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La mappatura della Liguria
con le famiglie di 'Ndrangheta
e le radici di Cosa Nostra.
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Quella realtà di Diano Marina
che vorrebbe oscurare i fatti,
oscurando noi. Tutta la storia.
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Le cementificazioni hanno un
prezzo come la mancata messa
in sicurezza del territorio
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La messa in sicurezza latita,
la bonifica è lontana e qualcuno
vuole anche riaprire la Discarica.
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A scuola abbiamo imparato (e probabilmente si insegna ancora) che in democrazia i poteri sono tre: esecutivo, legislativo, giudiziario. L’uno indipendente dall’altro, affinchè il secondo e il terzo controllino il primo. Poi, a vigilare su tutti e tre, c’è o dovrebbe esserci il quarto: l’informazione. Nei regimi, tutti e quattro sono intrecciati fra loro. Ed è quello che è avvenuto nell’ultimo quinquennio -fatte salve alcune enclaves, alcuni villaggi di Asterix- nella magistratura, nell’informazione e nell’opposizione. Sono, appunto, quelli spiati, dossierati, diffamati da servizi sempre meno deviati e sempre più istituzionali.
Non c’era neppure bisogno di ordini, perché qualcuno tentasse di metterli a tacere: bastava il clima generale del «tutto si può fare». Bastavano poche punizioni esemplari, secondo il motto maoista e brigatista «colpirne uno per educarne cento». Ora il quinquennio nero è almeno ufficialmente- finito, anche se resta forte la tentazione di farlo rinascere, magari camuffato da «larghe intese», «tavoli dei volonterosi», «grandi coalizioni», eterni inciuci.
I cadaveri, soprattutto quando puzzano, andrebbero seppelliti sotto uno spesso strato di terra e di pietra, onde evitarne macabre resurrezioni, tipo «Il ritorno dei morti viventi». Invece finora è mancato il coraggio di allestire le esequie. I servizi segreti più putridi dai tempi della P2 sono stati sostenuti e confermati, a dispetto dei gravissimi fatti che emergevano a loro carico, e solo ora, tardivamente, si decide di operarvi il necessario repulisti. Così il «tutto si può fare» resta nell’aria e seguita a produrre pessimi risultati.
Gli obiettivi sono sempre gli stessi: i magistrati e i giornalisti indipendenti. Ieri, all’alba, come nei blitz antimafia, sono state perquisite su mandato della Procura di Reggio Calabria le abitazioni dei giovani webmaster dei siti democrazialegalita.it e ilcantiere.org, Roberta Anguillesi e Marco Ottanelli, rei di un orrendo delitto: aver pubblicato sui due siti la Relazione della Commissione di Accesso agli atti amministrativi della Asl9 di Locri, infestata dalla mafia, dagli sprechi, dal clientelismo, dalla malasanità e dalle malversazioni, poi commissariata dal Viminale, in cui lavorava il povero Franco Fortugno, assassinato un anno fa dalla ‘ndrangheta: una relazione amministrativa, non giudiziaria, commissionata dall’allora ministro dell’Interno Beppe Pisanu.
Un atto ormai pubblico, rintracciabile su decine di siti web (compreso quello di repubblica.it) e trattato e commentato da vari giornali oltrechè nella penultima puntata di Annozero, dove il viceministro dell’Interno Marco Minniti aveva auspicato che la relazione fosse distribuita e studiata in tutte le scuole della Calabria. Alle 6,30 del mattino, nel corso del blitz in casa dei due noti criminali, gli agenti della Polizia postale di Firenze hanno anche sequestrato le loro attrezzature informatiche. È un pessimo segnale di attacco alla libertà d’informazione, fra i tanti che ogni giorno arrivano da ogni parte d’Italia.
Un altro giunge da Brescia, dove la Procura, non contenta di aver sequestrato il computer di Carlo Bonini, il giornalista di Repubblica colpevole di aver scoperto i loschi traffici del Sismi e di essere stata clamorosamente sbugiardata dal Tribunale di Riesame, ha ritenuto di insistere, ricorrendo in Cassazione contro il dissequestro di quello strano «corpo del reato» (strano perché Bonini non risulta indagato, ma testimone).
La Federazione della Stampa, in lotta per un rinnovo contrattuale che non arriva mai da parte di una Federazione Editori da anni 50 («tutto si può fare», no?), si appresta a proclamare altri sei giorni di sciopero. Non sarebbe male se uno fosse dedicato non a faccende di stipendio, ma a questioni di principio come i continui assalti alla libertà di stampa, che poi collima col diritto dei cittadini all’informazione. E richiederebbe non uno sciopero di categoria, ma uno sciopero generale. Ma c’è pure un lato ottimistico, in questa bruttura. Da un certo punto di vista, c’è quasi da ringraziare chi abusa del suo potere per spiare, intimidire, perseguitare giornalisti. Perché dimostra che esistono ancora giornalisti non asserviti. Se si impiegano tante risorse per imbavagliare la stampa libera, vuol dire che nemmeno il Quinquennio Nero è riuscito a imbavagliarla tutta. Sarà una magra consolazione. Ma, di questi tempi, bisogna accontentarsi.
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SIAMO DI NUOVO
OPERATIVI ONLINE
(IN ESILIO DIGITALE)
Dal 29 dicembre si è
lavorato sodo per
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sito in sicurezza all'estero.
Abbiamo cercato, già che
si doveva operare sul sito,
di rinnovarlo e migliorarlo.
Ci sono ancora alcune cose
da sistemare e lo faremo
nei prossimi giorni.
Ma intanto si riparte!
Andiamo avanti.
f.to i banditi
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Savona,
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