consulenti incaricati dello Studio di Impatto Ambientale dalla società stessa, sono nomi ricorrenti per il proprio legame con la Pubblica Amministrazione locale, sino (e in particolare) al vertice della Regione Liguria, ovvero Eugenio Piovano e, soprattutto, Egizia Gasparini.
L'Arch. Gasparini è stata curatrice delle valutazioni di impatto ambientale a sostegno dei progetti (ci si limita a riportare qui tre casi, rimandando per il resto all'apposito approfondimento già scritto) relativi a:
- discarica del Molinetto, da cui fuoriescono ingenti quantitativi di cromo esavalente in quanto questa era stata utilizzata - in particolare durante i lavori di cosiddetta "bonifica" da parte della ECO.GE dei MAMONE - per l'interramento dei materiali tossici della STOPPANI (fatto che si evince anche dalla recente inchiesta che ha portato al rinvio a giudizio di Pietro PESCE, oltre che da quella più generale sull'ARPAL);
- la discarica di Ponticelli (attualmente sotto sequestro anche a seguito del ricorso respinto dal Tribunale del Riesame), struttura "esaurita" già all'atto di acquisizione della Ponticelli da parte della Biancamano spa (fratelli Pizzimbone) e, da allora, tenuta in esercizio con continue proroghe ed ampliamenti, anche illeciti, considerando che alcuni terreni concessi per alcuni anni alla Ponticelli non hanno visto il rinnovo delle concessioni, bensì molteplici denunce presso il competente Tribunale;
- l'ampliamento della discarica di SCARPINO che si è evidenziato avere uno sversarmento di percolato nel versate di Sestri Ponente, "coperto" - a quanto si evince dalle informazioni pubblicate dalla stampa relativamente all'inchiesta sull'ARPAL - da relazioni "aggiustate" dell'Arpal stessa.
Interessante notare che se con la MARIO VALLE si vuole realizzare in località Lerca a COGOLETO una discarica, sempre a Lerca la ABITCOOP vuole realizzare un intervento per "zona di alto pregio", con le Cooperative associate "URBANISTICA NUOVA" e "PRIMO MAGGIO '85", che interesserà l'area della Strada Provinciale 78.
Ma ancora non basta tutto questo a dare il quadro del reticolo "chiuso" tra FOTIA, COOP e AMMINISTRAZIONI... Infatti non si può non considerare un altro progetto della ABITCOOP che vediamo nel prossimo punto, perché ci porta ad incontrare anche un altro clan.
Con la società del clan PELLEGRINO... tra Varazze e Castellaro...
A Varazze, in provincia di Savona, l'ABITCOOP costruisce un complesso residenziale di edilizia cooperativa agevolata, con l'immancabile via libera del COMUNE DI VARAZZE. Si tratta di 11+15 appartamenti a RIO CUCCO. Qui alla nuova colata di cemento si sono sommati infinite problematiche, tra quelle della viabilità a quelle idrauliche collegate, come sottolinea il blog Ponente Varazzino, "allo scavalcamento del Rio, in corrispondenza della Strada Vecchia Castagnabuona".
Si è trattato di un cantiere lumaca i cui lavori sono stati scanditi, manco a dirlo, da innumerevoli varianti in corso d'opera. E con questa nuova speculazione, che segue a quelle di Porto e retroporto, si è cancellato anche l'ultimo ulivo che era rimasto nella zona. E chi ha chiamato la ABITCOOP (dove c'è il RAFFA, cugino dei FOTIA) per i lavori? In un sol colpo sia la società dei FRATELLI PELLEGRINO sia la SCAVO-TER dei FOTIA.
Dal clan dei PELLEGRINO dell'estremo ponente (finiti - in buon numero, ma non abbastanza - in carcere per l'operazione della Procura di Sanremo con contestazioni pesantissime che vanno dalle minacce allo sfruttamento della prostituzione, passando dall'estorsione e arrivando al condizionamento delle elezioni e delle amministrazioni pubbliche e la conseguente richiesta di scioglimento per infiltrazioni mafiose dell'amministrazione di BORDIGHERA) agli uomini legati ai MORABITO-PALAMARA-BRUZZANITI.
Per chi ancora non conoscesse bene i PELLEGRINO, rimandando a quanto già pubblicato ed in particolare alla pubblicazione di ampia parte dell'Ordinanza di custodia cautelare che li ha portati in carcere, riportiamo qui un breve passaggio che permette di comprenderne lo spessore criminale degli stessi:
"Va peraltro, ad abundantiam, rilevato e ribadito, che in questa riviera di ponente la famiglia PELLEGRINO già da anni viene indicata dalla stampa come appartenente o comunque contigua alla 'Ndrangheta, circostanza che indubbiamente contribuisce a rafforzare, nel contesto sociale e negli amministratori locali, il timore di ritorsioni in caso di mancato accoglimento delle loro richieste. In tal senso vedi gli articoli di stampa (...) che fin dal 1994 descrivono i fratelli PELLEGRINO come esponenti del 'racket della Riviera', con presunti continui collegamenti con gli esponenti delle cosche calabresi, depositari dell'arsenale di armi ed esplosivi utilizzati per attentati incendiari e dinamitardi nonché favoreggiatori di killer della 'Ndrangheta.
L'inserimento dei fratelli PELLEGRINO in un contesto delinquenziale, in cui vige una rigida gerarchia che impone di rispettare la volontà dei capi, è testimoniato, poi, dalla conversazione intercettata il 19/5/2009 sull'utenza in uso a PELLEGRINO Giovanni (...) nella quale PELLEGRINO Giovanni chiama lo zio BARILARO Fortunato e gli dice che probabilmente l'Avv. Marzia Ballestra (che sostituisce l'Avv. Bosio, in quei giorni toccato da un grave lutto familiare) non è all'altezza della situazione ed è il motivo per cui il fratello Roberto è ancora in carcere (per la vicenda delle armi). PELLEGRINO Giovanni chiede quindi il permesso allo zio (che è completamente estraneo a quella vicenda processuale) di cambiare avvocato.
Da rilevare, a proposito dell'indagato BARILARO Francesco, suocero di PELLEGRINO Giovanni, che anche ANDREOTTI Giovanni ne parla - verbale 5/11/2009 - intendendolo come persona che poteva intercedere in suo favore presso PELLEGRINO e DE MARTE ... poiché 'sapeva che ne aveva l'autorità'".
Ed i FOTIA con i PELLEGRINO non sono stati vicini-vicini mica soltanto a Varazze, ma anche nell'imperiese, terra "madre" dei PELLEGRINO. Siamo in quel Comune dove c'è uno di quei tanti sindaci al quale viene naturale fare il finto tonto per non affrontare (e risolvere) i problemi... da quelli ambientali a quelli delle infiltrazioni mafiose. E' CASTELLARO ed il sindaco è Alessandro CATITTI. Qui come abbiamo scritto anche al Prefetto di Imperia chiedendo di procedere all'invio della Commissione di Accesso presso il COMUNE DI CASTELLARO (oltre che a VENTIMIGLIA e VALLECROSIA) succede l'impossibile con norma e quotidiana tranquillità. Le norme sono un optional ed il Sindaco che dice di non capire come mai abbiamo chiesto che si faccia un bel controllo approfondito nel suo Comune, ha sempre lasciato che il tutto (ed il tutto è nell'illegalità) procedesse senza batter di ciglio... e se qualcuno osava non essere d'accordo bastava insultarli, isolarli e tacciarli di essere quattro gatti folli. Ma cosa è successo in particolare a CASTELLARO? Vediamo.
Qui ad unire i FOTIA ed i PELLEGRINO (prima che questi finissero in galera, naturalmente) è una Cava trasformata in Discarica abusiva, in località ROCCHE CROAIRE. Ricadente nei comuni di Castellaro ed Arma di Taggia.
Infatti l'Amministrazione comunale di CASTELLARO, unitamente con quella di ARMA DI TAGGIA ed alla PROVINCIA DI IMPERIA, hanno chiuso semplicemente gli occhi sull'esercizio sia di cava che di discarica. Singolare il fatto, che non risulti neppure l'autorizzazione allo scoppio di mine, che pure si protrasse nel tempo.
Per quanto riguarda la discarica, gli enti si sono confrontati con una lunga corrispondenza coi cittadini residenti, toccati nella salute e nelle sicurezza, che non si sono risparmiati nel produrre denunce ed esposti che non hanno sortito alcun effetto.
E' rimarcabile il fatto che i due sindaci, l'amministrazione Provinciale e quella regionale non citino mai la parola discarica nelle loro relazioni. Di fatto, l'orografia del territorio si modifica continuamente con questo accumulo costantemente in crescita. I cittadini segnalano l'interramento di fusti, di traversine ferroviarie in ferro-cemento e di materiali terrosi fortemente odoranti.
Nei lunghi anni, le Ordinanze e disposizioni in materia di accesso e gestione della DISCARICA stessa, sono state confuse, contrastanti ed omissive. Permettendo il perpetuarsi di violazioni sistematiche.
Con il COMUNE DI CASTELLARO, il COMUNE DI ARMA DI TAGGIA e la PROVINCIA DI IMPERIA che volgevano lo sguardo altrove, tutto è stato possibile.
Una serie di ditte del movimento terra tra le quali quella dei FRATELLI PELLEGRINO ed alla società SCAVO-TER dei FOTIA hanno potuto accedere alla DISCARICA con mezzi pesanti, dai pesi complessivi di notevole entità.
Per quanto riguarda questi limiti, é da notare che fino all'anno 2000 la strada provinciale che dall'Aurelia porta alla cava-discarica, era regolamentato in 18 tonnellate. In seguito, il cartello scomparve e camion da 35 t., ogni giorno, l'hanno percorsa centinaia di volte, con la totale assenza di controlli... e così si è permesso il deterioramento di questa strada di costa che attraversa un versante geologicamente instabile.
Questa discarica abusiva che è stato oggetto di dibattito pubblico sui media nel corso dell'ultima campagna elettorale, è servita da base per la ricca movimentazione del materiale di risulta dei cantieri di Area24. La società pubblico-privata, oggetto di una inchiesta in corso da parte della Guardia di Finanza, che ha in gestione le aree ex ferroviarie dove é stata realizzata la costosissima pista ciclabile.
Una notevole movimentazione, protratta nel tempo, verso questa discarica abusiva é direttamente riconducibile ai PELLEGRINO ed ai FOTIA. Si aggiungono poi anche altre ditte minori, identificabili e non.
I cittadini ci segnalano colonne di oltre 30 camion carichi, che alla fine della pausa pranzo risalgono il versante.. Pur continuando l'attività di movimento terra ad opera della ditta dei FRATELLI PELLEGRINO, questi interrompevano i conferimenti presso la discarica di ROCCE CROAIRE in contemporanea con l'operazione giudiziaria che li vedeva coinvolti. Precedentemente era terminato quello dei camion marcati della SCAVO-TER. Invece hanno continuato (e continuano) ad affluire alla vecchia Cava camion identificabili e anonimi.
In merito a questa questione abbiamo evidenziato al Prefetto non solo la necessità di approfondire chi e perché all'interno del COMUNE ha omesso i controlli e gli interventi, ma anche la necessità di far effettuare urgentemente le verifiche sul materiale conferito (anche negli strati ormai di profondità), al fine di evitare che l'eventuale sversamento di materiali inquinati, tossico-nocivi (soprattutto nel versante sul lato di ARMA DI TAGGIA), possa compromettere ulteriormente l'ambiente, ed anche per poter procedere alle contestazioni immediate dell'eventuale reato di smaltimento illecito di sostanze inquinanti ed alla conseguente attivazione delle procedure di bonifica e consolidamento della sponda.
Quel cantiere della FERROVIAL e la CAVA "RIANNAZZA"
Di queste due specifiche questioni abbiamo già ampiamente scritto e documentato in un articolo il 7 aprile 2010 sul sito. Lo stesso articolo per cui i FOTIA non hanno mai mandato mezzo riga di smentita, ma hanno richiesto un intervista sul sito di Trucioli Savonesi. Ma ecco qui il succo delle due questioni, ripartendo da quanto scrivemmo allora...
"La famiglia Fotia è famiglia di Africo... ed famiglia di 'ndrangheta. In Liguria i Fotia sono la SCAVO-TER, quindi imprenditori che si son fatti da soli. Operano principalmente in quel ponente dove il racket incendia i mezzi nei cantieri, ma non in quelli dei Fotia, dei Fazzari & Gullace (o degli amici Mamone, Guarnaccia e Stefanelli). No, quando gli appalti e le concessioni le hanno loro, tutto fila liscio, anzi di più, perché vi è come una rincorsa da parte delle Pubbliche Amministrazioni, sino alla Regione Liguria, a far sì che tutto vada sempre nel verso giusto. Ma da quando alla Procura di Savona è arrivato, al posto di Vincenzo Scolastico (ora alla DDA di Genova dove pare attenda il pm Alberto Landolfi - che dice che la mafia in Liguria non c'è ma si dice voglia entrare nell'Antimafia in Liguria-), il dott. Granero qualche problema i signori ce l'hanno... a pertire dall'attenzione che adesso viene posta su certi affari tra concessioni, appalti/subappalti e forniture...
Partiamo dal cantiere Ferrovial che nel ponente ligure significa raddoppio della linea ferroviaria. Qui operava la società BetonPonente, ma ad un certo punto questa ha dovuto uscire di scena perché in una sola notte i suoi mezzi sono andati a fuoco. Nei cantieri della Ferrovial da quando la SCAVO-TER dei Fotia è arrivata per i movimenti terra (per la fornitura di calcestruzzo vi era già la consueta Calcestruzzi con il Gruppo Italcementi, per i materiali di cantiere vi è la BigMat, la stessa del cantiere della T1 di Ceriale dei Nucera), non ci sono stati più incendi... sono proprio meglio di un un'assicurazione, si potrebbe dire!
E come "assicurazione" forse funziona pure meglio del movimento terra perché, ad esempio, nel cantiere della stazione di Andora, vi è di tutto e di più, materiale infiammabile abbandonato qua e là, rifiuti abbandonati qua e là, materiali sparsi qua e là... il tutto senza custodia, nemmeno i mezzi sono custoditi... Il tutto è pienamente accessibile da chiunque, giorno e soprattutto notte, ma per magia con la SCAVO.TER tutto fila liscio.
Qualcuno ha anche indicato che nei lavori di quei cantieri ci sia anche qualche zampino delle FAZZARI (cioè del GULLACE), ma delle loro società note non si vede traccia nei cartelli dei subappalti, nemmeno dell'omonima FERROVIAL che si chiama proprio come la FERROVIAL spagnola che caratterizza con il suo marchio i cantieri della nuova tratta ferroviaria.
Negli altri cantieri lungo la tratta il lavoro è costante, giorno e notte... può passarci di tutto perché di vigilanza non si vede traccia, mica perché non ci sia... sicuramente è svolta in una forma molto molto discreta dalle polizie locali. Chissà se tutti i lavoratori impegnati nell'arco delle 24 ore sono tutti regolari, qualcuno si domanderà... Ma certamente, figuriamoci se un cantiere di tale importanza (anche economica) si possa mai prestare per la pratica del caporalato e del lavoro nero... il Sindacato è lì che vigila e tutela i lavoratori... Suvvia non scherziamo! E chissà dove vengono depositati i detriti degli scavi delle gallerie... Certamente smaltiti con l'assoluto rispetto delle regole e delle disposizioni in materia... sotto l'occhio vigile dei comandi di zona e soprattutto della polizia ambientale della Provincia di Savona e di Imperia! Non si può mica sempre pensar male... e che diamine..."
Ed ancora: "...visto che non si può sempre pensar male, non vorrete mica pensare che tra funzionari comunali e regionali, sindaco e consiglieri a COSSERIA, in provincia di Savona, abbiano voluto agevolare la SCAVO-TER dei FOTIA, in barba alle norme ed agli strumenti di pianificazione, per la Cava che i signori del movimento terra venuti da Africo volevano riattivare a discarica? Ma certamente no... avranno sicuramente firmato senza leggere, un attimo, anzi costantemente distratti... abbagliati dallo splendore del progetto di una nuova Discarica per inerti in terra savonese. Ma qui, a pensar male... forse non si sbaglierebbe per nulla..."
Infatti la questione della Cava RIANNAZZA, per cui abbiamo anche presentato un documentato esposto ai Noe ed alla Procura di Savona - che stanno seguendo il caso -, è emblematica ed ancora una volta ci porta ad incontrare pubblici funzionari ed amministratori che in molteplici occasioni hanno, nei fatti, agevolato le iniziative di società di uomini delle cosche (i MAMONE ed i FAZZARI-GULLACE, ad esempio). E' la Direzione Ambiente della REGIONE LIGURIA ed il settore Attività estrattive e cave dello stesso ente, oltre alle PROVINCE, molteplici COMUNI sino all'ARPAL. In questo caso specifico la funzionaria della REGIONE, responsabile del DIPARTIMENTO AMBIENTE dott.ssa MINERVINI, così come il COMUNE DI COSSERIA e la PROVINCIA DI SAVONA, hanno proceduto ad autorizzare l'uso della Cava RIANNAZZA alla SCAVO-TER pur se questa Cava è stata cancellata formalmente dal PIANO REGIONALE DELLE CAVE!
Il COMUNE con il sindaco BERRUTI si spinse, tra l'altro, a portare all'approvazione del Consiglio Comunale con urgenza una modifica al PUC motivandola come correzione di un errore materiale... "Illustra al Consiglio il contenuto della presente deliberazione, con il contributo tecnico da parte del Responsabile area Territorio e Ambiente, riguardante la mera presa d'atto della destinazione urbanistica di una porzione del territorio comunale, in Loc. Rianazza, a zona Ca (Cava) a suo tempo non riportata sugli elaborati del vigente strumento urbanistico comunale durante la fase di stesura dello stesso per mero errore materiale" .
La Dirigente della REGIONE, MINERVINI nel provvedimento cita il precedente Piano delle Cave della Regione, piano ormai abrogato e sostituito da un nuovo piano - che era stato redatto e approvato proprio su proposta del suo Ufficio... Scriveva infatti la Gabriella MINERVINI: "La cava in oggetto risulta autorizzata con decreto dirigenziale n° 2598 del 4 settembre 2008, con il quale è stato rilasciato il rinnovo dell'autorizzazione regionale per l'esercizio di attività estrattiva finalizzato al ripristino del sito a suo tempo interessato dalla coltivazione; successivamente, la titolarità della predetta autorizzazione è stata trasferita - con provvedimento n° 135 del 22 gennaio 2008 - alla ditta R.M.I. Srl". Ma come è possibile quando il 27 febbraio 2008 l'Assemblea Legislativa della Liguria ha approvato le "Varianti al PIANO TERRITORIALE DELLE ATTIVITA' DI CAVA ai senso dell'articolo 2 della legge regionale 24 luglio 2001 n. 21 (disciplina delle varianti al Piano Territoriale delle Attività di Cava - Integrazioni e modifiche alle leggi regionali 10 aprile 1979 n.12, 22 gennaio 1999 n. 4 e 21 giugno 1999 n.12)", con cui ha ELIMINATO DAL PIANO DELLE ATTIVITA' DI CAVA la "CAVA RIANAZZA" sita nel Comune di COSSERIA? Mistero!
E poi i FOTIA dicono che non c'entrano nulla con questa Cava (per il verbo di Pietro FOTIA che dichiarava testualmente: "Ora si sono superati i limiti. Avvertiamo i primi segnali di ciò che potrebbe trasformarsi in un danno, non solo di immagine. Persino invenzioni. Io, ad esempio, per la cava di Cosseria, non sono mai andato in Comune. La cava non è nostra..."), quando invece il passaggio dei tale attività risulta palesemente ed inconfutabile, non solo dai documenti ufficiali che avevamo già pubblicato, ma anche dalla stessa visura camerale della SCAVO-TER, dove - ops! - soltanto nell'agosto 2010 viene registrato l'atto tra RMI srl (cedente) e la SCAVO-TER srl (cessionario) relativo proprio all'affitto della Cava RIANNAZZA. Un atto che prevede un "corrispettivo complessivo per l'affitto del ramo d'azienda è convenuto ed accettato dalle parti in euro 300.000,00 (...) oltre IVA" e dove si legge che se gli Enti pubblici non rilasceranno alla SCAVO-TER le autorizzazioni per il subentro va tutto all'aria e la RMI dovrà restituire quanto già percepito. Ma il passaggio straordinario è questo: "Al fine dell'adempimento del precedente programma, la concedente si impegna ad operare con la diligenza del buon padre di famiglia e secondo i principi di buona fede e leale cooperazione"... Mica si scherza su "famiglia" e lealtà, con i FOTIA!
Una strana asta, nuove concessioni
ed un contesto a dir poco inquietante...
Si sa che le Aste di venite immobiliari spesso non sono proprio il massimo della correttezza e trasparenza... a Buccinasco la cosca dei BARBARO aveva addirittura un geometra che facendo il perito non solo faceva valutazioni come cosca voleva, ma faceva in modo che non ci fossero "stupidini" a rompere le scatole alle Aste. Ed a Savona vi è un'asta che ha visto i FOTIA protagonisti con la loro ACQUAVIVA srl, che non si può proprio ignorare. Si tratta di un'intera palazzina in via De Amicis 2 a Savona, ma indicata nel sito del COMUNE DI SAVONA come "vendita dell'immobile di proprietà comunale in Savona, Via De Amicis 3", come se fosse un appartamentino o un negozietto.
Si tratta della palazzina dell'ex Odontotecnico. Il valore dell'immobile era di 1 milione di euro, ma il deserto delle aste ha portato ad un abbattimento sino a 750 mila euro (per il sito del COMUNE DI SAVONA "euro 750.00,00"). E chi si è aggiudicato per 750 mila euro l'immobile (una palazzina) del valore di 1 milione di euro, che potrà diventare residenziale e quindi di ancor maggior valore? La ACQUAVIVA dei FOTIA, l'unica ad aver partecipato alla gara!
Attualmente sono già stati avviati i lavori di sistemazione della palazzina che così a breve potrà fruttare un ottimo ritorno per la famigliola di Africo, con lavori eseguiti "in casa": SCAVO-TER impresa esecutrice e responsabile dei lavori il "Ciccio", ovvero Francesco FOTIA.
Tra le nuove concessioni che i FOTIA possono contare vi sono anche quelle del COMUNE DI VADO LIGURE. E si badi bene, non solo e soltanto, quando in Consiglio Comunale sedeva Fortunato RAFFA, il cugino dei FOTIA, eletto nella lista dell'ex sindaco GIACOBBE (centrosinistra), ma anche con la nuova amministrazione civica "indipendente" della lista civica "Vivere Vado" con Attilio CAVIGLIA sindaco (per tre anni il vice del GIACOBBE nel precedente ciclo amministrativo) e la "barricadera-ambientalista" Franca GUELFI vice sindaco.
Infatti è con le deliberazioni della nuova Amministrazione (quella che si è urlata libera dalle vecchie lobby politico-economiche, per la legalità, correttezza e trasparenza della gestione della cosa pubblica) che arriva la concessione per una nuova Discarica targata SCAVO-TER, con apposita variante al PUC su misura, si intende!
La famiglia FOTIA infatti aveva con la propria società presentato il progetto per una bella discarica, anzi "un centro di raccolta temporaneo e recupero materiali inerti" nella frazione di SAN GENESIO a VADO LIGURE. La Dirigente della REGIONE LIGURIA, dott.ssa MINERVINI, naturalmente ha dato il suo via libera di competenza il 9 marzo 2009 con proprio decreto n° 80, escludendo tale procedura anche dalla Valutazione di Impatto Ambientale.
L'annuncio che l'opera dei FOTIA avrebbe avuto presto il via è stato dato direttamente dal Sindaco di VADO LIGURE "Alle famiglie e agli operatori economici" con il numero di giugno 2010 del giornalino "Il Comune informa". Nello stesso infatti si legge in merito ai lavori del "Settore Urbanistica e Patrimonio - Lavori in corso": "Impianto riciclaggio inerti - San Genesio Il progetto, che abbiamo presentato nell'ultimo numero del nostro giornalino, è in dirittura d'arrivo: 20 maggio Conferenza dei servizi deliberante, 28 maggio stipula della convenzione tra il Comune e la Scavoter, ditta proponente. L'intervento ha richiesto l'assenso del Consiglio Comunale (23 marzo 2010) in quanto necessitava di variante al P.R.G. vigente e al P.U.C.".
Nello stesso numero, visto che l'amministrazione comunale della Lista Civica ci tiene tanto - a quanto pare - ai FOTIA - si legge anche che sono stati anche avviati i lavori per: "Progetto sede ditta Scavo-Ter - Bossarino Si tratta della realizzazione di un immobile adibito ad officina/autorimessa (parzialmente interrata) con sovrastante edificio ad uso uffici".
Ed il contesto della terra dove a sede il fulcro dell'impero dei FOTIA, ovvero VADO LIGURE, è un contesto inquietante... che abbiamo denunciato anche con un esposto alla Procura della Repubblica di Savona. Ed ancora una volta si tratta di Discariche...
Come abbiamo anche scritto ampiamente, a VADO LIGURE vi è una gestione monopolistica della chiusura del micidiale ciclo integrato dei rifiuti, ovvero delle discariche, che avviene attraverso la ECOSAVONA SRL. Una società in cui il COMUNE DI SAVONA (5%) ed il COMUNE DI VADO LIGURE (25%) sono soci con la GEO TEA SRL che è controllata da una società lussemburghese, totalmente controllata e di proprietà di una società con sede nelle Isole Vergini Britanniche, ovvero in uno dei paradisi fiscali della "black list". Un fatto illegale perché gli Enti Pubblici non possono avere soci o rapporti con società aventi sede nei paradisi fiscali! L'attuale amministrazione di VADO LIGURE (che quando è esploso il caso ha fatto finta di cadere dal pero) ha anche nominato nel cda della ECOSAVONA l'ex consigliere regionale dei Verdi (sic), VASCONI, mentre la GEO TEA ha nominato l'ex sindaco di VADO, GIACOBBE.
Questo elemento è devastante perché testimonia l'assoluta mancanza di controllo, correttezza e trasparenza nella gestione dell'amministrazione di VADO LIGURE (come del COMUNE DI SAVONA ed anche della PROVINCIA DI SAVONA che con la ECOSAVONA ha stipulato accordi)... Tra l'altro sempre il COMUNE DI VADO LIGURE promuove interventi - con soldi pubblici - di "servizio" alla Discarica del BOSCACCIO della ECOSAVONA, come dimostra ancora una volta l'informazione data ai cittadini dal Sindaco CAVIGLIA nel giornalino del giugno scorso, visto che nella sezione "2010: Lavori pubblici effettuati e in corso" si legge:
"Rifacimento impianto fognario a servizio della discarica del Boscaccio - San Genesio
1^ stralcio: intervento completato in quanto afferente alla nuova variante stradale.
2^ stralcio: avviato l'iter autorizzativo; da contattare i proprietari dei terreni su cui insisterà l'opera interrata".
Ed intanto se la famiglia BAGNASCO ringrazia le Istituzioni savonesi, i FOTIA possono tranquillamente conferire nella discarica rifiuti speciali gestita dalla ECOSAVONA... e chissà che non vi siano finiti anche i residui della demolizione dell'ex Metalmetron con detriti di acciaieria o oli e sostanze esausti, tanto per gli impianti paga il COMUNE!
Ma di BAGNASCO che operano con i FOTIA vi sono anche quelli della Val Bormida. Cioè quelli che gestiscono l'ex Cava di PALETA a CARCARE. I mezzi dei FOTIA infatti sono spesso lì, con un camion dopo l'altro a conferire detriti derivanti da demolizioni, che poi vengono triturati...
Qui nel 2008 vi era stato un incendio dei mezzi della società dei BAGNASCO... ma anche qui, pare, che dopo l'avvio della collaborazione con i FOTIA, gli incendiari non passino più da quelle parti, proprio come negli altri cantieri dove arrivano i FOTIA, come ad esempio il caso citato del raddoppio ferroviario tra savonese e imperiese del consorzio FERROVIAL.
Qualcuno dirà ancora: non sapevo?
Davanti a tutto questo, ancora qualcuno dirà che non sapeva. Così come dicono oggi e come dicevano ieri davanti ai fatti e davanti ad atti ufficiali che così scrivevano:
Commissione Parlamentare Antimafia (relazione conclusiva - 2006), nella parte in cui si affrontano le infiltrazioni delle organizzazioni mafiose in Liguria si afferma: "Il fenomeno appare connotato da speciali note di concretezza con precipuo riguardo alla situazione nelle province di Savona (ove operano soprattutto le famiglie Fameli, Fazzari, Gullace e Fotia)...";
Procura Nazionale Antimafia (relazione conclusiva relativa al 2008 e identico passaggio nella relazione relativa al 2009), nella parte relativa al distretto della DDA competente, si sottolinea il medesimo passaggio: "Il fenomeno appare connotato da speciali note di concretezza con precipuo riguardo alla situazione nelle province di Savona (ove operano soprattutto le famiglie Fameli, Fazzari, Gullace e Fotia)..."
Pietro FOTIA chiederà a qualcuno di fare un'altra intervista dove si riesercita nel mentire, come qui si è ampiamente dimostrato, e dove mistificare i fatti? Probabilmente... Continuerà a sostenere che loro non possono essere "mafiosi" perché hanno ottimi rapporti con importanti banche, con l'Unione degli Industriali, con i politici ed amministratori e con colossi delle costruzioni come l'Unieco? Probabilmente si. Ma a noi quello che dicono i FOTIA non interessa, interessa sapere cosa diranno (e faranno) gli amministratori pubblici, eletti e funzionari, i dirigenti dell'Unione degli Industriali e della Confindustria di Savona così come gli amministratori delle società private con concessioni (o capitali) pubblici o i dirigenti delle banche, ora che chi sono i FOTIA è reso pubblico, crediamo, con ampio dettaglio! Queste persone ora sanno chi sono i FOTIA e noi saremo pronti a ricordarlo loro in ogni occasione necessaria, quindi sarà difficile che da oggi al futuro possano dire che non sapevano chi fossero i FOTIA e del loro legame con i MORABITO-PALAMARA-BRUZZANITI, una delle più potenti e pericolose cosche della 'ndrangheta.
Il tempo è cambiato e certe protezioni di chi negava, anche nei palazzi delle Procure, l'esistenza della mafia in Liguria e nel savonese, non ci sono più o sono fortemente in crisi data l'attenzione posta su questa terra e le cosche che vi si sono radicate. Adesso non ci sono più scusanti ed ognuno, come negli altri casi, deve fare la propria parte, anche a livello sociale e civile, senza attendere le sentenze.
Savona, 27 agosto 2010